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Giuseppe Ripa – Home Ground
Palazzo Collicola presenta Giuseppe Ripa, di nuovo a Spoleto dopo la personale
realizzata nel 2013 lungo le sale del Piano Nobile. Un ritorno che conferma la linea del direttore
Marziani, deciso a coinvolgere alcuni artisti nel lungo periodo, così da sviluppare processi virtuosi di
collaborazione, col fine di integrare l’autore nella metodologia dei programmi museali
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Palazzo Collicola Arti Visive presenta GIUSEPPE RIPA, di nuovo a Spoleto dopo la personale
realizzata nel 2013 lungo le sale del Piano Nobile. Un ritorno che conferma la linea del direttore
Marziani, deciso a coinvolgere alcuni artisti nel lungo periodo, così da sviluppare processi virtuosi di
collaborazione, col fine di integrare l’autore nella metodologia dei programmi museali.
Gianluca Marziani: Il museo del presente non può limitarsi alla celebrazione del valore ma deve
integrare il patrimonio (Collezione, Biblioteca) a una palestra dinamica del tempo attuale… questo
significa crescere una squadra di autori solidi, in linea con le strategie del direttore, sostenuti dal
museo dove possibile, messi nelle condizioni di creare valore connettivo. Un museo che diventi
laboratorio di sperimentazione, propulsore di senso e innovazione, un canale elaborativo con cui
ripensare approcci e conseguenze.
Giuseppe Ripa, già presente nelle nostre collezioni (con un’opera) e nella sezione Fotografia della
Biblioteca Carandente (con sette volumi editi da Charta), riprende un filo che avevamo teso nel 2013,
quando presentammo la prima parte del ciclo SEASIDE. L’occasione è arrivata con il LABORATORIO
PER LA RICOSTRUZIONE, un workshop firmato da Stefano Boeri attorno ai temi del sisma di agosto
e ottobre 2016, in programma (30 giugno - 1 luglio) tra Palazzo Collicola Arti Visive e la Spoletosfera.
Il tema sismico ha stimolato l’integrazione di Ripa con l’impianto teorico del Laboratorio. L’osmosi
dell’autore con il fragile paesaggio italico si trasforma nel contrappunto concettuale che evoca rituali
geologici nascosti, azioni di sopravvivenza, miti e leggende, memorie ancestrali… le fotografie parlano
di azioni universali, drammi condivisi, trasformazioni necessarie; non sono un semplice documento ma
un’estensione della durata che ribalta la fragilità in chiaro evento metafisico.
HOME GROUND (9 foto a colori dalla serie "Seaside")
HOME GROUND nasce all’interno del progetto SEASIDE, uno dei cicli più impegnativi per l’autore. Si
tratta di un viaggio a tappe lungo le coste del Paese, su quella linea di demarcazione che sta
assumendo connotati umanitari di ampia portata sociale. Qui, lungo rive di sabbia e risacche,
giungono migranti da varie parti del Mediterraneo, qui si depositano scarti in libera trasmigrazione, qui
la memoria diviene luogo di frammenti fossili e detriti ad alta connotazione emotiva.
Giuseppe Ripa: Home Ground - traducibile in “casa propria” o “habitat” - è un invito a riflettere sul
senso di comunità e dello stare insieme… nel polittico fotografico sono raffigurati dei capanni marini
come moduli primordiali di abitazioni, vi si entra ed esce nello stesso momento, in contrapposizione
alla tendenza a delimitare e costruire muri degli ultimi tempi…
L’artista utilizza un doppio registro: da una parte documenta i luoghi nel loro status, restituendo la
crudezza della casualità, il respiro del dramma invisibile, la potenza del simulacro; dall’altra
interagisce con il disordine e imprime ad alcuni frammenti una nuova entropia, componendoli (legni,
plastiche, ferro…) secondo gli archetipi della domus senza muri, del rifugio fragile, della barriera
impossibile. E’ un doppio passo tra osservazione e azione, pensiero e metodo, casualità e controllo.
E’ un approccio narrativo che sovrappone piani del reale, senza enfasi, nel silenzio geometrico che
ridefinisce l’essenza di una fotografia.
La Sala Archi del Piano Mostre ospita nove fotografie a colori. Una scacchiera che rimodula i
frammenti nel processo compositivo, sfidando la fragilità con la solidità che la composizione richiama.
Il montaggio sequenziale aggiunge temporalità interna ai luoghi, ricreando una metafisica del
paesaggio: con l’architettura che si asciuga fino al grado zero, con l’umanità che appare per tracce,
con una Natura che detta le regole dell’immagine e dei nostri immaginari.
FORGETFUL & FORGOTTEN (8 foto a colori dalla serie "Seaside")
FORGETFUL & FORGOTTEN si distribuisce lungo il telaio della Spoletosfera, capolavoro di
Buckminster Fuller, donato alla città dallo stesso nel 1967, l’anno in cui Giovanni Carandente realizzò
a Spoleto la mostra Le strutture di Fuller: 40 anni di ricerca architettonica, 1927-1967. Oggi è la
fotografia a “vestire” la superficie modulare della cupola geodetica, una pelle temporanea che rimarca
la qualità universale di un’idea rivoluzionaria. L’incontro con i soggetti fragili di Ripa trova immediate
sinergie iconografiche, come se la cupola diventasse una momentanea pausa, capanna urbana per
sguardi nomadi, museo temporaneo in cui parole, azioni e suoni definiscono i margini del dialogo.
Giuseppe Ripa: Forgetful and Forgotten, dimentichi e dimenticati, sono i terremotati che hanno perso
la memoria del loro passato e non si riconoscono nella precarietà del loro presente, così come lo sono i
migranti per citare due esempi della nostra storia recente...
Vediamo un vecchio materasso in quattro posizioni sinuose, quasi fosse un corpo erotico, simulacro di
qualcosa che è accaduto, lontano dalla riva… vediamo altri pezzi smarriti, galleggianti, frammenti di
plastica… oggetti dignitosi, stabilmente vivi, resistenti oltre la catarsi, segnali indomiti di una
convivenza complicata tra Uomo e Natura. Segni di lotte avvenute, di tragedie e drammi che ancora
pulsano, come un battito sottotraccia, continuo e implacabile…
realizzata nel 2013 lungo le sale del Piano Nobile. Un ritorno che conferma la linea del direttore
Marziani, deciso a coinvolgere alcuni artisti nel lungo periodo, così da sviluppare processi virtuosi di
collaborazione, col fine di integrare l’autore nella metodologia dei programmi museali.
Gianluca Marziani: Il museo del presente non può limitarsi alla celebrazione del valore ma deve
integrare il patrimonio (Collezione, Biblioteca) a una palestra dinamica del tempo attuale… questo
significa crescere una squadra di autori solidi, in linea con le strategie del direttore, sostenuti dal
museo dove possibile, messi nelle condizioni di creare valore connettivo. Un museo che diventi
laboratorio di sperimentazione, propulsore di senso e innovazione, un canale elaborativo con cui
ripensare approcci e conseguenze.
Giuseppe Ripa, già presente nelle nostre collezioni (con un’opera) e nella sezione Fotografia della
Biblioteca Carandente (con sette volumi editi da Charta), riprende un filo che avevamo teso nel 2013,
quando presentammo la prima parte del ciclo SEASIDE. L’occasione è arrivata con il LABORATORIO
PER LA RICOSTRUZIONE, un workshop firmato da Stefano Boeri attorno ai temi del sisma di agosto
e ottobre 2016, in programma (30 giugno - 1 luglio) tra Palazzo Collicola Arti Visive e la Spoletosfera.
Il tema sismico ha stimolato l’integrazione di Ripa con l’impianto teorico del Laboratorio. L’osmosi
dell’autore con il fragile paesaggio italico si trasforma nel contrappunto concettuale che evoca rituali
geologici nascosti, azioni di sopravvivenza, miti e leggende, memorie ancestrali… le fotografie parlano
di azioni universali, drammi condivisi, trasformazioni necessarie; non sono un semplice documento ma
un’estensione della durata che ribalta la fragilità in chiaro evento metafisico.
HOME GROUND (9 foto a colori dalla serie "Seaside")
HOME GROUND nasce all’interno del progetto SEASIDE, uno dei cicli più impegnativi per l’autore. Si
tratta di un viaggio a tappe lungo le coste del Paese, su quella linea di demarcazione che sta
assumendo connotati umanitari di ampia portata sociale. Qui, lungo rive di sabbia e risacche,
giungono migranti da varie parti del Mediterraneo, qui si depositano scarti in libera trasmigrazione, qui
la memoria diviene luogo di frammenti fossili e detriti ad alta connotazione emotiva.
Giuseppe Ripa: Home Ground - traducibile in “casa propria” o “habitat” - è un invito a riflettere sul
senso di comunità e dello stare insieme… nel polittico fotografico sono raffigurati dei capanni marini
come moduli primordiali di abitazioni, vi si entra ed esce nello stesso momento, in contrapposizione
alla tendenza a delimitare e costruire muri degli ultimi tempi…
L’artista utilizza un doppio registro: da una parte documenta i luoghi nel loro status, restituendo la
crudezza della casualità, il respiro del dramma invisibile, la potenza del simulacro; dall’altra
interagisce con il disordine e imprime ad alcuni frammenti una nuova entropia, componendoli (legni,
plastiche, ferro…) secondo gli archetipi della domus senza muri, del rifugio fragile, della barriera
impossibile. E’ un doppio passo tra osservazione e azione, pensiero e metodo, casualità e controllo.
E’ un approccio narrativo che sovrappone piani del reale, senza enfasi, nel silenzio geometrico che
ridefinisce l’essenza di una fotografia.
La Sala Archi del Piano Mostre ospita nove fotografie a colori. Una scacchiera che rimodula i
frammenti nel processo compositivo, sfidando la fragilità con la solidità che la composizione richiama.
Il montaggio sequenziale aggiunge temporalità interna ai luoghi, ricreando una metafisica del
paesaggio: con l’architettura che si asciuga fino al grado zero, con l’umanità che appare per tracce,
con una Natura che detta le regole dell’immagine e dei nostri immaginari.
FORGETFUL & FORGOTTEN (8 foto a colori dalla serie "Seaside")
FORGETFUL & FORGOTTEN si distribuisce lungo il telaio della Spoletosfera, capolavoro di
Buckminster Fuller, donato alla città dallo stesso nel 1967, l’anno in cui Giovanni Carandente realizzò
a Spoleto la mostra Le strutture di Fuller: 40 anni di ricerca architettonica, 1927-1967. Oggi è la
fotografia a “vestire” la superficie modulare della cupola geodetica, una pelle temporanea che rimarca
la qualità universale di un’idea rivoluzionaria. L’incontro con i soggetti fragili di Ripa trova immediate
sinergie iconografiche, come se la cupola diventasse una momentanea pausa, capanna urbana per
sguardi nomadi, museo temporaneo in cui parole, azioni e suoni definiscono i margini del dialogo.
Giuseppe Ripa: Forgetful and Forgotten, dimentichi e dimenticati, sono i terremotati che hanno perso
la memoria del loro passato e non si riconoscono nella precarietà del loro presente, così come lo sono i
migranti per citare due esempi della nostra storia recente...
Vediamo un vecchio materasso in quattro posizioni sinuose, quasi fosse un corpo erotico, simulacro di
qualcosa che è accaduto, lontano dalla riva… vediamo altri pezzi smarriti, galleggianti, frammenti di
plastica… oggetti dignitosi, stabilmente vivi, resistenti oltre la catarsi, segnali indomiti di una
convivenza complicata tra Uomo e Natura. Segni di lotte avvenute, di tragedie e drammi che ancora
pulsano, come un battito sottotraccia, continuo e implacabile…
24
giugno 2017
Giuseppe Ripa – Home Ground
Dal 24 giugno all'otto ottobre 2017
arte contemporanea
Location
PALAZZO COLLICOLA ARTI VISIVE – MUSEO CARANDENTE
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Spoleto, Via Loreto Vittori, 11, (Perugia)
Vernissage
24 Giugno 2017, ore 12
Autore
Curatore