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Grazia Sernia – Il visibile dell’invisibile
Acqueforti ed acquetinte, astratte informali, caratterizzate dalla ricerca cromatica del visibile nell’invisibile
Comunicato stampa
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Acqueforti, acquetinte, colori, tonalità variopinte, superfici, segni, piani, volumi, spazi da scoprire, ricerche complicate su lastre di rame, solchi, scalfiture, sbavature, un mondo dove si rivelano dimensioni affascinanti.
Sembra un approccio mistico, puro frutto di riflessione, le opere di Grazia Sernia sono studi che ti vogliono far capire un messaggio tutto particolare.
Un colloquio che si svolge dentro il colore, proprio come fa il bulino quando scava il metallo.
Con cura sei portato ad assimilare percezioni speciali, attenzioni che non avevi, conosci colori prima trascurati.
Sembra l'evoluzione di quel percorso intrapreso un tempo fa dal pittore tetesco Josef Albers
(Bottrop 1888 - New Haven 1976) quando si trasferì a Dessau nella mitica Bauhaus, ma nelle opere di Grazia Sernia c'è qualcosa di più di un cammino che è andato oltre il messaggio del grande maestro, pure a quell' " omaggio al quadro" del '46 che tanto successo ha dato ad Albers.
In "anastasia"," eudossia","despina", "zaira", "zora", c'è la materia del colore, come se si andasse con una lente del microscopio a verificarne la consistenza.
Vicevarsa c'è l'invisibile, quello che ti immagini, un sogno in un nuovo spazio che abiti con la mente, come far vivere dentro di te una città fatta di piani, angoli, variegati luoghi intriganti.
"Città invisibili" liberamente interpretate in una dimensione visuale, di cui si sente la fervida pregnanza di un Italo Calvino rivisto e corretto dalla capacità che ha la cellulosa di assorbire l' inchiostro dalla lastra di rame.
Sembra un approccio mistico, puro frutto di riflessione, le opere di Grazia Sernia sono studi che ti vogliono far capire un messaggio tutto particolare.
Un colloquio che si svolge dentro il colore, proprio come fa il bulino quando scava il metallo.
Con cura sei portato ad assimilare percezioni speciali, attenzioni che non avevi, conosci colori prima trascurati.
Sembra l'evoluzione di quel percorso intrapreso un tempo fa dal pittore tetesco Josef Albers
(Bottrop 1888 - New Haven 1976) quando si trasferì a Dessau nella mitica Bauhaus, ma nelle opere di Grazia Sernia c'è qualcosa di più di un cammino che è andato oltre il messaggio del grande maestro, pure a quell' " omaggio al quadro" del '46 che tanto successo ha dato ad Albers.
In "anastasia"," eudossia","despina", "zaira", "zora", c'è la materia del colore, come se si andasse con una lente del microscopio a verificarne la consistenza.
Vicevarsa c'è l'invisibile, quello che ti immagini, un sogno in un nuovo spazio che abiti con la mente, come far vivere dentro di te una città fatta di piani, angoli, variegati luoghi intriganti.
"Città invisibili" liberamente interpretate in una dimensione visuale, di cui si sente la fervida pregnanza di un Italo Calvino rivisto e corretto dalla capacità che ha la cellulosa di assorbire l' inchiostro dalla lastra di rame.
25
maggio 2008
Grazia Sernia – Il visibile dell’invisibile
Dal 25 al 31 maggio 2008
arte contemporanea
performance - happening
presentazione
serata - evento
performance - happening
presentazione
serata - evento
Location
WEBGALLERY
Roma, Via Barnaba Oriani, 16, (Roma)
Roma, Via Barnaba Oriani, 16, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-18
Vernissage
25 Maggio 2008, 18.30
Autore
Curatore