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Goliardo Padova – L’Appennino di un uomo di fiume
esposizione di cinquanta opere, un versante tematico nuovo all’interno della sua vasta produzione, gran parte della quale è dedicata al paesaggio
Comunicato stampa
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Dall’8 al 30 settembre 2007 è in programma a Langhirano (Parma) la mostra L’APPENNINO DI UN UOMO DI FIUME, le montagne emiliane di Goliardo Padova, curata da Tiziana Cordani e Mauro Furia, che rivelerà, attraverso l’esposizione di cinquanta opere, un versante tematico nuovo all’interno della sua vasta produzione, gran parte della quale è dedicata al paesaggio.
Sin dal 1928, anno nel quale fu eseguita la prima opera presente in mostra, l’attenzione dell’artista per il paesaggio di monte va ad integrare il percorso che lo vede protagonista e che si aggira attorno alle vedute del fiume, il Po di Casalmaggiore con le sue anse, le sue lanche, la sua popolazione di uomini, alberi, animali.
“Uomo del fiume, Goliardo Padova, - sottolinea Tiziana Cordani - lascia il territorio cremonese che gli aveva dato i natali per stabilirsi a Parma e trascorrere lunghi periodi sull’Appennino parmense; si trasforma in uomo di monte e, cosa speciale e che denota la sua straordinaria sensibilità, si impossessa delle coordinate spirituali che connotano la terra dell’Appennino e le interpreta con la stessa genuinità, poesia e completezza utilizzata in passato per farsi cantore appassionato e visionario del Po”.
Organizzata per gruppi tematici omogenei (i paesaggi montani, spesso osservati nel loro mutare stagionale, gli abitanti silenziosi della montagna: uccelli, fiori, piante, …), la mostra evidenzia la forte sensibilità di Padova verso la natura e i suoi protagonisti, sottolineando la drammaticità del loro sopravvivere in un ambiente spesso sottoposto alle manomissioni dell’uomo.
Il perpetuarsi dei cicli naturali, di cui l’artista osserva le manifestazioni, costituisce il patrimonio più prezioso di visioni e di immagini entro le quali il linguaggio preciso e forte, la spessa e aggrovigliata materia condensano, in grumi e in segni penetranti, tutto un processo di riflessione e di interpretazione lirica che domina l’oggettività sino a condurla ad espressioni intensamente partecipate.
Le cinquanta opere (dipinti ad olio, tempere e pastelli) coprono un arco temporale che arriva sino al 1975 e raccontano le caratteristiche di una pittura raffinata e complessa come quella di Goliardo Padova, figura di punta del movimento chiarista, creatore di un “naturalismo padano” che riprende le tracce del “naturalismo informale”, capace, successivamente, di mutare il corso della propria arte, distaccandosi da un discorso legato al Chiarismo, per fare propria una poetica dell’Informale, e in cui l’impasto cromatico si intesse di una tonalità più complessa.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Tecnografica Parma, con testi di Tiziana Cordani e Mauro Furia. Interventi critici di Lucia Fornari Schianchi, Gloria Bianchino, Marzio Dall’Acqua, Francesco Barocelli.
La mostra, promossa dal Comune di Langhirano, ha ricevuto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico, e Etnoantropologico di Parma e Piacenza; Regione Emilia Romagna; Provincia di Parma; Comunità Montana Appennino Parma Est; Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma; Pinacoteca Civica G. Stuard di Parma – Musei Civici di San Paolo; Istituto Statale d’Arte Paolo Toschi di Parma; Fondazione Cariparma.
Main sponsor: Unicredit Xelion Banca; Lampogas Emiliana
Sponsor tecnici: UNIPOL Assicurazioni Istituto di Vigilanza Riuniti d’Italia I.V.R.I. Parma; Gazzetta di Parma; TV Parma; Parma Turismi; Consorzio del Prosciutto di Parma.
Organizzazione e allestimento: C.S.S.C.C: - Ufficio Tecnico Comune di Langhirano
Goliardo Padova nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1909. Studia all' Istituto d'Arte di Parma (allievo di Guido Marussig). Si diploma all'Accademia di Brera, dove apprende, per la decorazione e la grafica, gli insegnamenti di Palanti, che gli imprimerà una matrice secondo-futurista, avvertibile però solo nella sua produzione grafica.
Nella pittura, Aldo Carpi gli insegnò a tenersi lontano dal realismo e da ogni tentazione formalistica. Così già nel '31 lo vediamo aderire al Chiarismo ed alle lezioni di Edoardo Persico, con gli amici Del Bon, Lilloni, De Rocchi e Spilimbergo.
Dal 1934, a 25 anni, è assistente di Marussig a Brera, dove insegna composizione decorativa e grafica pubblicitaria alla Scuola Superiore per gli Artefici. La cattedra gli verrà confermata fino al 1947. Oltre alla pittura si dedica alla grafica, realizza manifesti e campagne pubblicitarie (Campari, Fratelli Branca, …).
Verso la fine degli anni '30 abbandona i toni chiari e rende la sua tavolozza più densa avvicinandosi a Corrente. Partecipa alla prima mostra del Gruppo alla Permanente (marzo 1939). Sarà poi valido collaboratore dello stesso Ente per diversi anni. Con lui vi sono giovani appena usciti da Brera, come Cassinari e Morlotti, ma anche meno giovani come Lucio Fontana, Sassu, Birolli, Manzù, Badodi e altri. Partecipa al "Premio Bergamo" dal 1939 al 1941.
Gli anni '40 si aprono sul fosco scenario della guerra, in cui l'Italia sta per entrare. Ben presto, però, Goliardo Padova sarà chiamato alla triste realtà da una serie di sanzioni nei suoi confronti, dovute al suo cognome, di origine ebraica.
L' 8 settembre del '43 è in Francia e i tedeschi lo deportano in Germania, nel campo di concentramento politico di Karlsruhe. Quando, fuggito dal Lager, torna a piedi dalla Germania pesa 37 chili e dentro ha una grande desolazione che si esprime in una pittura tormentata, drammatica. Per gravi motivi di salute deve rifiutare di riprendere l'insegnamento a Brera. Si ritira a Casalmaggiore chiudendosi in se stesso e non parlando più attraverso la pittura, che abbandona nel '47, limitandosi ad insegnare nella locale scuola media. Il silenzio si protrae fino al 1955, quando riprende a dipingere (inizialmente solo a tempera) anche grazie all'amicizia disinteressata di personalità del mondo della cultura, dell'arte e della poesia, quali in particolare Francesco Arcangeli, Attilio Bertolucci, Roberto Tassi, Pietro Bianchi, Mina Gregori, Arturo Carlo Quintavalle, Giorgio Cusatelli, Piero Del Giudice, Elda Fezzi, Giuseppe Tonna.
Nel '57 riprende a dipingere anche ad olio. Parallelamente all'attività pittorica prosegue quella espositiva, così ogni anno mostre personali permettono un aggiornamento critico nell'itinerario dell'artista: Modena, nel Palazzo dei Musei, Ferrara, Cremona, Torino, oltre ovviamente a Parma hanno ospitato negli anni sessanta rassegne di Goliardo Padova. Nel '68 viene invitato al Museo Civico di Bologna per la Mostra sull' "Arte Contemporanea in Emilia".
Sue opere si trovano alla Pinacoteca di Parma, al Museo Civico di Cremona, al Centro Studi Archivio della Comunicazione di Parma, al Museo della Permanente di Milano, nella Raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco di Milano. E' importante notare come la sua pittura, nata sotto il segno del Chiarismo, lo avvicini ora all'Informale, nella linea del grande precursore Claude Monet, facendone un lontano, autentico erede dei maestri del post-impressionismo.
Nel 1961 si trasferisce a Parma e, poco dopo, acquista una casa a Tizzano sull'Appennino. Scompare a Parma nel 1979.
Nel 1989 gli viene dedicata una grande antologica al Palazzo della Pilotta di Parma, curata da Quintavalle e da Vanja Strukelj. Nel 1994 Roberto Tassi e Claudio Zambianchi curano un'antologica al Palazzo della Permanente di Milano. Altre antologiche sono state allestite nel 1999 a Casalmaggiore, nel 2000 a Casa Sperlari di Cremona, nel 2003 alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza.
Nel 2006, Retrospettiva in Palazzo della Pilotta a Parma a cura di Gloria Bianchino e A.Carlo Quintavalle. Mostra “Semeghini e il Chiarismo” fra Milano e Mantova - Fruttiere di Palazzo Te - Mantova (a cura di F. Butturini, R.Margonari, E.Pontiggia ). Retrospettiva alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, a cura di Gloria Bianchino e A.Carlo Quintavalle.
Sin dal 1928, anno nel quale fu eseguita la prima opera presente in mostra, l’attenzione dell’artista per il paesaggio di monte va ad integrare il percorso che lo vede protagonista e che si aggira attorno alle vedute del fiume, il Po di Casalmaggiore con le sue anse, le sue lanche, la sua popolazione di uomini, alberi, animali.
“Uomo del fiume, Goliardo Padova, - sottolinea Tiziana Cordani - lascia il territorio cremonese che gli aveva dato i natali per stabilirsi a Parma e trascorrere lunghi periodi sull’Appennino parmense; si trasforma in uomo di monte e, cosa speciale e che denota la sua straordinaria sensibilità, si impossessa delle coordinate spirituali che connotano la terra dell’Appennino e le interpreta con la stessa genuinità, poesia e completezza utilizzata in passato per farsi cantore appassionato e visionario del Po”.
Organizzata per gruppi tematici omogenei (i paesaggi montani, spesso osservati nel loro mutare stagionale, gli abitanti silenziosi della montagna: uccelli, fiori, piante, …), la mostra evidenzia la forte sensibilità di Padova verso la natura e i suoi protagonisti, sottolineando la drammaticità del loro sopravvivere in un ambiente spesso sottoposto alle manomissioni dell’uomo.
Il perpetuarsi dei cicli naturali, di cui l’artista osserva le manifestazioni, costituisce il patrimonio più prezioso di visioni e di immagini entro le quali il linguaggio preciso e forte, la spessa e aggrovigliata materia condensano, in grumi e in segni penetranti, tutto un processo di riflessione e di interpretazione lirica che domina l’oggettività sino a condurla ad espressioni intensamente partecipate.
Le cinquanta opere (dipinti ad olio, tempere e pastelli) coprono un arco temporale che arriva sino al 1975 e raccontano le caratteristiche di una pittura raffinata e complessa come quella di Goliardo Padova, figura di punta del movimento chiarista, creatore di un “naturalismo padano” che riprende le tracce del “naturalismo informale”, capace, successivamente, di mutare il corso della propria arte, distaccandosi da un discorso legato al Chiarismo, per fare propria una poetica dell’Informale, e in cui l’impasto cromatico si intesse di una tonalità più complessa.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Tecnografica Parma, con testi di Tiziana Cordani e Mauro Furia. Interventi critici di Lucia Fornari Schianchi, Gloria Bianchino, Marzio Dall’Acqua, Francesco Barocelli.
La mostra, promossa dal Comune di Langhirano, ha ricevuto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico, e Etnoantropologico di Parma e Piacenza; Regione Emilia Romagna; Provincia di Parma; Comunità Montana Appennino Parma Est; Accademia Nazionale di Belle Arti di Parma; Pinacoteca Civica G. Stuard di Parma – Musei Civici di San Paolo; Istituto Statale d’Arte Paolo Toschi di Parma; Fondazione Cariparma.
Main sponsor: Unicredit Xelion Banca; Lampogas Emiliana
Sponsor tecnici: UNIPOL Assicurazioni Istituto di Vigilanza Riuniti d’Italia I.V.R.I. Parma; Gazzetta di Parma; TV Parma; Parma Turismi; Consorzio del Prosciutto di Parma.
Organizzazione e allestimento: C.S.S.C.C: - Ufficio Tecnico Comune di Langhirano
Goliardo Padova nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1909. Studia all' Istituto d'Arte di Parma (allievo di Guido Marussig). Si diploma all'Accademia di Brera, dove apprende, per la decorazione e la grafica, gli insegnamenti di Palanti, che gli imprimerà una matrice secondo-futurista, avvertibile però solo nella sua produzione grafica.
Nella pittura, Aldo Carpi gli insegnò a tenersi lontano dal realismo e da ogni tentazione formalistica. Così già nel '31 lo vediamo aderire al Chiarismo ed alle lezioni di Edoardo Persico, con gli amici Del Bon, Lilloni, De Rocchi e Spilimbergo.
Dal 1934, a 25 anni, è assistente di Marussig a Brera, dove insegna composizione decorativa e grafica pubblicitaria alla Scuola Superiore per gli Artefici. La cattedra gli verrà confermata fino al 1947. Oltre alla pittura si dedica alla grafica, realizza manifesti e campagne pubblicitarie (Campari, Fratelli Branca, …).
Verso la fine degli anni '30 abbandona i toni chiari e rende la sua tavolozza più densa avvicinandosi a Corrente. Partecipa alla prima mostra del Gruppo alla Permanente (marzo 1939). Sarà poi valido collaboratore dello stesso Ente per diversi anni. Con lui vi sono giovani appena usciti da Brera, come Cassinari e Morlotti, ma anche meno giovani come Lucio Fontana, Sassu, Birolli, Manzù, Badodi e altri. Partecipa al "Premio Bergamo" dal 1939 al 1941.
Gli anni '40 si aprono sul fosco scenario della guerra, in cui l'Italia sta per entrare. Ben presto, però, Goliardo Padova sarà chiamato alla triste realtà da una serie di sanzioni nei suoi confronti, dovute al suo cognome, di origine ebraica.
L' 8 settembre del '43 è in Francia e i tedeschi lo deportano in Germania, nel campo di concentramento politico di Karlsruhe. Quando, fuggito dal Lager, torna a piedi dalla Germania pesa 37 chili e dentro ha una grande desolazione che si esprime in una pittura tormentata, drammatica. Per gravi motivi di salute deve rifiutare di riprendere l'insegnamento a Brera. Si ritira a Casalmaggiore chiudendosi in se stesso e non parlando più attraverso la pittura, che abbandona nel '47, limitandosi ad insegnare nella locale scuola media. Il silenzio si protrae fino al 1955, quando riprende a dipingere (inizialmente solo a tempera) anche grazie all'amicizia disinteressata di personalità del mondo della cultura, dell'arte e della poesia, quali in particolare Francesco Arcangeli, Attilio Bertolucci, Roberto Tassi, Pietro Bianchi, Mina Gregori, Arturo Carlo Quintavalle, Giorgio Cusatelli, Piero Del Giudice, Elda Fezzi, Giuseppe Tonna.
Nel '57 riprende a dipingere anche ad olio. Parallelamente all'attività pittorica prosegue quella espositiva, così ogni anno mostre personali permettono un aggiornamento critico nell'itinerario dell'artista: Modena, nel Palazzo dei Musei, Ferrara, Cremona, Torino, oltre ovviamente a Parma hanno ospitato negli anni sessanta rassegne di Goliardo Padova. Nel '68 viene invitato al Museo Civico di Bologna per la Mostra sull' "Arte Contemporanea in Emilia".
Sue opere si trovano alla Pinacoteca di Parma, al Museo Civico di Cremona, al Centro Studi Archivio della Comunicazione di Parma, al Museo della Permanente di Milano, nella Raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco di Milano. E' importante notare come la sua pittura, nata sotto il segno del Chiarismo, lo avvicini ora all'Informale, nella linea del grande precursore Claude Monet, facendone un lontano, autentico erede dei maestri del post-impressionismo.
Nel 1961 si trasferisce a Parma e, poco dopo, acquista una casa a Tizzano sull'Appennino. Scompare a Parma nel 1979.
Nel 1989 gli viene dedicata una grande antologica al Palazzo della Pilotta di Parma, curata da Quintavalle e da Vanja Strukelj. Nel 1994 Roberto Tassi e Claudio Zambianchi curano un'antologica al Palazzo della Permanente di Milano. Altre antologiche sono state allestite nel 1999 a Casalmaggiore, nel 2000 a Casa Sperlari di Cremona, nel 2003 alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza.
Nel 2006, Retrospettiva in Palazzo della Pilotta a Parma a cura di Gloria Bianchino e A.Carlo Quintavalle. Mostra “Semeghini e il Chiarismo” fra Milano e Mantova - Fruttiere di Palazzo Te - Mantova (a cura di F. Butturini, R.Margonari, E.Pontiggia ). Retrospettiva alla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, a cura di Gloria Bianchino e A.Carlo Quintavalle.
08
settembre 2007
Goliardo Padova – L’Appennino di un uomo di fiume
Dall'otto al 30 settembre 2007
arte contemporanea
Location
SALA ESPOSITIVA COMUNALE
Langhirano, Via O. Ferrari, 4b, (Parma)
Langhirano, Via O. Ferrari, 4b, (Parma)
Orario di apertura
lunedì – venerdì 9,30 – 12,30/ 16,00 – 19,00; sabato 16,00 – 19,30; domenica 9,30 – 12,30/ 16,00 – 19,30
Vernissage
8 Settembre 2007, ore 11
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore