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Giuseppe Marinucci / Mauro Crocetta
Verranno esposte circa sessanta opere plastiche, che rappresentano una sorta di percorso paradigmatico dell’opera scultorea dei due autori, in quanto la loro produzione è stata, nel corso degli anni, molto ricca e variegata
Comunicato stampa
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Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di San Benedetto del Tronto, sabato 2 agosto 2008, alle ore 18,30 presso i locali della Palazzina Azzurra, verrà inaugurata la mostra di sculture di Giuseppe Marinucci e Mauro Crocetta. Verranno esposte circa sessanta opere plastiche, che rappresentano una sorta di percorso paradigmatico dell’opera scultorea dei due autori, in quanto la loro produzione è stata, nel corso degli anni, molto ricca e variegata.
La mostra, curata da Armando Ginesi, è documentata da un prezioso catalogo con testi dello stesso Ginesi e di Giancarlo Bassotti.
Giuseppe Marinucci (Ascoli Piceno, 1925 – 1981)
E’ figlio di quella terra picena che, nel corso dei secoli, ha generato illustri personalità nel mondo della poesia, dell’arte, della cultura. Cecco d’Ascoli (al secolo Francesco Stabili), Carlo Crivelli, Adolfo De Carolis, Osvaldo, Licini, Giovanni Allevi solo per citarne alcuni.
Marinucci intraprende giovanissimo la via dell’arte. Fin dalle scuole elementari spicca l’attitudine al disegno e per questo inizia a frequentare lo studio del ceramista Nello Giovanili. Avido di conoscere i trucchi del mestiere cerca di sapere di più di quel che il maestro gli permetteva di conoscere. Frequenta mostre di ceramica per parlare con i fornaciai, per mantenere contatti con artigiani di consumato mestiere. Ma il suo vero maestro sarà Ghino Sassetti, docente all’Accademia di Belle Arti di Urbino, che gli insegna i rudimenti della scultura. Di Sassetti e di Riccardo Gabrielli, altro suo maestro, esegue, ai tempi della frequentazione, i ritratti in terracotta che conserverà sempre gelosamente.
Artista di tutto mestiere, Marinucci ha modellato e plasmato con sapienza e sicurezza bronzi, terrecotte, gessi patinati di piccole e grandi dimensioni, si pensi ad esempio al pannello plastico d’istoriazione, una maiolica monumentale di 25 metri per 6: “I Misteri Gloriosi”, collocato nella chiesa dell’Immacolata ad Ascoli Piceno.
Attento osservatore dell’arte contemporanea e partecipe del proprio tempo egli assorbe la lezione di Medardo Rosso, filtrandola con una sensibilità modernissima, che affonda le sue radici nella tradizione dell’arte italiana non disgiunta da una nuova ottica propria degli Impressionisti francesi nel vedere il mondo e rappresentarlo, mentre egli non affronta il problema caro a Boccioni e, in genere, all’arte post-impressionista, dello spazio, della costruzione dei piani, dell’inserimento e della sintesi della scultura in essi, ma rivolge la sua attenzione al disfacimento della materia. Le masse sono ridotte a linee di forza, i piani si moltiplicano e si intersecano, si compongono e si scompongono perchè diventi possibile un inserimento più profondo dello spazio, perché lo spazio stesso diventi scultura.
Giuseppe Marinucci, scrive Armando Ginesi nel saggio ospitato in catalogo, è stato un manipolatore straordinario della materia, capace di sintonizzarsi con essa per rintracciarne ogni potenzialità dialogica attraverso cui dare voce ai sentimenti. Lo stesso Ginesi aggiunge “forse dovremmo più correttamente dire “materie”, perché dalla ceramica al bronzo, dal ferro alla cera, al legno, alla pietra, sono stati molti i materiali che Marinucci ha trattato ed ha manipolato con mano sapiente e maestra”.
Mauro Crocetta (Trinitapoli, FG 1942 – Martinsicuro, TE 2004)
Consegue la laurea in Scienze Politiche all’Università di Bari (1966) e quella in Lettere all’Università di Pavia (1976).
Conosce Giuseppe Marinucci nel 1972, scrive Armando Ginesi e si innamora letteralmente del suo lavoro, al quale dedica analisi critiche fortemente partecipate. Perché riesce subito a penetrare profondamente nella sensibilità dell’autore, ne decodifica il linguaggio e ne mette in evidenza, con una prosa puntuale ed attenta, l’universo semantico.
Scultore, saggista e critico d’arte riceve nel 1978 il Premio Cultura Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’opera monografica Profilo di Giuseppe Marinucci, lo scultore marchigiano nella cui bottega ha mosso i primi passi nell’arte plastica. Partecipa alla Biennale Internazionale del bronzetto di Ravenna, ininterrottamente dal 1988 al 1998.
La frequentazione con il maestro ascolano lo induce ad aggiungere al linguaggio verbale, nel quale Crocetta si muove a proprio agio, anche quello visivo e, nella fattispecie, plastico. All’inizio è chiaro che il modello espressivo dell’autore ascolano si impone, ma l’allievo possiede una personalità consolidata, frutto di temperamento individuale e di studi. Condivide con il mèntore la sensibilità “espressionista” di fondo: è più giovane di lui di diciassette anni, ma vive nello stesso periodo storico e culturale nel quale l’Europa è pervasa dalla cultura esistenzialista. Solo che in Crocetta l’urlo, la denuncia, non sono gridati con toni alti, come in Marinucci; il dramma dell’esistenza, il crollo delle illusioni, le delusioni appaiono mitigate, forse grazie ad una prospettiva di fede che dal pensiero sartiano lo fa magari approdare a quello di Marcel Gabriel o verso i lidi dell’ “Umanesimo integrale” di Jacques Maritain.
La mostra dedicata a Giuseppe Marinucci e a Mauro Crocetta assume anche un importante funzione didattica, perché dimostra come dal maestro si possa passare all’allievo, con esiti di originalità di entrambi gli orizzonti linguistici; come due sensibilità affini ma ovviamente non identiche, possano muovere da una medesima visione del mondo per svolgerne il racconto con diversi registri tonali ma soprattutto mediante approcci culturali e ideali differenti; insomma come due spiriti in consonanza possano rimanere originalmente se stessi e diversificarsi sul piano delle ermeneutiche di pensiero e di fede.
La mostra si avvale del patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Ascoli Piceno
La mostra, curata da Armando Ginesi, è documentata da un prezioso catalogo con testi dello stesso Ginesi e di Giancarlo Bassotti.
Giuseppe Marinucci (Ascoli Piceno, 1925 – 1981)
E’ figlio di quella terra picena che, nel corso dei secoli, ha generato illustri personalità nel mondo della poesia, dell’arte, della cultura. Cecco d’Ascoli (al secolo Francesco Stabili), Carlo Crivelli, Adolfo De Carolis, Osvaldo, Licini, Giovanni Allevi solo per citarne alcuni.
Marinucci intraprende giovanissimo la via dell’arte. Fin dalle scuole elementari spicca l’attitudine al disegno e per questo inizia a frequentare lo studio del ceramista Nello Giovanili. Avido di conoscere i trucchi del mestiere cerca di sapere di più di quel che il maestro gli permetteva di conoscere. Frequenta mostre di ceramica per parlare con i fornaciai, per mantenere contatti con artigiani di consumato mestiere. Ma il suo vero maestro sarà Ghino Sassetti, docente all’Accademia di Belle Arti di Urbino, che gli insegna i rudimenti della scultura. Di Sassetti e di Riccardo Gabrielli, altro suo maestro, esegue, ai tempi della frequentazione, i ritratti in terracotta che conserverà sempre gelosamente.
Artista di tutto mestiere, Marinucci ha modellato e plasmato con sapienza e sicurezza bronzi, terrecotte, gessi patinati di piccole e grandi dimensioni, si pensi ad esempio al pannello plastico d’istoriazione, una maiolica monumentale di 25 metri per 6: “I Misteri Gloriosi”, collocato nella chiesa dell’Immacolata ad Ascoli Piceno.
Attento osservatore dell’arte contemporanea e partecipe del proprio tempo egli assorbe la lezione di Medardo Rosso, filtrandola con una sensibilità modernissima, che affonda le sue radici nella tradizione dell’arte italiana non disgiunta da una nuova ottica propria degli Impressionisti francesi nel vedere il mondo e rappresentarlo, mentre egli non affronta il problema caro a Boccioni e, in genere, all’arte post-impressionista, dello spazio, della costruzione dei piani, dell’inserimento e della sintesi della scultura in essi, ma rivolge la sua attenzione al disfacimento della materia. Le masse sono ridotte a linee di forza, i piani si moltiplicano e si intersecano, si compongono e si scompongono perchè diventi possibile un inserimento più profondo dello spazio, perché lo spazio stesso diventi scultura.
Giuseppe Marinucci, scrive Armando Ginesi nel saggio ospitato in catalogo, è stato un manipolatore straordinario della materia, capace di sintonizzarsi con essa per rintracciarne ogni potenzialità dialogica attraverso cui dare voce ai sentimenti. Lo stesso Ginesi aggiunge “forse dovremmo più correttamente dire “materie”, perché dalla ceramica al bronzo, dal ferro alla cera, al legno, alla pietra, sono stati molti i materiali che Marinucci ha trattato ed ha manipolato con mano sapiente e maestra”.
Mauro Crocetta (Trinitapoli, FG 1942 – Martinsicuro, TE 2004)
Consegue la laurea in Scienze Politiche all’Università di Bari (1966) e quella in Lettere all’Università di Pavia (1976).
Conosce Giuseppe Marinucci nel 1972, scrive Armando Ginesi e si innamora letteralmente del suo lavoro, al quale dedica analisi critiche fortemente partecipate. Perché riesce subito a penetrare profondamente nella sensibilità dell’autore, ne decodifica il linguaggio e ne mette in evidenza, con una prosa puntuale ed attenta, l’universo semantico.
Scultore, saggista e critico d’arte riceve nel 1978 il Premio Cultura Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’opera monografica Profilo di Giuseppe Marinucci, lo scultore marchigiano nella cui bottega ha mosso i primi passi nell’arte plastica. Partecipa alla Biennale Internazionale del bronzetto di Ravenna, ininterrottamente dal 1988 al 1998.
La frequentazione con il maestro ascolano lo induce ad aggiungere al linguaggio verbale, nel quale Crocetta si muove a proprio agio, anche quello visivo e, nella fattispecie, plastico. All’inizio è chiaro che il modello espressivo dell’autore ascolano si impone, ma l’allievo possiede una personalità consolidata, frutto di temperamento individuale e di studi. Condivide con il mèntore la sensibilità “espressionista” di fondo: è più giovane di lui di diciassette anni, ma vive nello stesso periodo storico e culturale nel quale l’Europa è pervasa dalla cultura esistenzialista. Solo che in Crocetta l’urlo, la denuncia, non sono gridati con toni alti, come in Marinucci; il dramma dell’esistenza, il crollo delle illusioni, le delusioni appaiono mitigate, forse grazie ad una prospettiva di fede che dal pensiero sartiano lo fa magari approdare a quello di Marcel Gabriel o verso i lidi dell’ “Umanesimo integrale” di Jacques Maritain.
La mostra dedicata a Giuseppe Marinucci e a Mauro Crocetta assume anche un importante funzione didattica, perché dimostra come dal maestro si possa passare all’allievo, con esiti di originalità di entrambi gli orizzonti linguistici; come due sensibilità affini ma ovviamente non identiche, possano muovere da una medesima visione del mondo per svolgerne il racconto con diversi registri tonali ma soprattutto mediante approcci culturali e ideali differenti; insomma come due spiriti in consonanza possano rimanere originalmente se stessi e diversificarsi sul piano delle ermeneutiche di pensiero e di fede.
La mostra si avvale del patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Ascoli Piceno
02
agosto 2008
Giuseppe Marinucci / Mauro Crocetta
Dal 02 al 31 agosto 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZINA AZZURRA
San Benedetto Del Tronto, Viale Bruno Buozzi, 14, (Ascoli Piceno)
San Benedetto Del Tronto, Viale Bruno Buozzi, 14, (Ascoli Piceno)
Orario di apertura
tutti i giorni 18,00 – 24,00
Vernissage
2 Agosto 2008, ore 18.30
Autore
Curatore