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Giuseppe Moscatello – Dopo la partenza
personale
Comunicato stampa
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Fuochi
Ricordo e sogno sono entrambi soggetti a dissoluzioni improvvise; eppure il primo ha sempre un senso di compiutezza narrativa che manca al secondo. La cosa non deriva dal fatto che il ricordo è ripercorrimento di tracce mnestiche, quindi di un vissuto: anche il sogno pesca il suo materiale dal passato. Il ricordo è abbracciato pienamente perché ha la sua risoluzione nel presente della nostra persistenza corporea: quello che noi siamo nel momento in cui ricordiamo è il suo vero “finale”: il ricordo è come se finisse sempre nel punto in cui è cominciato e in esso ci sentiamo a casa. Nel sogno invece incediamo come in un campo che sappiamo minato. Il sognare è sempre inerenza dal passato al non ancora risolto, a una soluzione ancora rimandata, inerenza a un tempo indefinitivamente futuro. Il sogno è visione.
I soggetti dei lavori di Giuseppe Moscatello derivano dal paesaggio naturale e sociale del suo Salento. Pur trattandosi di aspetti di vita popolare - un matrimonio, una banda di paese, dei fuochi d'artificio - non traducono mai un desiderio di folclore, o di recupero di un mito di una terra d'origine. Moscatello si rivolge semplicemente a ciò che gli è intorno più di altro, a ciò che gli appartiene e abita in prima persona. La sua esigenza è che i soggetti, anche se filtrati e deformati, rimangano perfettamente riconoscibili. Infatti attraverso la manipolazione dell'immagine non vuole farci accedere a una realtà altra rispetto a quella immediatamente visibile. La sua intenzione è invece quella di spostarci dalla distanza di sicurezza che teniamo dalle cose e che ce le rende presenti: allentare la nostra capacità di presa sullo spazio, rendendoci miopi o presbiti, e sul tempo, dilatando la ritmica naturale dell'azione. Perduta la giusta distanza, le cose ci sono restituite in una fenomenologia che è insieme del ricordo e del sogno, del ripercorrimento e della sorpresa: sfuggono sotto i nostri occhi presenti inerendo contemporaneamente a un passato e a un futuro indistinti.
Nel video Fuochi si vedono delle esplosioni di fuochi d'artificio diurni, invertite e rallentate. Nella ripresa i fuochi sono (ri)scoperti nel momento di espansione nello spazio, cui l’inversione in nero fa corrispondere una contemporanea contrazione sul piano ottico: l'esplosione risulta così movimento espansivo e contrattivo insieme. Ogni fuoco è insieme stella e foro. Un effetto simile si ha nel sonoro: il suono di ogni botto si propaga e allo stesso tempo collassa in sé: ogni botto è come se inghiottisse la sua eco. L'impatto è straniante, diversissimo dall'assistere al medesimo spettacolo dal vivo o alla sua mera registrazione. Lo spettatore coglie l'esplosione come non-presente: ogni esplosione è contemporanea espansione-futuro e contrazione-passato. Piuttosto è il filmato, nel suo presente, ad avere presa su chi lo guarda. In questo è l'estasi del mezzo: la macchina tiene il suo ordine temporale, e lo impone ad operatore e spettatore, senza che questi riescano ad abitarlo in sicurezza. Un altro lavoro - Senza titolo (banda) - è costituito da una vecchia fotografia, recuperata da qualche soffitta o archivio di paese e manipolata, che mostra alcuni componenti di una banda musicale. Centrale, anche in questo caso, non è la riesumazione di memorie personali o familiari, ma il rapporto che si instaura tra tempo interno dell'immagine e tempo dell'osservatore, tanto che l'opera funziona da contrappunto al video: ogni volto (come un fuoco d'artificio) appare, si espande e si contrae temporalmente nella coscienza, ogni volto è come l'ottone che gli è accanto, vibra nell'aria e insieme è voragine in cui il suono viene risucchiato. L'immagine nella foto non ci è presente, ma ci tiene nel suo altro presente, incantati, tra ricordo e visione.
Alessio Fransoni
Giuseppe Moscatello è nato a Botrugno (LE) nel 1979. Si è diplomato nel 2003 presso l'Accademia delle Belle Arti a Roma.
Mostre personali: 2006, Fuga e Toccata, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Roma; Dopo la partenza, Senzatitolo, Roma.
Mostre collettive: 1999, Galleria la Cuba d'Oro, Roma, Premio Maurizio Marchese; 2001, Searching.it, Galleria comunale d' arte contemporanea di Ciampino D'AC ; 2002, Anteprima, Centro internazionale d'arte contemporanea Castello Colonna, Genazzano (RM); 2003, Anteprima, Palazzo Comunale di Ripatransone (AP); D’apres Gauguin, Palazzo di Pietra, Roma; Play, videorassegna, Care Of, Milano; 2004, Progetto LUA, Laboratorio Urbano Aperto, San Cassiano (LE); Quarantanove Studio Lipoli e Lopez Roma; 2005, Quotidiano, Studio Gianfranco Notargiacomo, Roma; L' età nomade, Ex Mattatoio, Roma; Videomatic, Galleria dei Serpenti, Roma
Ricordo e sogno sono entrambi soggetti a dissoluzioni improvvise; eppure il primo ha sempre un senso di compiutezza narrativa che manca al secondo. La cosa non deriva dal fatto che il ricordo è ripercorrimento di tracce mnestiche, quindi di un vissuto: anche il sogno pesca il suo materiale dal passato. Il ricordo è abbracciato pienamente perché ha la sua risoluzione nel presente della nostra persistenza corporea: quello che noi siamo nel momento in cui ricordiamo è il suo vero “finale”: il ricordo è come se finisse sempre nel punto in cui è cominciato e in esso ci sentiamo a casa. Nel sogno invece incediamo come in un campo che sappiamo minato. Il sognare è sempre inerenza dal passato al non ancora risolto, a una soluzione ancora rimandata, inerenza a un tempo indefinitivamente futuro. Il sogno è visione.
I soggetti dei lavori di Giuseppe Moscatello derivano dal paesaggio naturale e sociale del suo Salento. Pur trattandosi di aspetti di vita popolare - un matrimonio, una banda di paese, dei fuochi d'artificio - non traducono mai un desiderio di folclore, o di recupero di un mito di una terra d'origine. Moscatello si rivolge semplicemente a ciò che gli è intorno più di altro, a ciò che gli appartiene e abita in prima persona. La sua esigenza è che i soggetti, anche se filtrati e deformati, rimangano perfettamente riconoscibili. Infatti attraverso la manipolazione dell'immagine non vuole farci accedere a una realtà altra rispetto a quella immediatamente visibile. La sua intenzione è invece quella di spostarci dalla distanza di sicurezza che teniamo dalle cose e che ce le rende presenti: allentare la nostra capacità di presa sullo spazio, rendendoci miopi o presbiti, e sul tempo, dilatando la ritmica naturale dell'azione. Perduta la giusta distanza, le cose ci sono restituite in una fenomenologia che è insieme del ricordo e del sogno, del ripercorrimento e della sorpresa: sfuggono sotto i nostri occhi presenti inerendo contemporaneamente a un passato e a un futuro indistinti.
Nel video Fuochi si vedono delle esplosioni di fuochi d'artificio diurni, invertite e rallentate. Nella ripresa i fuochi sono (ri)scoperti nel momento di espansione nello spazio, cui l’inversione in nero fa corrispondere una contemporanea contrazione sul piano ottico: l'esplosione risulta così movimento espansivo e contrattivo insieme. Ogni fuoco è insieme stella e foro. Un effetto simile si ha nel sonoro: il suono di ogni botto si propaga e allo stesso tempo collassa in sé: ogni botto è come se inghiottisse la sua eco. L'impatto è straniante, diversissimo dall'assistere al medesimo spettacolo dal vivo o alla sua mera registrazione. Lo spettatore coglie l'esplosione come non-presente: ogni esplosione è contemporanea espansione-futuro e contrazione-passato. Piuttosto è il filmato, nel suo presente, ad avere presa su chi lo guarda. In questo è l'estasi del mezzo: la macchina tiene il suo ordine temporale, e lo impone ad operatore e spettatore, senza che questi riescano ad abitarlo in sicurezza. Un altro lavoro - Senza titolo (banda) - è costituito da una vecchia fotografia, recuperata da qualche soffitta o archivio di paese e manipolata, che mostra alcuni componenti di una banda musicale. Centrale, anche in questo caso, non è la riesumazione di memorie personali o familiari, ma il rapporto che si instaura tra tempo interno dell'immagine e tempo dell'osservatore, tanto che l'opera funziona da contrappunto al video: ogni volto (come un fuoco d'artificio) appare, si espande e si contrae temporalmente nella coscienza, ogni volto è come l'ottone che gli è accanto, vibra nell'aria e insieme è voragine in cui il suono viene risucchiato. L'immagine nella foto non ci è presente, ma ci tiene nel suo altro presente, incantati, tra ricordo e visione.
Alessio Fransoni
Giuseppe Moscatello è nato a Botrugno (LE) nel 1979. Si è diplomato nel 2003 presso l'Accademia delle Belle Arti a Roma.
Mostre personali: 2006, Fuga e Toccata, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Roma; Dopo la partenza, Senzatitolo, Roma.
Mostre collettive: 1999, Galleria la Cuba d'Oro, Roma, Premio Maurizio Marchese; 2001, Searching.it, Galleria comunale d' arte contemporanea di Ciampino D'AC ; 2002, Anteprima, Centro internazionale d'arte contemporanea Castello Colonna, Genazzano (RM); 2003, Anteprima, Palazzo Comunale di Ripatransone (AP); D’apres Gauguin, Palazzo di Pietra, Roma; Play, videorassegna, Care Of, Milano; 2004, Progetto LUA, Laboratorio Urbano Aperto, San Cassiano (LE); Quarantanove Studio Lipoli e Lopez Roma; 2005, Quotidiano, Studio Gianfranco Notargiacomo, Roma; L' età nomade, Ex Mattatoio, Roma; Videomatic, Galleria dei Serpenti, Roma
15
settembre 2006
Giuseppe Moscatello – Dopo la partenza
Dal 15 al 30 settembre 2006
arte contemporanea
Location
SPAZIO SENZATITOLO
Roma, Via Panisperna, 100, (Roma)
Roma, Via Panisperna, 100, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle ore 16,30 alle 19,30 chiuso lun. e festivi
Vernissage
15 Settembre 2006, ore 19
Autore