“Il viaggio che Grazia Menna ha fatto nel cuore dell’Africa con uno zaino in spalla e una macchina fotografica ha offerto modo all’artista di entrare in contatto con le popolazioni locali e di subirne il fascino: questo incontro ha ispirato le immagini che illustrano il libro.
Nell’era del digitale l’autrice ha utilizzato il bianco e nero analogico per ottenere il massimo della resa affidandosi per il resto alla spontaneità del pathos.
I volti di questa gente sono profondamente intensi e penetranti e le loro rughe, segnate dal tempo e dalla fatica del villaggio, trasmettono sensazioni e storie di vita.
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Il Folklore che si percepisce, a volte, negli scatti giornalistici comunica una connotazione geografica precisa ma ciò non accade nelle lavoro di Grazia.
L’artista è attenta e sensibile a non inquinare il contatto visivo tra la macchina fotografica e lo sguardo del volto , i movimenti del corpo, le situazioni abitative: “rapisce” il solco della ruga, la maternità comune, la giovinezza, le mani esperte sul fumo…..”
Maristella Campolunghi
