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Giuseppe Viviani – Quindici opere grafiche
Con rari e preziosi esemplari, la mostra rievoca l’importante presenza del grande artista nel panorama della storia artistica del Novecento italiano
Comunicato stampa
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Pittore e incisore, Viviani (Agnano di Pisa nel 1898 - Pisa 1965), formatosi autonomamente, in ambiente tardomacchiaiolo,definì alla metà degli anni Trenta una propria figurazione dagli umori popolareschi e arcaicizzanti, attraversata da una sottile vena metafisica e sentimentale, e caratterizzata dal gusto per una pittura di fatti, oggetti e personaggi della cronaca quotidiana; con le sue opere pittoriche ed ancor più con le sue incisioni diede vita ad una sorta di imagérie popolare che rifletteva fatti ed episodi della colorata vita del litorale pisano, calati in un’atmosfera fiabesca e con riferimenti alla pittura metafisica.
Soprattutto nell’incisione l’artista toscano raggiunse risultati eccezionali, tra i maggiori del Novecento italiano (accanto a Morandi e a Luigi Bartolini), trasformando in originali immagini la sua personale visione del mondo, con una particolare predilezione per la vita della sua terra che conosceva profondamente; visse infatti lungamente a Marina di Pisa e alla sua morte, seguendo le sue ultime volontà, le lastre originali delle sue opere furono gettate in mare al largo della piccola località sulla costa tirrenica. Viviani raggiunse la fama soltanto nel secondo dopoguerra: era il 1948 quando gli fu assegnata la cattedra di incisione presso l’Accademia di Belle arti di Firenze, cattedra che era stata ricoperta da Giovanni Fattori. Iniziò così per lui un periodo di grandi successi, con la partecipazione a importanti mostre e concorsi internazionali di incisione, che lo videro più volte vincitore; nel 1960 la città di Pisa gli dedicò una grande mostra che ripercorreva tutta la sua opera e lo gratificò come “cittadino benemerito”.
La vita di Viviani non fu affatto facile: perse il padre all’età di due anni e dovette trasferirsi insieme alla mamma presso il nonno, un ortopedico che fabbricava arti finti, oggetti che devono essersi impressi nella memoria della sua infanzia, tanto che poi li inserì in molte sue opere; fino agli anni Quaranta svolse numerosi lavori, senza mai però abbandonare la sua attività artistica. Con l’assegnazione della cattedra all’Accademia di Firenze, ormai cinquantenne, ebbe finalmente il successo che meritava e le sue incisioni (di cui viene offerta al Museo Fazzini una stringata quanto rappresentativa selezione) raggiunsero quotazioni altissime, assicurandogli quella tranquillità economica che gli permise finalmente di dedicarsi esclusivamente alla produzione artistica e alla sua seconda grande passione, la caccia; non a caso mute di segugi si trovano spesso ritratte nelle sue acqueforti, nelle sue xilografie oppure nelle deliziose e variopinte litografie, in cui Marco Valsecchi ebbe a rinvenire “un procedere più sintetico dell’immagine, una campitura più vivace degli spazi entro il contorno nero e spesso della linea”. Viviani – sono ancora parole di Valsecchi - “non ha stravolto le regole della tecnica esecutiva. Le ha, anzi, assunte nella loro più spoglia evidenza con la stessa umiltà di un vecchio artigiano. Osservandole, affiorano alla nostra memoria le etichette delle nostre raccolte infantili, le calcomanie coi soldatini di carta e i proverbi illustrati, le copertine dei quaderni scolastici”.
L’arte di Viviani è improntata ad una visione malinconica e decadente della vita, ma allo stesso tempo ad un grande amore per la vita stessa. Con un segno lineare ed essenziale ed una raffinata perizia tecnica, l’artista si è mosso tra un ingenuo immaginario popolaresco e la meditata ricerca di immagini della memoria, ricreando un mondo venato di profonda emotività e percorso da aperture metafisiche ricche di allusioni, suggestioni e significati; come scrisse di lui Jean Cocteau, nel 1961, “Giuseppe Viviani èst un maitre de ce réalisme irréel qui sera un jour le signe de notre époque”. L’opera grafica di Viviani, è, per riconoscimento universale, uno dei maggiori esempi contemporanei di poesia espressa compiutamente con l’incisione; in lui una sapienza tecnica eccezionale, rispettosa delle proprietà e delle “leggi” di questo nobile genere artistico, convive e si esalta con una libertà inventiva e con una inesauribile scoperta di soluzioni stilistiche, raggiungendo traguardi straordinari nella creazione di racconti, fantasie ed emozioni.
Soprattutto nell’incisione l’artista toscano raggiunse risultati eccezionali, tra i maggiori del Novecento italiano (accanto a Morandi e a Luigi Bartolini), trasformando in originali immagini la sua personale visione del mondo, con una particolare predilezione per la vita della sua terra che conosceva profondamente; visse infatti lungamente a Marina di Pisa e alla sua morte, seguendo le sue ultime volontà, le lastre originali delle sue opere furono gettate in mare al largo della piccola località sulla costa tirrenica. Viviani raggiunse la fama soltanto nel secondo dopoguerra: era il 1948 quando gli fu assegnata la cattedra di incisione presso l’Accademia di Belle arti di Firenze, cattedra che era stata ricoperta da Giovanni Fattori. Iniziò così per lui un periodo di grandi successi, con la partecipazione a importanti mostre e concorsi internazionali di incisione, che lo videro più volte vincitore; nel 1960 la città di Pisa gli dedicò una grande mostra che ripercorreva tutta la sua opera e lo gratificò come “cittadino benemerito”.
La vita di Viviani non fu affatto facile: perse il padre all’età di due anni e dovette trasferirsi insieme alla mamma presso il nonno, un ortopedico che fabbricava arti finti, oggetti che devono essersi impressi nella memoria della sua infanzia, tanto che poi li inserì in molte sue opere; fino agli anni Quaranta svolse numerosi lavori, senza mai però abbandonare la sua attività artistica. Con l’assegnazione della cattedra all’Accademia di Firenze, ormai cinquantenne, ebbe finalmente il successo che meritava e le sue incisioni (di cui viene offerta al Museo Fazzini una stringata quanto rappresentativa selezione) raggiunsero quotazioni altissime, assicurandogli quella tranquillità economica che gli permise finalmente di dedicarsi esclusivamente alla produzione artistica e alla sua seconda grande passione, la caccia; non a caso mute di segugi si trovano spesso ritratte nelle sue acqueforti, nelle sue xilografie oppure nelle deliziose e variopinte litografie, in cui Marco Valsecchi ebbe a rinvenire “un procedere più sintetico dell’immagine, una campitura più vivace degli spazi entro il contorno nero e spesso della linea”. Viviani – sono ancora parole di Valsecchi - “non ha stravolto le regole della tecnica esecutiva. Le ha, anzi, assunte nella loro più spoglia evidenza con la stessa umiltà di un vecchio artigiano. Osservandole, affiorano alla nostra memoria le etichette delle nostre raccolte infantili, le calcomanie coi soldatini di carta e i proverbi illustrati, le copertine dei quaderni scolastici”.
L’arte di Viviani è improntata ad una visione malinconica e decadente della vita, ma allo stesso tempo ad un grande amore per la vita stessa. Con un segno lineare ed essenziale ed una raffinata perizia tecnica, l’artista si è mosso tra un ingenuo immaginario popolaresco e la meditata ricerca di immagini della memoria, ricreando un mondo venato di profonda emotività e percorso da aperture metafisiche ricche di allusioni, suggestioni e significati; come scrisse di lui Jean Cocteau, nel 1961, “Giuseppe Viviani èst un maitre de ce réalisme irréel qui sera un jour le signe de notre époque”. L’opera grafica di Viviani, è, per riconoscimento universale, uno dei maggiori esempi contemporanei di poesia espressa compiutamente con l’incisione; in lui una sapienza tecnica eccezionale, rispettosa delle proprietà e delle “leggi” di questo nobile genere artistico, convive e si esalta con una libertà inventiva e con una inesauribile scoperta di soluzioni stilistiche, raggiungendo traguardi straordinari nella creazione di racconti, fantasie ed emozioni.
16
febbraio 2008
Giuseppe Viviani – Quindici opere grafiche
Dal 16 febbraio al 13 aprile 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO PERICLE FAZZINI – PALAZZO DEL PERDONO
Assisi, Piazza Giuseppe Garibaldi, 1c, (Perugia)
Assisi, Piazza Giuseppe Garibaldi, 1c, (Perugia)
Biglietti
al Museo e alla mostra: euro 5 – ridotto euro 3
Orario di apertura
10/13 – 16/19 (lunedì chiuso)
Vernissage
16 Febbraio 2008, ore 17
Ufficio stampa
DE LUCA
Autore