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Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano
La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, intende far riferimento al mondo artistico che può aver ispirato e formato Caravaggio nei suoi esordi milanesi. E’ infatti noto che Caravaggio, nato a Milano nel 1571, quivi è vissuto fino al 1588 e qui ha svolto il suo primo alunnato presso la bottega di Simone Peterzano.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Vittorio Sgarbi torna nel capoluogo lombardo per presentare una nuova grande mostra che illustra la nascita di un
genio quale è il Caravaggio. Ricostruendone la formazione artistica, da Simone Peterzano ai maestri veneti e
lombardi, un entusiasmante percorso documenta i precursori e gli artisti contemporanei a Michelangelo Merisi (1571-
1610), mettendo in evidenza le opere che l’artista vede di persona negli anni giovanili e ciò che i suoi occhi assorbono
nel clima artistico tra Venezia e Milano, prima della definitiva partenza per Roma, che verosimilmente può datarsi
intorno al 1595-96, come mettono in luce gli ultimi studi.
Curata da Vittorio Sgarbi, la mostra “Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano” è
prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, promossa dalla
Regione Lombardia e realizzata grazie al fondamentale contributo di Banca Popolare di Milano e di Terna.
La mostra riunisce circa sessanta capolavori, realizzati dai più grandi interpreti del tempo, che saranno esposti negli
spazi del Museo Diocesano, dall’11 marzo al 3 luglio 2011.
Le opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Lorenzo Lotto, Jacopo da Bassano, Moretto da Brescia, Giovan
Battista Moroni, Gerolamo Savoldo, Vincenzo e Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Simone Peterzano
e molti altri ancora, in alcuni casi mai esposte prima, documentano il delinearsi di un nuovo gusto e di una nuova
concezione della figura, nel suo rapporto con lo spazio e con la luce, che è fondamentale per la crescita del giovane
Merisi.
Naturalmente in mostra non poteva mancare la presenza del Caravaggio, documentato dalla presenza di alcune opere
altamente significative: è la cosiddetta “Murtola” (chiamata così dal nome del poeta che nel 1600 ne scrisse un
poema), ossia la prima versione della celeberrima “Medusa” degli Uffizi.
Quest’opera, conservata da sempre in collezione privata, fu realizzata dal Caravaggio nel 1596 e può essere
considerata come emblema della formazione giovanile del Caravaggio, in particolare per il disegno preliminare, messo
in evidenza dalle precisissime indagini diagnostiche che sono state eseguite sull’opera di recente. Le stesse indagini
consentono di datare la “rotella” tra il 1596 e il 1597, anni in cui Caravaggio si trasferisce a Roma e quindi, idealmente,
la Medusa Murtola chiude il ciclo lombardo e apre quello romano, quando, come ricorda Vittorio Sgarbi: “lui
improvvisamente sconvolge tutto al punto tale che il boato della sua rivoluzione arriva in tutta Europa e non c’è un solo
grande pittore che non arrivi dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dai paesi bassi per vedere quello che ha fatto
Caravaggio”.
Altri due capolavori del Caravaggio da non perdere sono, “Il riposo durante la fuga in Egitto”, straordinaria opera
proveniente dalla collezione Doria Pamphilj di Roma e la “Flagellazione di Cristo”, nella sua struggente e sensuale
bellezza, proveniente dal Museo di Capodimonte (Napoli), per la prima volta a Milano dopo la celebre mostra del 1951.
Quanto alla ricostruzione della sua formazione, seguendo le parole del noto storico dell’arte Roberto Longhi, “…non si
pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli
mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di
lì, a Lodi e a Milano. Era questa la plaga dove un gruppo di pittori lombardi, o naturalizzati, tenevano aperto da gran
tempo il santuario dell’arte semplice”.
Sin dal saggio del 1917, Cose bresciane del 500, e poi negli ancora più famosi Quesiti caravaggeschi, del 1929, Longhi
afferma che per gli anni giovanili è bene rintracciare le sue “strade di predestinazione fra il 1584 e il 1589 circa” nelle
“strade di Lombardia”, ovvero è proprio il mondo artistico tra Veneto e Lombardia che può aver ispirato e formato
Caravaggio e la cui eco riaffiora costantemente nelle sue opere.
LA MOSTRA
La mostra, divisa in sei sezioni, illustra il contesto artistico in cui Caravaggio si trova ad operare nei primi anni della
sua ricerca artistica.
Documentato, come è noto, nella bottega milanese di Simone Peterzano, dal 1584 e per almeno quattro anni,
Michelangelo Merisi ha modo di lasciarsi suggestionare dalle opere di straordinari artisti, attivi tra Venezia e Milano.
Il percorso è corredato inoltre dalla descrizione delle città “caravaggesche”, con relative piante storiche.
Sezione 1 - Venezia: Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Bassano
La prima sezione è dedicata a Venezia, ambito che per Caravaggio ha un ruolo determinante.
Il viaggio del pittore lombardo nella città lagunare è solo presunto ma certamente i suoi occhi si sono imbattuti nelle
opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto e Bassano, capisaldi della tradizione veneta, di cui studia lo spazio e la
ricerca luministica. In mostra si possono ammirare capolavori di grande bellezza, alcuni dei quali mai esposti a Milano,
come il virile San Giovanni Battista di Tiziano dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Inoltre, di Tintoretto sono
esposti i due quadri pendant con Caino e Abele e La tentazione di Adamo ed Eva, provenienti dalle Gallerie
dell’Accademia di Venezia, e Gesù fra i dottori (o Disputa) (1542-43 c.), dal Museo del Duomo di Milano, mentre di
Giorgione si vedranno il Doppio ritratto, dal Museo Nazionale di Palazzo Venezia, e il Cantore appassionato e il
Cantore con flauto (1507), dalla Galleria Borghese.
Tramite fra la cultura veneta e quella lombarda è Lorenzo Lotto, del quale è esposta la Natività a lume di notte
(1512), un capolavoro proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Siena. Determinanti per la formazione di Caravaggio
sono poi gli intensi ritratti, fra cui il Ritratto di giovane (della Gemäldegalerie di Berlino) e il ritratto di Ludovico Grazioli
di collezione privata.
Sezione 2 - Cremona: Giulio, Antonio e Vincenzo Campi, Bartolomeo Passerotti, Bernardino Campi e Luca
Cattapane
Caravaggio è attento anche alle soluzioni pittoriche dei maestri cremonesi che si incontrano nella seconda sezione del
percorso espositivo. In particolare, risulta rilevante il fascino che ha, sul giovane Merisi, Antonio Campi,
sperimentatore di effetti luminosi notturni in tele straordinarie come lo struggente Martirio di San Lorenzo (Parrocchia di
Santa Eufemia Milano, ex Chiesa di San Paolo Converso) e la Adorazione dei Pastori (1575) dalla Basilica di Santa
Maria della Croce di Crema. In questo contesto, di particolare forza pre-caravaggesca si colloca il San Matteo ispirato
dall’Angelo (custodito nella Chiesa di San Francesco a Pavia) di Vincenzo Campi, opera che verrà restaurata in sede
di mostra.
Sezione 3 - Brescia: Moretto da Brescia e Gerolamo Savoldo
Non diversamente dovette colpirlo l’opera di Moretto da Brescia e soprattutto quella di Savoldo, attraverso il quale
Caravaggio intuisce anche quello che non conosce di Giorgione e della pittura veneta, e da cui assimila un senso
originale del colore e della luce. Nella terza sezione si collocano opere come il San Gerolamo in meditazione di
Moretto da Brescia, proveniente dalla collezione Borromeo (Isola Bella, Verbania), e di Savoldo il Ritratto di giovane,
della Galleria Borghese di Roma, la Maddalena (1533 c.) degli Uffizi, ma anche l’Annunciazione, delle Gallerie
dell’Accademia di Venezia e la Crocefissione, proveniente da Monaco, mai esposta prima d’ora.
Sezione 4 - Bergamo: Giovan Battista Moroni
La ritrattistica di Gian Battista Moroni è, inoltre, motivo di ricerca fisiognomica, elemento di cui la poetica
caravaggesca è impregnata; egli infatti, come rammenta Vittorio Sgarbi, ci restituisce nei suoi capolavori una
riproduzione “mimetica della realtà, nel senso letterale della parola, come fosse un calco di un corpo” . Di notevole
suggestione è il confronto fra il Battesimo di Cristo (del Museo Bernareggi di Bergamo) e il Devoto in contemplazione
del Battesimo di Cristo, di collezione privata. La sezione è completata da alcuni espressivi ritratti come il Ritratto di
dotto (1569 c.) degli Uffizi e il bellissimo Ritratto di giovane dell’Accademia Carrara di Bergamo.
Sezione 5 - Milano: Giovanni Agostino da Lodi, Callisto Piazza, Francesco Prata, Giovanni Ambrogio Figino,
Giovanni Paolo Lomazzo, Fede Galizia e Simone Peterzano
Infine, la quinta sezione intende rappresentare il ricco e variegato clima pittorico milanese, sempre legato alla realtà e
ben attento ai mutamenti della natura. Gli occhi di Caravaggio si immagina che si siano soffermati sulle opere di
Giovanni Agostino da Lodi, Giovanni Ambrogio Figino, Giovanni Paolo Lomazzo, Fede Galizia e, soprattutto, di
Simone Peterzano, nella cui bottega Caravaggio ha iniziato a muovere i primi passi. Tra le opere di Peterzano si
ricordano L’Adorazione nell’orto (Museo Diocesano di Milano) e la Sacra Famiglia con San Giovannino e un angelo
(Collezione Olivetta Rason, mai esposta prima d’ora), insieme a un interessante nucleo di disegni. I disegni di Figino e
di Peterzano esposti in mostra rendono conto anche di come Caravaggio utilizzerà “i disegni di quegli autori - come
ricorda Vittorio Sgarbi - così potentemente analoghi a figure compiute da Caravaggio nelle sue opere romane, da far
pensare che egli avesse quasi rubato e portato con se o ricalcato i disegni di questi autori incrociati a Milano”.
Un suggestivo video riproduce in mostra la spettacolarità degli affreschi e dei dipinti di Peterzano della Certosa di
Garegnano, in cui si scorgono continui rimandi alle opere caravaggesche.
Sezione 6 – Caravaggio
Il percorso conduce lo sguardo dello spettatore fino al Il riposo durante la fuga in Egitto, eseguita nei primi anni del
soggiorno romano di Caravaggio, e proveniente dalla collezione Doria Pamphilj di Roma, che sarà esposta per il primo
mese di apertura. Come ricorda Sgarbi: “c’è una dimensione psicologica potentissima, ci sono gli occhi di un asino che
ci guardano, più vivo del san Giuseppe che sta tenendo lo spartito, affinchè l’angelo, meraviglioso, possa suonare su
quelle note. C’è un paesaggio padano, una luce di tramonto padano, c’è la dolcezza della Madonna che si addormenta;
tutti elementi e ricordi della Lombardia da cui è partito e che ha stretto in una amalgama, in una sintesi formidabile che
è il primo Caravaggio tutto lombardo ma attivo a Roma. Proprio quest’opera ci spiega più di altre che cosa dentro di lui
si era mosso, cosa si era maturato e quale insieme di nozioni e di emozioni avevano portato a quella visione”.
Grazie all’autorizzazione del FEC (Fondo Edifici Culto), si potrà inoltre ammirare la straordinaria e matura Flagellazione
di Cristo (1607-1608), oggi custodita al Museo di Capodimonte Napoli. Una summa dell’arte caravaggesca che
dimostra ancora una forza anatomica tutta lombarda e il ricordo, anche in età matura, del suo maestro, Simone
Peterzano, tanto più che, gli ultimi studi, dimostrano come la bella Flagellazione della chiesa di Santa Prassede a
Roma, considerata fino a oggi di Simone Peterzano, parrebbe eseguita dal “Laboratorio caravaggesco”, come propone
Claudio Strinati.
Dalla giovinezza alla maturità per tornare agli anni giovanili e concludere con Gli occhi di Caravaggio, quelli della
Medusa Murtola di Caravaggio, straordinario capolavoro ad olio su tela applicato su uno scudo di pioppo, che
conclude la mostra e ci fissa, lasciando lo spettatore senza fiato e travolgendolo nel suo mondo, straordinario e
misterioso, ma affascinante.
Per concludere, l’evento espone per la prima volta i documenti del periodo lombardo di Caravaggio; è possibile infatti
leggere e ritrovare il nome di Michelangelo Merisi nelle carte eccezionalmente prestate dall’Archivio di Stato di Milano,
che tanta importanza hanno nella definizione della biografia del pittore.
genio quale è il Caravaggio. Ricostruendone la formazione artistica, da Simone Peterzano ai maestri veneti e
lombardi, un entusiasmante percorso documenta i precursori e gli artisti contemporanei a Michelangelo Merisi (1571-
1610), mettendo in evidenza le opere che l’artista vede di persona negli anni giovanili e ciò che i suoi occhi assorbono
nel clima artistico tra Venezia e Milano, prima della definitiva partenza per Roma, che verosimilmente può datarsi
intorno al 1595-96, come mettono in luce gli ultimi studi.
Curata da Vittorio Sgarbi, la mostra “Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano” è
prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, promossa dalla
Regione Lombardia e realizzata grazie al fondamentale contributo di Banca Popolare di Milano e di Terna.
La mostra riunisce circa sessanta capolavori, realizzati dai più grandi interpreti del tempo, che saranno esposti negli
spazi del Museo Diocesano, dall’11 marzo al 3 luglio 2011.
Le opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Lorenzo Lotto, Jacopo da Bassano, Moretto da Brescia, Giovan
Battista Moroni, Gerolamo Savoldo, Vincenzo e Antonio Campi, Giovanni Ambrogio Figino e Simone Peterzano
e molti altri ancora, in alcuni casi mai esposte prima, documentano il delinearsi di un nuovo gusto e di una nuova
concezione della figura, nel suo rapporto con lo spazio e con la luce, che è fondamentale per la crescita del giovane
Merisi.
Naturalmente in mostra non poteva mancare la presenza del Caravaggio, documentato dalla presenza di alcune opere
altamente significative: è la cosiddetta “Murtola” (chiamata così dal nome del poeta che nel 1600 ne scrisse un
poema), ossia la prima versione della celeberrima “Medusa” degli Uffizi.
Quest’opera, conservata da sempre in collezione privata, fu realizzata dal Caravaggio nel 1596 e può essere
considerata come emblema della formazione giovanile del Caravaggio, in particolare per il disegno preliminare, messo
in evidenza dalle precisissime indagini diagnostiche che sono state eseguite sull’opera di recente. Le stesse indagini
consentono di datare la “rotella” tra il 1596 e il 1597, anni in cui Caravaggio si trasferisce a Roma e quindi, idealmente,
la Medusa Murtola chiude il ciclo lombardo e apre quello romano, quando, come ricorda Vittorio Sgarbi: “lui
improvvisamente sconvolge tutto al punto tale che il boato della sua rivoluzione arriva in tutta Europa e non c’è un solo
grande pittore che non arrivi dalla Francia, dalla Spagna, dalla Germania, dai paesi bassi per vedere quello che ha fatto
Caravaggio”.
Altri due capolavori del Caravaggio da non perdere sono, “Il riposo durante la fuga in Egitto”, straordinaria opera
proveniente dalla collezione Doria Pamphilj di Roma e la “Flagellazione di Cristo”, nella sua struggente e sensuale
bellezza, proveniente dal Museo di Capodimonte (Napoli), per la prima volta a Milano dopo la celebre mostra del 1951.
Quanto alla ricostruzione della sua formazione, seguendo le parole del noto storico dell’arte Roberto Longhi, “…non si
pretende di segnare itinerari precisi ai suoi viaggi (o siano pure vagabondaggi) di apprendista; ma non si potrebbe porli
mai in altra zona da quella che da Caravaggio porta a Bergamo, vicinissima; a Brescia e a Cremona, non distanti; e di
lì, a Lodi e a Milano. Era questa la plaga dove un gruppo di pittori lombardi, o naturalizzati, tenevano aperto da gran
tempo il santuario dell’arte semplice”.
Sin dal saggio del 1917, Cose bresciane del 500, e poi negli ancora più famosi Quesiti caravaggeschi, del 1929, Longhi
afferma che per gli anni giovanili è bene rintracciare le sue “strade di predestinazione fra il 1584 e il 1589 circa” nelle
“strade di Lombardia”, ovvero è proprio il mondo artistico tra Veneto e Lombardia che può aver ispirato e formato
Caravaggio e la cui eco riaffiora costantemente nelle sue opere.
LA MOSTRA
La mostra, divisa in sei sezioni, illustra il contesto artistico in cui Caravaggio si trova ad operare nei primi anni della
sua ricerca artistica.
Documentato, come è noto, nella bottega milanese di Simone Peterzano, dal 1584 e per almeno quattro anni,
Michelangelo Merisi ha modo di lasciarsi suggestionare dalle opere di straordinari artisti, attivi tra Venezia e Milano.
Il percorso è corredato inoltre dalla descrizione delle città “caravaggesche”, con relative piante storiche.
Sezione 1 - Venezia: Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Bassano
La prima sezione è dedicata a Venezia, ambito che per Caravaggio ha un ruolo determinante.
Il viaggio del pittore lombardo nella città lagunare è solo presunto ma certamente i suoi occhi si sono imbattuti nelle
opere di Giorgione, Tiziano, Tintoretto e Bassano, capisaldi della tradizione veneta, di cui studia lo spazio e la
ricerca luministica. In mostra si possono ammirare capolavori di grande bellezza, alcuni dei quali mai esposti a Milano,
come il virile San Giovanni Battista di Tiziano dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Inoltre, di Tintoretto sono
esposti i due quadri pendant con Caino e Abele e La tentazione di Adamo ed Eva, provenienti dalle Gallerie
dell’Accademia di Venezia, e Gesù fra i dottori (o Disputa) (1542-43 c.), dal Museo del Duomo di Milano, mentre di
Giorgione si vedranno il Doppio ritratto, dal Museo Nazionale di Palazzo Venezia, e il Cantore appassionato e il
Cantore con flauto (1507), dalla Galleria Borghese.
Tramite fra la cultura veneta e quella lombarda è Lorenzo Lotto, del quale è esposta la Natività a lume di notte
(1512), un capolavoro proveniente dalla Pinacoteca Nazionale di Siena. Determinanti per la formazione di Caravaggio
sono poi gli intensi ritratti, fra cui il Ritratto di giovane (della Gemäldegalerie di Berlino) e il ritratto di Ludovico Grazioli
di collezione privata.
Sezione 2 - Cremona: Giulio, Antonio e Vincenzo Campi, Bartolomeo Passerotti, Bernardino Campi e Luca
Cattapane
Caravaggio è attento anche alle soluzioni pittoriche dei maestri cremonesi che si incontrano nella seconda sezione del
percorso espositivo. In particolare, risulta rilevante il fascino che ha, sul giovane Merisi, Antonio Campi,
sperimentatore di effetti luminosi notturni in tele straordinarie come lo struggente Martirio di San Lorenzo (Parrocchia di
Santa Eufemia Milano, ex Chiesa di San Paolo Converso) e la Adorazione dei Pastori (1575) dalla Basilica di Santa
Maria della Croce di Crema. In questo contesto, di particolare forza pre-caravaggesca si colloca il San Matteo ispirato
dall’Angelo (custodito nella Chiesa di San Francesco a Pavia) di Vincenzo Campi, opera che verrà restaurata in sede
di mostra.
Sezione 3 - Brescia: Moretto da Brescia e Gerolamo Savoldo
Non diversamente dovette colpirlo l’opera di Moretto da Brescia e soprattutto quella di Savoldo, attraverso il quale
Caravaggio intuisce anche quello che non conosce di Giorgione e della pittura veneta, e da cui assimila un senso
originale del colore e della luce. Nella terza sezione si collocano opere come il San Gerolamo in meditazione di
Moretto da Brescia, proveniente dalla collezione Borromeo (Isola Bella, Verbania), e di Savoldo il Ritratto di giovane,
della Galleria Borghese di Roma, la Maddalena (1533 c.) degli Uffizi, ma anche l’Annunciazione, delle Gallerie
dell’Accademia di Venezia e la Crocefissione, proveniente da Monaco, mai esposta prima d’ora.
Sezione 4 - Bergamo: Giovan Battista Moroni
La ritrattistica di Gian Battista Moroni è, inoltre, motivo di ricerca fisiognomica, elemento di cui la poetica
caravaggesca è impregnata; egli infatti, come rammenta Vittorio Sgarbi, ci restituisce nei suoi capolavori una
riproduzione “mimetica della realtà, nel senso letterale della parola, come fosse un calco di un corpo” . Di notevole
suggestione è il confronto fra il Battesimo di Cristo (del Museo Bernareggi di Bergamo) e il Devoto in contemplazione
del Battesimo di Cristo, di collezione privata. La sezione è completata da alcuni espressivi ritratti come il Ritratto di
dotto (1569 c.) degli Uffizi e il bellissimo Ritratto di giovane dell’Accademia Carrara di Bergamo.
Sezione 5 - Milano: Giovanni Agostino da Lodi, Callisto Piazza, Francesco Prata, Giovanni Ambrogio Figino,
Giovanni Paolo Lomazzo, Fede Galizia e Simone Peterzano
Infine, la quinta sezione intende rappresentare il ricco e variegato clima pittorico milanese, sempre legato alla realtà e
ben attento ai mutamenti della natura. Gli occhi di Caravaggio si immagina che si siano soffermati sulle opere di
Giovanni Agostino da Lodi, Giovanni Ambrogio Figino, Giovanni Paolo Lomazzo, Fede Galizia e, soprattutto, di
Simone Peterzano, nella cui bottega Caravaggio ha iniziato a muovere i primi passi. Tra le opere di Peterzano si
ricordano L’Adorazione nell’orto (Museo Diocesano di Milano) e la Sacra Famiglia con San Giovannino e un angelo
(Collezione Olivetta Rason, mai esposta prima d’ora), insieme a un interessante nucleo di disegni. I disegni di Figino e
di Peterzano esposti in mostra rendono conto anche di come Caravaggio utilizzerà “i disegni di quegli autori - come
ricorda Vittorio Sgarbi - così potentemente analoghi a figure compiute da Caravaggio nelle sue opere romane, da far
pensare che egli avesse quasi rubato e portato con se o ricalcato i disegni di questi autori incrociati a Milano”.
Un suggestivo video riproduce in mostra la spettacolarità degli affreschi e dei dipinti di Peterzano della Certosa di
Garegnano, in cui si scorgono continui rimandi alle opere caravaggesche.
Sezione 6 – Caravaggio
Il percorso conduce lo sguardo dello spettatore fino al Il riposo durante la fuga in Egitto, eseguita nei primi anni del
soggiorno romano di Caravaggio, e proveniente dalla collezione Doria Pamphilj di Roma, che sarà esposta per il primo
mese di apertura. Come ricorda Sgarbi: “c’è una dimensione psicologica potentissima, ci sono gli occhi di un asino che
ci guardano, più vivo del san Giuseppe che sta tenendo lo spartito, affinchè l’angelo, meraviglioso, possa suonare su
quelle note. C’è un paesaggio padano, una luce di tramonto padano, c’è la dolcezza della Madonna che si addormenta;
tutti elementi e ricordi della Lombardia da cui è partito e che ha stretto in una amalgama, in una sintesi formidabile che
è il primo Caravaggio tutto lombardo ma attivo a Roma. Proprio quest’opera ci spiega più di altre che cosa dentro di lui
si era mosso, cosa si era maturato e quale insieme di nozioni e di emozioni avevano portato a quella visione”.
Grazie all’autorizzazione del FEC (Fondo Edifici Culto), si potrà inoltre ammirare la straordinaria e matura Flagellazione
di Cristo (1607-1608), oggi custodita al Museo di Capodimonte Napoli. Una summa dell’arte caravaggesca che
dimostra ancora una forza anatomica tutta lombarda e il ricordo, anche in età matura, del suo maestro, Simone
Peterzano, tanto più che, gli ultimi studi, dimostrano come la bella Flagellazione della chiesa di Santa Prassede a
Roma, considerata fino a oggi di Simone Peterzano, parrebbe eseguita dal “Laboratorio caravaggesco”, come propone
Claudio Strinati.
Dalla giovinezza alla maturità per tornare agli anni giovanili e concludere con Gli occhi di Caravaggio, quelli della
Medusa Murtola di Caravaggio, straordinario capolavoro ad olio su tela applicato su uno scudo di pioppo, che
conclude la mostra e ci fissa, lasciando lo spettatore senza fiato e travolgendolo nel suo mondo, straordinario e
misterioso, ma affascinante.
Per concludere, l’evento espone per la prima volta i documenti del periodo lombardo di Caravaggio; è possibile infatti
leggere e ritrovare il nome di Michelangelo Merisi nelle carte eccezionalmente prestate dall’Archivio di Stato di Milano,
che tanta importanza hanno nella definizione della biografia del pittore.
10
marzo 2011
Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano
Dal 10 marzo al 03 luglio 2011
arte antica
Location
MUSEO DIOCESANO
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 95, (Milano)
Biglietti
Biglietti (Mostra + Museo)
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00
Scuole € 5,00
Orario di apertura
Martedì - domenica ore 10-18
Lunedì chiuso.
La biglietteria chiude alle ore 17.30
Vernissage
10 Marzo 2011, ore 18.30 su invito
Sito web
www.occhidicaravaggio.it
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
ARTHEMISIA
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore