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Giuseppe Pavone – Punti di fuga
La mostra raccoglie una selezione di migliaia di scatti realizzati da Giuseppe Pavone dai finestrini dei treni, percorrendo l’Italia in lungo e in largo sulle carrozze delle Ferrovie dello Stato. Punti di fuga è un viaggio, un viaggio in treno nel paesaggio italiano attraversato dalla ferrovia.
Comunicato stampa
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Il lavoro raccoglie una selezione di migliaia di scatti realizzati dai finestrini dei treni, percorrendo
l’Italia in lungo e in largo sulle carrozze delle Ferrovie dello Stato. Punti di fuga è un viaggio, un
viaggio in treno nel paesaggio italiano attraversato dalla ferrovia.
Questo paesaggio è un paesaggio particolare. La nascita delle strade, il tracciamento delle strade
ha creato il paesaggio come noi lo conosciamo. Così la ferrovia. La tracciatura delle linee
ferroviarie ha creato un altro paesaggio che è quello che noi percepiamo solo con il viaggio
ferroviario.
Perché queste foto ci intrigano tanto? Perché le guardiamo così intensamente? Passando da una
all’altra cerchiamo di capire la tecnica di ripresa, individuiamo le costanti operative, ma non ci basta.
Analizziamo i livelli di definizione formale, facciamo attenzione ai primi piani, alle forme sfuggenti, ai
colori frammentati. Ci sembra di poter cogliere il punctum, come nella classica definizione di Roland
Barthes, in un dettaglio del paesaggio, all’orizzonte... È quindi l’effetto di mosso il segreto di queste
immagini? Lo svanire degli oggetti in primo piano a favore della persistenza delle figure in
fondo?...Esse non sono per niente casuali: casuale sarà stata la scoperta della novità di una ripresa
dal treno in movimento, ma partendo dalla intuizione è stata perseguita una ricerca motivata e
rigorosa...Pavone ha viaggiato per anni, percorrendo migliaia di chilometri in treno, producendo
immagini dense, dando senso e continuità ad una esplorazione figurativa che è diventata
innovazione linguistica e analisi paesaggistica inedita...La figura, il punctum rilevante, non è in
primo piano, dove domina il mosso delle forme transeunti, è invece nel fondo dell’immagine...Le
immagini sovvertono la nostra abitudine alla nitidezza fotografica: lo scarto visivo, l’inattesa
vaghezza delle parti mosse, ci costringono a percorrerle ripetutamente analizzando la visione che ci
appare fuggente... In questo inquieto vagare del nostro sguardo, il paesaggio, nei suoi monumenti o
nella visione di costruzioni umili e quotidiane, viene valorizzato straordinariamente. La novità
linguistica degli effetti di mosso applicati alle vedute dai treni in corsa non è fine a sé stessa, ma è la
base per un discorso in forme nuove sul paesaggio italiano... Un paesaggio visto dinamicamente,
che non può essere contemplato con lo spirito del turista, che può sostare e scegliere quel che gli
interessa, ma che nasce da uno sguardo, per così dire, in fuga, che pur volendo osservare deve
cogliere la finestra temporale che gli consente di intravedere qualcosa di signifcativo e lontano tra
gli elementi fermi del suo scompartimento e quelli, all’esterno, in movimento... Il dialogo tra il primo piano sfumato e la nitidezza all’orizzonte sottolinea che il nostro vedere è sempre relativo...La
certezza della prospettiva ad unico punto di fuga si disgrega e si moltiplicano i dettagli visivi che il
nostro sguardo insegue. Non è immediata la riflessione che il paesaggio non è affatto in fuga, e che
in realtà è il fotografo con la sua camera che viene “mosso” dal treno che lo ospita. Una
considerazione finale che, sottolineando l’efficacia del linguaggio e della tecnica di ripresa, segnala
la novità di questo discorso sulla realtà dell’Italia di oggi.
(Enzo Velati)
A Castiglion Fiorentino di sera sull’oscuro del cielo al tramonto una lampada della carrozza si riflette
come una luna. Tra Orvieto e Terni un paesaggio con cipressi verde, giallo, marrone, e azzurro fa
pensare a Corot o ai Macchiaioli... Ma il viaggio è lungo e intrigante. Ogni pezzo di paesaggio è un
pezzo di vita che fugge, forse per non ritornare, mentre i toponimi anche si rincorrono, in una identità
rafforzata dal viaggio in ferrovia con le sue innumerevoli e fuggevoli tappe...
(Dino Borri)
Giuseppe Pavone [Bari, 1955]. Ingegnere, si occupa di fotografa di paesaggio. Ha pubblicato
diversi libri fotografici tra cui Ferrovieri e immagini, 2002; Sguardi oltre, 2003; Storia e Arte del
cimitero monumentale di Bari, 2003; Viaggio parallelo, 2005; Lavori in corso, 2006; La luce del
paesaggio, 2011; Un racconto dei luoghi, 2012; Herbarium, 2016; punti di fuga, 2018. Fondatore del
Centro Ricerche per la Fotografa Contemporanea, dal 2005 conduce un’organica indagine sul
territorio, con particolare attenzione alle periferie. In questo ambito ha curato e realizzato, con
Enzo Velati, diverse pubblicazioni. A novembre 2014 viene invitato a Ravenna a tenere un
intervento nell’ambito del Convegno di studi "Sguardi fotografici sul territorio: progetti e
protagonisti fra storia e contemporaneità in Italia", organizzato dalla SISF e dall’Università di
Bologna. Con lo scrittore Lino Angiuli cura da alcuni anni il progetto foto-letterario Scatti di
poesia, promosso dal Ministero per i Beni Culturali. Per la Cooperazione Territoriale Grecia-Italia
2007-2013, ha lavorato al progetto europeo Bridges of history and tradition sulla mappatura dei
ponti del sud Italia.
l’Italia in lungo e in largo sulle carrozze delle Ferrovie dello Stato. Punti di fuga è un viaggio, un
viaggio in treno nel paesaggio italiano attraversato dalla ferrovia.
Questo paesaggio è un paesaggio particolare. La nascita delle strade, il tracciamento delle strade
ha creato il paesaggio come noi lo conosciamo. Così la ferrovia. La tracciatura delle linee
ferroviarie ha creato un altro paesaggio che è quello che noi percepiamo solo con il viaggio
ferroviario.
Perché queste foto ci intrigano tanto? Perché le guardiamo così intensamente? Passando da una
all’altra cerchiamo di capire la tecnica di ripresa, individuiamo le costanti operative, ma non ci basta.
Analizziamo i livelli di definizione formale, facciamo attenzione ai primi piani, alle forme sfuggenti, ai
colori frammentati. Ci sembra di poter cogliere il punctum, come nella classica definizione di Roland
Barthes, in un dettaglio del paesaggio, all’orizzonte... È quindi l’effetto di mosso il segreto di queste
immagini? Lo svanire degli oggetti in primo piano a favore della persistenza delle figure in
fondo?...Esse non sono per niente casuali: casuale sarà stata la scoperta della novità di una ripresa
dal treno in movimento, ma partendo dalla intuizione è stata perseguita una ricerca motivata e
rigorosa...Pavone ha viaggiato per anni, percorrendo migliaia di chilometri in treno, producendo
immagini dense, dando senso e continuità ad una esplorazione figurativa che è diventata
innovazione linguistica e analisi paesaggistica inedita...La figura, il punctum rilevante, non è in
primo piano, dove domina il mosso delle forme transeunti, è invece nel fondo dell’immagine...Le
immagini sovvertono la nostra abitudine alla nitidezza fotografica: lo scarto visivo, l’inattesa
vaghezza delle parti mosse, ci costringono a percorrerle ripetutamente analizzando la visione che ci
appare fuggente... In questo inquieto vagare del nostro sguardo, il paesaggio, nei suoi monumenti o
nella visione di costruzioni umili e quotidiane, viene valorizzato straordinariamente. La novità
linguistica degli effetti di mosso applicati alle vedute dai treni in corsa non è fine a sé stessa, ma è la
base per un discorso in forme nuove sul paesaggio italiano... Un paesaggio visto dinamicamente,
che non può essere contemplato con lo spirito del turista, che può sostare e scegliere quel che gli
interessa, ma che nasce da uno sguardo, per così dire, in fuga, che pur volendo osservare deve
cogliere la finestra temporale che gli consente di intravedere qualcosa di signifcativo e lontano tra
gli elementi fermi del suo scompartimento e quelli, all’esterno, in movimento... Il dialogo tra il primo piano sfumato e la nitidezza all’orizzonte sottolinea che il nostro vedere è sempre relativo...La
certezza della prospettiva ad unico punto di fuga si disgrega e si moltiplicano i dettagli visivi che il
nostro sguardo insegue. Non è immediata la riflessione che il paesaggio non è affatto in fuga, e che
in realtà è il fotografo con la sua camera che viene “mosso” dal treno che lo ospita. Una
considerazione finale che, sottolineando l’efficacia del linguaggio e della tecnica di ripresa, segnala
la novità di questo discorso sulla realtà dell’Italia di oggi.
(Enzo Velati)
A Castiglion Fiorentino di sera sull’oscuro del cielo al tramonto una lampada della carrozza si riflette
come una luna. Tra Orvieto e Terni un paesaggio con cipressi verde, giallo, marrone, e azzurro fa
pensare a Corot o ai Macchiaioli... Ma il viaggio è lungo e intrigante. Ogni pezzo di paesaggio è un
pezzo di vita che fugge, forse per non ritornare, mentre i toponimi anche si rincorrono, in una identità
rafforzata dal viaggio in ferrovia con le sue innumerevoli e fuggevoli tappe...
(Dino Borri)
Giuseppe Pavone [Bari, 1955]. Ingegnere, si occupa di fotografa di paesaggio. Ha pubblicato
diversi libri fotografici tra cui Ferrovieri e immagini, 2002; Sguardi oltre, 2003; Storia e Arte del
cimitero monumentale di Bari, 2003; Viaggio parallelo, 2005; Lavori in corso, 2006; La luce del
paesaggio, 2011; Un racconto dei luoghi, 2012; Herbarium, 2016; punti di fuga, 2018. Fondatore del
Centro Ricerche per la Fotografa Contemporanea, dal 2005 conduce un’organica indagine sul
territorio, con particolare attenzione alle periferie. In questo ambito ha curato e realizzato, con
Enzo Velati, diverse pubblicazioni. A novembre 2014 viene invitato a Ravenna a tenere un
intervento nell’ambito del Convegno di studi "Sguardi fotografici sul territorio: progetti e
protagonisti fra storia e contemporaneità in Italia", organizzato dalla SISF e dall’Università di
Bologna. Con lo scrittore Lino Angiuli cura da alcuni anni il progetto foto-letterario Scatti di
poesia, promosso dal Ministero per i Beni Culturali. Per la Cooperazione Territoriale Grecia-Italia
2007-2013, ha lavorato al progetto europeo Bridges of history and tradition sulla mappatura dei
ponti del sud Italia.
17
ottobre 2020
Giuseppe Pavone – Punti di fuga
Dal 17 al 31 ottobre 2020
fotografia
Location
SPAZIO LAVI’!
Bologna, Via Sant'Apollonia, 19A, (Bologna)
Bologna, Via Sant'Apollonia, 19A, (Bologna)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 17:30 alle 19:30
Sito web
Autore
Curatore