Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
-
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
-
Giusto Bonanno – Cromosomatiche
Architetto arredatore raffinato e di successo, designer scanzonato e provocatorio (noti sono i suoi oggetti realizzati recuperando e reinventando oggetti come bidoni, scolapiatti, pentole, ecc.), che da tempo dipinge. È una pittura carica di valori simbolici ma soprattutto che ci dimostra tutto il suo bisogno di vitalità, forse alla ricerca di uno spazio (la tela) non solo come luogo di massimo controllo creativo ma anche territorio dove sentirsi in un continuo dialogo con il mondo esterno.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LA PITTURA DI GIUSTO BONANNO
Lo storico Agnoldomenico Pica, amico di Gio Ponti, nel saggio che scrisse in occasione del libro sul grande architetto che realizzai nel 1985, ricordò quando Ponti, pur avendo raggiunto i grandi risultati che tutti conosciamo come architetto, arredatore e designer, di fatto si era sempre lamentato di non aver potuto fare il pittore!
Gio Ponti, quello della sedia Superleggera, del Pirelli, della sede della Montecatini, l’architetto amato e omaggiato da mezzo mondo, soffriva guardando l’amico Campigli.
Un male comune a molti architetti e designer: progettisti che per tutta la vita hanno dovuto fare i conti con i compromessi della committenza, della tecnica, del cantiere, dei materiali.
Progettisti che hanno sempre guardato con un po’ di invidia il pittore che poteva creare un’opera gestendo e controllando completamente la tela.
L’architetto sa bene quanto è gratificante affrontare con la matita il foglio di carta e nello stesso tempo quanta fatica e spesso quanti affanni per portare l’idea alla realizzazione dell’opera!
Così tra i progettisti si sono spesso sviluppate tre tendenze: sospirare e soffrire per la mancata pratica pittorica, dipingere segretamente come terapia liberatoria, dipingere alla luce del sole in un percorso creativo verso una piena e consapevole maturità.
È questo il caso di Giusto Bonanno, architetto arredatore raffinato e di successo, designer scanzonato e provocatorio (noti sono i suoi oggetti realizzati recuperando e reinventando oggetti come bidoni, scolapiatti, pentole, ecc.), che da tempo dipinge.
La sua pittura ha raggiunto un grado di consapevolezza e maturità stilistica che ci fa dimenticare tutta la sua attività di progettista.
È una pittura carica di valori simbolici ma soprattutto che ci dimostra tutto il suo bisogno di vitalità, forse alla ricerca di uno spazio (la tela) non solo come luogo di massimo controllo creativo ma anche territorio dove sentirsi in un continuo dialogo con il mondo esterno.
Un mondo al di là del proprio territorio (la Sicilia) e che pur da questo trae continui riferimenti nella forza e nella violenza con cui usa il colore e i segni carichi di antiche passioni mediterranee.
Ecco, un pittore che lavorando intensamente ha superato con forza e volontà la condizione del “progettista nostalgico” e che si pone come un artista pieno di idee e di energia.
Ho voglia di vedere tanti suoi quadri in una importante mostra, dove finalmente poter cogliere nell’insieme delle opere il suo mondo fantastico ma anche rigoroso.
Un rigore che si può vedere proprio nell’insieme delle tele dipinte, dove alla libertà creativa si aggiunge un forte senso di controllo: tutto ciò è leggibile proprio per la coerenza formale e di linguaggio che pur nelle diversità unisce tutte le opere.
Ugo La Pietra
Milano, giugno 2008
Lo storico Agnoldomenico Pica, amico di Gio Ponti, nel saggio che scrisse in occasione del libro sul grande architetto che realizzai nel 1985, ricordò quando Ponti, pur avendo raggiunto i grandi risultati che tutti conosciamo come architetto, arredatore e designer, di fatto si era sempre lamentato di non aver potuto fare il pittore!
Gio Ponti, quello della sedia Superleggera, del Pirelli, della sede della Montecatini, l’architetto amato e omaggiato da mezzo mondo, soffriva guardando l’amico Campigli.
Un male comune a molti architetti e designer: progettisti che per tutta la vita hanno dovuto fare i conti con i compromessi della committenza, della tecnica, del cantiere, dei materiali.
Progettisti che hanno sempre guardato con un po’ di invidia il pittore che poteva creare un’opera gestendo e controllando completamente la tela.
L’architetto sa bene quanto è gratificante affrontare con la matita il foglio di carta e nello stesso tempo quanta fatica e spesso quanti affanni per portare l’idea alla realizzazione dell’opera!
Così tra i progettisti si sono spesso sviluppate tre tendenze: sospirare e soffrire per la mancata pratica pittorica, dipingere segretamente come terapia liberatoria, dipingere alla luce del sole in un percorso creativo verso una piena e consapevole maturità.
È questo il caso di Giusto Bonanno, architetto arredatore raffinato e di successo, designer scanzonato e provocatorio (noti sono i suoi oggetti realizzati recuperando e reinventando oggetti come bidoni, scolapiatti, pentole, ecc.), che da tempo dipinge.
La sua pittura ha raggiunto un grado di consapevolezza e maturità stilistica che ci fa dimenticare tutta la sua attività di progettista.
È una pittura carica di valori simbolici ma soprattutto che ci dimostra tutto il suo bisogno di vitalità, forse alla ricerca di uno spazio (la tela) non solo come luogo di massimo controllo creativo ma anche territorio dove sentirsi in un continuo dialogo con il mondo esterno.
Un mondo al di là del proprio territorio (la Sicilia) e che pur da questo trae continui riferimenti nella forza e nella violenza con cui usa il colore e i segni carichi di antiche passioni mediterranee.
Ecco, un pittore che lavorando intensamente ha superato con forza e volontà la condizione del “progettista nostalgico” e che si pone come un artista pieno di idee e di energia.
Ho voglia di vedere tanti suoi quadri in una importante mostra, dove finalmente poter cogliere nell’insieme delle opere il suo mondo fantastico ma anche rigoroso.
Un rigore che si può vedere proprio nell’insieme delle tele dipinte, dove alla libertà creativa si aggiunge un forte senso di controllo: tutto ciò è leggibile proprio per la coerenza formale e di linguaggio che pur nelle diversità unisce tutte le opere.
Ugo La Pietra
Milano, giugno 2008
24
ottobre 2008
Giusto Bonanno – Cromosomatiche
Dal 24 ottobre al 29 novembre 2008
arte contemporanea
Location
ORATORIO DI SANTA CITA
Palermo, Via Valverde, 1, (Palermo)
Palermo, Via Valverde, 1, (Palermo)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato (tranne i festivi) ore 10,00/13,00 - 16,00/19,00
Vernissage
24 Ottobre 2008, ore 17,30
Ufficio stampa
STUDIO B
Autore