Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giuseppe Panza di Biumo – Dialoghi americani
L’omaggio ad una delle più importanti personalità della storia dell’arte contemporanea, Giuseppe Panza di Biumo, apre il programma espositivo 2014
della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’omaggio ad una delle più importanti personalità della storia dell’arte contemporanea, Giuseppe Panza di Biumo, apre il programma espositivo 2014
della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
Protagonista del collezionismo internazionale del XX secolo, Giuseppe Panza ha creato a partire dagli anni Cinquanta una delle più interessanti raccolte d’arte dei maestri
della pittura americana del secondo dopoguerra. L’esposizione propone un’accuratissima selezione di capolavori raccolti fin dai primi anni della sua attività di collezionista,
dall’espressionismo astratto alla pop art, dalla minimal all’arte concettuale, per arrivare alla “terza collezione” costruita dagli anni Ottanta in poi.
A cura di Gabriella Belli e Elisabetta Barisoni, con il progetto espositivo di Daniela Ferretti, la mostra è ospitata negli ampi spazi della prestigiosa Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro,
che, in linea con quanto avviato con il recente restyling, si aprono ad accogliere mostre di peso internazionale dedicate alle sperimentazioni del XX secolo.
Una quarantina di lavori di 27 artisti arriveranno a Venezia in prestito dai musei Guggenheim di New York e MOCA di Los Angeles, le due istituzioni americane che conservano i nuclei più importanti della collezione Panza di Biumo, insieme ad un gruppo di significative opere provenienti dalla collezione privata della famiglia,
oggi altrettanto amorevolmente gestita dalla moglie Rosa Giovanna Panza e dai figli.
Si tratta di un’occasione unica per il pubblico di vedere, esposta per la prima volta in Italia, la parte più “segreta” e nello stesso tempo più nota – per la fortuna critica che accompagnò il destino dei suoi protagonisti – della straordinaria collezione che Giuseppe Panza di Biumo ha raccolto con capolavori di Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Franz Kline, Donald Judd, Mark Rothko, Dan Flavin, Hanne Darboven, Jan Dibbets, Joseph Kosuth, Richard Serra e molti altri esponenti della modernità d’oltreoceano.
La coerenza della collezione rivela molto dello spirito con cui è stata costruita.
Per Giuseppe Panza – scomparso nel 2010 – collezionare ha sempre significato attribuire un senso estetico ed etico alla sua vita giornaliera,
una relazione molto complessa, intima e appassionata che non riguardava, se non in maniera del tutto residuale, l’area dell’investimento economico.
Sia quando sceglie, nella prima stagione della sua collezione, gli autori statunitensi del post-formalismo, toccando con mano il vigore creativo della giovane generazione artistica americana, sia quando,
a partire dal 1969, coglie tra i primi il valore e la novità dell’arte concettuale, Panza agisce sempre come un vero talent scout mosso dall’esigenza di scoprire e da un’assetata curiosità di conoscere.
“Quello che posso dire – spiega nelle conversazioni con Philippe Ungar – è che la mia ricerca va oltre i limiti di quello che si vede: tende a qualcosa che non riesco mai veramente a raggiungere,
ma che ho la sensazione coincida con la pienezza della vita. Il sentore che tutto derivi da questa cosa incomprensibile…è una ricerca personale.
Ho la sensazione che anche chi crea sia alla ricerca del superamento di qualcosa, che egli diventi lo strumento di una forza, di un soffio, di un’energia di cui solo raramente siamo consapevoli”.
E ancora, nella sua autobiografia pubblicata nel 2003: “la vera arte è sempre uno strumento per comunicare con l’ignoto, che è dentro di noi e attorno a noi…”.
Autentico mentore della contemporaneità, Giuseppe Panza di Biumo si è dunque avvicinato precocemente alla pittura americana ed europea del secondo dopoguerra,
con intuizioni originali in tempi “non sospetti” e rapporti personali con gli artisti,
costruendo una collezione che è documento fondamentale e non convenzionale per comprendere l’evoluzione artistica di quel periodo.
Una collezione che l’Italia si è fatta sfuggire quando la Regione Piemonte, nel 1974, non colse l’offerta di vendita di 80 opere della raccolta a un prezzo scontato, pur che restassero in Italia (sarà poi il MOCA di Los Angeles a comprarle), o quando altre città non resero possibile le donazioni proposte; una collezione la cui identità viene ora ricostruita, a grandi tappe, nella mostra di Ca’ Pesaro, allestita con l’intento di assecondare il gusto e la predilezione di Panza per il silenzio e gli ampi intervalli e fedele testimonianza delle sue preferenze collezionistiche.
Così della carrellata di capolavori che il pubblico potrà ammirare a Venezia – per la maggior parte mai esposti nel nostro Paese – non poteva mancare per esempio la prima opera di Rauschenberg acquistata da Panza: quel Kickback che “lo impressionò” a Documenta II, nel 1959, “perché vi era un’atmosfera carica di emozioni,
una rappresentazione della realtà completamente trasfigurata dalla memoria e dalla passione, episodi del momento…”.
Nessuno a quel tempo era interessato a Rauschenberg, ma Panza – come ha ricordato Leo Castelli che lo definiva “probabilmente il collezionista più straordinario in cui mi sia mai imbattuto” –
“comprò in una sola volta sei dei suoi quadri, o forse anche di più...”.
All’arte concettuale Panza s’interessa tra il ’70 e il ’72 – “per la prima volta la filosofia ha avuto un’immagine… Comunicare idee ed emozioni questa è la funzione dell’arte” – e a Ca’ Pesaro, tra gli artisti esposti, ci sarà anche Walter De Maria con Broken Kilometer del ’79: “quando un manufatto arriva alla perfezione – rifletteva – si stacca dal tempo, diventa la presenza di un’idea immortale; se il profondo desiderio dell’uomo è vincere la morte, quest’opera è la testimonianza di una possibilità…!”.
Fino alla “terza collezione”, dall’88 in poi dopo una lunga pausa degli acquisti: Alan Grahm e le sue forme primordiali, Max Cole, Lawrence Carroll, Gregory Mahoney
con la sua “contemplazione dell’universo”, David Simpson “la cui arte – per Giuseppe Panza di Biumo – rivive nel colore e nella luce un episodio della vita cosmica che ci dona la possibilità di esistere”.
Fino alla fine alla ricerca della verità, di qualche cosa di profondo e universale, del miracolo dell’arte.
Catalogo Marsilio – Venezia, con testi di Gabriella Belli (direttore Fondazione Musei Civici di Venezia), Ted Mann (Assistant Curator della Panza Collection al Guggenheim di New York),
Alma Ruiz (Senior Curator al MOCA di Los Angeles) e Elisabetta Barisoni (curatore Mart e dottoranda Università degli Studi di Verona).
della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro.
Protagonista del collezionismo internazionale del XX secolo, Giuseppe Panza ha creato a partire dagli anni Cinquanta una delle più interessanti raccolte d’arte dei maestri
della pittura americana del secondo dopoguerra. L’esposizione propone un’accuratissima selezione di capolavori raccolti fin dai primi anni della sua attività di collezionista,
dall’espressionismo astratto alla pop art, dalla minimal all’arte concettuale, per arrivare alla “terza collezione” costruita dagli anni Ottanta in poi.
A cura di Gabriella Belli e Elisabetta Barisoni, con il progetto espositivo di Daniela Ferretti, la mostra è ospitata negli ampi spazi della prestigiosa Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro,
che, in linea con quanto avviato con il recente restyling, si aprono ad accogliere mostre di peso internazionale dedicate alle sperimentazioni del XX secolo.
Una quarantina di lavori di 27 artisti arriveranno a Venezia in prestito dai musei Guggenheim di New York e MOCA di Los Angeles, le due istituzioni americane che conservano i nuclei più importanti della collezione Panza di Biumo, insieme ad un gruppo di significative opere provenienti dalla collezione privata della famiglia,
oggi altrettanto amorevolmente gestita dalla moglie Rosa Giovanna Panza e dai figli.
Si tratta di un’occasione unica per il pubblico di vedere, esposta per la prima volta in Italia, la parte più “segreta” e nello stesso tempo più nota – per la fortuna critica che accompagnò il destino dei suoi protagonisti – della straordinaria collezione che Giuseppe Panza di Biumo ha raccolto con capolavori di Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Franz Kline, Donald Judd, Mark Rothko, Dan Flavin, Hanne Darboven, Jan Dibbets, Joseph Kosuth, Richard Serra e molti altri esponenti della modernità d’oltreoceano.
La coerenza della collezione rivela molto dello spirito con cui è stata costruita.
Per Giuseppe Panza – scomparso nel 2010 – collezionare ha sempre significato attribuire un senso estetico ed etico alla sua vita giornaliera,
una relazione molto complessa, intima e appassionata che non riguardava, se non in maniera del tutto residuale, l’area dell’investimento economico.
Sia quando sceglie, nella prima stagione della sua collezione, gli autori statunitensi del post-formalismo, toccando con mano il vigore creativo della giovane generazione artistica americana, sia quando,
a partire dal 1969, coglie tra i primi il valore e la novità dell’arte concettuale, Panza agisce sempre come un vero talent scout mosso dall’esigenza di scoprire e da un’assetata curiosità di conoscere.
“Quello che posso dire – spiega nelle conversazioni con Philippe Ungar – è che la mia ricerca va oltre i limiti di quello che si vede: tende a qualcosa che non riesco mai veramente a raggiungere,
ma che ho la sensazione coincida con la pienezza della vita. Il sentore che tutto derivi da questa cosa incomprensibile…è una ricerca personale.
Ho la sensazione che anche chi crea sia alla ricerca del superamento di qualcosa, che egli diventi lo strumento di una forza, di un soffio, di un’energia di cui solo raramente siamo consapevoli”.
E ancora, nella sua autobiografia pubblicata nel 2003: “la vera arte è sempre uno strumento per comunicare con l’ignoto, che è dentro di noi e attorno a noi…”.
Autentico mentore della contemporaneità, Giuseppe Panza di Biumo si è dunque avvicinato precocemente alla pittura americana ed europea del secondo dopoguerra,
con intuizioni originali in tempi “non sospetti” e rapporti personali con gli artisti,
costruendo una collezione che è documento fondamentale e non convenzionale per comprendere l’evoluzione artistica di quel periodo.
Una collezione che l’Italia si è fatta sfuggire quando la Regione Piemonte, nel 1974, non colse l’offerta di vendita di 80 opere della raccolta a un prezzo scontato, pur che restassero in Italia (sarà poi il MOCA di Los Angeles a comprarle), o quando altre città non resero possibile le donazioni proposte; una collezione la cui identità viene ora ricostruita, a grandi tappe, nella mostra di Ca’ Pesaro, allestita con l’intento di assecondare il gusto e la predilezione di Panza per il silenzio e gli ampi intervalli e fedele testimonianza delle sue preferenze collezionistiche.
Così della carrellata di capolavori che il pubblico potrà ammirare a Venezia – per la maggior parte mai esposti nel nostro Paese – non poteva mancare per esempio la prima opera di Rauschenberg acquistata da Panza: quel Kickback che “lo impressionò” a Documenta II, nel 1959, “perché vi era un’atmosfera carica di emozioni,
una rappresentazione della realtà completamente trasfigurata dalla memoria e dalla passione, episodi del momento…”.
Nessuno a quel tempo era interessato a Rauschenberg, ma Panza – come ha ricordato Leo Castelli che lo definiva “probabilmente il collezionista più straordinario in cui mi sia mai imbattuto” –
“comprò in una sola volta sei dei suoi quadri, o forse anche di più...”.
All’arte concettuale Panza s’interessa tra il ’70 e il ’72 – “per la prima volta la filosofia ha avuto un’immagine… Comunicare idee ed emozioni questa è la funzione dell’arte” – e a Ca’ Pesaro, tra gli artisti esposti, ci sarà anche Walter De Maria con Broken Kilometer del ’79: “quando un manufatto arriva alla perfezione – rifletteva – si stacca dal tempo, diventa la presenza di un’idea immortale; se il profondo desiderio dell’uomo è vincere la morte, quest’opera è la testimonianza di una possibilità…!”.
Fino alla “terza collezione”, dall’88 in poi dopo una lunga pausa degli acquisti: Alan Grahm e le sue forme primordiali, Max Cole, Lawrence Carroll, Gregory Mahoney
con la sua “contemplazione dell’universo”, David Simpson “la cui arte – per Giuseppe Panza di Biumo – rivive nel colore e nella luce un episodio della vita cosmica che ci dona la possibilità di esistere”.
Fino alla fine alla ricerca della verità, di qualche cosa di profondo e universale, del miracolo dell’arte.
Catalogo Marsilio – Venezia, con testi di Gabriella Belli (direttore Fondazione Musei Civici di Venezia), Ted Mann (Assistant Curator della Panza Collection al Guggenheim di New York),
Alma Ruiz (Senior Curator al MOCA di Los Angeles) e Elisabetta Barisoni (curatore Mart e dottoranda Università degli Studi di Verona).
01
febbraio 2014
Giuseppe Panza di Biumo – Dialoghi americani
Dal primo febbraio al 04 maggio 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA DI CA’ PESARO
Venezia, Santa Croce, 2076, (Venezia)
Venezia, Santa Croce, 2076, (Venezia)
Biglietti
intero: 10€
Ridotto: 7,5€
Orario di apertura
10 – 17 (biglietteria 10 – 16) fino al 31 marzo
10 – 18 (biglietteria 10 – 17) dal 1 aprile
Chiuso lunedì e 1 maggio
Vernissage
1 Febbraio 2014, ore 11.00 alle ore 14.00 per la stampa su accredito
Editore
MARSILIO
Ufficio stampa
VILLAGGIO GLOBALE
Autore
Curatore