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Gravedona 20 artisti della Permanente
Mostra Pittura e Scultura tra astratto e informale
Comunicato stampa
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Due strade fra le altre
Testo critico di Alberto Veca
Il criterio scelto per questo secondo appuntamento degli artisti della Permanente di Milano al Palazzo Gallio di Gravedona è stato quello di concentrare l’attenzione su alcuni “linguaggi” che la ricerca plastica persegue oggi e, appunto, segue la precedente occasione del 2008, che aveva visto la presenza di 157 opere di altrettanti artisti, fra scultori e pittori.
Si è trattato, allora, di un ventaglio certamente ampio di operatori e di proposte, il cui senso era la volontà di proporre la varietà dei modi espressivi frequentati dagli artisti. Oggi si vuole, diversamente ma conseguentemente, porre l’accento su un più ridotto ventaglio di artisti e una altrettanta ridotta documentazione di alcuni linguaggi espressivi testimoniati nella ricerca dei soci.
Le due iniziative sono per certi versi complementari: nella prima è stata protagonista la registrazione della pluralità delle linee attuali della ricerca espressiva, in cui il senso connettivo era proprio quello di documentare, forzatamente per singoli episodi, lo stato delle cose nella sua ampiezza, quindi anche nella sua eterogeneità. Diversamente nel secondo appuntamento – e il ripetersi dell’avvenimento inizia a porsi come “tappa” per una storia – si sono privilegiate alcune forme espressive, della scultura e della pittura, genericamente individuate come legate alla lezione dell’“Astrattismo” e dell’“Informale”, due tendenze nevralgiche di ieri come di oggi.
La scelta “registica” di ridurre le presenze ha comportato, evidentemente, l’aumento dello spazio espositivo, quindi delle opere, per ciascun artista, la possibilità cioè di poter “leggere” sulla parete di ciascun espositore una sorta di sintetica “personale”, sia che il percorso sia stato immaginato in senso cronologico sia che esso sia invece sostanzialmente votato alla produzione attuale. Che un quadro o una scultura possano “entrare in dialogo” con opere dello stesso autore è un modo assolutamente vincente perché l’osservatore possa cogliere, nel confronto fra quanto è simile e quanto invece è “diverso”, la logica e l’evoluzione della ricerca.
Ho sottolineato il termine “leggere” e il termine “dialogo”, che appartengono in qualche modo al medesimo campo semantico perché indicano un entrare in contatto fra il visitatore e l’opera che assume il carattere dello scambio, del comunicare, che mi sembra un dato non indifferente.
La moda dell’oggi prevede, purtroppo, un altro genere di relazione fra il pubblico e l’opera d’arte, quello del grande “evento”, del “capolavoro” ostentato in luoghi e con scenografie diverse, più inclini alla logica pubblicitaria, rispetto a quelle della collocazione originale: una esposizione di una singola opera – ne abbiamo avuti recentemente diversi esempi a Milano, ultima perché in mostra quando scrivo queste brevi note, la scultura del David di Donatello del Bargello di Firenze alla Fiera milanese – è quanto di meno culturale si possa pensare perché vuol dire trasformare il documento nell’atmosfera ineffabile del feticcio, dell’incomprensibile perché a lato non si espongono altri esempi, che sono i più semplici e eloquenti strumenti per giudicare.
È proprio questo il motivo che ha spinto l’attenzione dei responsabili della Commissione artistica annuale Giulio Crisanti e Pino di Gennaro, in concerto con Elvino Motti, a focalizzare l’attenzione su un ristretto ma significativo nucleo di opere per il singolo artista invitato, proponendo idealmente due “maniere” di intendere l’arte contemporanea, quelle cioè legate alle nevralgiche stagioni del Novecento, come precedentemente indicato, dell’Astrazione e dell’Informale che hanno segnato il dibattito dell’arte plastica per tutto il secolo scorso e che, a dispetto di quanti ritengono la storia della ricerca espressiva come costituita da una successione incessante, oggi sempre più ravvicinata di “mode” che cancellano il passato e propongono il presente come unica soluzione possibile, conoscono ancor oggi pieghe che è possibile esplorare, senza nulla togliere al ruolo nevralgico dell’artista anticipatore, del pioniere.
Allora dalla lettura della ricerca del singolo artista si passa a un più ampio confronto, partendo dall’assonanza, sempre approssimativa si badi e mai esatta perché non parliamo di scuole o di gruppi ma di affinità di sentimenti, dell’artista con questa o quella ricerca: il gioco allora si complica, rilevando somiglianze e registrando diversità.
Non ho responsabilità nella scelta degli artisti in mostra, pertanto il mio intervento vuole suggerire alcune generiche riflessioni nell’ordine della storia. Senza ricorrere a sintetici giudizi si può dire come l’Astrattismo, a cavallo fra XIX e XX secolo – non esistono date di fondazione perché non di un movimento si tratta ma di un diversificato “sentimento” dell’artista nei confronti del proprio lavoro - denuncia l’abbandono della capacità illusionistica dell’arte plastica nei confronti del reale riprodotto: l’attenzione deve essere posta sull’abbandono dell’arte come pura e
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semplice “duplicazione” della realtà. P. Mondrian parlerà del trompe l’œil della pittura tradizionale come facoltà e abilità venute a cadere per una diversa interpretazione del reale, non più fedelmente ottica ma capace di replicare l’essenza, le diverse qualità fondamentali del soggetto, alla ricerca dell’essenziale.
Ma nell’Astrattismo, che conoscerà infinite scuole, correnti, spesso anche litigiosamente fra loro in contrasto, rimane principale la “memoria” della figura, del paesaggio, della natura morta, che sono i generi su cui è maturata l’arte moderna, ricondotti nella visione astratta a una sostanziale omogeneità.
Diversamente l’Informale, un termine coniato dal critico M. Tapié nel 1952, pone come “soggetto” della pittura non tanto il mondo esterno, del paesaggio o delle cose, sia pure sintetizzato dall’Astrattismo, quanto le stesse figure del dipingere, dal gesto alla macchia, alla traccia, non più adottate in funzione della rappresentazione di qualcosa ma essi stesse divenuti soggetto del dipinto: appunto una “presentazione” del proprio vocabolario, prima vincolato al referente e ora libero di proporre un diverso modo di concepire lo spazio illusorio della pittura o quello fisico della scultura.
Come si può rilevare i due atteggiamenti, pur riconoscendone la storia e il percorso nel tempo, presentano sufficienti interrogativi anche per l’oggi, come tali mantengono una vitalità che permette di mantenersi attuali, in concorrenza e in relazione con le altre “strade” che la ricerca espressiva può oggi proporre.
Una considerazione conclusiva: le “etichette” o le scuole di appartenenza con cui, spesso per brevità di discorso, identifichiamo un’opera plastica svolgono il felice compito di permettere una più agevole navigazione nel mare dell’espressione artistica, ma non sono gabbie da cui non si può uscire – e questo vale tanto per l’artista quanto per l’osservatore – quanto punti di stazione con cui osservare ciò che vi è intorno: e l’esplorazione può riservare non poche sorprese perché quanto sembrava distante o diverso può anche somigliare a quanto acquisito, mescolando felicemente le carte.
È questo il personale augurio per l’iniziativa.
Milano, maggio ’09
Progetto condiviso
Questo nostro progetto di condivisione è stato il ” life – motive” che nel 2008 diede il via a una collaborazione culturale tra la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, che opera dal 1886 per la promozione dell’Arte e degli artisti ad essa associati e la Comunità Montana “Alto Lario Occidentale” di Gravedona, in provincia di Como, che da qualche tempo propone importanti iniziative culturali e in particolare promuove l’arte lombarda e italiana sul suo territorio, attrezzato per ospitare un turismo europeo e internazionale di alto livello.
Nell’edizione 2008 fu realizzata una mostra collettiva che propose ben 157 opere di pittura e scultura di altrettanti artisti della Permanente, un’esplosione di colori e di forme.
Notevoli furono i consensi di pubblico e di critica: gli esiti positivi di questa prima esperienza si sono uniti ai successivi suggerimenti pervenuti dai visitatori della Comunità Montana, dal nostro socio scultore Elvino Motti, referente indispensabile per il coordinamento con gli amministratori locali.
Dagli incontri successivi tra la Comunità Montana e la Commissione Artistica pro tempore della Permanente, è nato l’interesse di proseguire questa collaborazione anche nei prossimi anni, prospettiva che ci ha investito di responsabilità e ci ha spronati nell’offrire e formulare proposte progettuali innovative, favorendo così una lettura più documentata delle singole poetiche e al tempo stesso per offrire ai visitatori un quadro più completo delle differenti personalità artistiche.
I due Enti organizzatori hanno progettato, per questa estate 2009, una rassegna che propone un dialogo tra pittura e scultura, un confronto di piccole personali di dieci scultori e dieci pittori, artisti riconosciuti sia a livello nazionale sia internazionale, che operano principalmente sul territorio lombardo.
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Artisti che da anni lavorano sulle tendenze nevralgiche di ieri e di oggi, dell’Astrattismo e dell’Informale, come dice nel suo testo introduttivo il Prof. Alberto Veca, autore di questo catalogo che condurrà il visitatore alla scoperta delle motivazioni più profonde della nostra esposizione, alla quale sono stati invitati anche alcuni giovani che si distinguono per impegno, rigore e professionalità.
Per il prossimo anno la Commissione ha suggerito di realizzare un progetto espositivo che abbia come centralità il corpo nelle sue innumerevoli declinazioni, dalla figurazione all’astrazione.
Non è stato un compito facile selezionare i venti artisti da proporre all’attenzione della Comunità ospitante, ma gli esclusi di questa edizione, che operano con forme espressive e poetiche diverse, saranno protagonisti delle successive rassegne.
Gli spazi di Palazzo Gallio, con la straordinaria vista sul lago, bene si prestano a dialogare con le vibranti superfici pittoriche e con la fisicità corporea della scultura: sono le opere che con la loro energia cambiano il luogo, ed è il luogo che accresce il valore percettivo delle opere, condizione ideale per lo sguardo esigente e colto dello spettatore.
Ci auguriamo che queste proposte diano un nuovo impulso all’attività della Comunità Montana che, in questo momento difficile della sua vita istituzionale, ha trovato ugualmente le energie necessarie per promuovere iniziative artistiche atte a migliorare la qualità della vita e a stimolare la crescita culturale, vero valore cui tutti gli uomini devono aspirare.
La Permanente di Milano da alcuni anni è proiettata, seppur con difficoltà, a rilanciare il suo mandato culturale e sociale. Grande è l’attenzione al rapporto con gli Enti Pubblici, che prediligono tradizione e innovazione culturale, produttiva e dinamica; grande è l’impegno della struttura organizzativa della Permanente in tutte le sue componenti, in sintonia con i soci artisti che mettono a disposizione tutte le competenze necessarie per ottenere i migliori risultati con entusiasmo e professionalità.
I pittori e gli scultori espositori hanno collaborato con passione e spirito critico, presentando i loro lavori selezionati in modo rigoroso e professionale, nel numero di cinque opere della loro vasta produzione, pari alle dita di una mano, di quella mano che per alcuni è solo strumento prensile, mentre per l’artista è proprio quell’entusiasmante “cervello” periferico della creatività.
Quell’esplosione di colore e materia descritto all’inizio della nostra presentazione prevede l’uso di olio, acrilico, tempere, terre, colle, pigmenti, terra, pietra, ferro, legno, marmo, bronzo, colore: questi sono i materiali degli artisti espositori, primi materiali dell’universo espressivo, dell’artista senza tempo, che si fa artista del nostro tempo.
Nel ringraziare sentitamente tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto, un ringraziamento particolare va all’amico delle nostre esposizioni e maestro Alberto Veca, che tanto ci ha insegnato nelle molteplici occasioni in cui ci ha fatto dono di scritti e presentazioni: vogliamo ricordarlo ora che la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Il suo ultimo scritto, licenziato a pochi giorni dal 29 maggio, è diventato il testo introduttivo di questo catalogo, che lui ha voluto firmare con la sua solita passione, con la consapevolezza di aderire a un progetto condiviso. Ci ha lasciati, artista tra gli artisti; non potrà più indagare tra vibrazioni di colore ed espressività della materia con partecipazione e competenza ma noi portiamo nel cuore il ricordo della straordinaria umanità dell’uomo e della generosità e freschezza dell’intellettuale.
8 giugno 2009
la Commissione Artistica
Natale Addamiano
Giulio Crisanti
Pino Di Gennaro
Testo critico di Alberto Veca
Il criterio scelto per questo secondo appuntamento degli artisti della Permanente di Milano al Palazzo Gallio di Gravedona è stato quello di concentrare l’attenzione su alcuni “linguaggi” che la ricerca plastica persegue oggi e, appunto, segue la precedente occasione del 2008, che aveva visto la presenza di 157 opere di altrettanti artisti, fra scultori e pittori.
Si è trattato, allora, di un ventaglio certamente ampio di operatori e di proposte, il cui senso era la volontà di proporre la varietà dei modi espressivi frequentati dagli artisti. Oggi si vuole, diversamente ma conseguentemente, porre l’accento su un più ridotto ventaglio di artisti e una altrettanta ridotta documentazione di alcuni linguaggi espressivi testimoniati nella ricerca dei soci.
Le due iniziative sono per certi versi complementari: nella prima è stata protagonista la registrazione della pluralità delle linee attuali della ricerca espressiva, in cui il senso connettivo era proprio quello di documentare, forzatamente per singoli episodi, lo stato delle cose nella sua ampiezza, quindi anche nella sua eterogeneità. Diversamente nel secondo appuntamento – e il ripetersi dell’avvenimento inizia a porsi come “tappa” per una storia – si sono privilegiate alcune forme espressive, della scultura e della pittura, genericamente individuate come legate alla lezione dell’“Astrattismo” e dell’“Informale”, due tendenze nevralgiche di ieri come di oggi.
La scelta “registica” di ridurre le presenze ha comportato, evidentemente, l’aumento dello spazio espositivo, quindi delle opere, per ciascun artista, la possibilità cioè di poter “leggere” sulla parete di ciascun espositore una sorta di sintetica “personale”, sia che il percorso sia stato immaginato in senso cronologico sia che esso sia invece sostanzialmente votato alla produzione attuale. Che un quadro o una scultura possano “entrare in dialogo” con opere dello stesso autore è un modo assolutamente vincente perché l’osservatore possa cogliere, nel confronto fra quanto è simile e quanto invece è “diverso”, la logica e l’evoluzione della ricerca.
Ho sottolineato il termine “leggere” e il termine “dialogo”, che appartengono in qualche modo al medesimo campo semantico perché indicano un entrare in contatto fra il visitatore e l’opera che assume il carattere dello scambio, del comunicare, che mi sembra un dato non indifferente.
La moda dell’oggi prevede, purtroppo, un altro genere di relazione fra il pubblico e l’opera d’arte, quello del grande “evento”, del “capolavoro” ostentato in luoghi e con scenografie diverse, più inclini alla logica pubblicitaria, rispetto a quelle della collocazione originale: una esposizione di una singola opera – ne abbiamo avuti recentemente diversi esempi a Milano, ultima perché in mostra quando scrivo queste brevi note, la scultura del David di Donatello del Bargello di Firenze alla Fiera milanese – è quanto di meno culturale si possa pensare perché vuol dire trasformare il documento nell’atmosfera ineffabile del feticcio, dell’incomprensibile perché a lato non si espongono altri esempi, che sono i più semplici e eloquenti strumenti per giudicare.
È proprio questo il motivo che ha spinto l’attenzione dei responsabili della Commissione artistica annuale Giulio Crisanti e Pino di Gennaro, in concerto con Elvino Motti, a focalizzare l’attenzione su un ristretto ma significativo nucleo di opere per il singolo artista invitato, proponendo idealmente due “maniere” di intendere l’arte contemporanea, quelle cioè legate alle nevralgiche stagioni del Novecento, come precedentemente indicato, dell’Astrazione e dell’Informale che hanno segnato il dibattito dell’arte plastica per tutto il secolo scorso e che, a dispetto di quanti ritengono la storia della ricerca espressiva come costituita da una successione incessante, oggi sempre più ravvicinata di “mode” che cancellano il passato e propongono il presente come unica soluzione possibile, conoscono ancor oggi pieghe che è possibile esplorare, senza nulla togliere al ruolo nevralgico dell’artista anticipatore, del pioniere.
Allora dalla lettura della ricerca del singolo artista si passa a un più ampio confronto, partendo dall’assonanza, sempre approssimativa si badi e mai esatta perché non parliamo di scuole o di gruppi ma di affinità di sentimenti, dell’artista con questa o quella ricerca: il gioco allora si complica, rilevando somiglianze e registrando diversità.
Non ho responsabilità nella scelta degli artisti in mostra, pertanto il mio intervento vuole suggerire alcune generiche riflessioni nell’ordine della storia. Senza ricorrere a sintetici giudizi si può dire come l’Astrattismo, a cavallo fra XIX e XX secolo – non esistono date di fondazione perché non di un movimento si tratta ma di un diversificato “sentimento” dell’artista nei confronti del proprio lavoro - denuncia l’abbandono della capacità illusionistica dell’arte plastica nei confronti del reale riprodotto: l’attenzione deve essere posta sull’abbandono dell’arte come pura e
2
semplice “duplicazione” della realtà. P. Mondrian parlerà del trompe l’œil della pittura tradizionale come facoltà e abilità venute a cadere per una diversa interpretazione del reale, non più fedelmente ottica ma capace di replicare l’essenza, le diverse qualità fondamentali del soggetto, alla ricerca dell’essenziale.
Ma nell’Astrattismo, che conoscerà infinite scuole, correnti, spesso anche litigiosamente fra loro in contrasto, rimane principale la “memoria” della figura, del paesaggio, della natura morta, che sono i generi su cui è maturata l’arte moderna, ricondotti nella visione astratta a una sostanziale omogeneità.
Diversamente l’Informale, un termine coniato dal critico M. Tapié nel 1952, pone come “soggetto” della pittura non tanto il mondo esterno, del paesaggio o delle cose, sia pure sintetizzato dall’Astrattismo, quanto le stesse figure del dipingere, dal gesto alla macchia, alla traccia, non più adottate in funzione della rappresentazione di qualcosa ma essi stesse divenuti soggetto del dipinto: appunto una “presentazione” del proprio vocabolario, prima vincolato al referente e ora libero di proporre un diverso modo di concepire lo spazio illusorio della pittura o quello fisico della scultura.
Come si può rilevare i due atteggiamenti, pur riconoscendone la storia e il percorso nel tempo, presentano sufficienti interrogativi anche per l’oggi, come tali mantengono una vitalità che permette di mantenersi attuali, in concorrenza e in relazione con le altre “strade” che la ricerca espressiva può oggi proporre.
Una considerazione conclusiva: le “etichette” o le scuole di appartenenza con cui, spesso per brevità di discorso, identifichiamo un’opera plastica svolgono il felice compito di permettere una più agevole navigazione nel mare dell’espressione artistica, ma non sono gabbie da cui non si può uscire – e questo vale tanto per l’artista quanto per l’osservatore – quanto punti di stazione con cui osservare ciò che vi è intorno: e l’esplorazione può riservare non poche sorprese perché quanto sembrava distante o diverso può anche somigliare a quanto acquisito, mescolando felicemente le carte.
È questo il personale augurio per l’iniziativa.
Milano, maggio ’09
Progetto condiviso
Questo nostro progetto di condivisione è stato il ” life – motive” che nel 2008 diede il via a una collaborazione culturale tra la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, che opera dal 1886 per la promozione dell’Arte e degli artisti ad essa associati e la Comunità Montana “Alto Lario Occidentale” di Gravedona, in provincia di Como, che da qualche tempo propone importanti iniziative culturali e in particolare promuove l’arte lombarda e italiana sul suo territorio, attrezzato per ospitare un turismo europeo e internazionale di alto livello.
Nell’edizione 2008 fu realizzata una mostra collettiva che propose ben 157 opere di pittura e scultura di altrettanti artisti della Permanente, un’esplosione di colori e di forme.
Notevoli furono i consensi di pubblico e di critica: gli esiti positivi di questa prima esperienza si sono uniti ai successivi suggerimenti pervenuti dai visitatori della Comunità Montana, dal nostro socio scultore Elvino Motti, referente indispensabile per il coordinamento con gli amministratori locali.
Dagli incontri successivi tra la Comunità Montana e la Commissione Artistica pro tempore della Permanente, è nato l’interesse di proseguire questa collaborazione anche nei prossimi anni, prospettiva che ci ha investito di responsabilità e ci ha spronati nell’offrire e formulare proposte progettuali innovative, favorendo così una lettura più documentata delle singole poetiche e al tempo stesso per offrire ai visitatori un quadro più completo delle differenti personalità artistiche.
I due Enti organizzatori hanno progettato, per questa estate 2009, una rassegna che propone un dialogo tra pittura e scultura, un confronto di piccole personali di dieci scultori e dieci pittori, artisti riconosciuti sia a livello nazionale sia internazionale, che operano principalmente sul territorio lombardo.
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Artisti che da anni lavorano sulle tendenze nevralgiche di ieri e di oggi, dell’Astrattismo e dell’Informale, come dice nel suo testo introduttivo il Prof. Alberto Veca, autore di questo catalogo che condurrà il visitatore alla scoperta delle motivazioni più profonde della nostra esposizione, alla quale sono stati invitati anche alcuni giovani che si distinguono per impegno, rigore e professionalità.
Per il prossimo anno la Commissione ha suggerito di realizzare un progetto espositivo che abbia come centralità il corpo nelle sue innumerevoli declinazioni, dalla figurazione all’astrazione.
Non è stato un compito facile selezionare i venti artisti da proporre all’attenzione della Comunità ospitante, ma gli esclusi di questa edizione, che operano con forme espressive e poetiche diverse, saranno protagonisti delle successive rassegne.
Gli spazi di Palazzo Gallio, con la straordinaria vista sul lago, bene si prestano a dialogare con le vibranti superfici pittoriche e con la fisicità corporea della scultura: sono le opere che con la loro energia cambiano il luogo, ed è il luogo che accresce il valore percettivo delle opere, condizione ideale per lo sguardo esigente e colto dello spettatore.
Ci auguriamo che queste proposte diano un nuovo impulso all’attività della Comunità Montana che, in questo momento difficile della sua vita istituzionale, ha trovato ugualmente le energie necessarie per promuovere iniziative artistiche atte a migliorare la qualità della vita e a stimolare la crescita culturale, vero valore cui tutti gli uomini devono aspirare.
La Permanente di Milano da alcuni anni è proiettata, seppur con difficoltà, a rilanciare il suo mandato culturale e sociale. Grande è l’attenzione al rapporto con gli Enti Pubblici, che prediligono tradizione e innovazione culturale, produttiva e dinamica; grande è l’impegno della struttura organizzativa della Permanente in tutte le sue componenti, in sintonia con i soci artisti che mettono a disposizione tutte le competenze necessarie per ottenere i migliori risultati con entusiasmo e professionalità.
I pittori e gli scultori espositori hanno collaborato con passione e spirito critico, presentando i loro lavori selezionati in modo rigoroso e professionale, nel numero di cinque opere della loro vasta produzione, pari alle dita di una mano, di quella mano che per alcuni è solo strumento prensile, mentre per l’artista è proprio quell’entusiasmante “cervello” periferico della creatività.
Quell’esplosione di colore e materia descritto all’inizio della nostra presentazione prevede l’uso di olio, acrilico, tempere, terre, colle, pigmenti, terra, pietra, ferro, legno, marmo, bronzo, colore: questi sono i materiali degli artisti espositori, primi materiali dell’universo espressivo, dell’artista senza tempo, che si fa artista del nostro tempo.
Nel ringraziare sentitamente tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto, un ringraziamento particolare va all’amico delle nostre esposizioni e maestro Alberto Veca, che tanto ci ha insegnato nelle molteplici occasioni in cui ci ha fatto dono di scritti e presentazioni: vogliamo ricordarlo ora che la sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Il suo ultimo scritto, licenziato a pochi giorni dal 29 maggio, è diventato il testo introduttivo di questo catalogo, che lui ha voluto firmare con la sua solita passione, con la consapevolezza di aderire a un progetto condiviso. Ci ha lasciati, artista tra gli artisti; non potrà più indagare tra vibrazioni di colore ed espressività della materia con partecipazione e competenza ma noi portiamo nel cuore il ricordo della straordinaria umanità dell’uomo e della generosità e freschezza dell’intellettuale.
8 giugno 2009
la Commissione Artistica
Natale Addamiano
Giulio Crisanti
Pino Di Gennaro
11
luglio 2009
Gravedona 20 artisti della Permanente
Dall'undici luglio al 09 agosto 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO GALLIO
Gravedona Ed Uniti, Via Regina Levante, 2, (Como)
Gravedona Ed Uniti, Via Regina Levante, 2, (Como)
Vernissage
11 Luglio 2009, ore 18
Autore
Curatore