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Giuseppe Ripa / Giuliano Corelli
il 29 giugno 2013 in occasione dell’apertura del 56° Festival dei Due Mondi di Spoleto, verranno inaugurate le Mostre del Comune a cura di Gianluca Marziani –Sede Palazzo Collicola Arti Visive.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE
presenta
Corpi. Feticci. Marmo di Carrara. Ritratti in scala realistica
I nuovi gesti tipici dell’uomo urbano
Il presente mediatico e la sua archeologia viva
La scultura come foglio bianco su cui riscrivere noi stessi
L’opera come specchio deformante del nostro quotidiano
GIULIANO CORELLI
Daily Mirror
A cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani
OPENING: sabato 29 giugno 2013 ore 15:00
Preview stampa: sabato 29 giugno 2013 ore 12:00
La mostra prosegue fino al 29 settembre 2013
Tutte le info su www.palazzocollicola.it
Contatti stampa: Romberg Arte Contemporanea / info@romberg.it
Spoleto mantiene salda la sua attenzione verso la scultura contemporanea, con un occhio particolare alla memoria dei materiali nobili e al loro cortocircuito nelle strutture dinamiche del presente. GIULIANO CORELLI (Condino, 1971) è un artista anomalo e raffinato, privo di foga espositiva, concentrato a lavorare nel suo studio dal 2007, anno in cui si è trasferito in Toscana e ha iniziato a scolpire il marmo. Da quel giorno sono nate nove grandi sculture col tipico bianco di Carrara, tutte in scala naturale, nove posizioni di vita quotidiana dei suoi uomini urbani dai lineamenti contemporanei e catalizzanti.
Ecco a voi i nuovi gesti tipici: guardare la televisione, parlare al cellulare, scrivere su un laptop, riprendere con una videocamera, versare benzina da una tanica, indossare occhiali da sole, un asciugamano o una borsa a tracolla… unica fuoriuscita dal volto/corpo anonimo è il lavoro dedicato a Roberto Saviano, una sorta di epilogo narrativo con un simbolo del nostro tempo mediatico.
Impeccabile e vorticosa la perfezione tecnica delle opere, quasi ipnotiche nel gioco di rimandi specchiati tra scultura e spettatore. Mentre le guardi entri in automatica sintonia con uno o più gesti, senti come il bianco sia un ideale foglio su cui stai scrivendo il tuo nome e le tue predilezioni, capisci che lo spunto canoviano ti porta oltre la metafora, nel gioco figurativo del realismo interiore, tra concetti che si calibrano attorno alle merci, al culto feticistico, ai temi del narcisismo, del possesso, dell’apparire. Opere che hanno una loro tattilità neoclassica, una dimensione estetica che capta i perimetri del reale e le proietta fuori dal tempo, rendendole un implicito archetipo archeologico, una pagina narrativa sul presente condiviso. Significativi, in tal senso, il pezzo sul Made in Italy e l’altro con l’asciugamano a mo’ di bandiera tricolore: doppio richiamo ad una dimensione geografica che in realtà proietta le sculture verso una sociologia globale, verso quel consumismo diffuso che ha reso l’Italia un marchio da imitare. Da qui Corelli elabora una necessaria critica al sistema sociale, alle deformazioni dietro quel termine, “bellezza”, così contaminato da subire una riflessione chirurgica.
Palazzo Collicola Arti Visive ospita nove sculture che raccontano gli spazi di apparente normalità e i confini di normale ambiguità dell’uomo contemporaneo. Nove visioni che, tramite posture e azioni catartiche, ribaltano la staticità del manichino e implicano una lettura morale, un codice etico che prende il monumentalismo per ricondurlo al vissuto quotidiano, proprio come accadeva ieri con George Segal e oggi con Charles Ray. Non è casuale la scelta di Saviano, simbolo di una certa Italia che sottolinea valori dispersi e stigmatizza la sottocultura del malaffare, dell’ignoranza, della volgarità dilagante. La presenza dello scrittore ribadisce un DNA italico che avvolge l’intero progetto, sorta di azione centripeta in cui Corelli analizza i significati metaforici e le chiavi simboliche del suo sguardo sulla società, sui desideri, sul senso dell’individuo. E sulle nuove vie di una certa scultura, intrisa di memoria ma con la sostenibile intelligenza dell’essere (contemporanea).
*
PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE
presenta
Il mondo in bianconero
L’occhio fotografico tra realtà e rappresentazione
La realtà come detonatore emotivo e sensoriale
La fotografia come codice fluttuante della conoscenza
GIUSEPPE RIPA
In un certo senso una mostra antologica
a cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani
OPENING: sabato 29 giugno 2013 ore 12:00
Preview stampa: sabato 29 giugno 2013 ore 11:00
La mostra prosegue fino al 29 settembre 2013
Tutte le info su www.palazzocollicola.it
Contatti stampa: Romberg Arte Contemporanea / info@romberg.it / M +39 334 710 5049
www.giusepperipa.it
Continua l’indagine di Palazzo Collicola Arti Visive nel mondo della fotografia contemporanea. Il Piano Nobile ospita oggi una mostra di Giuseppe Ripa, artista italiano di matura esperienza sul campo instabile del Pianeta, autore di sette momenti seriali caratterizzati da una parallela linea editoriale con il marchio Charta. Il progetto di Spoleto avrà il suo focus sui cicli americani Moondance e Liminal, esposti, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, rispettivamente alla Leica Gallery di New York e all’Italian Embassy di Washington per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Una terza sezione verrà dedicata alla nuova serie dal titolo Seaside. L’ultima sezione riguarderà i precedenti cicli Anima Mundi, Tibet, Memorie di pietra, Lightly, Aquarium, evocati in mostra attraverso gli omonimi artbooks (editi da Charta) e uno slide-show con i lavori non esposti nelle altre sale.
Prima sala: Moondance… la realtà dei luoghi contemporanei in una metafisica da science-fiction, tra sospensioni liminali e nomadismi dell’occhio interiore. La vita reale si trasforma in una fantasy dentro l’apparenza, a conferma di uno sguardo “lunare” che determina la chiave risolutiva dietro un’immagine fotografica.
Seconda sala: Liminal… New York secondo l’occhio fluido di Ripa, un viaggio nel bianconero che veste il dinamismo urbano, l’architettura e l’inaspettato, i corpi mobili e i feticci metropolitani. Le stesure estetiche scorrono ai confini dell’astrattismo, in un flusso elettrico e fantasmatico tra realtà e rappresentazione.
Terza sala Seaside… qui siamo davanti al mare, sulla sabbia che accoglie frammenti vagabondi e disarticolati. Assistiamo alle nature che ancora respirano, ai brandelli che il pianeta acquatico ci restituisce dopo la sua vorace bulimia biologica. E’ la natura morta che torna a morire per rinascere.
Quarta sala: 7 artbooks (Charta) e slideshow sui lavori non esposti… il mondo degli acquari, la Nuova Fiera a Milano e le rovine di Angkor, il misterioso Tibet, le nature possenti alla ricerca dell’anima mundi, diversi momenti per una coda espositiva che è raccordo e riassunto narrativo, visione dentro la visione in una sorta di montaggio interiore.
Giuseppe Ripa si affida alla coerenza elegante del suo bianconero, modulato con ampie scale di tonalità intermedie, così da evocare le chiavi sensoriali attraverso la natura mutante della luce. La sua fotografia, evitando le gabbie rigide del timbro univoco, si muove come un ciclo acquatico che si stratifica sul reale e imprime contrasti, annebbiamenti, distorsioni, fluidità semantiche. Una soglia tra visibile e plausibile, un dinamismo ritmico che aderisce simbioticamente ai cicli della Natura. La coscienza autoriale parla di uno sguardo ora liquido ora gassoso, fluido come fonte acquatica, aereo come nuvole in scorrimento. Anche la grana stilistica si lega agli elementi della Terra, in una simbiosi riuscita tra significati ed estetica. E’ la luce a dettare le regole del gioco ed esprimere il codice della forma, l’ambiguità tra reale e immaginario. Una luce che è l’embrione dell’immagine, una luce inspiegabile e quasi incosciente, intrisa di notte e lampi ancestrali. Ripa porta la fotografia ai suoi archetipi, ad una purezza universale che riparte dalla pura luminosità, da una luce originaria poiché astratta, soggettiva, retinica. Sembra dirci che non contano realmente i luoghi specifici ma l’occhio, l’approccio conoscitivo, la disposizione emotiva: e tutto questo significa fotografare l’immagine con l’immaginazione, ricordando che non esiste la realtà ma solo una molteplicità di interpretazioni del vero.
29
giugno 2013
Giuseppe Ripa / Giuliano Corelli
Dal 29 giugno al 29 settembre 2013
arte contemporanea
Location
PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE – MUSEO CARANDENTE
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Biglietti
intero - € 4.00
ridotto A - € 3.00 (dai 15 ai 25 , oltre 65 anni e oltre 15 persone)
ridotto B - € 1.50 (dai 7 ai 14 anni)
omaggio (fino a 6 anni)
Residenti - fino 14 anni gratuito, da 15anni e oltre € 1,50
Orario di apertura
10.30-13.00 / 15.30 - 19.00 (martedì chiuso)
Vernissage
29 Giugno 2013, h 12
Autore
Curatore