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Giuseppe Tubi
Le grandi stampe digitali su carta fotografica, in cui Tubi ricostruisce sequenze filmiche potenziali, sono caratterizzate da una più forte e insistita attenzione alle strutture della comunicazione visiva relativa al genere di oggetto dell’opera
Comunicato stampa
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Martedì 7 marzo alle ore 18.30 si inaugura presso il MLAC, Museo Laboratorio Arte Contemporanea dell'Università di Roma "La Sapienza", la mostra personale di Giuseppe Tubi, a cura di Barbara Martusciello.
Giuseppe Tubi inizia la sua attività nel 1992 dipingendo quadri con tecniche tradizionali, nel 1993 realizza stampe fotografiche in bianco e nero da negativi preparati al computer (Noise Landscape); i primi quadri eseguiti interamente al computer datano 1994 (Tubo nudo che scende le scale, Tubo volante dallo spazio esterno) e sono presentati a Roma nel 1995 in un rave party e poi, accanto a un'ulteriore produzione, nella sua prima personale alla galleria Mascherino di Roma, nel 1996.
Nella prima sala sono riproposte opere del suo primo periodo (1993-1998) tra le quali Golf, Dance, Incidente, esposte, tra l'altro, al MIFAV della II Università di Torvergata – Roma; ad “Aperto”, Trevi Flash Art Museum (1997); a “Contaminazioni II”, MLAC, Università “La Sapienza” - Roma (1998); nella personale alla Fondazione IDIS, Città della Scienza, Napoli (1999).
Questi lavori evidenziano il tipo di ricerca su cui si basa l'intera produzione di Tubi; i suoi quadri sono infatti costruiti attraverso campionamenti di linguaggi artistici differenti, sia alti che bassi, usati contemporaneamente per creare fusioni visive basate su slittamenti di significato in cui Arte "alta" Cinema, Televisione, Fotografia e Video sono sintetizzati in una sorta di ipertesto visivo metalinguistico.
Nella seconda sala sono esposti lavori dal 2000 al 2005, inediti e già presentati in mostre pubbliche e personali (nel 2000 alla galleria Mascherino di Roma; a New York; al MAN di Nuoro; al MACRO di Roma). Tra le opere selezionate figurano alcuni significativi quadri delle serie relative alla Moda, proposte alla GNAM di Roma (1999); nella personale romana “Look” (2005) e a “Corpo/Moda/Mente” al Museo Revoltella di Trieste (2005). Dei cicli del Paesaggio, del Cinema e del Reportage sono proposti lavori esposti nel 2001 ad “Arte Elettronica” a Palazzo dei Diamanti di Ferrara; ad “Art Files” al Centro per le Arti Contemporanee di Pesaro).
Le grandi stampe digitali su carta fotografica, in cui Tubi ricostruisce sequenze filmiche potenziali, sono caratterizzate da una più forte e insistita attenzione alle strutture della comunicazione visiva relativa al genere di oggetto dell'opera: inquadrature tipiche, taglio fotografico dell'immagine, ricostruzione dei movimenti standard. L'evidente attenzione all'estetica è necessaria e implicita nelle strutture linguistiche analizzate dall'artista e prevede, conseguentemente, immagini finali ai confini con l'estetizzante, come nella serie sulla Moda o sul Paesaggio, oppure immagini dure o violente come nei cicli sul Reportage, sul Sesso e sul Cinema, che richiamano spesso l'horror. Nei vari casi, la comunicazione accattivante o disturbante è imposta dai diversi linguaggi e stereotipi di genere. Non a caso, il quadro Sex Machine (2000), risultante di un immaginario tipico a luci rosse, è stato considerato talmente emblematico da essere usato per la copertina dell’autobiografia di John Holmes, uno dei massimi protagonisti del cinema hard.
La mostra fa parte della programmazione Praxis, realizzata da Domenico Scudero, con il contributo della Regione Lazio per la ricerca “Applicazione nuove tecnologie multimediali arte contemporanea”, diretta da Simonetta Lux.
Giuseppe Tubi inizia la sua attività nel 1992 dipingendo quadri con tecniche tradizionali, nel 1993 realizza stampe fotografiche in bianco e nero da negativi preparati al computer (Noise Landscape); i primi quadri eseguiti interamente al computer datano 1994 (Tubo nudo che scende le scale, Tubo volante dallo spazio esterno) e sono presentati a Roma nel 1995 in un rave party e poi, accanto a un'ulteriore produzione, nella sua prima personale alla galleria Mascherino di Roma, nel 1996.
Nella prima sala sono riproposte opere del suo primo periodo (1993-1998) tra le quali Golf, Dance, Incidente, esposte, tra l'altro, al MIFAV della II Università di Torvergata – Roma; ad “Aperto”, Trevi Flash Art Museum (1997); a “Contaminazioni II”, MLAC, Università “La Sapienza” - Roma (1998); nella personale alla Fondazione IDIS, Città della Scienza, Napoli (1999).
Questi lavori evidenziano il tipo di ricerca su cui si basa l'intera produzione di Tubi; i suoi quadri sono infatti costruiti attraverso campionamenti di linguaggi artistici differenti, sia alti che bassi, usati contemporaneamente per creare fusioni visive basate su slittamenti di significato in cui Arte "alta" Cinema, Televisione, Fotografia e Video sono sintetizzati in una sorta di ipertesto visivo metalinguistico.
Nella seconda sala sono esposti lavori dal 2000 al 2005, inediti e già presentati in mostre pubbliche e personali (nel 2000 alla galleria Mascherino di Roma; a New York; al MAN di Nuoro; al MACRO di Roma). Tra le opere selezionate figurano alcuni significativi quadri delle serie relative alla Moda, proposte alla GNAM di Roma (1999); nella personale romana “Look” (2005) e a “Corpo/Moda/Mente” al Museo Revoltella di Trieste (2005). Dei cicli del Paesaggio, del Cinema e del Reportage sono proposti lavori esposti nel 2001 ad “Arte Elettronica” a Palazzo dei Diamanti di Ferrara; ad “Art Files” al Centro per le Arti Contemporanee di Pesaro).
Le grandi stampe digitali su carta fotografica, in cui Tubi ricostruisce sequenze filmiche potenziali, sono caratterizzate da una più forte e insistita attenzione alle strutture della comunicazione visiva relativa al genere di oggetto dell'opera: inquadrature tipiche, taglio fotografico dell'immagine, ricostruzione dei movimenti standard. L'evidente attenzione all'estetica è necessaria e implicita nelle strutture linguistiche analizzate dall'artista e prevede, conseguentemente, immagini finali ai confini con l'estetizzante, come nella serie sulla Moda o sul Paesaggio, oppure immagini dure o violente come nei cicli sul Reportage, sul Sesso e sul Cinema, che richiamano spesso l'horror. Nei vari casi, la comunicazione accattivante o disturbante è imposta dai diversi linguaggi e stereotipi di genere. Non a caso, il quadro Sex Machine (2000), risultante di un immaginario tipico a luci rosse, è stato considerato talmente emblematico da essere usato per la copertina dell’autobiografia di John Holmes, uno dei massimi protagonisti del cinema hard.
La mostra fa parte della programmazione Praxis, realizzata da Domenico Scudero, con il contributo della Regione Lazio per la ricerca “Applicazione nuove tecnologie multimediali arte contemporanea”, diretta da Simonetta Lux.
07
marzo 2006
Giuseppe Tubi
Dal 07 al 30 marzo 2006
arte contemporanea
Location
MLAC – MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 10–19:30
Vernissage
7 Marzo 2006, ore 18.30
Ufficio stampa
GIORGIA CALO'
Autore
Curatore