Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giuseppe Chiari – InCartafluxus
Le carte prodotte dall’artista nei suoi ultimi anni di attività forniscono quasi un resoconto degli snodi principali della sua produzione all’interno del movimento Fluxus: i collages, gli spartiti visivi, i ritratti cinetici, gli statements
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Giuseppe Chiari è stato uno dei grandi protagonisti del rinnovamento e della sprovincializzazione dell’arte italiana negli anni ’60. Noto anche all’estero, sin da quegli anni, per la sua inesauribile capacità di distruggere i confini tra le arti e contaminare le une con le altre, è stato un artista dai mille volti, i cui studi e interessi multiformi hanno generato una personalissima sintesi, quasi sincretica, tra le diverse discipline. La musica (come compositore ed esecutore), la matematica, l’ingegneria, la letteratura, il cinema, il teatro, le arti visive, tutte nelle punte avanguardistiche più avanzate, interagendo tra loro, hanno generato risultati ancor oggi attualissimi e spiazzanti. Nell’ambito di Fluxus, uno dei maggiori movimenti neoavanguardistici della seconda metà del secolo scorso, la cifra del suo percorso è stata sempre quella della contestazione del “già dato”, del “già acquisito”, per provare vie sempre nuove di comunicazione artistica. Il gesto, il qui e ora dell’esecuzione, insieme musicale e visiva, davanti al pubblico e in interazione emotiva con esso, il flusso appunto, le parole d’ordine del rinnovamento sono impresse, “fermate” su carta con spartiti visivi e cinetici, disegni e collage uditivi, in una sinestesia perenne di segni che punta a stimolare lo spettatore/uditore multisensorialmente. Una sorta di multimedialità letterale, precorritrice di quella attuale, meno scontata e più creativa, aperta alle molteplici capacità umane di legare le cose tra esse e darvi senso. Nella mostra sono presenti proprio queste carte, prodotte dall’artista nei suoi ultimi anni di attività. Esse forniscono quasi un resoconto degli snodi principali della sua produzione all’interno del movimento Fluxus: i collages, gli spartiti visivi, i ritratti cinetici, gli statements.
È trascorso poco più di un anno dalla scomparsa di Giuseppe Chiari, uno dei grandi protagonisti della stagione delle neoavanguardie anni sessanta, tra gli artisti italiani contemporanei più conosciuti in ambito internazionale. Questa mostra ha dunque anche il sapore di una dedica, senza pretese antologiche ma come occasione di approccio ad una figura sfaccettata e poliedrica.Compositore e musicista (con una formazione matematica) ma anche scrittore, performer, pittore e “scultore”, fin dagli inizi Chiari sfugge infatti alla necessità di ingabbiare il suo lavoro entro schemi predefiniti. Al contrario scompagina con disinvoltura muri disciplinari, steccati linguistici, compartimenti stagni tra tecniche e media, facendosi portavoce arguto di un clima di libertà espressiva a tutto campo. Intuendo, dunque, quella mutazione della creatività contemporanea con cui tuttora facciamo i conti: il processo in atto di sconfinamenti, contaminazioni e appropriazione di dispositivi di significato tra le diverse pratiche creative. Non era semplice né scontato, anche in quel periodo carico di vitalità e tensione al cambiamento. Chiari, nato a Firenze nel ’26, dopo una parentesi di studi di ingegneria, dagli anni cinquanta inizia a comporre musica “secondo principi miei”,ovvero basandosi su combinazioni seriali che anticipano le esperienze minimaliste successive. Ma contemporaneamente scrive e disegna, ed entra in contatto con la cerchia di intellettuali e poeti visivi come Lamberto Pignotti o Mario Luzi. In questo fervido crogiolo di idee creative prende vita la sua partecipazione al movimento Fluxus, il gruppo aperto impegnato a promuovere “una realtà non arte”, con cui inizia ad esporre e mettere in scena happenings in tutto il mondo.“Suonare è facile, la musica è facile, l’arte è facile”, afferma Chiari in alcuni dei suoi Statements. Più che una provocazione o un paradosso, vi è implicita la volontà di mettere in campo energie fresche, di liberare tensioni e talenti collettivi, rivendicando i valore degli eventi quotidiani.Da queste premesse nascono anche i “dipinti”, interventi gestuali in china, inizialmente bianco/nero, sopra spartiti musicali ma anche strumenti rotti ed altre superfici. La matrice è chiaramente informale: affonda in quel mix in cui il gesto si fa sismografo psico-fisico, in parallelo al principio d’improvvisazione e alla legge del caso, nutrita di suggestioni orientali, di John Cage. La loro sobrietà li rende però appetibili di lì poco anche in ambito concettuale, tra i pochi esempi di pittura non pittura, autorizzati ad essere esposti nel clima generale di azzeramento formale. Ma è agli anni ottanta e novanta che l’artista, ormai pacificato con le contraddizioni del mercato, sperimenta liberamente collages con supporti vari, fogli di carta, spartiti, tavole in legno… Un piccolo saggio di questa prolifica produzione è visibile in galleria: una decina di carte recenti, su cui Chiari interviene con il suo tipico segno calligrafico, tracciando schizzi, macchie, sgocciolamenti che rivitalizzano le note sul pentagramma. Oppure prelevando inserti pubblicitari, assemblando un coloratissimo collage astratto o tratteggiando con segno veloce la sagoma di una chitarra, un violino, un sassofono, un pianoforte… Sono immagini gradevoli e vitali. Coerenti con l’intuizione degli inizi di una pittura “sonora” o di una “musica muta” da guardare, quale estensione di un flusso antidogmatico e di una comunicazione estetica rivolta a tutti.
Antonella Marino
Giuseppe Chiari, compositore e artista concettuale, nato a Firenze il 26 settembre 1926. A Firenze, parallelamente agli studi universitari in matematica e in ingegneria (1946-51), si è dedicato alla musica studiando pianoforte e composizione. Attratto in particolare dalle esperienze di J.Cage, Chiari hacominciato a interessarsi a ricerche sperimentali di musica visiva promuovendo nel 1961, con P. Grossi, l’associazione “Vitamusicalecontemporanea”; importanti per lo sviluppo artistico di Chiari furono, nei primi anni sessanta, l’incontro con S. Bussotti, il confronto con le ricerche di poesia concreta del Gruppo 70, e infine i contatti con gli esponenti newyorkesi del movimento internazionale Fluxus, al quale l’artista aderì partecipando, nel 1962, al Fluxus internationale Festspiele neuester Musik di Wiesbaden. Oltre che nell’ambito di significative rassegne collettive, da Documenta 5 di Kassel (1972) alla Biennale di Venezia (1972; 1976; 1978) a quella di Sidney (1990), Chiari ha sviluppato il suo complesso percorso artistico attraverso numerosi concerti e performances in Europa e negli Stati Uniti. Sostenitore dell’interazione tra musica, linguaggio, gesto e immagine, Chiari ha elaborato azioni che si ricollegano alle esperienze neodadaiste e concettuali: brevi brani confluiscono, di volta in volta e senza un ordine prestabilito, in complesse piéces musicali, tese a esaltare la libertà espressiva e il concetto di indeterminazione del fare artistico. Chiari ha infatti composto “musicad’azione” basata su un complesso metodo di esecuzioneche, accanto agli strumenti tradizionali, assume come componenti essenziali elementi sonori casuali o aleatori (acqua, foglie secche, sassi) che offrono lo spunto per rielaborazioni e azioni che trovano proprio nella casualità e nell’improvvisazione la costante essenza della sua ricerca (Gesti su un piano, 1962; La Strada, 1965; Suonare la città, 1965). Dalle prime partiture, in cui i segni delle note o le rappresentazioni grafiche dei gesti da compiere assumono un’evidenza visiva tale da imporsi anche quali immagini autonome, e puri prodotti visuali, Chiari è giunto a sperimentare mezzi espressivi diversi: dai collagesa soluzioni pittorico-gestuali elaborate con segni, scritte e timbraturesu pentagrammi, spartiti, fotografie, che trovano negli anni Ottanta piena e matura espressione.
È trascorso poco più di un anno dalla scomparsa di Giuseppe Chiari, uno dei grandi protagonisti della stagione delle neoavanguardie anni sessanta, tra gli artisti italiani contemporanei più conosciuti in ambito internazionale. Questa mostra ha dunque anche il sapore di una dedica, senza pretese antologiche ma come occasione di approccio ad una figura sfaccettata e poliedrica.Compositore e musicista (con una formazione matematica) ma anche scrittore, performer, pittore e “scultore”, fin dagli inizi Chiari sfugge infatti alla necessità di ingabbiare il suo lavoro entro schemi predefiniti. Al contrario scompagina con disinvoltura muri disciplinari, steccati linguistici, compartimenti stagni tra tecniche e media, facendosi portavoce arguto di un clima di libertà espressiva a tutto campo. Intuendo, dunque, quella mutazione della creatività contemporanea con cui tuttora facciamo i conti: il processo in atto di sconfinamenti, contaminazioni e appropriazione di dispositivi di significato tra le diverse pratiche creative. Non era semplice né scontato, anche in quel periodo carico di vitalità e tensione al cambiamento. Chiari, nato a Firenze nel ’26, dopo una parentesi di studi di ingegneria, dagli anni cinquanta inizia a comporre musica “secondo principi miei”,ovvero basandosi su combinazioni seriali che anticipano le esperienze minimaliste successive. Ma contemporaneamente scrive e disegna, ed entra in contatto con la cerchia di intellettuali e poeti visivi come Lamberto Pignotti o Mario Luzi. In questo fervido crogiolo di idee creative prende vita la sua partecipazione al movimento Fluxus, il gruppo aperto impegnato a promuovere “una realtà non arte”, con cui inizia ad esporre e mettere in scena happenings in tutto il mondo.“Suonare è facile, la musica è facile, l’arte è facile”, afferma Chiari in alcuni dei suoi Statements. Più che una provocazione o un paradosso, vi è implicita la volontà di mettere in campo energie fresche, di liberare tensioni e talenti collettivi, rivendicando i valore degli eventi quotidiani.Da queste premesse nascono anche i “dipinti”, interventi gestuali in china, inizialmente bianco/nero, sopra spartiti musicali ma anche strumenti rotti ed altre superfici. La matrice è chiaramente informale: affonda in quel mix in cui il gesto si fa sismografo psico-fisico, in parallelo al principio d’improvvisazione e alla legge del caso, nutrita di suggestioni orientali, di John Cage. La loro sobrietà li rende però appetibili di lì poco anche in ambito concettuale, tra i pochi esempi di pittura non pittura, autorizzati ad essere esposti nel clima generale di azzeramento formale. Ma è agli anni ottanta e novanta che l’artista, ormai pacificato con le contraddizioni del mercato, sperimenta liberamente collages con supporti vari, fogli di carta, spartiti, tavole in legno… Un piccolo saggio di questa prolifica produzione è visibile in galleria: una decina di carte recenti, su cui Chiari interviene con il suo tipico segno calligrafico, tracciando schizzi, macchie, sgocciolamenti che rivitalizzano le note sul pentagramma. Oppure prelevando inserti pubblicitari, assemblando un coloratissimo collage astratto o tratteggiando con segno veloce la sagoma di una chitarra, un violino, un sassofono, un pianoforte… Sono immagini gradevoli e vitali. Coerenti con l’intuizione degli inizi di una pittura “sonora” o di una “musica muta” da guardare, quale estensione di un flusso antidogmatico e di una comunicazione estetica rivolta a tutti.
Antonella Marino
Giuseppe Chiari, compositore e artista concettuale, nato a Firenze il 26 settembre 1926. A Firenze, parallelamente agli studi universitari in matematica e in ingegneria (1946-51), si è dedicato alla musica studiando pianoforte e composizione. Attratto in particolare dalle esperienze di J.Cage, Chiari hacominciato a interessarsi a ricerche sperimentali di musica visiva promuovendo nel 1961, con P. Grossi, l’associazione “Vitamusicalecontemporanea”; importanti per lo sviluppo artistico di Chiari furono, nei primi anni sessanta, l’incontro con S. Bussotti, il confronto con le ricerche di poesia concreta del Gruppo 70, e infine i contatti con gli esponenti newyorkesi del movimento internazionale Fluxus, al quale l’artista aderì partecipando, nel 1962, al Fluxus internationale Festspiele neuester Musik di Wiesbaden. Oltre che nell’ambito di significative rassegne collettive, da Documenta 5 di Kassel (1972) alla Biennale di Venezia (1972; 1976; 1978) a quella di Sidney (1990), Chiari ha sviluppato il suo complesso percorso artistico attraverso numerosi concerti e performances in Europa e negli Stati Uniti. Sostenitore dell’interazione tra musica, linguaggio, gesto e immagine, Chiari ha elaborato azioni che si ricollegano alle esperienze neodadaiste e concettuali: brevi brani confluiscono, di volta in volta e senza un ordine prestabilito, in complesse piéces musicali, tese a esaltare la libertà espressiva e il concetto di indeterminazione del fare artistico. Chiari ha infatti composto “musicad’azione” basata su un complesso metodo di esecuzioneche, accanto agli strumenti tradizionali, assume come componenti essenziali elementi sonori casuali o aleatori (acqua, foglie secche, sassi) che offrono lo spunto per rielaborazioni e azioni che trovano proprio nella casualità e nell’improvvisazione la costante essenza della sua ricerca (Gesti su un piano, 1962; La Strada, 1965; Suonare la città, 1965). Dalle prime partiture, in cui i segni delle note o le rappresentazioni grafiche dei gesti da compiere assumono un’evidenza visiva tale da imporsi anche quali immagini autonome, e puri prodotti visuali, Chiari è giunto a sperimentare mezzi espressivi diversi: dai collagesa soluzioni pittorico-gestuali elaborate con segni, scritte e timbraturesu pentagrammi, spartiti, fotografie, che trovano negli anni Ottanta piena e matura espressione.
30
novembre 2008
Giuseppe Chiari – InCartafluxus
Dal 30 novembre 2008 al 31 gennaio 2009
arte contemporanea
Location
LE PLEIADI ARTE CONTEMPORANEA
Mola Di Bari, Via Giacomo Matteotti, 123, (Bari)
Mola Di Bari, Via Giacomo Matteotti, 123, (Bari)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 17.30 alle 20.30
Vernissage
30 Novembre 2008, ore 11.30
Autore
Curatore