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Giuseppe Borsoi – La Luce che conduce
Personale Fotografica dell’Artista Giuseppe Borsoi
Comunicato stampa
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Artista per vocazione innata. Fotografo per passione coltivata. Due dimensioni esistenziali ed espressive per Giuseppe Borsoi, necessarie e inscindibili per la sua identità, in grado di compenetrarsi, dialogare e crescere all’unisono. Due modi d’essere oltre che di sentire e raccontare il mondo, tenuti insieme e sostenuti dal talento, libero e spregiudicato, che è la parola chiave, il punto nodale di tutta l’arte fotografica di Giuseppe. Un talento che travalica i generi del diktat stilistico e supera i vincoli del mezzo tecnico, sia analogico che digitale. Con naturalezza spigliata e assolutamente istintiva Borsoi cavalca sia il naturalismo dalla cromie accese e dalla limpidezza formale, che il pittorialismo più soffuso e d’antan, come il guizzo surreale o la sospensione metafisica, o ancora il concettuale luminoso: tutti figli di concezioni e reinterpretazioni scardinate e coraggiose del visibile. Ecco farsi strada in questi territori allo “stato brado” per ideazione e realizzazione, giacché privi di riferimenti figurativi e rappresentativi codificati, il secondo appuntamento espositivo, dal titolo “Giuseppe Borsoi. La Luce che conduce”, che lo consacra autore e protagonista indiscusso di una personale dalla possente e ipnotica valenza attrattiva. La rassegna comprende un corpus fascinoso e nutrito di 35 immagini, suddivise in due sezioni di pari eloquenza visiva, che muovono dalle coordinate stilistiche universali della fotografia classica, ossia il bianco e nero inviolabile e icastico per approdare alle varianti complete dello spettro cromatico, rilette in chiave densamente chiaroscurale. A governare il mondo immortalato dalla Black Queen (come Giuseppe suole chiamare amorevolmente la sua inseparabile Nikon P80), una luce audace, inedita, piena e tagliente, che non definisce i contorni dei soggetti fotografati, descrivendoli, ma è essa stessa protagonista indiscussa. Oltre gli scenari, i soggetti, le inquadrature e le composizioni, che Giuseppe scopre e reinventa nella quotidianità minuta, con animo sempre ispirato e con sguardo d’indubbia originalità, è infatti la sua Luce, essenziale e pura, ora catturata nell’eloquenza più teatrale, ora colta nella parvenza più impalpabile, ora ritratta nella luminosità più folgorante, a regalarci una sinfonia visiva emozionante e sorprendente. E che dire del suo Nero così speciale, dietro al quale non si cela annullamento o cesura, bensì il distillato di uno spazio che emergerà e si paleserà: il nero di Giuseppe non significa assenza, oscurità o caduta nel nulla. Il suo Nero pulsa di una luce sottesa e magmatica, pronta ad aprirci il varco verso un viaggio intenso, che ci accompagna fuori e specialmente dentro noi stessi, alla ricerca della nostra scintilla vitale più vera: la scintilla artistica de “La Luce che conduce”. Manifesto peculiare della rassegna, così diffusamente pervasa di raffinatezza fotografica, che muove al di fuori dei canoni e dei vincoli dell’odierno mercato mass-mediatico, tutto fondato sulla tecnologia del virtual-ritocco e sull’ottica più falsata, una coppia di assi fotografici, ricchi di pathos mistico e di rivelazione simbolica. Nel primo scatto una mano, volutamente ricolma di nero sontuoso e denso (allegoria della materia vivente e corruttibile), che si protende a captare la fonte di vita evolutiva per eccellenza, il Sole. Una mano che sta lì ad attendere e ad accogliere il messaggio universale dell’Arte: celebrare la bellezza, ma, sopra ogni cosa, ricongiungersi all’energia stessa del mondo. Un mondo che si capovolge e si riscrive dentro il grembo vitale e benedetto dell’Acqua nella seconda immagine; un mondo figurativamente sacro, intrecciato d’iconografia liturgica e religiosa millenaria, che non perde né sacrifica il suo significato rappresentativo; anzi si prolunga e si sostanzia nell’abbraccio acquatico, trasformando un semplice e naturale riflesso nello specchio complementare e dinamico dell’immanenza fotografica. Che nasce e si eleva per sublime atto creativo, immediato e intuitivo, lontano da artifici e da manipolazioni di sorta. L’energia creativa e creatrice di Giuseppe Borsoi non attraversa le piste battute e sfruttate dei parametri compositivi e delle modalità esecutive contemporanee. Coraggioso e magistrale re-interprete di autenticità visive, egli rimane devoto solo alla cifra espressiva del proprio bagaglio ispirativo, meditato e ideato sempre in un istante, scevro da vincoli di posa e di attesa, totalmente personalistico. Perché se è pur vero che la fortuna premi gli audaci e la tecnica qualifichi gli abili, l’Arte fotografica d’autore continua ad essere, inequivocabilmente, figlia dei talenti “cromosomici”, non certo degli eterni allievi.
Cenni biografici
Un “Crazy Horse” al servizio della propria libertà creativa, ovvero una personalità galoppante e vulcanica, che vive in simbiosi con il medium fotografico, mezzo espressivo per eccellenza della sua identità. Ecco l’immagine allegorica in grado di tratteggiare, forse più fedelmente, la personalità eclettica e poliedrica di Giuseppe Borsoi, figlio dei dolci e gentili declivi che plasmano il paesaggio pedemontano vittoriese, dove il nostro nasce nell’anno delle acque selvagge e dirompenti, il drammatico novembre 1966. Di certo, la disposizione al dramma non trova dimora alcuna nel suo animo impermeabile a qualsiasi negatività e tormento. Sa essere paladino dell’ottimismo ad oltranza e, in ogni circostanza. La sua è fin dall’età di ragione un’indole caparbia negli obiettivi personali e allergica alle convenzioni sociali, sostenuta da una vitalità e da un dinamismo irrefrenabili, che dall’attività sportiva amatoriale all’ambito professionistico-agonistico gli permettono di conseguire lusinghiere attestazioni e autorevoli riconoscimenti. Una su tutte, la vittoria della Coppa Italia di Bowling a squadre nel 1995. L’incontro fatale con l’Amore della sua vita, la Fotografia, avviene intorno ai 18 anni: ambienti agresti, animali domestici, paesaggi collinari e montani, la Natura in tutte le sue declinazioni più caratteristiche dominano le prime realizzazioni, che rivelano, fin da subito, una mirabile padronanza esecutiva e una marcata autonomia ispirativa verso le più consuete e diffuse traduzioni fotografiche della realtà circostante. Tutela e difende per anni il suo talento da qualsiasi intrusione e invadenza, indotta dal proliferare di mode e modi tecnologici, vincolanti e impoverenti. Ciò che conta per la sua etica-estetica è l’espressione del sé più profondo nell’istantaneità e nella lucidità della “fotografia pura”. Un acuto osservatore, dotato di occhio sapiente; un abile cacciatore di Luce fotografica, colta nella sua integrale verità, percettiva e simbolica; un instancabile “militante” dello scatto rapido e perfetto, detentore di un archivio visivo di oltre 120 mila immagini su supporto digitale, realizzate negli ultimi 6 anni e di un numero incalcolabile di fotografie analogiche su pellicola. Nel 2009 esce dal suo “otium artis” privilegiato, quell’hortus quieto ove germogliano i suoi “shooting”, per abbracciare il pubblico in carne e ossa, che già lo stima e lo segue con devozione nel mondo del web. Eventi di rilievo scandiscono quest’ultimo anno. La collaborazione con la Società Artematica di Andrea Brunello, in occasione della mostra di Conegliano Veneto, dal titolo “Giovanni Battista Cima. Il Poeta del paesaggio” con un serie di scatti naturalistici per la sezione turistica dell’iniziativa e la relativa pubblicazione, edita da Marsilio. La personale fotografica “Giuseppe Borsoi. La Luce che conduce”, alla Libreria Lovat di Villorba (TV). La copertina del volume “Storia del movimento cooperativo friulano” edito dalla casa editrice universitaria udinese. In preparazione il progetto di alcune esposizioni di particolare spessore in gallerie d’arte pubbliche e private, in varie località italiane, oltre alla partecipazione al Premio artistico internazionale “Arte Laguna”, edizione 2011. Il resto è storia corrente e sempre fotografica. A cura di Elena Pilato.
Cenni biografici
Un “Crazy Horse” al servizio della propria libertà creativa, ovvero una personalità galoppante e vulcanica, che vive in simbiosi con il medium fotografico, mezzo espressivo per eccellenza della sua identità. Ecco l’immagine allegorica in grado di tratteggiare, forse più fedelmente, la personalità eclettica e poliedrica di Giuseppe Borsoi, figlio dei dolci e gentili declivi che plasmano il paesaggio pedemontano vittoriese, dove il nostro nasce nell’anno delle acque selvagge e dirompenti, il drammatico novembre 1966. Di certo, la disposizione al dramma non trova dimora alcuna nel suo animo impermeabile a qualsiasi negatività e tormento. Sa essere paladino dell’ottimismo ad oltranza e, in ogni circostanza. La sua è fin dall’età di ragione un’indole caparbia negli obiettivi personali e allergica alle convenzioni sociali, sostenuta da una vitalità e da un dinamismo irrefrenabili, che dall’attività sportiva amatoriale all’ambito professionistico-agonistico gli permettono di conseguire lusinghiere attestazioni e autorevoli riconoscimenti. Una su tutte, la vittoria della Coppa Italia di Bowling a squadre nel 1995. L’incontro fatale con l’Amore della sua vita, la Fotografia, avviene intorno ai 18 anni: ambienti agresti, animali domestici, paesaggi collinari e montani, la Natura in tutte le sue declinazioni più caratteristiche dominano le prime realizzazioni, che rivelano, fin da subito, una mirabile padronanza esecutiva e una marcata autonomia ispirativa verso le più consuete e diffuse traduzioni fotografiche della realtà circostante. Tutela e difende per anni il suo talento da qualsiasi intrusione e invadenza, indotta dal proliferare di mode e modi tecnologici, vincolanti e impoverenti. Ciò che conta per la sua etica-estetica è l’espressione del sé più profondo nell’istantaneità e nella lucidità della “fotografia pura”. Un acuto osservatore, dotato di occhio sapiente; un abile cacciatore di Luce fotografica, colta nella sua integrale verità, percettiva e simbolica; un instancabile “militante” dello scatto rapido e perfetto, detentore di un archivio visivo di oltre 120 mila immagini su supporto digitale, realizzate negli ultimi 6 anni e di un numero incalcolabile di fotografie analogiche su pellicola. Nel 2009 esce dal suo “otium artis” privilegiato, quell’hortus quieto ove germogliano i suoi “shooting”, per abbracciare il pubblico in carne e ossa, che già lo stima e lo segue con devozione nel mondo del web. Eventi di rilievo scandiscono quest’ultimo anno. La collaborazione con la Società Artematica di Andrea Brunello, in occasione della mostra di Conegliano Veneto, dal titolo “Giovanni Battista Cima. Il Poeta del paesaggio” con un serie di scatti naturalistici per la sezione turistica dell’iniziativa e la relativa pubblicazione, edita da Marsilio. La personale fotografica “Giuseppe Borsoi. La Luce che conduce”, alla Libreria Lovat di Villorba (TV). La copertina del volume “Storia del movimento cooperativo friulano” edito dalla casa editrice universitaria udinese. In preparazione il progetto di alcune esposizioni di particolare spessore in gallerie d’arte pubbliche e private, in varie località italiane, oltre alla partecipazione al Premio artistico internazionale “Arte Laguna”, edizione 2011. Il resto è storia corrente e sempre fotografica. A cura di Elena Pilato.
06
febbraio 2011
Giuseppe Borsoi – La Luce che conduce
Dal 06 al 27 febbraio 2011
fotografia
Location
COMUNE DI PIEVE D’ALPAGO
Pieve D'alpago, Via Roma, 31, (Belluno)
Pieve D'alpago, Via Roma, 31, (Belluno)
Orario di apertura
feriali, tutti i giorni, dalle 8.00 alle 12.00, dalle 16.00 alle 18.00; festivi, dalle 10.00 alle 12,00, dalle 15.00 alle 18.00
Vernissage
6 Febbraio 2011, ore 17
Sito web
www.giuseppeborsoi.it
Autore
Curatore