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Giuseppe Borgia / Tothi Folisi – La morte di Robert Walser nel Natale del 1956
La mostra prende le mosse da una ricerca sulle opere e la vicenda biografica dello scrittore svizzero Walser. Attraverso interventi minimali, gli artisti condensano all’interno dello spazio una narrazione fatta di frammenti e tracce da interpretare che rievocano l’indagine dello scrittore.
Comunicato stampa
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Il 25 dicembre del 1956, Walser morì d’infarto all’età di 78 anni, probabilmente vergine, sesto di otto fratelli e sorelle, dei quali nessuno – fatto pressoché unico – ha avuto figli. Il corpo venne ritrovato da due bambini: dopo il pranzo di Natale, insospettiti dai latrati di un cane legato a una catena, i due avevano preso lo slittino, quindi si erano inerpicati lungo un dosso e a quel punto, nel silenzio, il cadavere di Walser gli si era parato di fronte. Era avvolto nella lana del suo abito consueto e steso dentro un grande cuscino di neve fresca. Il braccio sinistro era abbandonato e aperto, come quello di un fantasmatico e detronizzato vigile urbano, in quella stessa posizione nella quale oggi lo rivediamo grazie alle foto scattate dalla polizia locale. Non un suono in tutto il circondario, si suppone, vista l’ora e il giorno di festa. Solo una grande quiete, gli sporadici latrati di un cane e il respiro alterato dei due bambini.
Gli scatti mostrano una composizione, un cerimoniale involontario. Il cappello era spostato a un metro e mezzo dal corpo, forse perso alle dita nel momento in cui lo scrittore si era accasciato. Volendo, si può osservare per no l’ombra di un mistero: tra il cadavere e le impronte lasciate sul terreno c’è almeno un metro di neve intonsa, come se il corpo di Walser, negli istanti conclusivi della sua ultima passeggiata, si fosse librato da terra per poi planare e adagiarsi qualche passo più avanti. In ogni caso fu un volo da poco. Ma forse la magia è un’altra, e cioè avere descritto nel 1907, in una pagina del romanzo I Fratelli Tanner, la morte di un giovane poeta, Sebastian, che sembra pre gurare quella di Walser: “Circa a metà della salita Simon vide d’un tratto un giovane sdraiato nella neve in mezzo al sentiero [...] era morto assiderato, senza alcun dubbio, e doveva giacere lì da molto tempo, sul sentiero”.
Da “Natale nel silenzio”, conversazione tra Ivan Carozzi e Antonio Rovaldi pubblicata su Il Tascabile 21/12/2018
La mostra prende le mosse da una ricerca sulle opere e la vicenda biografica dello scrittore svizzero Walser, rinvenuto morto in mezzo alla neve nel Natale del 1956.
Attraverso interventi descrittivi minimali, gli artisti condensano all’interno dello spazio una narrazione fatta di frammenti che, come tracce da interpretare, rievocano l’incessante indagine portata avanti dallo scrittore nei suoi testi.
Uomo solitario e passeggiatore instancabile, Walser ha fatto del camminare non soltanto il soggetto dei suoi scritti, ma anche una pratica costante di ricerca; spingendolo a sviluppare una scrittura nomade tesa a mappare la realtà circostante e la propria interiorità e portando alla luce interstizi ed elementi marginali apparentemente privi di importanza.
La continua oscillazione tra macrocosmo e microcosmo, tra l’ossessione descrittiva degli incontri fortuiti e l’indecifrabilità del sé, tipici della scrittura di Walser, vengono evocati in mostra dal dialogo tra le opere dei due artisti, attraverso un percorso di sintesi concettuale, tenuto insieme da una dimensione narrativa volutamente sospesa.
Se le tele di Folisi, coperte da ossessivi segni grafici sovrapposti, rivisitano, mediante una figurazione astratta e la ripetizione del gesto, l’horror vacui presente nei famosi microgrammi di Walser (fogli di piccolo formato sui quali l’autore, negli anni 1924-1932/33, scrisse a matita, in una grafia minuscola e apparentemente incomprensibile, oggi leggibili solo grazie al minuzioso lavoro di decodificazione).
Il paesaggio cosmico dipinto da Borgia rimanda ad una dimensione di apertura sconfinata, richiamando la tensione dello scrittore al camminare, inteso non solo come attraversamento fisico del paesaggio ma come atto estetico sperimentale, da cui risulta una mappatura del senso del mondo determinato dalla selezione dei dettagli che ne fanno parte.
Al centro della sala una selezione dei principali testi che riguardano lo scrittore diventano uno spazio di sosta, un invito alla lettura e dispositivo di scoperta dell’opera e del mondo di Walser.
Gli scatti mostrano una composizione, un cerimoniale involontario. Il cappello era spostato a un metro e mezzo dal corpo, forse perso alle dita nel momento in cui lo scrittore si era accasciato. Volendo, si può osservare per no l’ombra di un mistero: tra il cadavere e le impronte lasciate sul terreno c’è almeno un metro di neve intonsa, come se il corpo di Walser, negli istanti conclusivi della sua ultima passeggiata, si fosse librato da terra per poi planare e adagiarsi qualche passo più avanti. In ogni caso fu un volo da poco. Ma forse la magia è un’altra, e cioè avere descritto nel 1907, in una pagina del romanzo I Fratelli Tanner, la morte di un giovane poeta, Sebastian, che sembra pre gurare quella di Walser: “Circa a metà della salita Simon vide d’un tratto un giovane sdraiato nella neve in mezzo al sentiero [...] era morto assiderato, senza alcun dubbio, e doveva giacere lì da molto tempo, sul sentiero”.
Da “Natale nel silenzio”, conversazione tra Ivan Carozzi e Antonio Rovaldi pubblicata su Il Tascabile 21/12/2018
La mostra prende le mosse da una ricerca sulle opere e la vicenda biografica dello scrittore svizzero Walser, rinvenuto morto in mezzo alla neve nel Natale del 1956.
Attraverso interventi descrittivi minimali, gli artisti condensano all’interno dello spazio una narrazione fatta di frammenti che, come tracce da interpretare, rievocano l’incessante indagine portata avanti dallo scrittore nei suoi testi.
Uomo solitario e passeggiatore instancabile, Walser ha fatto del camminare non soltanto il soggetto dei suoi scritti, ma anche una pratica costante di ricerca; spingendolo a sviluppare una scrittura nomade tesa a mappare la realtà circostante e la propria interiorità e portando alla luce interstizi ed elementi marginali apparentemente privi di importanza.
La continua oscillazione tra macrocosmo e microcosmo, tra l’ossessione descrittiva degli incontri fortuiti e l’indecifrabilità del sé, tipici della scrittura di Walser, vengono evocati in mostra dal dialogo tra le opere dei due artisti, attraverso un percorso di sintesi concettuale, tenuto insieme da una dimensione narrativa volutamente sospesa.
Se le tele di Folisi, coperte da ossessivi segni grafici sovrapposti, rivisitano, mediante una figurazione astratta e la ripetizione del gesto, l’horror vacui presente nei famosi microgrammi di Walser (fogli di piccolo formato sui quali l’autore, negli anni 1924-1932/33, scrisse a matita, in una grafia minuscola e apparentemente incomprensibile, oggi leggibili solo grazie al minuzioso lavoro di decodificazione).
Il paesaggio cosmico dipinto da Borgia rimanda ad una dimensione di apertura sconfinata, richiamando la tensione dello scrittore al camminare, inteso non solo come attraversamento fisico del paesaggio ma come atto estetico sperimentale, da cui risulta una mappatura del senso del mondo determinato dalla selezione dei dettagli che ne fanno parte.
Al centro della sala una selezione dei principali testi che riguardano lo scrittore diventano uno spazio di sosta, un invito alla lettura e dispositivo di scoperta dell’opera e del mondo di Walser.
21
dicembre 2019
Giuseppe Borgia / Tothi Folisi – La morte di Robert Walser nel Natale del 1956
Dal 21 dicembre 2019 al 27 gennaio 2020
arte contemporanea
Location
SPAZIO Y
Roma, Via Dei Quintili, 144, (Roma)
Roma, Via Dei Quintili, 144, (Roma)
Orario di apertura
dal Lunedì al veberdì su appuntamento scrivendo a info@spazioy.com
Vernissage
21 Dicembre 2019, h 18.30
Sito web
Autore