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Giulio Manglaviti – La folla è femmina
La mostra ha l’assetto di un cantiere, uno studio improvvisato in cui l’artista presenta “in rotazione” parte di questo monumentale work in progress iniziato nel marzo 2020. Da allora registra uno schedario di oltre 500 volti di persone reali e identità fittizie, in impressioni a olio su carta.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sottogiudecca, il nuovo spazio interamente dedicato al contemporaneo a Reggio Calabria, presenta in anteprima la personale di pittura di Giulio Manglaviti dal titolo “La folla è femmina”, sabato 19 agosto alle ore 19.00.
A distanza di sei anni dalla sua profetica partecipazione alla *mostra/dibattito sui limiti e le opportunità del fare arte nella società contemporanea - organizzata dalla Galleria Arte Toma in occasione della XIII Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI - Giulio Manglaviti approda nell’underground di Via Giudecca 23 con un progetto in divenire, che racconta di ciò che nel frattempo è diventato il suo *Pane quotidiano: il Ritratto.
Una virata significativa nel suo ventennale percorso informale estremamente fedele a sé stesso (Egoismo), in cui ha indagato scale e rapporti tonali con un tratto sempre affilato e deciso. Un’estetica del less is more che è coerente con la resa compatta e asciutta delle sue sculture, e l’uso sperimentale che fa del medium fotografico.
Il ritratto gli offre ora l’opportunità di ricomporre questi frammenti di ricerca in una sintesi matura di questi linguaggi.
La mostra ha volutamente l’assetto di un cantiere, uno studio improvvisato in cui l’artista presenta “in rotazione” parte di questo monumentale work in progress iniziato nel marzo 2020, quando l’isolamento forzato e l’assenza di contatto fisico lo conducono ad un’urgenza di rappresentazione del volto e delle espressioni umane.
Giulio registra uno schedario di oltre 500 volti di persone reali e identità fittizie, in impressioni a olio su carta.
In questo contesto la folla dei suoi ritratti reagisce come antidoto alla solitudine imposta dalle misure di contenimento, mentre l’esercizio pittorico diventa una pratica quotidiana necessaria per esorcizzare paure e fantasmi interiori. Ogni volto è reso secondo l’istinto del momento, in rapporto ad una precisa ricerca poetica.
Un caos calcolato, che risponde ad una volontà progettuale lucida, evidente già nella scelta del formato standard A3 e l’uso di un tratto seriale che identifica una matrice più marcatamente gestuale o materica.
In mostra si è volutamente deciso di scardinare questi cicli e ricomporli in un pattern di grande prepotenza espressiva, con effetto assordante e disorientante per lo spettatore che si ritrova con mille occhi addosso (500x2).
Il concetto di folla - nella sua accezione contemporanea - evoca in noi un istintivo senso di disagio e straniamento, strettamente legato a quei divieti di assembramento che negli ultimi anni hanno tenuto le nostre vite a debita distanza, anche quando dopo la prima emergenza siamo tornati a vivere la nostra socialità a facce coperte.
Il titolo, che allude alla moltitudine di volti in mostra, cita l’assunto di Emil Ludwig, scrittore tedesco di origine ebrea (celebre per le sue biografie di statisti e personaggi storici del calibro di Napoleone e Cristo), il cui volume postumo “Tre ritratti di dittatori. Mussolini, Hitler e Stalin” (Gingko edizioni, 2013), raccoglie interviste e dichiarazioni utili alla ricostruzione di queste ingombranti figure del ventesimo secolo. Per giustificare la presa di potere e la lunga tenuta di queste dittature, il giornalista afferma: “La folla ama gli uomini forti. La folla è femmina”, enfatizzando una visione in cui la manipolabilità delle masse è direttamente proporzionale al fascino della pubblica adunata, a quel sentire diffuso di inebriante partecipazione in cui la volontà del singolo è trascinata dal potere orgiastico della folla, catalizzata da una figura maschile dominante. Anche nel mondo di Giulio, creatore e demiurgo, i suoi personaggi si muovono tra reality e fiction interpretando i ruoli che lui stesso gli affida.
Nella project room va in scena “Multivisione dell’egoismo di Giulio” (installazione video, 00.32’, 2023 - editing Giulia Toma), l’opera multimediale presentata in concorso alla XVI° edizione del Talent Prize di Inside Art.
Un flusso video continuo e accelerato che destabilizza la percezione dei singoli volti assorbiti da un effetto di costante distorsione visiva, in contrasto con il rumore rosa di sottofondo che veicola un messaggio occulto e assoggetta lo spettatore ad uno stato di trance ipnotica. Dal confronto tra risultati e intenzioni estremamente diverse nasce un racconto corale disturbato, in cui tutti i ritratti partecipano 1:1 al processo di riscoperta della figura. I suoi personaggi perdono forma e prendono ombra, per assumere uno spessore di entità.
La provocazione sta proprio nell’idea che una fotografia e una sindone possano avere la stessa potenza evocativa e uguale valore di testimonianza, pur rappresentando il materiale e l’immateriale, una manifestazione tangibile e una impressionabile, che richiede sempre un “atto di fede” tra colui che guarda e chi si lascia osservare.
La mostra, che gode del patrocinio dell’Associazione ‘Amici del Museo di Reggio Calabria’ e dell’Associazione ‘Anassilaos’, sarà visitabile fino al 23 settembre 2023 (LUN 16.30-20.30; MAR-SAB 09.00-13.00/16.30 - 20.30).
BIO / CV
Giulio Manglaviti - classe ‘82, poliedrico artista visivo, si muove tra disegno, incisione, pittura, scultura e fotografia.
Nella sua lunga formazione artistica, tra il 2006 e il 2018 consegue numerosi titoli accademici presso l’ABARC di Reggio Calabria (Quadriennio Decorazione - Biennio Scultura - Biennio Arte Terapia - Biennio Pittura - Biennio Grafica d’Arte - Triennio Scultura). Contemporaneamente conduce un’instancabile sperimentazione di tutte le arti plastiche, all’interno di una poetica denominata “Egoismo. Autoritratti interiori”. Di recente il suo lavoro entra nel volume “Ars Sine Tempore. Viaggio nell’arte di Calabria dal XIX secolo ad oggi”, a cura di Enzo Le Pera (2021, Ferrari ed.). Attualmente l’artista vive e lavora a Reggio Calabria.
Tra le principali partecipazioni si segnalano: Premio Museo Fondazione Luciana Matalon (Milano, 2006); Castello Aragonese (Reggio Calabria, 2007 - personale fotografica); Caffè Storico Letterario Giubbe Rosse (Firenze, 2008 - personale di grafica e pittura); Instituto de Arte Contemporanea de Madalena, Recife (Brasile, 2010); Combat Prize (Livorno, 2011); Premio Internazionale d’Arte Limen (Vibo Valentia, 2012); ViArtis - Ecolandia (Arghillà – RC, 2013); Leucò Art Gallery - Palazzo Isimbardi ( Milano, 2013); Premio Young at Art - MACA (Acri - CS, 2013); Paratissima (Torino, 2013); Biennale d’arte di Mulhouse (Francia, 2015); Miramare (RC, 2016); Apulia Land Art Festival (Margherita di Savoia - BT, 2017); Biennale Internazionale d’Arte Sacra Contemporanea (Palermo, 2018); Fondazione G. Amendola (Torino, 2018); Palazzo della Cultura (RC, 2020); Palazzo Fani (Tuscania, 2023).
A distanza di sei anni dalla sua profetica partecipazione alla *mostra/dibattito sui limiti e le opportunità del fare arte nella società contemporanea - organizzata dalla Galleria Arte Toma in occasione della XIII Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI - Giulio Manglaviti approda nell’underground di Via Giudecca 23 con un progetto in divenire, che racconta di ciò che nel frattempo è diventato il suo *Pane quotidiano: il Ritratto.
Una virata significativa nel suo ventennale percorso informale estremamente fedele a sé stesso (Egoismo), in cui ha indagato scale e rapporti tonali con un tratto sempre affilato e deciso. Un’estetica del less is more che è coerente con la resa compatta e asciutta delle sue sculture, e l’uso sperimentale che fa del medium fotografico.
Il ritratto gli offre ora l’opportunità di ricomporre questi frammenti di ricerca in una sintesi matura di questi linguaggi.
La mostra ha volutamente l’assetto di un cantiere, uno studio improvvisato in cui l’artista presenta “in rotazione” parte di questo monumentale work in progress iniziato nel marzo 2020, quando l’isolamento forzato e l’assenza di contatto fisico lo conducono ad un’urgenza di rappresentazione del volto e delle espressioni umane.
Giulio registra uno schedario di oltre 500 volti di persone reali e identità fittizie, in impressioni a olio su carta.
In questo contesto la folla dei suoi ritratti reagisce come antidoto alla solitudine imposta dalle misure di contenimento, mentre l’esercizio pittorico diventa una pratica quotidiana necessaria per esorcizzare paure e fantasmi interiori. Ogni volto è reso secondo l’istinto del momento, in rapporto ad una precisa ricerca poetica.
Un caos calcolato, che risponde ad una volontà progettuale lucida, evidente già nella scelta del formato standard A3 e l’uso di un tratto seriale che identifica una matrice più marcatamente gestuale o materica.
In mostra si è volutamente deciso di scardinare questi cicli e ricomporli in un pattern di grande prepotenza espressiva, con effetto assordante e disorientante per lo spettatore che si ritrova con mille occhi addosso (500x2).
Il concetto di folla - nella sua accezione contemporanea - evoca in noi un istintivo senso di disagio e straniamento, strettamente legato a quei divieti di assembramento che negli ultimi anni hanno tenuto le nostre vite a debita distanza, anche quando dopo la prima emergenza siamo tornati a vivere la nostra socialità a facce coperte.
Il titolo, che allude alla moltitudine di volti in mostra, cita l’assunto di Emil Ludwig, scrittore tedesco di origine ebrea (celebre per le sue biografie di statisti e personaggi storici del calibro di Napoleone e Cristo), il cui volume postumo “Tre ritratti di dittatori. Mussolini, Hitler e Stalin” (Gingko edizioni, 2013), raccoglie interviste e dichiarazioni utili alla ricostruzione di queste ingombranti figure del ventesimo secolo. Per giustificare la presa di potere e la lunga tenuta di queste dittature, il giornalista afferma: “La folla ama gli uomini forti. La folla è femmina”, enfatizzando una visione in cui la manipolabilità delle masse è direttamente proporzionale al fascino della pubblica adunata, a quel sentire diffuso di inebriante partecipazione in cui la volontà del singolo è trascinata dal potere orgiastico della folla, catalizzata da una figura maschile dominante. Anche nel mondo di Giulio, creatore e demiurgo, i suoi personaggi si muovono tra reality e fiction interpretando i ruoli che lui stesso gli affida.
Nella project room va in scena “Multivisione dell’egoismo di Giulio” (installazione video, 00.32’, 2023 - editing Giulia Toma), l’opera multimediale presentata in concorso alla XVI° edizione del Talent Prize di Inside Art.
Un flusso video continuo e accelerato che destabilizza la percezione dei singoli volti assorbiti da un effetto di costante distorsione visiva, in contrasto con il rumore rosa di sottofondo che veicola un messaggio occulto e assoggetta lo spettatore ad uno stato di trance ipnotica. Dal confronto tra risultati e intenzioni estremamente diverse nasce un racconto corale disturbato, in cui tutti i ritratti partecipano 1:1 al processo di riscoperta della figura. I suoi personaggi perdono forma e prendono ombra, per assumere uno spessore di entità.
La provocazione sta proprio nell’idea che una fotografia e una sindone possano avere la stessa potenza evocativa e uguale valore di testimonianza, pur rappresentando il materiale e l’immateriale, una manifestazione tangibile e una impressionabile, che richiede sempre un “atto di fede” tra colui che guarda e chi si lascia osservare.
La mostra, che gode del patrocinio dell’Associazione ‘Amici del Museo di Reggio Calabria’ e dell’Associazione ‘Anassilaos’, sarà visitabile fino al 23 settembre 2023 (LUN 16.30-20.30; MAR-SAB 09.00-13.00/16.30 - 20.30).
BIO / CV
Giulio Manglaviti - classe ‘82, poliedrico artista visivo, si muove tra disegno, incisione, pittura, scultura e fotografia.
Nella sua lunga formazione artistica, tra il 2006 e il 2018 consegue numerosi titoli accademici presso l’ABARC di Reggio Calabria (Quadriennio Decorazione - Biennio Scultura - Biennio Arte Terapia - Biennio Pittura - Biennio Grafica d’Arte - Triennio Scultura). Contemporaneamente conduce un’instancabile sperimentazione di tutte le arti plastiche, all’interno di una poetica denominata “Egoismo. Autoritratti interiori”. Di recente il suo lavoro entra nel volume “Ars Sine Tempore. Viaggio nell’arte di Calabria dal XIX secolo ad oggi”, a cura di Enzo Le Pera (2021, Ferrari ed.). Attualmente l’artista vive e lavora a Reggio Calabria.
Tra le principali partecipazioni si segnalano: Premio Museo Fondazione Luciana Matalon (Milano, 2006); Castello Aragonese (Reggio Calabria, 2007 - personale fotografica); Caffè Storico Letterario Giubbe Rosse (Firenze, 2008 - personale di grafica e pittura); Instituto de Arte Contemporanea de Madalena, Recife (Brasile, 2010); Combat Prize (Livorno, 2011); Premio Internazionale d’Arte Limen (Vibo Valentia, 2012); ViArtis - Ecolandia (Arghillà – RC, 2013); Leucò Art Gallery - Palazzo Isimbardi ( Milano, 2013); Premio Young at Art - MACA (Acri - CS, 2013); Paratissima (Torino, 2013); Biennale d’arte di Mulhouse (Francia, 2015); Miramare (RC, 2016); Apulia Land Art Festival (Margherita di Savoia - BT, 2017); Biennale Internazionale d’Arte Sacra Contemporanea (Palermo, 2018); Fondazione G. Amendola (Torino, 2018); Palazzo della Cultura (RC, 2020); Palazzo Fani (Tuscania, 2023).
19
agosto 2023
Giulio Manglaviti – La folla è femmina
Dal 19 agosto al 23 settembre 2023
arte contemporanea
personale
personale
Location
sottogiudecca
Reggio Calabria, Via Giudecca, 23, (RC)
Reggio Calabria, Via Giudecca, 23, (RC)
Orario di apertura
LUN 16.30-20.30; MAR-SAB 09.00-13.00/16.30 - 20.30
Vernissage
19 Agosto 2023, ore 19.00
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