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Giuseppe Pietroniro – Landscapes
La mostra dell’artista, romano di adozione, si sviluppa lungo un percorso che parte dallo spazio SCZERODUE con l’esposizione di tre grandi lavori fotografici dell’artista (fotografie cm 180×120) per concludersi presso la Galleria SISTERS con la serie di polaroid sempre parte del progetto Landscapes. Il trait d’union tra i due spazi limitrofi sarà costituito dall’installazione site-specific che Pietroniro ha progettato ad hoc per Piazza de’ Ricci
Comunicato stampa
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La mostra dell’artista, romano di adozione, si sviluppa lungo un percorso che parte dallo spazio SCZERODUE con l’esposizione di tre grandi lavori fotografici dell’artista (fotografie cm 180x120) per concludersi presso la Galleria SISTERS con la serie di polaroid sempre parte del progetto Landscapes. Il trait d’union tra i due spazi limitrofi sarà costituito dall’installazione site-specific che Pietroniro ha progettato ad hoc per Piazza de’ Ricci.
Da una lettura a ritroso lungo la stratificazione dei materiali, attraverso le falde delle aggiunte e i vuoti delle fenditure, ciò che emerge dalle opere di Pietroniro è un ritratto, piuttosto che una rappresentazione paesaggistica di un luogo o di uno spazio. Una raffigurazione che ricerca e registra l’accidente, raccoglie il frutto della combinazione degli eventi, codifica l’intervento umano e l’impronta del tempo, permettendo di individuare non tanto l’origine o la causa determinante di uno stato attuale delle cose, quanto gli effetti determinati dall’incontro tra due diverse realtà. Sulle sue immagini fotografiche, tali fenomeni finiscono inevitabilmente per tradursi in una trama di segni eloquenti dai quali è possibile ricostruire un racconto personale ed intimo, di un uomo, della sua storia, del suo passaggio dal suo luogo di origine a quello acquisito come nuova terra, mettendo sotto una luce nitida e spietata i risvolti effettivi dell’equilibrio tra domanda ed offerta.
Le immagini di Pietroniro sono scattate per lo più in Molise e in Puglia, due territori del versante orientale italiano in cui due diversi fenomeni (il terremoto nel primo, l’immigrazione nel secondo) hanno generato un mutamento simile del paesaggio, come conseguenza della perdita di due dei principali punti di riferimento (l’abitazione, la patria).
Giuseppe Pietroniro raccoglie e cataloga i residui precari del passaggio da una situazione all’altra, da una terra all’altra, operando una sorta di indagine storiografica di luoghi e fenomeni che testimoniano in pieno i tentativi di adattamento a nuove realtà che, spesso, si rivelano più deludenti di quelle abbandonate.
La volontà dell’individuo di ricostruire altrove la propria vita, a volte dal nulla, sul nulla, ma nel modo più dignitoso possibile, si riflette allora negli scatti fotografici di Pietroniro (come anche nelle installazioni ambientali) in modo prepotente. Ciò che immediatamente si avverte è il valore atavico e comune a tutti gli uomini: il radicamento. O, almeno la vitale necessità di riconquistare il senso di appartenenza ad un luogo.
L’artista tramanda allo spettatore, attraverso i toni freddi ma intimistici di una cronaca, un racconto costruito in base agli appunti e alle annotazioni che i luoghi stessi gli consegnano.
Sia che si tratti di ricoveri provvisori di immigrati, di autoctoni o di stranieri, le baracche (fotografate o ricostruite in dimensioni naturali dall’artista) assumono nel suo lavoro il valore di nucleo abitativo, stabile, e comunque conforme all’idea, magari utopica, di casa.
Ecco allora che il luogo può essere un luogo qualsiasi, poiché il fattore scelta può, anzi deve, a questo punto assumere altri parametri. Automaticamente anche il paese, la nazione, l’orientamento geografico possono indistintamente trovarsi al di qua o al di là dell’astratta divisione territoriale terrestre. Il billboard che l’artista a volte innalza accanto alle casupole ed ospita una porzione di cielo, sta a ricordare proprio questa visione globale del territorio e, insieme, simboleggia l’utopia di sconfinamento che, comunque, sopravvive nell’uomo come idea di salvezza.
L’incursione ravvicinata dell’obiettivo dell’artista a svelare l’intimità dei microcosmi approntati provvisoriamente, da un lato intende far luce sull’accuratezza costruttiva e tradisce il timore dell’eventualità che essi possano divenire definitivi, dall’altro, soddisfa quella istintiva e comune inclinazione al voyeurismo, comune un po’ a tutti e da tutti spesso repressa e taciuta.
Giuseppe Pietroniro
Nato a Toronto, Canada nel 1968. Vive e lavora a Roma.
Principali mostre personali: Welcome (2001 - Galleria Eventi, Roma), Giuseppe Pietroniro in.... (2000 – intervento in casa di Ludovico Pratesi)
Principali mostre collettive: Roomates/Coinquilini (2004 – Roma, Minofamily B&B); Storytelling – Fuoriuso (2004 – Pescara), Anrufung des grossen Bären/Invocazione all’Orsa Maggiore (2004- Roma, Istituto Austriaco di Cultura), Retentiva (2004 - Padiglione Italia, Venezia), 3D (2003 - Galleria Pack, Milano), Doppiavu’ (2002 - Palazzo delle Papesse, Siena), Exit (2002- Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino), Prototipi.01 (2002 - Fond. Adriano Olivetti, Roma), Oltre Bernini (2000 - 7 Artisti per l’Arte Contemp., Istituto G. L. Bernini, Roma), Materiamorfosi (2000- Galleria Comunale d’Arte moderna e contemporanea, Roma), Crossover (1998 - Kunstraum alter Wichrebahnhof, Freiburg), La Ville, Le Giardin, La Memoire (1998 - progetti per Villa Medici, Roma), XII Quadriennale D’Arte Roma/I giochi del senso e/o non senso (1996 - Palazzo delle Esposizioni, Roma)
Da una lettura a ritroso lungo la stratificazione dei materiali, attraverso le falde delle aggiunte e i vuoti delle fenditure, ciò che emerge dalle opere di Pietroniro è un ritratto, piuttosto che una rappresentazione paesaggistica di un luogo o di uno spazio. Una raffigurazione che ricerca e registra l’accidente, raccoglie il frutto della combinazione degli eventi, codifica l’intervento umano e l’impronta del tempo, permettendo di individuare non tanto l’origine o la causa determinante di uno stato attuale delle cose, quanto gli effetti determinati dall’incontro tra due diverse realtà. Sulle sue immagini fotografiche, tali fenomeni finiscono inevitabilmente per tradursi in una trama di segni eloquenti dai quali è possibile ricostruire un racconto personale ed intimo, di un uomo, della sua storia, del suo passaggio dal suo luogo di origine a quello acquisito come nuova terra, mettendo sotto una luce nitida e spietata i risvolti effettivi dell’equilibrio tra domanda ed offerta.
Le immagini di Pietroniro sono scattate per lo più in Molise e in Puglia, due territori del versante orientale italiano in cui due diversi fenomeni (il terremoto nel primo, l’immigrazione nel secondo) hanno generato un mutamento simile del paesaggio, come conseguenza della perdita di due dei principali punti di riferimento (l’abitazione, la patria).
Giuseppe Pietroniro raccoglie e cataloga i residui precari del passaggio da una situazione all’altra, da una terra all’altra, operando una sorta di indagine storiografica di luoghi e fenomeni che testimoniano in pieno i tentativi di adattamento a nuove realtà che, spesso, si rivelano più deludenti di quelle abbandonate.
La volontà dell’individuo di ricostruire altrove la propria vita, a volte dal nulla, sul nulla, ma nel modo più dignitoso possibile, si riflette allora negli scatti fotografici di Pietroniro (come anche nelle installazioni ambientali) in modo prepotente. Ciò che immediatamente si avverte è il valore atavico e comune a tutti gli uomini: il radicamento. O, almeno la vitale necessità di riconquistare il senso di appartenenza ad un luogo.
L’artista tramanda allo spettatore, attraverso i toni freddi ma intimistici di una cronaca, un racconto costruito in base agli appunti e alle annotazioni che i luoghi stessi gli consegnano.
Sia che si tratti di ricoveri provvisori di immigrati, di autoctoni o di stranieri, le baracche (fotografate o ricostruite in dimensioni naturali dall’artista) assumono nel suo lavoro il valore di nucleo abitativo, stabile, e comunque conforme all’idea, magari utopica, di casa.
Ecco allora che il luogo può essere un luogo qualsiasi, poiché il fattore scelta può, anzi deve, a questo punto assumere altri parametri. Automaticamente anche il paese, la nazione, l’orientamento geografico possono indistintamente trovarsi al di qua o al di là dell’astratta divisione territoriale terrestre. Il billboard che l’artista a volte innalza accanto alle casupole ed ospita una porzione di cielo, sta a ricordare proprio questa visione globale del territorio e, insieme, simboleggia l’utopia di sconfinamento che, comunque, sopravvive nell’uomo come idea di salvezza.
L’incursione ravvicinata dell’obiettivo dell’artista a svelare l’intimità dei microcosmi approntati provvisoriamente, da un lato intende far luce sull’accuratezza costruttiva e tradisce il timore dell’eventualità che essi possano divenire definitivi, dall’altro, soddisfa quella istintiva e comune inclinazione al voyeurismo, comune un po’ a tutti e da tutti spesso repressa e taciuta.
Giuseppe Pietroniro
Nato a Toronto, Canada nel 1968. Vive e lavora a Roma.
Principali mostre personali: Welcome (2001 - Galleria Eventi, Roma), Giuseppe Pietroniro in.... (2000 – intervento in casa di Ludovico Pratesi)
Principali mostre collettive: Roomates/Coinquilini (2004 – Roma, Minofamily B&B); Storytelling – Fuoriuso (2004 – Pescara), Anrufung des grossen Bären/Invocazione all’Orsa Maggiore (2004- Roma, Istituto Austriaco di Cultura), Retentiva (2004 - Padiglione Italia, Venezia), 3D (2003 - Galleria Pack, Milano), Doppiavu’ (2002 - Palazzo delle Papesse, Siena), Exit (2002- Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino), Prototipi.01 (2002 - Fond. Adriano Olivetti, Roma), Oltre Bernini (2000 - 7 Artisti per l’Arte Contemp., Istituto G. L. Bernini, Roma), Materiamorfosi (2000- Galleria Comunale d’Arte moderna e contemporanea, Roma), Crossover (1998 - Kunstraum alter Wichrebahnhof, Freiburg), La Ville, Le Giardin, La Memoire (1998 - progetti per Villa Medici, Roma), XII Quadriennale D’Arte Roma/I giochi del senso e/o non senso (1996 - Palazzo delle Esposizioni, Roma)
24
maggio 2005
Giuseppe Pietroniro – Landscapes
Dal 24 maggio al 13 giugno 2005
fotografia
Location
SCZERODUE
Roma, Piazza De' Ricci, 127, (Roma)
Roma, Piazza De' Ricci, 127, (Roma)
Orario di apertura
orari: lun/sab. 15,30-19,30. La mattina su appuntamento
Vernissage
24 Maggio 2005, ore 19,30
Autore
Curatore