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Giulio Azzarello – Tra scene e set: in Sicilia per raccontare le asprezze di una terra bellissima
Tra scene e set è un insieme di 50 fotografie realizzate da Giulio Azzarello nell’ambito di produzioni cinematografiche che si sono svolte tutte in Sicilia. Le location hanno riguardato alcuni dei luoghi più interessanti della Sicilia come Sperlinga, Ganci,Polizzi Generosa,Porticello,Cefalù,Comitini
Comunicato stampa
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L’associazione ProgettArte3D ha il piacere di presentare la mostra di un maestro della fotografia, Giulio Azzarello. È una raccolta di scatti su set cinematografici dal titolo: Tra scene e set: in Sicilia per raccontare le asprezze di una terra bellissima.
Le fotografie sono state realizzate da Giulio Azzarello nell’ambito di 14 film in cui ha lavorato come fotografo di scena e set. Produzioni cinematografiche che si sono svolte tutte in Sicilia tra lungometraggi, corti e docu-film di interesse e distribuzione internazionale.
Le location esterne ed interne hanno riguardato alcuni dei luoghi più interessanti della Sicilia come il paese di Sperlinga, di Ganci, di Polizzi Generosa, di Porticello, di Cefalù, di Porto Empedocle, di Siculiana Marina, di Caltabellota, di Comitini, di Poggioreale, di Gibellina, il Parco delle Madonie, il Parco della miniera di Floristella, le città di Enna, Palermo, Agrigento, Catania, Trapani con le loro province e territori.
Scrive di lui Salviano Miceli:
Che sia specchio fedele della realtà o divagazione onirica e fantastica, ciò che il cinema pone al centro della propria genetica è la visione. Quello che resta di un film, sia esso di finzione o documentario, è una lunga sequenza di immagini che entrano spesso a forza nell’immaginario di ognuno di noi, legandosi a ricordi, sensazioni, momenti. In una sola parola concorrono a costruire frammenti di memoria. Sono attimi, istantanee, sguardi, paesaggi, azioni che immediatamente riconducono a pellicole passate e recenti, amate o odiate, comunque ormai, almeno in parte, “nostre”.
La fotografia di scena e set non sfugge alla medesima dinamica.
Non sarebbe intellettualmente onesto tacere della sua importanza ai fini del successo e della riconoscibilità di un film, della capacità di generare attese nei potenziali spettatori ed al contempo di invogliare alla visione, del suo partecipare in tutto e per tutto alle dinamiche produttive di una pellicola.
Ma non è questo, adesso, introducendo il lavoro di Giulio Azzarello, ciò che più interessa.
Le fotografie che appartengono a questa mostra hanno la duplice funzione di raccontare tanto del cinema contemporaneo girato in Sicilia e tanto della Sicilia stessa. Attraverso l’obiettivo della macchina di Azzarello si compie un rito di passaggio che dal set, luogo principe della finzione e della riproduzione, ci spinge verso l’aspra e contrastante realtà di un paesaggio dai mille volti, che nella capacità di trasformarsi ha probabilmente una delle sue caratteristiche più riconoscibili.
Dietro gli scatti “rubati” si celano racconti di una terra e dei suoi uomini, di tempi che, pur passati, più di una impronta si sono riservati di lasciare nel presente.
È questo un viaggio in cui cinema e realtà si scambiano reciprocamente, e senza soluzione di continuità, i ruoli di protagonista e comprimario.
Si corre il rischio di leggere tutto come ovvio, come semplice cattura di ciò che si offre all’avidità dell’obiettivo. Non è così, e nello studio attento delle proporzioni, nel dosaggio misurato dei toni e del colore, a volte vivido ed accecante altre più pacato e meno irruento, nella scelta dei soggetti e di ciò che sta loro intorno, si rintracciano senza alcuna fatica lo studio e la ricerca proprie della progettualità artistica.
Perché di arte si può e si deve parlare riferendosi alla fotografia di scena. Perché il cinema, probabilmente con maggiore sensibilità e riconoscenza, avrebbe da tempo sottolineato il peso e l’indipendenza di chi “è costretto” a rinunciare al movimento per comunicare immediatamente e staticamente, nella fissità di uno scatto, senso e sapore di un film, storia e anima dei suoi personaggi, verità e menzogna di una scenografia, sia essa ricostruita o meno.
La Sicilia che esce fuori da queste immagini non può raccontarsi con poche righe ma è destinata a vivere nelle mille interpretazioni possibili dei tanti sguardi che vi si poseranno. Dal sole accecante al buio delle piazze illuminate da sporadici spari, dall’afa dei campi ai riflessi rinfrescanti dell’azzurro marino, passando per tradizioni antiche e mestieri tramandati, al riparo di una natura incontaminata che subito dopo pare scontrarsi con una urbanizzazione quasi folle e sconsiderata.
Così, se da un lato si può godere dei racconti di Scimeca, di Sciarra, di Amenta e di altri registi, si compie un percorso parallelo e non meno interessante in cui Azzarello, vestiti anche lui i panni scomodi ed impegnativi di autore, o forse quelli più romantici ma non meno esigenti di cantastorie, presta il fiato alle tante voci di Sicilia con quel rispetto e quella educata irruenza proprie di chi della Sicilia è anche figlio.
Le fotografie sono state realizzate da Giulio Azzarello nell’ambito di 14 film in cui ha lavorato come fotografo di scena e set. Produzioni cinematografiche che si sono svolte tutte in Sicilia tra lungometraggi, corti e docu-film di interesse e distribuzione internazionale.
Le location esterne ed interne hanno riguardato alcuni dei luoghi più interessanti della Sicilia come il paese di Sperlinga, di Ganci, di Polizzi Generosa, di Porticello, di Cefalù, di Porto Empedocle, di Siculiana Marina, di Caltabellota, di Comitini, di Poggioreale, di Gibellina, il Parco delle Madonie, il Parco della miniera di Floristella, le città di Enna, Palermo, Agrigento, Catania, Trapani con le loro province e territori.
Scrive di lui Salviano Miceli:
Che sia specchio fedele della realtà o divagazione onirica e fantastica, ciò che il cinema pone al centro della propria genetica è la visione. Quello che resta di un film, sia esso di finzione o documentario, è una lunga sequenza di immagini che entrano spesso a forza nell’immaginario di ognuno di noi, legandosi a ricordi, sensazioni, momenti. In una sola parola concorrono a costruire frammenti di memoria. Sono attimi, istantanee, sguardi, paesaggi, azioni che immediatamente riconducono a pellicole passate e recenti, amate o odiate, comunque ormai, almeno in parte, “nostre”.
La fotografia di scena e set non sfugge alla medesima dinamica.
Non sarebbe intellettualmente onesto tacere della sua importanza ai fini del successo e della riconoscibilità di un film, della capacità di generare attese nei potenziali spettatori ed al contempo di invogliare alla visione, del suo partecipare in tutto e per tutto alle dinamiche produttive di una pellicola.
Ma non è questo, adesso, introducendo il lavoro di Giulio Azzarello, ciò che più interessa.
Le fotografie che appartengono a questa mostra hanno la duplice funzione di raccontare tanto del cinema contemporaneo girato in Sicilia e tanto della Sicilia stessa. Attraverso l’obiettivo della macchina di Azzarello si compie un rito di passaggio che dal set, luogo principe della finzione e della riproduzione, ci spinge verso l’aspra e contrastante realtà di un paesaggio dai mille volti, che nella capacità di trasformarsi ha probabilmente una delle sue caratteristiche più riconoscibili.
Dietro gli scatti “rubati” si celano racconti di una terra e dei suoi uomini, di tempi che, pur passati, più di una impronta si sono riservati di lasciare nel presente.
È questo un viaggio in cui cinema e realtà si scambiano reciprocamente, e senza soluzione di continuità, i ruoli di protagonista e comprimario.
Si corre il rischio di leggere tutto come ovvio, come semplice cattura di ciò che si offre all’avidità dell’obiettivo. Non è così, e nello studio attento delle proporzioni, nel dosaggio misurato dei toni e del colore, a volte vivido ed accecante altre più pacato e meno irruento, nella scelta dei soggetti e di ciò che sta loro intorno, si rintracciano senza alcuna fatica lo studio e la ricerca proprie della progettualità artistica.
Perché di arte si può e si deve parlare riferendosi alla fotografia di scena. Perché il cinema, probabilmente con maggiore sensibilità e riconoscenza, avrebbe da tempo sottolineato il peso e l’indipendenza di chi “è costretto” a rinunciare al movimento per comunicare immediatamente e staticamente, nella fissità di uno scatto, senso e sapore di un film, storia e anima dei suoi personaggi, verità e menzogna di una scenografia, sia essa ricostruita o meno.
La Sicilia che esce fuori da queste immagini non può raccontarsi con poche righe ma è destinata a vivere nelle mille interpretazioni possibili dei tanti sguardi che vi si poseranno. Dal sole accecante al buio delle piazze illuminate da sporadici spari, dall’afa dei campi ai riflessi rinfrescanti dell’azzurro marino, passando per tradizioni antiche e mestieri tramandati, al riparo di una natura incontaminata che subito dopo pare scontrarsi con una urbanizzazione quasi folle e sconsiderata.
Così, se da un lato si può godere dei racconti di Scimeca, di Sciarra, di Amenta e di altri registi, si compie un percorso parallelo e non meno interessante in cui Azzarello, vestiti anche lui i panni scomodi ed impegnativi di autore, o forse quelli più romantici ma non meno esigenti di cantastorie, presta il fiato alle tante voci di Sicilia con quel rispetto e quella educata irruenza proprie di chi della Sicilia è anche figlio.
28
agosto 2010
Giulio Azzarello – Tra scene e set: in Sicilia per raccontare le asprezze di una terra bellissima
Dal 28 agosto all'undici settembre 2010
fotografia
Location
PROGETTARTE3D
Viterbo, Piazza San Pellegrino, 1, (Viterbo)
Viterbo, Piazza San Pellegrino, 1, (Viterbo)
Orario di apertura
lunedì-venerdì 19,00-24,00
sabato e domenica 10,00-13,00/18,00-24,00
Vernissage
28 Agosto 2010, ore 19,00
Autore