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Giuseppe Emma – La tentazione di esistere
L’artista cerca oggi nuovi colori e nuove combinazioni di materiali: la tavolozza si schiarisce, gli inserti rimandano ad una maggiore leggerezza, carta di giornale e vele allegeriscono i bitumi e la tela si alterna più spesso, con la sua trama ordita, alla nobile pesantezza della tavola
Comunicato stampa
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Questa ampia mostra di lavori recenti consente di studiare con la dovuta attenzione il lavoro di un artista appartato, il cui percorso si è sviluppato senza fare riferimento ad ambienti e figure consolidate, come attività parallela ad un lavoro impegnativo e a priorità esistenziali irrinunciabili, prima fra tutte la famiglia.Questa collocazione solitaria e defilata non impedisce peraltro di cogliere una generale affinità con molti pittori della sua generazione.
Una generazione dark,vissuta in un'atmosfera di ansia, precarietà ed incertezza, dopo la caduta dei valori e delle ideologie, che mette in scena un teatro oscuro fino all'angoscia, con pochi ripetuti simboli e segnali spesso indecifrabili.
Nella mancanza di bussole teoriche, è la materia, indagata in tutte le sue possibilità, a farsi testimone di concretezza, ipotesi di senso: materia densa, catramosa, che accoglie in sè, soprattutto in questi ultimi lavori, elementi spuri, intrusioni, rilievi, accidenti che ne martoriano la superficie e sembrano contrastare un nulla che li circonda e li minaccia.
C'è una tensione etica che si fa quasi eroismo nella consapevolezza che qualunque sforzo di “costruire un universo che non cada a pezzi in tre giorni” (P.K. Dick) è vano, eppure va compiuto e reiterato.
I fragili equilibri che l’autore sottrae al buio sono dunque il frutto di un’applicazione certosina non per metafora: come un frate di clausura Emma sperimenta la mescolanza degli alchemici elementi del quadro nel chiuso del suo studio, lontano dal mondo.
L'evoluzione del suo percorso lo spinge oggi a cercare nuovi colori e nuove combinazioni di materiali: la tavolozza si schiarisce, gli inserti rimandano ad una maggiore leggerezza, carta di giornale e vele allegeriscono i bitumi e la tela si alterna più spesso, con la sua trama ordita, alla nobile pesantezza della tavola.
Un pensiero debole, una maggiore duttilità sembrano essere oggi una strategia più adatta per l'imprevedibilità delle svolte esistenziali, per l'assoluta incertezza che governa i destini individuali e collettivi.
Ma la novità maggiore consiste in una più decisa scelta tridimensionale: sculture e box di vetro gonfiano e accentuano quella materia che già prima anelava alla terza dimensione, la portano a dialogare con l'ambiente e a marcare una presenza che sta nel mondo, mentre i quadri erano, soprattutto in passato,aperture verso dimensioni alternative, fughe spaziali.
L'impressione generale è di una maggiore varietà, di un'accrescimento della gamma di possibilità espressive, senza per questo perdere una marcata riconoscibilità,una specifica insistenza su un messaggio che non ha contenuto
eppure appare essere sempre lo stesso, col suo carico di mistero e i suoi oscuri moniti morali, i suoi palpiti di (r)esistenza e la sua mancanza di utilità pratica : una montaliana teologia del negativo, un ripetere codesto solo possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Una generazione dark,vissuta in un'atmosfera di ansia, precarietà ed incertezza, dopo la caduta dei valori e delle ideologie, che mette in scena un teatro oscuro fino all'angoscia, con pochi ripetuti simboli e segnali spesso indecifrabili.
Nella mancanza di bussole teoriche, è la materia, indagata in tutte le sue possibilità, a farsi testimone di concretezza, ipotesi di senso: materia densa, catramosa, che accoglie in sè, soprattutto in questi ultimi lavori, elementi spuri, intrusioni, rilievi, accidenti che ne martoriano la superficie e sembrano contrastare un nulla che li circonda e li minaccia.
C'è una tensione etica che si fa quasi eroismo nella consapevolezza che qualunque sforzo di “costruire un universo che non cada a pezzi in tre giorni” (P.K. Dick) è vano, eppure va compiuto e reiterato.
I fragili equilibri che l’autore sottrae al buio sono dunque il frutto di un’applicazione certosina non per metafora: come un frate di clausura Emma sperimenta la mescolanza degli alchemici elementi del quadro nel chiuso del suo studio, lontano dal mondo.
L'evoluzione del suo percorso lo spinge oggi a cercare nuovi colori e nuove combinazioni di materiali: la tavolozza si schiarisce, gli inserti rimandano ad una maggiore leggerezza, carta di giornale e vele allegeriscono i bitumi e la tela si alterna più spesso, con la sua trama ordita, alla nobile pesantezza della tavola.
Un pensiero debole, una maggiore duttilità sembrano essere oggi una strategia più adatta per l'imprevedibilità delle svolte esistenziali, per l'assoluta incertezza che governa i destini individuali e collettivi.
Ma la novità maggiore consiste in una più decisa scelta tridimensionale: sculture e box di vetro gonfiano e accentuano quella materia che già prima anelava alla terza dimensione, la portano a dialogare con l'ambiente e a marcare una presenza che sta nel mondo, mentre i quadri erano, soprattutto in passato,aperture verso dimensioni alternative, fughe spaziali.
L'impressione generale è di una maggiore varietà, di un'accrescimento della gamma di possibilità espressive, senza per questo perdere una marcata riconoscibilità,una specifica insistenza su un messaggio che non ha contenuto
eppure appare essere sempre lo stesso, col suo carico di mistero e i suoi oscuri moniti morali, i suoi palpiti di (r)esistenza e la sua mancanza di utilità pratica : una montaliana teologia del negativo, un ripetere codesto solo possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
09
marzo 2008
Giuseppe Emma – La tentazione di esistere
Dal 09 marzo al 09 maggio 2008
arte contemporanea
Location
ART HOTEL SHELLEY E DELLE PALME
Lerici, Via S. Biaggini, 5, (La Spezia)
Lerici, Via S. Biaggini, 5, (La Spezia)
Vernissage
9 Marzo 2008, ore 17.30
Autore