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Giuseppe Casetti – Identificazione
Comunicato stampa
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La libreria-galleria Il Museo del Louvre ospita dal 31 gennaio 2008 la mostra “Identificazione”, un’antologia di foto segnaletiche,
un vero e proprio archivio criminale che scorre lungo le pareti dell’ esposizione-installazione ideata da Giuseppe Casetti e curata da Achille Bonito Oliva.
Migliaia di volti di uomini e donne, vecchi e giovani raccolti e collocati l’uno accanto all’altro come un’unica grande composizione. Indiziati, sospettati, presunti
colpevoli o sicuri furfanti fotografati in primo piano o per intero dall’occhio freddo della questura.
Accanto a questa rassegna di cosiddetti criminali sono esposte le foto delle refurtive: televisori trafugati, gioielli, banconote, documenti rubati,
pacchetti di sigarette di contrabbando, pellicce, statuette, abiti, quadri, pneumatici.
“La foto segnaletica- scrive Bonito Oliva nel testo in catalogo- è un elemento che sviluppa non un’interpretazione del soggetto,
ma piuttosto una sorta di descrizione fenomenologica. Essa appartiene di diritto ormai alla storia dell’arte, in quanto con l’Iperrealismo ma finanche
con la Nuova Oggettività tedesca (linguaggi pittorici sviluppati l’uno in Germania l’altro negli Stati Uniti a distanza di pochi decenni), è possibile comprendere
come la neutralità della fotografia sia stata assunta dalla manualità del pittore”.
Tale rassegna di delinquenti e di oggetti sequestrati perde, in questa esposizione, il valore primario di soggetto-oggetto del crimine e assume
ora una valenza meramente iconografica, scrollandosi di dosso il peso del delitto e liberandosi nella composizione estetica.
Inoltre sono presenti le foto degli arnesi del mestiere, degli strumenti del crimine (martelli, asce, chiavi inglesi, revolver, guanti, pistole, fucili)
e le scene del crimine interamente ricostruite in sequenza come le rapine, gli scassinamenti e infine gli arresti.
“Se per i soggetti- scrive infine Bonito Oliva- uomini e donne, giovani e vecchi, prevale l’ottica e l’estetica di Andy Warhol,
nella fotografia riguardante gli oggetti, invece, prevale l’ottica duchampiana del ready-made, dell’oggetto bello e fatto che si trova ad avere
un funzione diversa rispetto a quella abituale. (…) Possiamo notare come, alcune volte, si arrivi ad una sorta di fotografia di paesaggio
che documenta migliaia di pacchetti di sigarette di contrabbando sequestrati, come in un’opera di Warhol, come nelle scatole “Brillo”.
E ancora, pile e pile di televisori trafugati ci riportano inevitabilmente alle
video-installazioni di Nam June Paik. Dunque, l’occhio fotografico è destinato a rimanere dentro il recinto codificato dell’arte contemporanea”.
un vero e proprio archivio criminale che scorre lungo le pareti dell’ esposizione-installazione ideata da Giuseppe Casetti e curata da Achille Bonito Oliva.
Migliaia di volti di uomini e donne, vecchi e giovani raccolti e collocati l’uno accanto all’altro come un’unica grande composizione. Indiziati, sospettati, presunti
colpevoli o sicuri furfanti fotografati in primo piano o per intero dall’occhio freddo della questura.
Accanto a questa rassegna di cosiddetti criminali sono esposte le foto delle refurtive: televisori trafugati, gioielli, banconote, documenti rubati,
pacchetti di sigarette di contrabbando, pellicce, statuette, abiti, quadri, pneumatici.
“La foto segnaletica- scrive Bonito Oliva nel testo in catalogo- è un elemento che sviluppa non un’interpretazione del soggetto,
ma piuttosto una sorta di descrizione fenomenologica. Essa appartiene di diritto ormai alla storia dell’arte, in quanto con l’Iperrealismo ma finanche
con la Nuova Oggettività tedesca (linguaggi pittorici sviluppati l’uno in Germania l’altro negli Stati Uniti a distanza di pochi decenni), è possibile comprendere
come la neutralità della fotografia sia stata assunta dalla manualità del pittore”.
Tale rassegna di delinquenti e di oggetti sequestrati perde, in questa esposizione, il valore primario di soggetto-oggetto del crimine e assume
ora una valenza meramente iconografica, scrollandosi di dosso il peso del delitto e liberandosi nella composizione estetica.
Inoltre sono presenti le foto degli arnesi del mestiere, degli strumenti del crimine (martelli, asce, chiavi inglesi, revolver, guanti, pistole, fucili)
e le scene del crimine interamente ricostruite in sequenza come le rapine, gli scassinamenti e infine gli arresti.
“Se per i soggetti- scrive infine Bonito Oliva- uomini e donne, giovani e vecchi, prevale l’ottica e l’estetica di Andy Warhol,
nella fotografia riguardante gli oggetti, invece, prevale l’ottica duchampiana del ready-made, dell’oggetto bello e fatto che si trova ad avere
un funzione diversa rispetto a quella abituale. (…) Possiamo notare come, alcune volte, si arrivi ad una sorta di fotografia di paesaggio
che documenta migliaia di pacchetti di sigarette di contrabbando sequestrati, come in un’opera di Warhol, come nelle scatole “Brillo”.
E ancora, pile e pile di televisori trafugati ci riportano inevitabilmente alle
video-installazioni di Nam June Paik. Dunque, l’occhio fotografico è destinato a rimanere dentro il recinto codificato dell’arte contemporanea”.
31
gennaio 2008
Giuseppe Casetti – Identificazione
Dal 31 gennaio al 28 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
LIBRERIA-GALLERIA IL MUSEO DEL LOUVRE
Roma, Via Della Reginella, 28, (Roma)
Roma, Via Della Reginella, 28, (Roma)
Orario di apertura
lun-sab 10.30-13.30 e 15.30-19.30
Vernissage
31 Gennaio 2008, ore 18
Autore
Curatore