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Graziano Patrizi – Prima del paesaggio
Graziano Patrizi si reca sulle coste normanna e bretone per la prima volta nel 1980. Rimane colpito dal fenomeno della bassa marea e da ciò che resta e riemerge ogni volta sulle spiagge di ciottoli e sabbia. Una luce bassa avvolge di mistero ogni cosa. Il continuo variare delle condizioni atmosferiche lo stimola a cercare luoghi sempre diversi per percepire l’andamento delle luci, delle ombre, dei riflessi sulleacque. Nel 2013, per mezzo di una complessa tecnica esecutiva che si avvale di colori acrilici, affiora su tavola la memoria di quelle immagini, diventate luoghi spirituali e preludio al sentimento e al senso di un paesaggio Ideale. Esposti qui per la prima volta, singoli scanditi pensieri di un unico Ininterrotto discorso visivo, In bilico tra relazione col visibile e rarefazione interiore, I quadri di Graziano Patrizi cl rammentano come II Paesaggio possa essere luogo fondante il nostro legame col Mondo
vlcsnap-2015-02-24-11h25m51s51La rappresentazione di un frammento di paesaggio per un artista è sempre una riflessione sui legami che avvolgono i propri mondi interiori ai transiti geografici del suo percorso fisico più esposto. Quanto Patrizi esprime in questi quadri ad acrilico è una mescolanza totale dei quattro principi primi delle sostanze semplici con l’umano postindustriale, una dinamica affrancata dal ricordo di una visione artificiale e inquinante, che si evidenzia paradossalmente tranquilla in una coesistenza definitiva di saturazione reciproca. Metamorfosi compiute dei processi di materie artificiali, plastiche, manufatte o plasmate in modo chimico, galleggianti e arenate, inglobanti le proprie ombre e le oscene opacità di putride inerti manipolazioni terminali, coagulano in sospensione e sciabordano sobriamente sulla riva, in forma di comuni e apparenti scampoli di uno sfondo marino. E’ il modulo paesaggistico dell’economia dell’oggi, analizzato nei suoi residui fumanti dalla letteratura dal cinema e dai fumetti underground, postatomici, fantascientifici, ma da Patrizi rivelato con un margine apparente d’indistinta serena levità nelle beatitudini distese e nelle varianti grigio brune e grigio topo delle vedute di una passeggiata sugli arenili normanni, già provati dall’alienazione di guerre d’invasione e da infiltrazioni di recenti disastri petroliferi. La poltiglia di umori nastriformi che ne risulta, più che descritta in decantazione è contrastata in fusione di vapori, fumi, densità liquefatte che a volte forse corrispondono psichicamente più al fuoco che all’acqua. L’aria pesa più del mare, il mare più della terra. La sabbia dell’arenile è una terra arida di sale eppure mossa, bagnata, percossa da alghe, legname e sughero alla deriva, regno di detriti marcescenti, glabra di piante. Una terra di granelli che non appartiene del tutto al suolo e che una folata manda letteralmente all’aria rimescolandone gli spessori. Patrizi non esprime l’inizio del mare, ma piuttosto un gioco dell’aria o la fine estenuata e sconvolta della terra vera, che rifiutandosi a tal punto d’intridersi, vira perfino verso le sedimentazioni lastricate del ghiacciaio, nel sigillo sterile dei ciottoli, della pietraia grondante di liquidi erosivi. E’ la spiaggia degli spiaggiamenti, ed è qui che Patrizi celebra l’abdicazione della natura selvaggia in patine brunite divoranti e sintetiche, in totale balia di una consistenza psichica che penetra quella visiva. Una marina si presta naturalmente di per sé ai grandiosi giochi di riconversione dell’inconscio, con la sua immensa affidabile pianura d’onde che conduce istantaneamente tra i due confini dell’orizzonte e della battigia, con suoli di subsidenze inconsistenti e polverulente inaffidabili; la permanenza è in ogni dove nell’acqua che prosegue nella valva del cielo, mentre la cancellazione timbra di sé la terra e affonda e fa scomparire ogni traccia, prevalendo nettamente sui segni che il suolo rigurgita. L’andamento di sfocature e sbiancamenti, di acidi e miasmi e strappi tra surrealismo iperrealismo e astrazione procede anche sulla rena del bagnasciuga, e tra tutti questi riferimenti migranti, Patrizi applica in patchwork frammenti visuali di primo piano, pulviscoli, dissolvenze e sbandelli tessili; così, attraverso l’intrusione della mente nella funzione dell’occhio e della mano, rende poetiche le spiagge di Normandia, e ne insegue le repentine virate luminose, gli apocalittici mutamenti ottici, le trascolorazioni stupefacenti.
Eleonora Frattarolo
Graziano Patrizi – Prima del paesaggio
Grizzana Morandi, loc. Campiaro, 112, (Bologna)