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Giuseppe Siliberto – Tra progetto, pensiero ed emozione
mostra di pittura
Comunicato stampa
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In quest'epoca di vaghezze e improvvisazioni, incontrare un artista come Giuseppe Siliberto diventa un'occasione quasi rara. Siamo oramai abituati ad ogni tipo di stravaganza e le facili omologazioni, indirizzate a totale beneficio del mercato e delle sue capziose strutture, alimentano questo clima di incertezza in cui viene premiata la "novità" (ma esistono ancora le novità in arte?) e la spettacolarizzazione, a discapito del serio lavoro di ricerca che ha sempre qualcosa da esprimere e da dire e che, perciò stesso, non ha bisogno di attaccarsi ad alcun effetto speciale per sorprenderci e farci rimanere a bocca aperta per la meraviglia.
Insomma l'arte "ufficiale", quella omologata dal sistema dei poteri, sembra diventata quella che, notoriamente, per i mezzi usati (spesso di avanzata natura tecnologica), veniva considerata d'avanguardia. Pertanto viene da chiederci: non sarà l’arte realizzata con mezzi "tradizionali" a dover essere considerata, oggi, arte d'avanguardia?
Ma non è questo il punto. Non sono le mere modalità operative, non sono le opzioni di tipo tecnico e linguistico a dare il patentino di "artisticità" ad un'opera d’arte; la quale vive di tensioni interiori, è eticamente motivata, rappresenta un pensiero forte ed attiva spunti di riflessione e stati emozionali intensi; essa è figlia dell’ambiente culturale in cui è nata prima ancora che della storia personale dell'artista che la ha prodotta; e, in quanto tale, è elemento della vita, testimonianza esistenziale dell'umano e delle sue peculiarità (gioia, angoscia o dramma che possano contenere).
L'opera di Siliberto si muove su questo binario, che è quello su cui ha sempre viaggiato l'Arte (a tal punto la maiuscola m'appare necessaria); un'opera che si evolve nel tempo con grande rigore e coscienza dei mezzi (tecnici, creativi e concettuali) e che si manifesta densa di fermenti ideali e di motivazioni eticamente finalizzati.
Il linguaggio artistico di Siliberto sembra derivare dalla tradizione di quella tendenza alla geometrizzazione che ha avuto in Piero della Francesca il suo più grande interprete; una linea passata, nel tempo, attraverso varie fasi ed esperienze e che s'è definita e consolidata durante il periodo in cui fiorirono le avanguardie storiche.
L'astrazione geometrica delle avanguardie russe e olandesi è però un referente vago, di natura prettamente formale: Siliberto non punta alla realizzazione dell'armonia e della misura come valori a sé; egli mira, al contrario, ad una finalizzazione complessa ove i significati della forma, perfettamente resi, si combinano concretamente con gli elementi propri all'espressione, laddove solidi contenuti e pregnanti concettualità veicolano i contenuti e danno densità e consistenza al pensiero.
Da quanto detto potrebbe apparire che l'artista abbia fatto una precisa scelta di campo inclinando verso soluzioni astrattive, corroborate magari da simbolismi e metafore visive direttamente suggerite dalle forme (inoggettive o vagamente note) e dai colori (psicologicamente determinanti) per attuare una piena possibilità trasmissiva e comunicazionale. In realtà le forme di Siliberto, quantunque trasfigurate da una precisa e costante propensione alla geometrizzazione, sono forme della realtà e, dunque, rimangono interamente nel versante storico della figurazione; una figurazione, diciamolo pure, esteticamente sofisticata, ma non per questo carente di densità espressiva e di qualità emozionali.
Infatti, nonostante il rigore del metodo, nonostante il controllo con cui vengono articolati gli elementi dell'opera -dalla composizione alla disseminazione cromatica, dal dinamismo ritmico all'organizzazione misurata dello spazio, ecc.-, si può parlare, a proposito dell'arte di Siliberto, di una poetica che riesce a toccare le corde della pura emozionalità.
E' veramente raro incontrare un equilibrio così stabile fra pensiero razionale e dato intuitivo, fra controllo mentale e languore sentimentale. Niente permane della freddezza di tanta ispirazione geometrico-euclidea (o cartesiana), dei riduzionismi ad oltranza verso cui s'era indirizzata la pittura degli epigoni dei Malevich, dei Mondrian o dei van Doesburg. La sua è una geometria nutrita di equilibri precari (che sottendono una imminente modificazione di stato), di tensioni che si sviluppano sul piano il quale, perdendo la sua bidimensionalità fisica, diventa spazio psicologico, luogo evocativo.
Le opere di Giuseppe Siliberto contengono la ferma logica della coscienza, la consapevolezza che ogni risultato raggiunto non può che essere il frutto di un serio, duro ma affascinante lavoro di riflessione critica e di maturazione ideale. Esse sono in grado di superare la rigidezza dei generi per porsi come “stazioni di transito” verso la transdisciplinarietà: partendo dalla pittura per approdare alla scultura (o viceversa) e pervenire, in ogni caso, alla dimensionalità architettonica, con tutta la sua propensione ad una spazialità monumentale.
L'opera dell'artista, sia quella pittoricamente o plasticamente risolta, è ricca di apporti culturali, perfettamente assimilati, giunti dalle esperienze artistiche più significative degli ultimi decenni: il severo criterio progettuale di derivazione costruttivista che si mescola e, anzi, si fonde coi dati della sensibilità pura; la vastità di uno spazio (mentale ed emozionale), proiettato talora in una dimensione sovrareale, che si dilata e si compenetra con le profondità del tempo; i metafisici silenzi che parlano all'anima e alla mente; il segno, sempre controllato, che si amplifica sino a diventare gesto, un gesto (mai automatico) consapevole, mirato, sicuro e saettante, nutrito direttamente dalle pulsioni pervenute, finalmente, allo stato di coscienza.
Negli ultimi lavori, poi, compaiono allusioni a forme note che puntano al cielo e alla luna per alimentare suggestioni fra l’onirico e il sovrareale, in una dimensione in cui si concreta il vuoto come estrema aspirazione (e realizzazione) di sintesi espressiva.
E non dimentichiamo, ancora, quel senso di leggerezza che viene dalla conoscenza del Tao, o anche dall’esercizio (ad alti livelli) delle arti marziali che Siliberto ha sempre praticato come un fattore di autocontrollo e di liberazione di quelle energie segregate nella prigione del corpo.
Siliberto si propone con un atteggiamento dialettico, di continuo confronto con la realtà, e tenta, dopo l'analisi, un costante volgimento alla sintesi. Le sue opere, fondate sulla logica del progetto, si inoltrano sui sentieri delle emozioni e, nel loro divenire, ti si rivolgono con intenti propositivi, coinvolgendo la mente mentre ti si attaccano all'anima.
Franco Migliaccio
Insomma l'arte "ufficiale", quella omologata dal sistema dei poteri, sembra diventata quella che, notoriamente, per i mezzi usati (spesso di avanzata natura tecnologica), veniva considerata d'avanguardia. Pertanto viene da chiederci: non sarà l’arte realizzata con mezzi "tradizionali" a dover essere considerata, oggi, arte d'avanguardia?
Ma non è questo il punto. Non sono le mere modalità operative, non sono le opzioni di tipo tecnico e linguistico a dare il patentino di "artisticità" ad un'opera d’arte; la quale vive di tensioni interiori, è eticamente motivata, rappresenta un pensiero forte ed attiva spunti di riflessione e stati emozionali intensi; essa è figlia dell’ambiente culturale in cui è nata prima ancora che della storia personale dell'artista che la ha prodotta; e, in quanto tale, è elemento della vita, testimonianza esistenziale dell'umano e delle sue peculiarità (gioia, angoscia o dramma che possano contenere).
L'opera di Siliberto si muove su questo binario, che è quello su cui ha sempre viaggiato l'Arte (a tal punto la maiuscola m'appare necessaria); un'opera che si evolve nel tempo con grande rigore e coscienza dei mezzi (tecnici, creativi e concettuali) e che si manifesta densa di fermenti ideali e di motivazioni eticamente finalizzati.
Il linguaggio artistico di Siliberto sembra derivare dalla tradizione di quella tendenza alla geometrizzazione che ha avuto in Piero della Francesca il suo più grande interprete; una linea passata, nel tempo, attraverso varie fasi ed esperienze e che s'è definita e consolidata durante il periodo in cui fiorirono le avanguardie storiche.
L'astrazione geometrica delle avanguardie russe e olandesi è però un referente vago, di natura prettamente formale: Siliberto non punta alla realizzazione dell'armonia e della misura come valori a sé; egli mira, al contrario, ad una finalizzazione complessa ove i significati della forma, perfettamente resi, si combinano concretamente con gli elementi propri all'espressione, laddove solidi contenuti e pregnanti concettualità veicolano i contenuti e danno densità e consistenza al pensiero.
Da quanto detto potrebbe apparire che l'artista abbia fatto una precisa scelta di campo inclinando verso soluzioni astrattive, corroborate magari da simbolismi e metafore visive direttamente suggerite dalle forme (inoggettive o vagamente note) e dai colori (psicologicamente determinanti) per attuare una piena possibilità trasmissiva e comunicazionale. In realtà le forme di Siliberto, quantunque trasfigurate da una precisa e costante propensione alla geometrizzazione, sono forme della realtà e, dunque, rimangono interamente nel versante storico della figurazione; una figurazione, diciamolo pure, esteticamente sofisticata, ma non per questo carente di densità espressiva e di qualità emozionali.
Infatti, nonostante il rigore del metodo, nonostante il controllo con cui vengono articolati gli elementi dell'opera -dalla composizione alla disseminazione cromatica, dal dinamismo ritmico all'organizzazione misurata dello spazio, ecc.-, si può parlare, a proposito dell'arte di Siliberto, di una poetica che riesce a toccare le corde della pura emozionalità.
E' veramente raro incontrare un equilibrio così stabile fra pensiero razionale e dato intuitivo, fra controllo mentale e languore sentimentale. Niente permane della freddezza di tanta ispirazione geometrico-euclidea (o cartesiana), dei riduzionismi ad oltranza verso cui s'era indirizzata la pittura degli epigoni dei Malevich, dei Mondrian o dei van Doesburg. La sua è una geometria nutrita di equilibri precari (che sottendono una imminente modificazione di stato), di tensioni che si sviluppano sul piano il quale, perdendo la sua bidimensionalità fisica, diventa spazio psicologico, luogo evocativo.
Le opere di Giuseppe Siliberto contengono la ferma logica della coscienza, la consapevolezza che ogni risultato raggiunto non può che essere il frutto di un serio, duro ma affascinante lavoro di riflessione critica e di maturazione ideale. Esse sono in grado di superare la rigidezza dei generi per porsi come “stazioni di transito” verso la transdisciplinarietà: partendo dalla pittura per approdare alla scultura (o viceversa) e pervenire, in ogni caso, alla dimensionalità architettonica, con tutta la sua propensione ad una spazialità monumentale.
L'opera dell'artista, sia quella pittoricamente o plasticamente risolta, è ricca di apporti culturali, perfettamente assimilati, giunti dalle esperienze artistiche più significative degli ultimi decenni: il severo criterio progettuale di derivazione costruttivista che si mescola e, anzi, si fonde coi dati della sensibilità pura; la vastità di uno spazio (mentale ed emozionale), proiettato talora in una dimensione sovrareale, che si dilata e si compenetra con le profondità del tempo; i metafisici silenzi che parlano all'anima e alla mente; il segno, sempre controllato, che si amplifica sino a diventare gesto, un gesto (mai automatico) consapevole, mirato, sicuro e saettante, nutrito direttamente dalle pulsioni pervenute, finalmente, allo stato di coscienza.
Negli ultimi lavori, poi, compaiono allusioni a forme note che puntano al cielo e alla luna per alimentare suggestioni fra l’onirico e il sovrareale, in una dimensione in cui si concreta il vuoto come estrema aspirazione (e realizzazione) di sintesi espressiva.
E non dimentichiamo, ancora, quel senso di leggerezza che viene dalla conoscenza del Tao, o anche dall’esercizio (ad alti livelli) delle arti marziali che Siliberto ha sempre praticato come un fattore di autocontrollo e di liberazione di quelle energie segregate nella prigione del corpo.
Siliberto si propone con un atteggiamento dialettico, di continuo confronto con la realtà, e tenta, dopo l'analisi, un costante volgimento alla sintesi. Le sue opere, fondate sulla logica del progetto, si inoltrano sui sentieri delle emozioni e, nel loro divenire, ti si rivolgono con intenti propositivi, coinvolgendo la mente mentre ti si attaccano all'anima.
Franco Migliaccio
03
giugno 2006
Giuseppe Siliberto – Tra progetto, pensiero ed emozione
Dal 03 al 18 giugno 2006
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE CASCINA GRANDE
Rozzano, Viale Palmiro Togliatti, (Milano)
Rozzano, Viale Palmiro Togliatti, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 9.30 – 12.30, 14.30 – 18
Vernissage
3 Giugno 2006, ore 17
Autore