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Giuseppe Lanzi – Frontiere-Borders-Fronteras
E’ un viaggio alle frontiere del pianeta che il fotografo ha effettuato tra il 2001 ed il 2002, un documento che fa parlare, riflettere e discutere sulla condizione dell’Uomo, dell’unico Essere Umano che popola questo nostro mondo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La manifestazione Un posto nel mondo apre mercoledì 19 novembre alle ore 15 uno spazio alle arti visive.
Presso una delle più singolari location della città, il Battistero di S. Vittore, risalente all’XI secolo, si inaugura la mostra fotografica di Giuseppe Lanzi Frontiere-Borders-Fronteras.
E’ un viaggio alle frontiere del pianeta che il fotografo ha effettuato tra il 2001 ed il 2002, un documento che fa parlare, riflettere e discutere sulla condizione dell’Uomo, dell’unico Essere Umano che popola questo nostro mondo. Sono molte le frontiere incontrate in questo viaggio: politiche, economiche, etniche, culturali. Tutte barriere che rendono sempre più difficile l’approccio all’altro, al diverso. Un diverso dal quale difendersi, del quale avere paura.
Il percorso proposto da Lanzi all’interno di Un posto nel mondo documenta, dunque, la mancanza di giustizia distributiva tra I diversi della Terra.
Non dà risposte, vuole solo mettere in risalto le questioni che tutti siamo tenuti a porci.
I Desplazados di Cartagena, gli indocumentati di Tijuana, I poveri di tutta la terra ci interrogano e, forse, un giorno ci chiederanno il conto. Percorrono le nostre strade – quelle del cosidetto “primo mondo”, ma facciamo di tutto per non vederli, non vogliamo sapere da dove arrivano, da cosa fuggono, inventiamo definizioni come “clandestini” e “illegali”, solo per porre un’ulteriore frontiera tra loro e noi.
Riflettendo un attimo ci scopriamo stranieri in tutto il mondo.
“Non chiamarmi straniero, non preoccuparti da dove vengo; meglio pensare dove stiamo andando, dove ci porta il tempo! Non chiamarmi straniero perché il tuo pane e il tuo fuoco calmano la mia fame e mi protegge il tuo tetto. La fame non avverte nessuno e cambia spesso di proprietario.” Con le parole del cantautore argentino Alberto Cortéz Giuseppe Lanzi ama introdurre la sua mostra, un viaggio della mobilità umana che vuole aiutarci a vedere nell’altro un essere umano. Diverso e scomodo finché si vuole, ma che non ha bisogno del nostro permesso per esistere; chiede però, il nostro rispetto per poter sopravvivere.
L’evento dell’apertura del Battistero di S. Vittore agli spettatori di Un posto nel mondo è stato possibile grazie anche alla collaborazione dei Missionari Laici Scalabriniani ed alla rivista Vita. Un momento fondamentale del percorso, che entra nella penultima settimana, anche perché consente di visitare uno dei monumenti più importanti della città, solitamente chiuso al pubblico. Proprio perché l’obiettivo di Un posto nel mondo è quello di abbattere le frontiere con segnali forti, come la possibilità di vedere, parlare e scoprire le emergenze di cui conosciamo le proiezioni, ma che releghiamo a condizioni lontane dal nostro quotidiano.
Presso una delle più singolari location della città, il Battistero di S. Vittore, risalente all’XI secolo, si inaugura la mostra fotografica di Giuseppe Lanzi Frontiere-Borders-Fronteras.
E’ un viaggio alle frontiere del pianeta che il fotografo ha effettuato tra il 2001 ed il 2002, un documento che fa parlare, riflettere e discutere sulla condizione dell’Uomo, dell’unico Essere Umano che popola questo nostro mondo. Sono molte le frontiere incontrate in questo viaggio: politiche, economiche, etniche, culturali. Tutte barriere che rendono sempre più difficile l’approccio all’altro, al diverso. Un diverso dal quale difendersi, del quale avere paura.
Il percorso proposto da Lanzi all’interno di Un posto nel mondo documenta, dunque, la mancanza di giustizia distributiva tra I diversi della Terra.
Non dà risposte, vuole solo mettere in risalto le questioni che tutti siamo tenuti a porci.
I Desplazados di Cartagena, gli indocumentati di Tijuana, I poveri di tutta la terra ci interrogano e, forse, un giorno ci chiederanno il conto. Percorrono le nostre strade – quelle del cosidetto “primo mondo”, ma facciamo di tutto per non vederli, non vogliamo sapere da dove arrivano, da cosa fuggono, inventiamo definizioni come “clandestini” e “illegali”, solo per porre un’ulteriore frontiera tra loro e noi.
Riflettendo un attimo ci scopriamo stranieri in tutto il mondo.
“Non chiamarmi straniero, non preoccuparti da dove vengo; meglio pensare dove stiamo andando, dove ci porta il tempo! Non chiamarmi straniero perché il tuo pane e il tuo fuoco calmano la mia fame e mi protegge il tuo tetto. La fame non avverte nessuno e cambia spesso di proprietario.” Con le parole del cantautore argentino Alberto Cortéz Giuseppe Lanzi ama introdurre la sua mostra, un viaggio della mobilità umana che vuole aiutarci a vedere nell’altro un essere umano. Diverso e scomodo finché si vuole, ma che non ha bisogno del nostro permesso per esistere; chiede però, il nostro rispetto per poter sopravvivere.
L’evento dell’apertura del Battistero di S. Vittore agli spettatori di Un posto nel mondo è stato possibile grazie anche alla collaborazione dei Missionari Laici Scalabriniani ed alla rivista Vita. Un momento fondamentale del percorso, che entra nella penultima settimana, anche perché consente di visitare uno dei monumenti più importanti della città, solitamente chiuso al pubblico. Proprio perché l’obiettivo di Un posto nel mondo è quello di abbattere le frontiere con segnali forti, come la possibilità di vedere, parlare e scoprire le emergenze di cui conosciamo le proiezioni, ma che releghiamo a condizioni lontane dal nostro quotidiano.
19
novembre 2003
Giuseppe Lanzi – Frontiere-Borders-Fronteras
Dal 19 al 25 novembre 2003
fotografia
Location
BASILICA DI SAN VITTORE
Varese, Piazza Canonica, 7, (Varese)
Varese, Piazza Canonica, 7, (Varese)
Orario di apertura
tutti I giorni dalle 15 alle 19 e nelle giornate di sabato e domenica anche dalle 10 alle 13
Autore