… «Pirozzi, quale che sia il soggetto della sua scultura, sia che si confronti col mito o con un tema manifestamente politico o con suggestioni che potrebbero sembrare vagamente naturalistiche, mantiene inalterato un fondamentale atteggiamento di riflessione su quelli che sono i mezzi stessi della rappresentazione scultorea, perché l’arte è tecnica, come ben sapevano gli antichi greci» … «Nella sua pittura, Pirozzi ripropone la tensione dell’accumulo e della stratificazione della sua scultura, di cose che si aggiungono a cose, di oggetti che si sovrappongono ad oggetti, che reciprocamente si negano e si richiamano in questa loro negazione. L’oggetto scolpito, quindi viene negato, ma soprattutto viene ad essere negata la possibilità di un rimando ad una sua possibile esistenza ulteriore, completa, integra. Nulla c’è al di fuori di quello che noi possiamo vedere e che abbiamo sotto i nostri occhi e le nostre mani. Ed è questa negazione che finisce per fare corpo con l’identità dissimulata di un oggetto, che mostra di sé nulla più che la sua pelle scorticata, il suo guscio vuoto.»
Dario Giugliano