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Graves. Memories through the years
12 fotografie che hanno come oggetto principale il ricordo. 12 scatti, accompagnati dai versi de “I Sepolcri” di Ugo Foscolo, che documentano la pietas verso i defunti attraverso i secoli.
Comunicato stampa
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I sarcofagi di via Appia, il cimitero monumentale del Verano e il cimitero Flaminio rappresentano tre esempi di culto dei morti divisi dalla Storia e dalla modificazione di usi e costumi.
La tomba come dimostrazione di opulenza di una famiglia, lo sfarzo che accompagna il dolore, l’arte che esorcizza e sconfigge la Morte: questo sono i sepolcri durante l’epoca romana, una dimostrazione di forza delle gens ricche e potenti. Ecco allora bassorilievi di rara fattura, scene domestiche, ritratti e gesti congelati nel tempo, secula secolorum.
Tra la fine dell’800 e i primi del 900 il gusto invade anche i camposanti che diventano musei all’aperto, giardini dove architetti e pittori prestano la loro arte all’eternità. La sofferenza si fa tangibile, angeli piangenti, putti contriti ed epigrafi accorate: l’aurea romantica soffia sui sepolcri che si trasformano in meravigliosi sacelli che appagano gli occhi e dove la tristezza, la speranza e la bellezza si incontrano. Lapidi in serie, fiori finti, palazzoni che mettono i brividi per la loro raggelante maestosità, condomini fatti di morti che spaventano più della morte: questo sono oggi i cimiteri, luoghi dove il ricordo lascia il posto allo squallore, luoghi da dimenticare e da frequentare il meno possibile. La malattia dei nostri tempi traspare tra i vialetti abbandonati e ci scruta attraverso le foto – ingessate e mai sorridenti, chissà perché – di chi non è più vicino a noi.
Nei cimiteri c’è la vita e la memoria, l’arte e la storia, e per capire meglio chi eravamo, chi siamo e chi saremo dovremmo ogni tanto calpestare quei sentieri silenziosi, solo in apparenza.
La tomba come dimostrazione di opulenza di una famiglia, lo sfarzo che accompagna il dolore, l’arte che esorcizza e sconfigge la Morte: questo sono i sepolcri durante l’epoca romana, una dimostrazione di forza delle gens ricche e potenti. Ecco allora bassorilievi di rara fattura, scene domestiche, ritratti e gesti congelati nel tempo, secula secolorum.
Tra la fine dell’800 e i primi del 900 il gusto invade anche i camposanti che diventano musei all’aperto, giardini dove architetti e pittori prestano la loro arte all’eternità. La sofferenza si fa tangibile, angeli piangenti, putti contriti ed epigrafi accorate: l’aurea romantica soffia sui sepolcri che si trasformano in meravigliosi sacelli che appagano gli occhi e dove la tristezza, la speranza e la bellezza si incontrano. Lapidi in serie, fiori finti, palazzoni che mettono i brividi per la loro raggelante maestosità, condomini fatti di morti che spaventano più della morte: questo sono oggi i cimiteri, luoghi dove il ricordo lascia il posto allo squallore, luoghi da dimenticare e da frequentare il meno possibile. La malattia dei nostri tempi traspare tra i vialetti abbandonati e ci scruta attraverso le foto – ingessate e mai sorridenti, chissà perché – di chi non è più vicino a noi.
Nei cimiteri c’è la vita e la memoria, l’arte e la storia, e per capire meglio chi eravamo, chi siamo e chi saremo dovremmo ogni tanto calpestare quei sentieri silenziosi, solo in apparenza.
03
novembre 2007
Graves. Memories through the years
Dal 03 novembre all'otto dicembre 2007
fotografia
Location
THE LION BOOK SHOP
Roma, Via Dei Greci, 33/36, (Roma)
Roma, Via Dei Greci, 33/36, (Roma)
Vernissage
3 Novembre 2007, ore 19.00
Autore