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Globalgroove – Remake
Il progetto, dal titolo Remake, si articola attraverso media differenti: fotografia, collage, video-proiezioni e una soundtrack musicale
Comunicato stampa
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La galleria ARTECONTEMPORANEA di Catania, diretta da RosAnna Musumeci, ospita una personale dei Globalgroove (Michele Andreoni - Fabio Toffolo). Il progetto, dal titolo Remake, si articola attraverso media differenti: fotografia, collage, video-proiezioni e una soundtrack musicale. Il tema è quello dell’appropriazione e del riciclaggio, del remix e della postproduzione di materiale iconografico, letterario, sonoro. La rielaborazione creativa delle informazioni estetiche, simboliche, culturali prodotte dal sistema mediatico globale è una forma intrinsecamente connessa ai linguaggi contemporanei. Su questa piattaforma concettuale e operativa si muove la ricerca del duo romano, attivo dalla fine degli anni ’90.
Inizialmente l’interesse dei Globalgroove si rivolge al web, con il sito www.globalgroove.it. In seguito il progetto ha ampliato il suo raggio d’azione con lavori grafici, pittorici, progetti editoriali, fotografia, collages. Globalgroove è un work-in-progress al limite tra arte e advertising, intrattenimento e politica, glamour e incubi contemporanei.
La tecnica è quella del cut-up, del montaggio, dell’associazione, e prevede tanto l’uso di materiale di recupero quanto quello di frammenti e interventi propri, rimettendo in discussione, con ironia e lucidità, il concetto di “originale” e di creazione artistica.
Explosive groove
di helga marsala
Nel segno della contaminazione, sul bordo dell’artificio, al grado zero dell’immagine: sovraesposte, saturate, ibridate, iniettate, somministrate, le immagini della contemporaneità sono figlie di una proliferazione incontrollata. Nichilismo del sovrappiù, si potrebbe quasi dire.
I Globalgroove si immergono fino al collo nel blob mediatico che propaga ovunque le sue vischiose radici, e scelgono l’unica forma possibile per (re)esistere, conducendo un gioco inevitabilmente “sporco”. Remixare e shakerare, mettere in atto il proprio personal remake del mondo guardato, subito, assorbito quotidianamente. Il mondo della superficie, quello dello schermo o del manifesto pubblicitario, degli slogan e dei fashion magazine, delle cover e dei loghi disseminati come virus.
Tra compiacimento e scetticismo, tra gusto per l’estetica mass-mediatica e critica al sistema, i Globalgroove praticano il linguaggio della ricombinazione, del campionamento, del DJing/VJing, della deviazione obliqua attraverso la manipolazione di dati liberamente in circolo. L’arte come furto, e come bricolage.
Remake è un progetto che utilizza, come è d’abitudine nel lavoro del gruppo, l’interazione tra più linguaggi: una serie di collage di piccolo formato, delle stampe digitali (rielaborazioni dei collage stessi), una sequenza di immagini digitali proiettate a parete, una soundtrack. Stesse matrici ma differenti involucri o segni, in un percorso multilayer che gioca coi concetti labili di originale e copia, genesi e montaggio.
Le immagini utilizzate come materiale compositivo sono eterogenee e spesso stridenti: dalle avanguardie storiche al postmoderno, dal cinema al fumetto, dal foto-giornalismo ai videogames, dalla tv alla video arte ai videoclip musicali. Frammenti di testi e marchi di registrazione commerciale (copyright o trademark) fungono da ulteriori tracce visive, in questa rielaborazione ipertestuale spericolata. Quello dei Globalgroove è un viaggio lungo la superficie del nostro tempo, uno slalom attraverso suggestioni incontrollate sparate come pallottole, una giostra ipercromatica in cui si fondono glamour e alienazione, terrore e seduzione, sogni e incubi metropolitani.
Sotto la pelle delle immagini scorrono parole inquiete, un flusso che si rapprende e resta lì, dentro una nicchia privata. C’è una lingua segreta dentro ogni linguaggio, che corre in mille direzioni, e scalpita e sconfina. C’è un’impalcatura nascosta a reggere la superficie e a determinarne il peso, l’intensità, la direzione. Ed è fatta di suoni e segni, di pensiero nudo e crudo. Tra i cinquanta collage di Remake alcuni hanno dei testi attaccati sul dorso, tracce non visibili, sotterranee. Una specie di light-side occulto. Tracce che possono contaminare lo spazio intorno, proiettarsi all’esterno, emergere come un’eco liquida.
La voce sottocutanea di parole recuperate e s-composte per l’occasione, diventa immagine che scivola su uno schermo. Per raccontare connessioni, suture, origini, nodi, corrispondenze, assonanze, divagazioni.
Rimbaud mette in Liquidazione “i corpi, le voci, l'immensa opulenza ininterrogabile, ciò che non si venderà mai!”1)… e ritornano i suoi versi caustici, pezzi di scrittura implosa o esplosa, specchio di sé stessa in un’iperbole, senza simboli e senza insegnamenti, scrittura in corsa che dice la propria voragine feroce.
Torna la grazia tagliente di Laurie Anderson, le parole schiette, lucide di un brano: “Sai quel piccolo orologio, quello sul videoregistratore, quello che segna sempre mezzogiorno perché non hai mai capito come si fa a cambiarlo? Così è sempre la stessa ora…” 2) Sempre la stessa ora, il tempo affidato a una macchina inetta, sempre lo stesso tempo a non scandire una giornata. E il tempo di un ingranaggio non corrisponde mai a quello di un corpo, di un interno domestico, del paesaggio fuori.
Poi, le parole di un saggio di Celant danno fiato a un’altra immagine e raccontano che “il mondo è fotografato e filmato per essere emesso via tv e giornale (…). Si potrebbe perciò affermare che l’immagine esiste solo per essere prodotta e rifatta e il suo remake è il vero soggetto del vedere”.3) Un esplosivo remake, l’unica cosa che possiamo vedere. Abbandonando l’idea di un qualsivoglia “originale” che sia sopravvissuto al cataclisma mediatico.
Si tratta dunque di “appropriazione indebita”. Di uno schizo-cut-up accelerato. E di tutti questi solchi scavati senza soluzione di continuità, senza tregua né cautela. Si tratta di tessere una rete autogenerativa, linee su linee, deviazioni scomode lungo miriadi di solchi--traccia, marcature sulla superficie infosferica priva di memoria. E inventarsi una membrana elastica che possa contenere e interconnettere corpi, post-producendo visioni, racconti, zone temporanee di emergenza, transizione, attraversamento.
Testi:
1) Laurie Anderson, Same Time Tomorrow (Bright Red, 1994)
2) Arthur Rimbaud, Liquidazione (Illuminations, 1873)
3) Germano Celant, Inespressionismo americano (1981)
Inizialmente l’interesse dei Globalgroove si rivolge al web, con il sito www.globalgroove.it. In seguito il progetto ha ampliato il suo raggio d’azione con lavori grafici, pittorici, progetti editoriali, fotografia, collages. Globalgroove è un work-in-progress al limite tra arte e advertising, intrattenimento e politica, glamour e incubi contemporanei.
La tecnica è quella del cut-up, del montaggio, dell’associazione, e prevede tanto l’uso di materiale di recupero quanto quello di frammenti e interventi propri, rimettendo in discussione, con ironia e lucidità, il concetto di “originale” e di creazione artistica.
Explosive groove
di helga marsala
Nel segno della contaminazione, sul bordo dell’artificio, al grado zero dell’immagine: sovraesposte, saturate, ibridate, iniettate, somministrate, le immagini della contemporaneità sono figlie di una proliferazione incontrollata. Nichilismo del sovrappiù, si potrebbe quasi dire.
I Globalgroove si immergono fino al collo nel blob mediatico che propaga ovunque le sue vischiose radici, e scelgono l’unica forma possibile per (re)esistere, conducendo un gioco inevitabilmente “sporco”. Remixare e shakerare, mettere in atto il proprio personal remake del mondo guardato, subito, assorbito quotidianamente. Il mondo della superficie, quello dello schermo o del manifesto pubblicitario, degli slogan e dei fashion magazine, delle cover e dei loghi disseminati come virus.
Tra compiacimento e scetticismo, tra gusto per l’estetica mass-mediatica e critica al sistema, i Globalgroove praticano il linguaggio della ricombinazione, del campionamento, del DJing/VJing, della deviazione obliqua attraverso la manipolazione di dati liberamente in circolo. L’arte come furto, e come bricolage.
Remake è un progetto che utilizza, come è d’abitudine nel lavoro del gruppo, l’interazione tra più linguaggi: una serie di collage di piccolo formato, delle stampe digitali (rielaborazioni dei collage stessi), una sequenza di immagini digitali proiettate a parete, una soundtrack. Stesse matrici ma differenti involucri o segni, in un percorso multilayer che gioca coi concetti labili di originale e copia, genesi e montaggio.
Le immagini utilizzate come materiale compositivo sono eterogenee e spesso stridenti: dalle avanguardie storiche al postmoderno, dal cinema al fumetto, dal foto-giornalismo ai videogames, dalla tv alla video arte ai videoclip musicali. Frammenti di testi e marchi di registrazione commerciale (copyright o trademark) fungono da ulteriori tracce visive, in questa rielaborazione ipertestuale spericolata. Quello dei Globalgroove è un viaggio lungo la superficie del nostro tempo, uno slalom attraverso suggestioni incontrollate sparate come pallottole, una giostra ipercromatica in cui si fondono glamour e alienazione, terrore e seduzione, sogni e incubi metropolitani.
Sotto la pelle delle immagini scorrono parole inquiete, un flusso che si rapprende e resta lì, dentro una nicchia privata. C’è una lingua segreta dentro ogni linguaggio, che corre in mille direzioni, e scalpita e sconfina. C’è un’impalcatura nascosta a reggere la superficie e a determinarne il peso, l’intensità, la direzione. Ed è fatta di suoni e segni, di pensiero nudo e crudo. Tra i cinquanta collage di Remake alcuni hanno dei testi attaccati sul dorso, tracce non visibili, sotterranee. Una specie di light-side occulto. Tracce che possono contaminare lo spazio intorno, proiettarsi all’esterno, emergere come un’eco liquida.
La voce sottocutanea di parole recuperate e s-composte per l’occasione, diventa immagine che scivola su uno schermo. Per raccontare connessioni, suture, origini, nodi, corrispondenze, assonanze, divagazioni.
Rimbaud mette in Liquidazione “i corpi, le voci, l'immensa opulenza ininterrogabile, ciò che non si venderà mai!”1)… e ritornano i suoi versi caustici, pezzi di scrittura implosa o esplosa, specchio di sé stessa in un’iperbole, senza simboli e senza insegnamenti, scrittura in corsa che dice la propria voragine feroce.
Torna la grazia tagliente di Laurie Anderson, le parole schiette, lucide di un brano: “Sai quel piccolo orologio, quello sul videoregistratore, quello che segna sempre mezzogiorno perché non hai mai capito come si fa a cambiarlo? Così è sempre la stessa ora…” 2) Sempre la stessa ora, il tempo affidato a una macchina inetta, sempre lo stesso tempo a non scandire una giornata. E il tempo di un ingranaggio non corrisponde mai a quello di un corpo, di un interno domestico, del paesaggio fuori.
Poi, le parole di un saggio di Celant danno fiato a un’altra immagine e raccontano che “il mondo è fotografato e filmato per essere emesso via tv e giornale (…). Si potrebbe perciò affermare che l’immagine esiste solo per essere prodotta e rifatta e il suo remake è il vero soggetto del vedere”.3) Un esplosivo remake, l’unica cosa che possiamo vedere. Abbandonando l’idea di un qualsivoglia “originale” che sia sopravvissuto al cataclisma mediatico.
Si tratta dunque di “appropriazione indebita”. Di uno schizo-cut-up accelerato. E di tutti questi solchi scavati senza soluzione di continuità, senza tregua né cautela. Si tratta di tessere una rete autogenerativa, linee su linee, deviazioni scomode lungo miriadi di solchi--traccia, marcature sulla superficie infosferica priva di memoria. E inventarsi una membrana elastica che possa contenere e interconnettere corpi, post-producendo visioni, racconti, zone temporanee di emergenza, transizione, attraversamento.
Testi:
1) Laurie Anderson, Same Time Tomorrow (Bright Red, 1994)
2) Arthur Rimbaud, Liquidazione (Illuminations, 1873)
3) Germano Celant, Inespressionismo americano (1981)
19
marzo 2005
Globalgroove – Remake
Dal 19 marzo al 30 aprile 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTECONTEMPORANEA
Catania, Via Firenze, 184, (Catania)
Catania, Via Firenze, 184, (Catania)
Orario di apertura
mart_sab 17-20 e per appuntamento
Vernissage
19 Marzo 2005, ore 19,30
Sito web
www.globalgroove.it
Autore
Curatore