Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gli altri. I Morti Dimenticati
Un ricordo dei morti dimenticati:
intellettuali, politici, froci, lesbiche, barboni, alcolizzati, ritardati, puttane, criminali, cristiani evangelici, anarchici, testimoni di geova e repubblicani spagnoli. Un lenzuolo bianco di grandi dimensioni, inchiodato alla parete della galleria, sul quale i migliori artisti romani
dipingeranno, ricameranno, imbratteranno per ricordare loro.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Oltre agli ebrei della shoah, ci sono altri morti da ricordare nella Giornata della Memoria, spesso dimenticati da una retorica dei morti.
Nessun morto è identico.
Ora noi MonserratoArte900, proponiamo un ricordo dei morti dimenticati:
intellettuali, politici, froci, lesbiche, barboni, alcolizzati, ritardati, puttane, criminali, cristiani evangelici, anarchici, testimoni di geova e repubblicani spagnoli.
Un lenzuolo bianco di grandi dimensioni, inchiodato alla parete della galleria, sul quale i migliori artisti romani
dipingeranno, ricameranno, imbratteranno per ricordare loro.
ISTRUZIONI PER LA MOSTRA
di Fulvio Abbate
Lo scrittore “collaborazionista” Louis-Ferdinand Céline sosteneva che i nazisti erano da ritenere “ragionieri dello sterminio” a pieno titolo. Le cifre dei morti, l’ampiezza del genocidio messo in atto dal potere tedesco durante gli anni Quaranta del secolo scorso, rendono attendibili le sue parole. Chiunque potrà, d’altronde, verificare le annotazioni, gli appunti, i timbri, i visti, i dettagli della loro impresa criminale, consultando gli impeccabili archivi della “Gestapo”, delle “SS” o della stessa Wehrmacht, dove, a futura memoria burocratica, sotto i simboli della svastica e della testa di morto (“Totenkopf”), fissati ai loro berretti, è segnata ogni cosa utile all’annientamento, alla riduzione in schiavitù: indumenti, effetti personali, nazionalità, orientamento politico o razziale che riguardi, come dice Primo Levi, i “sommersi”, ossia coloro che nessuno poté, o volle, salvare dai lager, dal consuntivo mortuario della “soluzione finale”.
Un “ragioniere dello sterminio” non si accontenta di cancellare le proprie vittime dall’anagrafe civile, desidera che la fine di queste sia segnata nei registri di un’anagrafe parallela, non meno burocraticamente meticolosa, affinché la pena resti impressa, annotata nei verbali del potere, dell’autorità, del controllo, della sottomissione, e infine della morte.
Da qui, forse, la necessità di rendere riconoscibili a distanza gli internati, attraverso un contrassegno apposto sugli indumenti dell’universo concentrazionario, come un bersaglio, come un marchio, come uno strumento di lavoro: triangolo rosso per i “politici”; verde per i “comuni”; nero per gli “asociali” o “antisociali” (cioè disabili fisici e mentali, vagabondi, prostitute e lesbiche); blu per gli “immigrati”, gli “apolidi”, ma anche per i combattenti rifugiati all’estero della Spagna repubblicana; viola per i Testimoni di Geova; rosa per gli omosessuali; marrone per gli individui appartenenti alle popolazioni nomadi di origine Rom o Sinti. Su tutto, la stella gialla imposta agli ebrei già nei ghetti.
Un casellario ulteriore, quindi. Il casellario della selezione umana, razziale e culturale voluta dal “Nuovo Ordine”, l’ordine codificato, appunto, dai ragionieri dello sterminio.
Ironia della storia e della visione, la tavola sinottica ufficiale, necessaria per spiegare, in tutta la sua razionalità, l’uso dei contrassegni in ogni possibile variante e combinazione, compilata dalle oscure mani di un illustratore al servizio degli uffici preposti al perfetto funzionamento della fabbrica di selezione e morte del “Reich millenario”, assomiglia a una tempera del Paul Klee più alfabetico, più terso e struggente.
Ora e sempre Resistenza
Nessun morto è identico.
Ora noi MonserratoArte900, proponiamo un ricordo dei morti dimenticati:
intellettuali, politici, froci, lesbiche, barboni, alcolizzati, ritardati, puttane, criminali, cristiani evangelici, anarchici, testimoni di geova e repubblicani spagnoli.
Un lenzuolo bianco di grandi dimensioni, inchiodato alla parete della galleria, sul quale i migliori artisti romani
dipingeranno, ricameranno, imbratteranno per ricordare loro.
ISTRUZIONI PER LA MOSTRA
di Fulvio Abbate
Lo scrittore “collaborazionista” Louis-Ferdinand Céline sosteneva che i nazisti erano da ritenere “ragionieri dello sterminio” a pieno titolo. Le cifre dei morti, l’ampiezza del genocidio messo in atto dal potere tedesco durante gli anni Quaranta del secolo scorso, rendono attendibili le sue parole. Chiunque potrà, d’altronde, verificare le annotazioni, gli appunti, i timbri, i visti, i dettagli della loro impresa criminale, consultando gli impeccabili archivi della “Gestapo”, delle “SS” o della stessa Wehrmacht, dove, a futura memoria burocratica, sotto i simboli della svastica e della testa di morto (“Totenkopf”), fissati ai loro berretti, è segnata ogni cosa utile all’annientamento, alla riduzione in schiavitù: indumenti, effetti personali, nazionalità, orientamento politico o razziale che riguardi, come dice Primo Levi, i “sommersi”, ossia coloro che nessuno poté, o volle, salvare dai lager, dal consuntivo mortuario della “soluzione finale”.
Un “ragioniere dello sterminio” non si accontenta di cancellare le proprie vittime dall’anagrafe civile, desidera che la fine di queste sia segnata nei registri di un’anagrafe parallela, non meno burocraticamente meticolosa, affinché la pena resti impressa, annotata nei verbali del potere, dell’autorità, del controllo, della sottomissione, e infine della morte.
Da qui, forse, la necessità di rendere riconoscibili a distanza gli internati, attraverso un contrassegno apposto sugli indumenti dell’universo concentrazionario, come un bersaglio, come un marchio, come uno strumento di lavoro: triangolo rosso per i “politici”; verde per i “comuni”; nero per gli “asociali” o “antisociali” (cioè disabili fisici e mentali, vagabondi, prostitute e lesbiche); blu per gli “immigrati”, gli “apolidi”, ma anche per i combattenti rifugiati all’estero della Spagna repubblicana; viola per i Testimoni di Geova; rosa per gli omosessuali; marrone per gli individui appartenenti alle popolazioni nomadi di origine Rom o Sinti. Su tutto, la stella gialla imposta agli ebrei già nei ghetti.
Un casellario ulteriore, quindi. Il casellario della selezione umana, razziale e culturale voluta dal “Nuovo Ordine”, l’ordine codificato, appunto, dai ragionieri dello sterminio.
Ironia della storia e della visione, la tavola sinottica ufficiale, necessaria per spiegare, in tutta la sua razionalità, l’uso dei contrassegni in ogni possibile variante e combinazione, compilata dalle oscure mani di un illustratore al servizio degli uffici preposti al perfetto funzionamento della fabbrica di selezione e morte del “Reich millenario”, assomiglia a una tempera del Paul Klee più alfabetico, più terso e struggente.
Ora e sempre Resistenza
27
gennaio 2009
Gli altri. I Morti Dimenticati
Dal 27 gennaio al 27 febbraio 2009
arte contemporanea
Location
MONSERRATOARTE900
Roma, Via Di Monserrato, 14, (Roma)
Roma, Via Di Monserrato, 14, (Roma)
Vernissage
27 Gennaio 2009, ore 18
Curatore