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Giuliano Menegon – Quando il bianco ci aggredì
Il 23 novembre 2019 alle ore 18.30 presso SHAREVOLUTION contemporary art, a Genova inaugura la mostra Quando il bianco ci aggredì di Giuliano Menegon, curata da Matteo Fochessati, nell’ambito della quale verrà presentato il catalogo edito da SAGEP editori di Genova.
Comunicato stampa
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Il 23 novembre 2019 alle ore 18.30 presso SHAREVOLUTION contemporary art, a Genova inaugura la mostra QUANDO IL BIANCO CI AGGREDÌ di Giuliano Menegon, curata da Matteo Fochessati, nell’ambito della quale verrà presentato il catalogo edito da SAGEP editori di Genova.
La mostra rimarrà aperta fino al 25 gennaio 2020, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 19.30.
Queste le parole di Chiara Pinardi:
Quello di Giuliano Menegon è il tentativo di dipingere l’uomo in rapporto alla realtà, andando oltre la maschera dei comportamenti e degli atteggiamenti sociali, per rappresentare i sentimenti più riposti e gli impulsi del nostro inconscio. Nelle sue tele, l’artista fa emergere presenze umane, appena abbozzate, che parlano di disperazione. Egli piega la materia pittorica per arrivare alla sostanza dell’uomo, alla rappresentazione della sua interiorità.Gli esseri che affiorano dalle sue tele sono soli davanti a se stessi e agli altri. Quella di Menegon è una poetica dell’assenza e della perdita.
La rivoluzione scientifica e lo sviluppo tecnico–industriale – così come si sono delineati all’inizio del secolo scorso – hanno collocato l’uomo in una posizione meno centrale nei confronti dell’Universo. La scoperta di nuove leggi fisiche hanno allontanato gli esseri umani da una tradizione confortante che riguardava la loro privilegiata collocazione nel mondo.
Da un punto di vista formale, la visione dell’artista si esprime anche attraverso l’uso del colore. Il bianco parla di morte, prima ancora che di disperazione, di una morte sempre incombente e raggelante. La luce investe le tele in modo drammatico, il bianco e il bagliore trafiggono chi le osserva. Rivelatore è, al riguardo, il titolo della mostra – “Quando il bianco ci aggredì” – incipit di una celebre poesia di Paul Celan tratta dalla raccolta “Svolta del respiro”.
Spesso le figure che emergono sono in primissimo piano o estremamente lontane sullo sfondo, creando uno sfalsamento dell’inquadratura al fine di portare l’osservatore dentro il dipinto, cosicché viene a trovarsi coinvolto nel dramma, divenendo partecipe della tragedia imminente. C’è il male di vivere e la conapevolezza che l’uomo non occupa e forse non occuperà mai più, il posto centrale nell’Universo.
Rimane da chiedersi se l’artista crede in una prospettiva futura, in una possibile salvezza che possa confortare l’uomo di fronte al destino ineluttabile.
Il grido che emerge incombente nei suoi dipinti è quello del dolore che accomuna gli esseri umani. Un grido, che nella sua poetica, diventa l’equivalente di un gelido silenzio: la presenza della morte dentro la vita stessa, senza la quale la vita perderebbe tutta la sua meraviglia.
Quella di Menegon non è tuttavia una rinuncia, ma il tentativo estremo di aprirsi all’incontro con l’altro, al fine di esprimere il destino dell’uomo e il senso della vita che, nonostante la tragedia, è, per quanto nascosto, presente. I riferimenti che affiorano nei lavori in mostra, biografici e concettuali, si fondono rivolgendosi verso l’altro, e la salvezza sta nel tentativo di stabilire un dialogo con chi guarda.
Ecco perché l’indagine di Menegon è aderente al tempo presente, perché il suo è un tentativo estremo di cercare un nuovo senso e una nuova misura dell’uomo nel mondo contemporaneo. Dinnanzi al presente, Menegon oppone una resistenza: il vivere, nonostante tutto, possibile solo nel Noi.
La mostra rimarrà aperta fino al 25 gennaio 2020, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 19.30.
Queste le parole di Chiara Pinardi:
Quello di Giuliano Menegon è il tentativo di dipingere l’uomo in rapporto alla realtà, andando oltre la maschera dei comportamenti e degli atteggiamenti sociali, per rappresentare i sentimenti più riposti e gli impulsi del nostro inconscio. Nelle sue tele, l’artista fa emergere presenze umane, appena abbozzate, che parlano di disperazione. Egli piega la materia pittorica per arrivare alla sostanza dell’uomo, alla rappresentazione della sua interiorità.Gli esseri che affiorano dalle sue tele sono soli davanti a se stessi e agli altri. Quella di Menegon è una poetica dell’assenza e della perdita.
La rivoluzione scientifica e lo sviluppo tecnico–industriale – così come si sono delineati all’inizio del secolo scorso – hanno collocato l’uomo in una posizione meno centrale nei confronti dell’Universo. La scoperta di nuove leggi fisiche hanno allontanato gli esseri umani da una tradizione confortante che riguardava la loro privilegiata collocazione nel mondo.
Da un punto di vista formale, la visione dell’artista si esprime anche attraverso l’uso del colore. Il bianco parla di morte, prima ancora che di disperazione, di una morte sempre incombente e raggelante. La luce investe le tele in modo drammatico, il bianco e il bagliore trafiggono chi le osserva. Rivelatore è, al riguardo, il titolo della mostra – “Quando il bianco ci aggredì” – incipit di una celebre poesia di Paul Celan tratta dalla raccolta “Svolta del respiro”.
Spesso le figure che emergono sono in primissimo piano o estremamente lontane sullo sfondo, creando uno sfalsamento dell’inquadratura al fine di portare l’osservatore dentro il dipinto, cosicché viene a trovarsi coinvolto nel dramma, divenendo partecipe della tragedia imminente. C’è il male di vivere e la conapevolezza che l’uomo non occupa e forse non occuperà mai più, il posto centrale nell’Universo.
Rimane da chiedersi se l’artista crede in una prospettiva futura, in una possibile salvezza che possa confortare l’uomo di fronte al destino ineluttabile.
Il grido che emerge incombente nei suoi dipinti è quello del dolore che accomuna gli esseri umani. Un grido, che nella sua poetica, diventa l’equivalente di un gelido silenzio: la presenza della morte dentro la vita stessa, senza la quale la vita perderebbe tutta la sua meraviglia.
Quella di Menegon non è tuttavia una rinuncia, ma il tentativo estremo di aprirsi all’incontro con l’altro, al fine di esprimere il destino dell’uomo e il senso della vita che, nonostante la tragedia, è, per quanto nascosto, presente. I riferimenti che affiorano nei lavori in mostra, biografici e concettuali, si fondono rivolgendosi verso l’altro, e la salvezza sta nel tentativo di stabilire un dialogo con chi guarda.
Ecco perché l’indagine di Menegon è aderente al tempo presente, perché il suo è un tentativo estremo di cercare un nuovo senso e una nuova misura dell’uomo nel mondo contemporaneo. Dinnanzi al presente, Menegon oppone una resistenza: il vivere, nonostante tutto, possibile solo nel Noi.
23
novembre 2019
Giuliano Menegon – Quando il bianco ci aggredì
Dal 23 novembre 2019 al 25 gennaio 2020
arte contemporanea
Location
SHAREVOLUTION CONTEMPORARY ART
Genova, Piazza di San Matteo, (GE)
Genova, Piazza di San Matteo, (GE)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-19:30
Vernissage
23 Novembre 2019, ore 18:30
Editore
Sagep Edizioni
Autore
Curatore
Autore testo critico