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Gordon Matta-Clark
Si tratta del più grande evento espositivo mai dedicato all’‘anarchitetto’ Matta-Clark in Italia – e uno dei più importanti fra quelli realizzati in Europa – attraverso il quale ci si propone di ricostruire la parabola della sua variegata e feconda carriera che ha spaziato fra i linguaggi e i mezzi espressivi più diversi a partire dalla fine degli anni Sessanta fino alla prematura scomparsa nel 1978.
Comunicato stampa
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Con l’occasione del trasferimento delle attività del Centro Arte Contemporanea di Siena dal Palazzo delle Papesse al polo museale di Santa Maria della Scala (il prestigioso complesso posto di fronte alla cattedrale senese), siamo lieti di annunciare la retrospettiva dell’opera di Gordon Matta-Clark, a cura di Lorenzo Fusi e Marco Pierini in collaborazione con l’Estate dell’artista.
Si tratta del più grande evento espositivo mai dedicato all’‘anarchitetto’ Matta-Clark in Italia – e uno dei più importanti fra quelli realizzati in Europa – attraverso il quale ci si propone di ricostruire la parabola della sua variegata e feconda carriera che ha spaziato fra i linguaggi e i mezzi espressivi più diversi a partire dalla fine degli anni Sessanta fino alla prematura scomparsa nel 1978.
Il percorso, pur rispettando un andamento cronologico, si articola principalmente per tematiche e gruppi di opere. L’apertura è affidata a Garbage Wall (1970), muro costruito con materiali di risulta e spazzatura che, nelle intenzioni dell’artista, doveva essere un modulo edilizio di facile realizzazione e a costo zero, offerto in risposta alle problematiche dei senzatetto di fronte al fallimento delle politiche dell’edilizia popolare nella città simbolo del capitalismo occidentale, ovvero New York. I primi interventi di Matta-Clark avvengono proprio in quelli che saranno poi definiti ‘non luoghi’, come cortili derelitti, discariche o i piers newyorchesi, all’epoca luoghi malfamati, in stato di totale abbandono e trasformati in una sorta di parco pubblico in Days’ End (1975). L’esperienza di Gordon Matta-Clark segna l’avvento della coscienza e della consapevolezza ecologica nell’arte (come in Fresh Air Cart del 1972, performance in cui l’artista offriva gratuitamente ossigeno e riposo ai pedoni affaticati dal traffico cittadino) e, nel suo intersecarsi con la Land Art di un Robert Smithson, inizia a indagare i processi entropici, soffermandosi principalmente sui cambiamenti nel tessuto urbano e sulle trasformazioni dell’architetture delle città.
L’idea della continua trasformazione della natura si unisce, poi, a quella dell’artista-alchimista. Matta-Clark è colui che permette alla materia di evolversi, di passare da uno stato all’altro: ed è così che le bottiglie e i vetri trovati per strada vengono accumulati per tonalità di colore e rifusi in blocchi da usare per dare vita a nuove murature (Glass Bricks del 1970-1971) e le fotografie bruciate insieme ai più svariati materiali e alle gelatine per poi esser regalate alle persone più vicine. Gli alberi sono poi, all’inizio degli anni Settanta, una vera fonte d’ispirazione per l’artista, basti pensare alla performance Tree Dance del 1971 (in cui un albero secolare viene ‘colonizzato’ dall’artista e dai suoi amici per un mese) o ai molti schizzi e disegni nei quali gli alberi vengono piegati, intrecciati e composti in modo da dar vita a unità abitative, ripari e rifugi (Tree Forms, 1971).
Al Santa Maria della Scala verranno ricostruite queste esperienze e ricreata l’atmosfera della SoHo di quegli anni, grazie a opere di capitale importanza come la serie Reality Properties: Fake Estates (1973), che documenta l’acquisto da parte dell’artista di ben quindici ‘proprietà’ nel Queens (per un cifra che varia dai 25 ai 75 dollari) che altro non sono che parcelle rimaste incastrate fra lotti edilizi più grandi, divenendo quindi irraggiungibili o inutilizzabili.
Particolare attenzione è stata, infine, posta ai famosi ‘tagli’ di Matta-Clark, come Sauna (1971) dove l’artista mette letteralmente a nudo i suoi amici mentre fanno – appunto – una sauna, o i carotaggi inclinati di Conical Intersect (realizzato per la biennale di Parigi nel 1975, durante i lavori di costruzione del nascituro Centre Pompidou).
A completare la mostra è la filmografia pressoché completa dell’artista (che include video, filmati in Super 8 e 16 mm) intorno alla quale è stato pensato il percorso espositivo a dimostrazione non solo dell’istrionica capacità di innovazione del mezzo video-filmico da parte dell’artista ma anche a documentazione della forza delle sue performance e dei suoi interventi pubblici.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale in edizione bilingue (italiano/english), conterrà testi critici di: James Attlee, Jane Crawford, Louise Désy e Gwendolyn Owens, Lorenzo Fusi, Marco Pierini, Judith Russi Kirscher.
Si tratta del più grande evento espositivo mai dedicato all’‘anarchitetto’ Matta-Clark in Italia – e uno dei più importanti fra quelli realizzati in Europa – attraverso il quale ci si propone di ricostruire la parabola della sua variegata e feconda carriera che ha spaziato fra i linguaggi e i mezzi espressivi più diversi a partire dalla fine degli anni Sessanta fino alla prematura scomparsa nel 1978.
Il percorso, pur rispettando un andamento cronologico, si articola principalmente per tematiche e gruppi di opere. L’apertura è affidata a Garbage Wall (1970), muro costruito con materiali di risulta e spazzatura che, nelle intenzioni dell’artista, doveva essere un modulo edilizio di facile realizzazione e a costo zero, offerto in risposta alle problematiche dei senzatetto di fronte al fallimento delle politiche dell’edilizia popolare nella città simbolo del capitalismo occidentale, ovvero New York. I primi interventi di Matta-Clark avvengono proprio in quelli che saranno poi definiti ‘non luoghi’, come cortili derelitti, discariche o i piers newyorchesi, all’epoca luoghi malfamati, in stato di totale abbandono e trasformati in una sorta di parco pubblico in Days’ End (1975). L’esperienza di Gordon Matta-Clark segna l’avvento della coscienza e della consapevolezza ecologica nell’arte (come in Fresh Air Cart del 1972, performance in cui l’artista offriva gratuitamente ossigeno e riposo ai pedoni affaticati dal traffico cittadino) e, nel suo intersecarsi con la Land Art di un Robert Smithson, inizia a indagare i processi entropici, soffermandosi principalmente sui cambiamenti nel tessuto urbano e sulle trasformazioni dell’architetture delle città.
L’idea della continua trasformazione della natura si unisce, poi, a quella dell’artista-alchimista. Matta-Clark è colui che permette alla materia di evolversi, di passare da uno stato all’altro: ed è così che le bottiglie e i vetri trovati per strada vengono accumulati per tonalità di colore e rifusi in blocchi da usare per dare vita a nuove murature (Glass Bricks del 1970-1971) e le fotografie bruciate insieme ai più svariati materiali e alle gelatine per poi esser regalate alle persone più vicine. Gli alberi sono poi, all’inizio degli anni Settanta, una vera fonte d’ispirazione per l’artista, basti pensare alla performance Tree Dance del 1971 (in cui un albero secolare viene ‘colonizzato’ dall’artista e dai suoi amici per un mese) o ai molti schizzi e disegni nei quali gli alberi vengono piegati, intrecciati e composti in modo da dar vita a unità abitative, ripari e rifugi (Tree Forms, 1971).
Al Santa Maria della Scala verranno ricostruite queste esperienze e ricreata l’atmosfera della SoHo di quegli anni, grazie a opere di capitale importanza come la serie Reality Properties: Fake Estates (1973), che documenta l’acquisto da parte dell’artista di ben quindici ‘proprietà’ nel Queens (per un cifra che varia dai 25 ai 75 dollari) che altro non sono che parcelle rimaste incastrate fra lotti edilizi più grandi, divenendo quindi irraggiungibili o inutilizzabili.
Particolare attenzione è stata, infine, posta ai famosi ‘tagli’ di Matta-Clark, come Sauna (1971) dove l’artista mette letteralmente a nudo i suoi amici mentre fanno – appunto – una sauna, o i carotaggi inclinati di Conical Intersect (realizzato per la biennale di Parigi nel 1975, durante i lavori di costruzione del nascituro Centre Pompidou).
A completare la mostra è la filmografia pressoché completa dell’artista (che include video, filmati in Super 8 e 16 mm) intorno alla quale è stato pensato il percorso espositivo a dimostrazione non solo dell’istrionica capacità di innovazione del mezzo video-filmico da parte dell’artista ma anche a documentazione della forza delle sue performance e dei suoi interventi pubblici.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale in edizione bilingue (italiano/english), conterrà testi critici di: James Attlee, Jane Crawford, Louise Désy e Gwendolyn Owens, Lorenzo Fusi, Marco Pierini, Judith Russi Kirscher.
06
giugno 2008
Gordon Matta-Clark
Dal 06 giugno al 19 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
SANTA MARIA DELLA SCALA
Siena, Piazza Del Duomo, 2, (Siena)
Siena, Piazza Del Duomo, 2, (Siena)
Biglietti
intero € 6; ridotto € 4,50/3,50
Orario di apertura
tutti i giorni ore 10.30-18.30
Vernissage
6 Giugno 2008, ore 18
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore