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Giuseppe Pirozzi – Presepe Dono
Pirozzi ha sintetizzato nel suo presepe secoli di iconografia e lunghe meditazioni, sottraendosi al brulicante coacervo del Presepe Cuciniello, cui ogni buon napoletano è costretto a fare riferimento, senza minimamente sacrificare, sul piano del linguaggio formale, i valori della rappresentazione. L’unico spettatore è lui, presente con la sua ombra ogni volta che ruota attorno al cerchio quasi dovesse offrire quanto ha modellato, anche i doni dei re Magi
Comunicato stampa
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Trentasei formelle, tutte di cm 33x33, dispiegate sul tondo simile a una volta celeste rovesciata, con al centro, librate verso l’alto, le braccia aperte del Bambino, il volto estatico della Madonna e quello adorante di Giuseppe, apparecchiano doni, simboli, perle di saggezza, annunci, preghiere, inviti: Non temete, oggi nella città è nato il vostro Salvatore.
Quattro cartigli come attributo degli evangelisti, tre uccellini che becchettano, quasi si apprestassero a saltare nelle mani del Bambino o dovessero essere tenuti per una funicella, una stella caduta dalla corona della Madonna per indicare la via verso Betlemme, una pagnotta che restituisce il corpo del pargoletto sprofondato nella culla e il sacrificio che verrà, tre uova ad annunciare il principio creativo e la rinascita, sette libri aperti e chiusi a personificare le virtù e le Sacre Scritture, due melegrane a trasmettere la rigenerazione della terra dopo il ritorno alla vita, un melone, una pigna, una verza ad esprimere la fertilità, vasi, orci, anfore e brocche per mirra, unguenti, olio santo, manna e vino, cinque pesci a rivelare che saremo chiamati al battesimo (le lettere della parola greca che significava “pesce” non costituivano le iniziali dell’espressione “Gesù/Cristo/di Dio/il Figlio/Salvatore”?), le rovine dei templi smantellati per costruire una Nuova Gerusalemme, la navicella che conserva l’incenso per le quotidiane preghiere da far salire al cielo e, accanto, due barrette d’oro, la conchiglia come distintivo dell’artista pellegrino che affronta il mare per sciogliere un dubbio (le cose non sono come sembrano) e da uomo di buona volontà trova la pace nella gloria di Dio.
Pirozzi ha sintetizzato nel suo presepe secoli di iconografia e lunghe meditazioni, sottraendosi al brulicante coacervo del Presepe Cuciniello, cui ogni buon napoletano è costretto a fare riferimento, senza minimamente sacrificare, sul piano del linguaggio formale, i valori della rappresentazione. L’unico spettatore è lui, presente con la sua ombra ogni volta che ruota attorno al cerchio quasi dovesse offrire quanto ha modellato, anche i doni dei re Magi.
Giuseppe Pirozzi è nato a Casalnuovo di Napoli nel 1934. La sua attività espositiva inizia nel 1954. È presente, tra il 1954 e il 1960, al Premio Olivetti, al Premio Gemito, al V Premio Spoleto, al Premio Avezzano, al Premio del Ministero della P. I. e alla VIII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma. Tra il 1961 e il 1965 espone al Premio Marche, alla Biennale d’Arte Sacra di Milano, al Premio Termoli, al Premio Spoleto, al Premio Avezzano, al Premio del Fiorino, al Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova, alla Mostra Internazionale di Scultura di Carrara, alla Biennale d’Arte Sacra di Bologna, alla mostra “Dieci nuovi scultori italiani” di Lissone, alla IX Quadriennale di Roma. Tiene le sue prime personali a Firenze, Macerata e Messina. Tra il 1966 e il 1970, ordina alcune mostre personali a Bologna, Roma, Matera, Cagliari, Antille Olandesi ed è presente in grandi collettive tra le quali vanno segnalate: XV Premio Lissone, Biennale del Fiorino (Firenze), “Alternative attuali 3” (L’Aquila). Nel decennio 1971-1980 alcune personali lo vedono a Milano, Palo Alto, Los Angeles, Napoli, Brescia e Bruxelles, un nutrito gruppo di collettive prestigiose a Firenze, Boston, Milano, Palermo e Padova. Gli anni Ottanta iniziano con una personale alla Galleria La Bussola di Torino, alla quale seguono quelle di Napoli, Bari, Brescia, Marsiglia, Rimini e le collettive di Ravenna, Torino, Roma. Realizza un’opera monumentale dedicata a Franco Imposimato nel Comune di Maddaloni, a Carlo Alberto Dalla Chiesa nella Caserma di Casoria, ai caduti di tutte le guerre ad Aiello del Sabato (AV). Dagli inizi degli anni Novanta a tutt’oggi, oltre ad essere accolto nell’Accademia Nazionale di S. Luca, si moltiplicano le opere pubbliche a Roma, Perugia, Lecce, Rossano Calabro, Palinuro, Policoro, Portici, le mostre personali a Bologna, Napoli, Firenze, Brescia, Treviso, Pisa, Ravello, Milano, Bruxelles e le collettive a Pietrasanta, Napoli, Ravenna, Torino, Ferrara, Tokio-New York. Vitaliano Corbi nel 2006, in occasione della mostra antologica di Napoli, in Castel Nuovo, gli dedica una ricca monografia pubblicata da Paparo Edizioni. Dal 2011 tiene due personali a Napoli e una a Salerno e partecipa tra le varie collettive alla 54° Biennale di Venezia e nel 2014.
info: 333 4139588 www. giuseppepirozzi.it
Il presepe è accompagnato da un volumetto, pubblicato dalle Edizioni della Cometa di Roma, con una introduzione di Giuseppe Appella e una preghiera a Gesù Bambino di Giuseppe Pirozzi.
Per informazioni: 06.4880812
Quattro cartigli come attributo degli evangelisti, tre uccellini che becchettano, quasi si apprestassero a saltare nelle mani del Bambino o dovessero essere tenuti per una funicella, una stella caduta dalla corona della Madonna per indicare la via verso Betlemme, una pagnotta che restituisce il corpo del pargoletto sprofondato nella culla e il sacrificio che verrà, tre uova ad annunciare il principio creativo e la rinascita, sette libri aperti e chiusi a personificare le virtù e le Sacre Scritture, due melegrane a trasmettere la rigenerazione della terra dopo il ritorno alla vita, un melone, una pigna, una verza ad esprimere la fertilità, vasi, orci, anfore e brocche per mirra, unguenti, olio santo, manna e vino, cinque pesci a rivelare che saremo chiamati al battesimo (le lettere della parola greca che significava “pesce” non costituivano le iniziali dell’espressione “Gesù/Cristo/di Dio/il Figlio/Salvatore”?), le rovine dei templi smantellati per costruire una Nuova Gerusalemme, la navicella che conserva l’incenso per le quotidiane preghiere da far salire al cielo e, accanto, due barrette d’oro, la conchiglia come distintivo dell’artista pellegrino che affronta il mare per sciogliere un dubbio (le cose non sono come sembrano) e da uomo di buona volontà trova la pace nella gloria di Dio.
Pirozzi ha sintetizzato nel suo presepe secoli di iconografia e lunghe meditazioni, sottraendosi al brulicante coacervo del Presepe Cuciniello, cui ogni buon napoletano è costretto a fare riferimento, senza minimamente sacrificare, sul piano del linguaggio formale, i valori della rappresentazione. L’unico spettatore è lui, presente con la sua ombra ogni volta che ruota attorno al cerchio quasi dovesse offrire quanto ha modellato, anche i doni dei re Magi.
Giuseppe Pirozzi è nato a Casalnuovo di Napoli nel 1934. La sua attività espositiva inizia nel 1954. È presente, tra il 1954 e il 1960, al Premio Olivetti, al Premio Gemito, al V Premio Spoleto, al Premio Avezzano, al Premio del Ministero della P. I. e alla VIII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma. Tra il 1961 e il 1965 espone al Premio Marche, alla Biennale d’Arte Sacra di Milano, al Premio Termoli, al Premio Spoleto, al Premio Avezzano, al Premio del Fiorino, al Concorso Internazionale del Bronzetto di Padova, alla Mostra Internazionale di Scultura di Carrara, alla Biennale d’Arte Sacra di Bologna, alla mostra “Dieci nuovi scultori italiani” di Lissone, alla IX Quadriennale di Roma. Tiene le sue prime personali a Firenze, Macerata e Messina. Tra il 1966 e il 1970, ordina alcune mostre personali a Bologna, Roma, Matera, Cagliari, Antille Olandesi ed è presente in grandi collettive tra le quali vanno segnalate: XV Premio Lissone, Biennale del Fiorino (Firenze), “Alternative attuali 3” (L’Aquila). Nel decennio 1971-1980 alcune personali lo vedono a Milano, Palo Alto, Los Angeles, Napoli, Brescia e Bruxelles, un nutrito gruppo di collettive prestigiose a Firenze, Boston, Milano, Palermo e Padova. Gli anni Ottanta iniziano con una personale alla Galleria La Bussola di Torino, alla quale seguono quelle di Napoli, Bari, Brescia, Marsiglia, Rimini e le collettive di Ravenna, Torino, Roma. Realizza un’opera monumentale dedicata a Franco Imposimato nel Comune di Maddaloni, a Carlo Alberto Dalla Chiesa nella Caserma di Casoria, ai caduti di tutte le guerre ad Aiello del Sabato (AV). Dagli inizi degli anni Novanta a tutt’oggi, oltre ad essere accolto nell’Accademia Nazionale di S. Luca, si moltiplicano le opere pubbliche a Roma, Perugia, Lecce, Rossano Calabro, Palinuro, Policoro, Portici, le mostre personali a Bologna, Napoli, Firenze, Brescia, Treviso, Pisa, Ravello, Milano, Bruxelles e le collettive a Pietrasanta, Napoli, Ravenna, Torino, Ferrara, Tokio-New York. Vitaliano Corbi nel 2006, in occasione della mostra antologica di Napoli, in Castel Nuovo, gli dedica una ricca monografia pubblicata da Paparo Edizioni. Dal 2011 tiene due personali a Napoli e una a Salerno e partecipa tra le varie collettive alla 54° Biennale di Venezia e nel 2014.
info: 333 4139588 www. giuseppepirozzi.it
Il presepe è accompagnato da un volumetto, pubblicato dalle Edizioni della Cometa di Roma, con una introduzione di Giuseppe Appella e una preghiera a Gesù Bambino di Giuseppe Pirozzi.
Per informazioni: 06.4880812
19
dicembre 2015
Giuseppe Pirozzi – Presepe Dono
Dal 19 dicembre 2015 al 10 gennaio 2016
arte contemporanea
Location
BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
Roma, Piazza Della Repubblica, (Roma)
Roma, Piazza Della Repubblica, (Roma)
Orario di apertura
ore 7:00-19:30
Vernissage
19 Dicembre 2015, ore 17
Sito web
www. giuseppepirozzi.it