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Giuseppe Bosich – I resti dell’officina di Efesto
La mostra sarà realizzata con le note “Carte Bruciate” sopravvissute all’incendio scoppiato il 17 dicembre 2001 nell’Atelier dell’artista
Comunicato stampa
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Si comunica che nell’ambito della manifestazione “TRATALIAS: TrARTsferiti da 30 anni” organizzata dall’Associazione culturale Dehe.Art in collaborazione con la Provincia di Carbonia Iglesias e il Borgo di Tratalias, sarà inaugurata sabato 6 maggio alle ore 20,00 la mostra di Arte Contemporanea del pittore e incisore Giuseppe Bosich intitolata I resti dell’officina di Efesto. La mostra sarà realizzata con le note “Carte Bruciate” sopravvissute all’incendio scoppiato il 17 dicembre 2001 nell’Atelier dell’artista e sarà allestita in uno degli antichi spazi ristrutturati dal Comune di Tratalias al centro dell’antico borgo, in contemporanea alle altre due mostre già precedentemente inaugurate. Con l’esposizione delle “Carte Bruciate” di Bosich l’associazione Dehe.Art intende mettere in risalto il motivo della “rinascita” e il passaggio dall’antico verso il nuovo, con un particolare riferimento al borgo del Sulcis e al suo rinnovo. Così come I resti dell’officina di Efesto segnano il ritorno alla luce, la ri-genesi dei preziosi lavori di Giuseppe Bosich, il borgo riacquista il suo prezioso valore storico – culturale e la propria identità dopo 30 anni di “esilio”. Dal testo critico della dott.ssa Erica Olmetto presente in catalogo e tradotto in sardo dal dott. Luca Sarriu: “Carte bruciate annerite dal fuoco, sembrano consacrate per mezzo della cenere. Il simbolico processo catartico, risultato di una catastrofe non voluta può essere spiegato in riferimento all’esistenza di un divenire sostanziale al quale tutto si ispira e a cui tutto si rivolge. Alla luce di questa consapevolezza le opere rientrano all’interno di un ciclo vitale che si identifica con il rapporto tra “il vecchio e il nuovo”, oggetto di analisi in questa sede, in particolare tra ciò che muore e ciò che rinasce.”.
Tratalias: TrARTsferiti da 30 anni
Il rapporto tra il vecchio e il nuovo in un territorio ricco di storia e di nuovi spunti per l’arte contemporanea
Introduzione
L’idea di realizzare questo progetto in collaborazione con la Provincia di Carbonia e Iglesias, la Cooperativa Sémata e l’antico borgo medievale di Tratalias, è nata dalla necessità di analizzare anche da un punto di vista artistico l’incontro con la rinascita delle storiche case di Tratalias e del passato vissuto dagli abitanti che per tanto tempo nacquero e abitarono l’antico borgo del paese.
L’iniziativa proposta dall’Associazione Dehe.Art è volta ad evidenziare, attraverso le differenti proposte artistiche, la rottura e al tempo stesso la contaminazione tra una fase precedente più antica, già presente in una dimensione storica e quindi consolidata, e la fase più recente contemporanea, coinvolta in un interessante e continuo processo di sviluppo e sperimentazione.
La manifestazione artistica si articola in proposte per l’allestimento di quattro mostre personali di pittura, scultura, incisione e grafica, così da favorire la promozione dell’arte visiva e della cultura locale dentro e fuori i confini della Provincia, ospitando d’altra parte, le iniziative e i lavori di alcuni artisti provenienti da differenti parti dell’Isola.
Obiettivo del progetto, ispirato a tutto il territorio del Sulcis – iglesiente e non a caso realizzato in una realtà storico – culturale come quella di Tratalias, è quello di tracciare un percorso artistico visivo che, attraverso i diversi mezzi linguistici, tragga ispirazione in parte dalla vecchia struttura territoriale, l’antica società rurale preindustriale ancora presente per alcuni aspetti nella vita comune, e soprattutto faccia riferimento alla nuova società nata con l’avvento delle miniere e lo sviluppo industriale e tecnologico. Un vero e proprio processo di transizione e trasformazione avrebbe nel passato influenzato a tal punto il territorio da introdurre cambiamenti sostanziali nella conformazione fisica e ambientale, socio – antropologica e culturale.
Il tema e la storia
Il tema della manifestazione sul quale gli artisti sono stati invitati a lavorare, è dedicato al rapporto e alla compresenza del “vecchio e del nuovo” all’interno del medesimo ambiente, rispetto alla stessa comunità che ha vissuto in 30 anni questo processo di trasformazione determinata anche in questo caso, come nel resto del territorio, da fattori ambientali indotti, non voluti dalla popolazione, ma conseguiti dall’inevitabile progresso tecnologico e industriale. Ripercorrendo la storia dell’antico borgo sulcitano, al quale questo progetto vuole ispirarsi quale esempio emblematico ma in realtà si rivolge ad uno status generale dell’intero territorio che per anni è stato al centro di complessi e radicali cambiamenti, si evince che negli anni ’60, a causa della diga realizzata sul Rio Palmas negli anni ’50 e la creazione del lago artificiale di Monte Pranu, “ si verificarono infiltrazioni d'acqua che provocarono considerevoli lesioni ai fabbricati quali umidità, dissesti statici e problemi igienico-sanitari per la popolazione”. Per prevenire ingenti danni, l’Amministrazione comunale dei centri colpiti, tra i quali Tratalias, iniziò a considerare la necessità di trasferire, con l’aiuto del Ministero e della Regione Sardegna, l’intero borgo ricostruendo le case in una zona dove non fossero più danneggiate dall’acqua. Scelta assai dolorosa per gli abitanti che, negli anni ’70 hanno assistito alla ricostruzione dell’intero centro abitato. Ammirevole d’altra parte l’iniziativa volta alla salvaguardia del centro storico sito nel vecchio borgo che il Comune ha voluto conservare e ristrutturare in nome della memoria storica del paese e che, ancora oggi, è portavoce di un’economia basata essenzialmente sull’agricoltura e la pastorizia. Dopo 30 anni il centro del vecchio borgo rinasce finalmente ristrutturato, attraverso lo studio e la valorizzazione degli spazi un tempo adibiti alla lavorazione dei prodotti agricoli e alla produzione del fabbisogno locale, gli abitanti di Tratalias assistono al risorgere delle proprie radici e trovano in esse l’importanza della loro esistenza nella storia.
Gemma Tardini
Il tempo dell’Esodo
Allestita in una delle antiche case di recente ristrutturate dal Comune di Tratalias al centro dell’antico borgo, con la mostra Il tempo dell’Esodo l’associazione Dehe.Art da inizio al ciclo espositivo dedicato alla rinascita dell’antico borgo del Sulcis e alla riconquista da parte dei suoi abitanti, dopo ben 30 anni di dolorosa separazione. Il Tempo dell’Esodo, realizzata da un’artista di Sant’Antioco, Gemma Tardini, traccia un percorso pittorico dedicato alle radici della popolazione sulcitana, in particolare trataliese, evocando la sottoveste non solo come indumento tipico usato dalle donne del posto negli anni ’50, ma soprattutto come contenitore di memoria e simbolo della sacralità di un luogo ricco di storia e devozione. Misteriosa perché introspettiva l’atmosfera creata dai lavori dell’artista che nella rivisitazione del passato considera anche il materiale usato e quello di supporto, come le tele plasticate e la serie di radiografie con le camicie alle quali attribuisce il sacro valore di raffinati ex-voto ricamati.
Francesco Picciau
Tzinnibiri
Dehe.Art ha voluto proseguire la manifestazione dedicata alla rinascita dell’antico borgo del Sulcis con un’esposizione personale di Francesco Picciau volta a sottolineare l’importanza della scultura nell’arte contemporanea in Sardegna. Utilizzando il legno di ginepro a cui è dedicato il tema della mostra (in sardo tzinnibiri), i preziosi lavori dello scultore di Dolianova si articolano in un percorso artistico che ha come significato il rapporto tra il vecchio e il nuovo partendo dalla lavorazione del materiale fino al lirismo plastico dell’installazione contemporanea. Sprigiona con forza dagli antichi legni rimodellati e recuperati da travi e complementi d’arredo, il carattere primigenio degli oggetti che, in modo diretto assumono una connotazione moderna e assolutamente in linea con l’espressione propria del linguaggio adottato dall’artista. Determinante la scelta da parte dell’artista di dare, attraverso il ginepro e la scultura figurativa, una connotazione essenziale alla mostra che mantiene quindi un forte valore identitario, aprendosi a un discorso nuovo orientato verso la modernità. Le foglie di plastica colorata, come le gocce che cadono dall’alto nell’installazione dedicata alla dea madre, rappresentano la materia che come negli antichi legni rivive nell’oggetto per il quale di volta in volta viene modellato.
Giuseppe Bosich
I resti dell’officina di Efesto
Nobilmente ispirati all’incendio del 17 dicembre 2001, nel corso del quale l’artista perse gran parte delle sue opere, I resti dell’officina di Efesto segnano il ritorno alla luce, la ri-genesi dei preziosi lavori di Giuseppe Bosich. Carte bruciate annerite dal fuoco, sembrano consacrate per mezzo della cenere. Il simbolico processo catartico, risultato di una catastrofe non voluta può essere spiegato in riferimento all’esistenza di un divenire sostanziale al quale tutto si ispira e a cui tutto si rivolge. Alla luce di questa consapevolezza le opere rientrano all’interno di un ciclo vitale che si identifica con il rapporto tra “il vecchio e il nuovo”, oggetto di analisi in questa sede, in particolare tra ciò che muore e ciò che rinasce. Le carte bruciate si dividono in quattro serie diverse: I disegni, I disegni colorati, Le perle e Le poesie Nere, nelle quali si evince l’importanza del segno grafico e l’espressività del carattere simbolico che, grazie all’incisività della linea, risulta più visibile. L’insieme delle carte è influenzata in modo evidente dal Surrealismo che incide sempre in modo determinante nella poetica dell’artista arricchendo l’interpretazione esoterica del dualismo uomo – natura e la relativa sinergia, con una presenza determinante dell’elemento erotico che trasmette il significato legato alla natura e alla fertilità ma soprattutto al senso della vita.
Claudia Castangia
Ieri per gioco
Un’interpretazione assolutamente attuale quella della giovane pittrice Claudia Castangia che, servendosi di elementi appartenenti ai codici dell’universo infantile associa, mettendoli a confronto, il concetto di gioco con quello legato al tempo passato. La sua interpretazione della storia, filtrata attraverso il linguaggio antico della scrittura che accompagna i suoi lavori, fa sì che la mostra riviva all’interno degli spazi in stretta simbiosi coi ricordi. L’artista si rivolge soprattutto a chi vive e osserva oggi il contemporaneo, partecipando delle emozioni appartenenti a un luogo senza tempo ma a un’identità chiaramente presente: “Vedo i quadri come una bacheca di ricordi, dove si mescola ciò che ho studiato e studio, appunti, frammenti di poesia e frasi che mi son rimaste impresse,
e in mezzo a queste riemerge l'infanzia, attraverso le bambole, un pò rotte ( vissute!), abbandonate sulla soglia di una finestra, cadute dall'altalena, o rotolate dalle scale. L'abbandono ha un velo di tristezza forse, ed è il ricordo del gioco di ieri, come la bambola che sbuca dal' armadio;
un'evasione temporanea in un passato senza responsabilità, ma è in ogni caso un passaggio accettato verso la crescita” (C.Castangia, Note Tratalias 2009).
Erica Olmetto
Tratalias: TrARTsferiti da 30 anni
Il rapporto tra il vecchio e il nuovo in un territorio ricco di storia e di nuovi spunti per l’arte contemporanea
Introduzione
L’idea di realizzare questo progetto in collaborazione con la Provincia di Carbonia e Iglesias, la Cooperativa Sémata e l’antico borgo medievale di Tratalias, è nata dalla necessità di analizzare anche da un punto di vista artistico l’incontro con la rinascita delle storiche case di Tratalias e del passato vissuto dagli abitanti che per tanto tempo nacquero e abitarono l’antico borgo del paese.
L’iniziativa proposta dall’Associazione Dehe.Art è volta ad evidenziare, attraverso le differenti proposte artistiche, la rottura e al tempo stesso la contaminazione tra una fase precedente più antica, già presente in una dimensione storica e quindi consolidata, e la fase più recente contemporanea, coinvolta in un interessante e continuo processo di sviluppo e sperimentazione.
La manifestazione artistica si articola in proposte per l’allestimento di quattro mostre personali di pittura, scultura, incisione e grafica, così da favorire la promozione dell’arte visiva e della cultura locale dentro e fuori i confini della Provincia, ospitando d’altra parte, le iniziative e i lavori di alcuni artisti provenienti da differenti parti dell’Isola.
Obiettivo del progetto, ispirato a tutto il territorio del Sulcis – iglesiente e non a caso realizzato in una realtà storico – culturale come quella di Tratalias, è quello di tracciare un percorso artistico visivo che, attraverso i diversi mezzi linguistici, tragga ispirazione in parte dalla vecchia struttura territoriale, l’antica società rurale preindustriale ancora presente per alcuni aspetti nella vita comune, e soprattutto faccia riferimento alla nuova società nata con l’avvento delle miniere e lo sviluppo industriale e tecnologico. Un vero e proprio processo di transizione e trasformazione avrebbe nel passato influenzato a tal punto il territorio da introdurre cambiamenti sostanziali nella conformazione fisica e ambientale, socio – antropologica e culturale.
Il tema e la storia
Il tema della manifestazione sul quale gli artisti sono stati invitati a lavorare, è dedicato al rapporto e alla compresenza del “vecchio e del nuovo” all’interno del medesimo ambiente, rispetto alla stessa comunità che ha vissuto in 30 anni questo processo di trasformazione determinata anche in questo caso, come nel resto del territorio, da fattori ambientali indotti, non voluti dalla popolazione, ma conseguiti dall’inevitabile progresso tecnologico e industriale. Ripercorrendo la storia dell’antico borgo sulcitano, al quale questo progetto vuole ispirarsi quale esempio emblematico ma in realtà si rivolge ad uno status generale dell’intero territorio che per anni è stato al centro di complessi e radicali cambiamenti, si evince che negli anni ’60, a causa della diga realizzata sul Rio Palmas negli anni ’50 e la creazione del lago artificiale di Monte Pranu, “ si verificarono infiltrazioni d'acqua che provocarono considerevoli lesioni ai fabbricati quali umidità, dissesti statici e problemi igienico-sanitari per la popolazione”. Per prevenire ingenti danni, l’Amministrazione comunale dei centri colpiti, tra i quali Tratalias, iniziò a considerare la necessità di trasferire, con l’aiuto del Ministero e della Regione Sardegna, l’intero borgo ricostruendo le case in una zona dove non fossero più danneggiate dall’acqua. Scelta assai dolorosa per gli abitanti che, negli anni ’70 hanno assistito alla ricostruzione dell’intero centro abitato. Ammirevole d’altra parte l’iniziativa volta alla salvaguardia del centro storico sito nel vecchio borgo che il Comune ha voluto conservare e ristrutturare in nome della memoria storica del paese e che, ancora oggi, è portavoce di un’economia basata essenzialmente sull’agricoltura e la pastorizia. Dopo 30 anni il centro del vecchio borgo rinasce finalmente ristrutturato, attraverso lo studio e la valorizzazione degli spazi un tempo adibiti alla lavorazione dei prodotti agricoli e alla produzione del fabbisogno locale, gli abitanti di Tratalias assistono al risorgere delle proprie radici e trovano in esse l’importanza della loro esistenza nella storia.
Gemma Tardini
Il tempo dell’Esodo
Allestita in una delle antiche case di recente ristrutturate dal Comune di Tratalias al centro dell’antico borgo, con la mostra Il tempo dell’Esodo l’associazione Dehe.Art da inizio al ciclo espositivo dedicato alla rinascita dell’antico borgo del Sulcis e alla riconquista da parte dei suoi abitanti, dopo ben 30 anni di dolorosa separazione. Il Tempo dell’Esodo, realizzata da un’artista di Sant’Antioco, Gemma Tardini, traccia un percorso pittorico dedicato alle radici della popolazione sulcitana, in particolare trataliese, evocando la sottoveste non solo come indumento tipico usato dalle donne del posto negli anni ’50, ma soprattutto come contenitore di memoria e simbolo della sacralità di un luogo ricco di storia e devozione. Misteriosa perché introspettiva l’atmosfera creata dai lavori dell’artista che nella rivisitazione del passato considera anche il materiale usato e quello di supporto, come le tele plasticate e la serie di radiografie con le camicie alle quali attribuisce il sacro valore di raffinati ex-voto ricamati.
Francesco Picciau
Tzinnibiri
Dehe.Art ha voluto proseguire la manifestazione dedicata alla rinascita dell’antico borgo del Sulcis con un’esposizione personale di Francesco Picciau volta a sottolineare l’importanza della scultura nell’arte contemporanea in Sardegna. Utilizzando il legno di ginepro a cui è dedicato il tema della mostra (in sardo tzinnibiri), i preziosi lavori dello scultore di Dolianova si articolano in un percorso artistico che ha come significato il rapporto tra il vecchio e il nuovo partendo dalla lavorazione del materiale fino al lirismo plastico dell’installazione contemporanea. Sprigiona con forza dagli antichi legni rimodellati e recuperati da travi e complementi d’arredo, il carattere primigenio degli oggetti che, in modo diretto assumono una connotazione moderna e assolutamente in linea con l’espressione propria del linguaggio adottato dall’artista. Determinante la scelta da parte dell’artista di dare, attraverso il ginepro e la scultura figurativa, una connotazione essenziale alla mostra che mantiene quindi un forte valore identitario, aprendosi a un discorso nuovo orientato verso la modernità. Le foglie di plastica colorata, come le gocce che cadono dall’alto nell’installazione dedicata alla dea madre, rappresentano la materia che come negli antichi legni rivive nell’oggetto per il quale di volta in volta viene modellato.
Giuseppe Bosich
I resti dell’officina di Efesto
Nobilmente ispirati all’incendio del 17 dicembre 2001, nel corso del quale l’artista perse gran parte delle sue opere, I resti dell’officina di Efesto segnano il ritorno alla luce, la ri-genesi dei preziosi lavori di Giuseppe Bosich. Carte bruciate annerite dal fuoco, sembrano consacrate per mezzo della cenere. Il simbolico processo catartico, risultato di una catastrofe non voluta può essere spiegato in riferimento all’esistenza di un divenire sostanziale al quale tutto si ispira e a cui tutto si rivolge. Alla luce di questa consapevolezza le opere rientrano all’interno di un ciclo vitale che si identifica con il rapporto tra “il vecchio e il nuovo”, oggetto di analisi in questa sede, in particolare tra ciò che muore e ciò che rinasce. Le carte bruciate si dividono in quattro serie diverse: I disegni, I disegni colorati, Le perle e Le poesie Nere, nelle quali si evince l’importanza del segno grafico e l’espressività del carattere simbolico che, grazie all’incisività della linea, risulta più visibile. L’insieme delle carte è influenzata in modo evidente dal Surrealismo che incide sempre in modo determinante nella poetica dell’artista arricchendo l’interpretazione esoterica del dualismo uomo – natura e la relativa sinergia, con una presenza determinante dell’elemento erotico che trasmette il significato legato alla natura e alla fertilità ma soprattutto al senso della vita.
Claudia Castangia
Ieri per gioco
Un’interpretazione assolutamente attuale quella della giovane pittrice Claudia Castangia che, servendosi di elementi appartenenti ai codici dell’universo infantile associa, mettendoli a confronto, il concetto di gioco con quello legato al tempo passato. La sua interpretazione della storia, filtrata attraverso il linguaggio antico della scrittura che accompagna i suoi lavori, fa sì che la mostra riviva all’interno degli spazi in stretta simbiosi coi ricordi. L’artista si rivolge soprattutto a chi vive e osserva oggi il contemporaneo, partecipando delle emozioni appartenenti a un luogo senza tempo ma a un’identità chiaramente presente: “Vedo i quadri come una bacheca di ricordi, dove si mescola ciò che ho studiato e studio, appunti, frammenti di poesia e frasi che mi son rimaste impresse,
e in mezzo a queste riemerge l'infanzia, attraverso le bambole, un pò rotte ( vissute!), abbandonate sulla soglia di una finestra, cadute dall'altalena, o rotolate dalle scale. L'abbandono ha un velo di tristezza forse, ed è il ricordo del gioco di ieri, come la bambola che sbuca dal' armadio;
un'evasione temporanea in un passato senza responsabilità, ma è in ogni caso un passaggio accettato verso la crescita” (C.Castangia, Note Tratalias 2009).
Erica Olmetto
06
giugno 2009
Giuseppe Bosich – I resti dell’officina di Efesto
Dal 06 al 20 giugno 2009
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
SPAZIO ARTE CONTEMPORANEA
Tratalias, antico borgo, (Carbonia-iglesias)
Tratalias, antico borgo, (Carbonia-iglesias)
Vernissage
6 Giugno 2009, ore 20
Autore
Curatore