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Giuseppe Macchia – Dimensioni parallele
L’opera di Giuseppe Macchia, che in un giudizio aprioristico potrebbe trovare riferimenti nel primo Dubuffet o per l’eccellenza cromatica e comunicativa addirittura nel nostro Burri, in realtà non appartiene – almeno nella sua pura essenza – all’universo informale
Comunicato stampa
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L'opera di Giuseppe Macchia, che in un giudizio aprioristico potrebbe trovare riferimenti nel primo Dubuffet o per l'eccellenza cromatica e comunicativa addirittura nel nostro Burri, in realtà non appartiene - almeno nella sua pura essenza - all'universo informale. Eppure, se di categorie in senso aristotelico parliamo, i parametri informali ci sono tutti. La sostanza, la qualità, l'azione, persino la passione. La funzione - ammesso che l'opera d'arte ne abbia - logica ed ontologica intesa in senso esistenziale, è pienamente manifesta. Nell'osservare le opere però, al primo impatto avvertiamo inadeguatezza, incapacità nel formulare un giudizio pieno. Lo sguardo non riesce a fissare il particolare, è trascinato in un'esplorazione ansiosa. Come un grano di sale affonda nell'acqua in ebollizione e poi si dissolve, elemento tra gli elementi. La percezione diventa la parte senziente delle strutture vorticose e magmatiche create dal colore, diventa la pastosità virulenta che si spalma sulla texture, anzi diventa la stessa texture. Non siamo abituati a questo plagio quando ci troviamo di fronte ad un Sacco od a un prezioso Cellotex! Ne siamo incantati, catturati intellettualmente, ma non inglobati. Né Vedova, né Novelli, né Jorn, nessun altro informale che io conosca - storico od attuale -hanno questo singolare potere. Con Macchia il nostro approccio alla conoscenza è mediato dalla sua realtà, si trasforma in una categoria alogica, in una funzione dell'intelletto capace di predeterminare le condizioni trascendenti dell'esperienza visiva. Per questo le volute ingenerate di Macchia ci appaiono come forme universali dove il rito gestuale della creazione od il caos delle trame seminascoste dei tessuti poveri o risplendenti, assumono il valore di veri e propri topoi.Voluti dall'artista , pronti per essere disvelati, offerti come luoghi dell'anima. Per chi osa guardare oltre quegli spazi, oltre quel tempo.
dalla presentazione a cura di Anna Maria Baratto
dalla presentazione a cura di Anna Maria Baratto
14
gennaio 2006
Giuseppe Macchia – Dimensioni parallele
Dal 14 al 31 gennaio 2006
arte contemporanea
Location
AKKADEMIA DEI PROSSIMALI
Roma, Via Alcamo, 4, (Roma)
Roma, Via Alcamo, 4, (Roma)
Orario di apertura
Lunedì e Giovedì dalle 15.00 alle 18.30 altri giorni su appuntamento al 348.8234157
Vernissage
14 Gennaio 2006, ore 18.30
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