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Giuliano Nannipieri & Alessandra Dini – Come si restaura una performance
Restaurare una performance non vuol dire documentarla. Fotografie e video registrano per sempre un momento effimero, ma non hanno la capacità di farcelo rivivere, soprattutto quando di questo evento non siamo stati testimoni diretti e non possiamo perciò far ricorso alla memoria per completare la parzialità delle immagini
Comunicato stampa
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come si restaura una performance
di Giuliano Nannipieri e Alessandra Dini
Ex portineria dell’ottocentesca villa Chayers, demolita negli anni cinquanta per la costruzione del Grattacielo e il Palazzo Upim, il Sottopasso si presenta al passaggio pedonale come resto edilizio. Questo spazio non utilizzato ha ospitato le iniziative di alcuni artisti. Il primo appuntamento e’ nel 1999, da quel momento si susseguono una serie di mostre spontanee e autorganizzate, trasformandosi in un luogo espositivo e di sperimentazione, di incontro e di lavoro. Dopo “Erika” e "Alternativemusic@livorno", continuano gli appuntamenti previsti per il 2005.
Come si restaura una performance è in primo luogo un testo di Giuliano Nannipieri, pubblicato nel 2001.
Solo in seconda istanza è divenuto il titolo di un percorso ad ostacoli, di un confronto-scontro tra me e l'artista.
Il progetto di collaborazione iniziale si è modificato nel corso dei mesi in mille e più modi, confermando con la sua evoluzione la natura fragile di questa unione, che si fonda essenzialmente sulla volontà di ribaltamento dei ruoli, sulla rottura dei confini netti stabiliti dalla struttura artista-curatore, sulla possibilità di invasione di spazi. E' un tentativo: parola che racchiude in sè l'incertezza del risultato e l'arbitrarietà dell'azione.
Restaurare una performance non vuol dire documentarla. Fotografie e video registrano per sempre un momento effimero, ma non hanno la capacità di farcelo rivivere, soprattutto quando di questo evento non siamo stati testimoni diretti e non possiamo perciò far ricorso alla memoria per completare la parzialità delle immagini. In che modo quindi è possibile strutturare questa, che vuole essere un incontro retrospettivo sul lavoro performativo di un'artista? E' il testo, secondo Giuliano Nannipieri, lo strumento privilegiato per la ripetizione nel tempo di un'azione già consumata. Il testo è capace di oggettificare il gesto senza ridurlo ad un prodotto commercializzabile, conservando così tre aspetti fondamentali dell'happening: la sua carica dirompente e l'attacco alle nozioni tradizionali dell'arte, la sua processualità e la partecipazione attiva dello spettatore, divenuto lettore.
Le parole non si possono comprare, sono accessibili a tutti. Le parole sono inoltre evocative, sono astrazioni della realtà, i suoni in cui si articolano corrispondono ad un'immagine mentale, ci parlano di qualcosa che è assente ai nostri occhi. Il linguaggio nasce proprio dall'esigenza di comunicare ciò che accade altrove, ciò che è accaduto nel passato.
Le fotografie, le videodocumentazioni, gli strumenti ed i residui di una performance possono di fatto definirsi reliquie, e come tali conservate, collezionate, rese museabili, fatte oggetto di nuovo culto, rivestite di quell'aura che la fugacità del gesto aveva spezzato.
Le reliquie sono le vesti e le parti del corpo di un santo che venerate devotamente, perpetuano l'azione miracolosa di cui il santo stesso era stato protagonista in vita. Così a queste rimanenze performative si affida il potere di restituirci un momento passato.
Per una strana coincidenza, ancora dalla sfera religiosa proviene una riflessione in sintonia con quanto affermiamo.
Nella tradizione ebraico-cristiana infatti, è il Verbo ad avere un peso più rilevante, è la Parola di Dio, perchè proprio nel momento in cui questa viene pronunciata, la divinità si manifesta e si rende presente. Il testo è per la performance il luogo delle sue successive manifestazioni.
di Giuliano Nannipieri e Alessandra Dini
Ex portineria dell’ottocentesca villa Chayers, demolita negli anni cinquanta per la costruzione del Grattacielo e il Palazzo Upim, il Sottopasso si presenta al passaggio pedonale come resto edilizio. Questo spazio non utilizzato ha ospitato le iniziative di alcuni artisti. Il primo appuntamento e’ nel 1999, da quel momento si susseguono una serie di mostre spontanee e autorganizzate, trasformandosi in un luogo espositivo e di sperimentazione, di incontro e di lavoro. Dopo “Erika” e "Alternativemusic@livorno", continuano gli appuntamenti previsti per il 2005.
Come si restaura una performance è in primo luogo un testo di Giuliano Nannipieri, pubblicato nel 2001.
Solo in seconda istanza è divenuto il titolo di un percorso ad ostacoli, di un confronto-scontro tra me e l'artista.
Il progetto di collaborazione iniziale si è modificato nel corso dei mesi in mille e più modi, confermando con la sua evoluzione la natura fragile di questa unione, che si fonda essenzialmente sulla volontà di ribaltamento dei ruoli, sulla rottura dei confini netti stabiliti dalla struttura artista-curatore, sulla possibilità di invasione di spazi. E' un tentativo: parola che racchiude in sè l'incertezza del risultato e l'arbitrarietà dell'azione.
Restaurare una performance non vuol dire documentarla. Fotografie e video registrano per sempre un momento effimero, ma non hanno la capacità di farcelo rivivere, soprattutto quando di questo evento non siamo stati testimoni diretti e non possiamo perciò far ricorso alla memoria per completare la parzialità delle immagini. In che modo quindi è possibile strutturare questa, che vuole essere un incontro retrospettivo sul lavoro performativo di un'artista? E' il testo, secondo Giuliano Nannipieri, lo strumento privilegiato per la ripetizione nel tempo di un'azione già consumata. Il testo è capace di oggettificare il gesto senza ridurlo ad un prodotto commercializzabile, conservando così tre aspetti fondamentali dell'happening: la sua carica dirompente e l'attacco alle nozioni tradizionali dell'arte, la sua processualità e la partecipazione attiva dello spettatore, divenuto lettore.
Le parole non si possono comprare, sono accessibili a tutti. Le parole sono inoltre evocative, sono astrazioni della realtà, i suoni in cui si articolano corrispondono ad un'immagine mentale, ci parlano di qualcosa che è assente ai nostri occhi. Il linguaggio nasce proprio dall'esigenza di comunicare ciò che accade altrove, ciò che è accaduto nel passato.
Le fotografie, le videodocumentazioni, gli strumenti ed i residui di una performance possono di fatto definirsi reliquie, e come tali conservate, collezionate, rese museabili, fatte oggetto di nuovo culto, rivestite di quell'aura che la fugacità del gesto aveva spezzato.
Le reliquie sono le vesti e le parti del corpo di un santo che venerate devotamente, perpetuano l'azione miracolosa di cui il santo stesso era stato protagonista in vita. Così a queste rimanenze performative si affida il potere di restituirci un momento passato.
Per una strana coincidenza, ancora dalla sfera religiosa proviene una riflessione in sintonia con quanto affermiamo.
Nella tradizione ebraico-cristiana infatti, è il Verbo ad avere un peso più rilevante, è la Parola di Dio, perchè proprio nel momento in cui questa viene pronunciata, la divinità si manifesta e si rende presente. Il testo è per la performance il luogo delle sue successive manifestazioni.
22
ottobre 2005
Giuliano Nannipieri & Alessandra Dini – Come si restaura una performance
22 ottobre 2005
performance - happening
serata - evento
serata - evento
Location
SOTTOPASSO
Livorno, Via Giovanni Marradi, 73, (Livorno)
Livorno, Via Giovanni Marradi, 73, (Livorno)
Vernissage
22 Ottobre 2005, ore 18.30
Autore