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Gregg Simpson – Lost Worlds
In mostra una cinquantina di opere dell’artista canadese Gregg Simpson. Lo spazio espositivo, situato all’interno di un casale in pietra del XVIII secolo, è immerso nel verde delle colline umbre, a circa 20 km da Gubbio e Assisi.
Comunicato stampa
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Tratto dal catalogo della mostra, a cura di Adelinda Allegretti:
Per tracciare il complesso sviluppo della ricerca artistica di Gregg Simpson è necessario guardare alle vicende non solo canadesi, ma europee, della storia dell’arte degli ultimi cinquant’anni. Al visitatore che per la prima volta si accostasse alle sue opere sarebbe difficile credere che le radici della sua pittura risalgano alla Pop Art degli anni ’60, sebbene identificabile nel senso cromatico di alcuni lavori. Ma è proprio l’attenzione costante alla sperimentazione che ha portato Gregg a confrontarsi nel corso del decennio successivo con il Neo-Surrealismo e, negli anni ’80, con un’astrazione di natura organica, dalla quale non si è mai più separato.
É da qui, pertanto, che prende inizio la nostra analisi. Ma prima ancora credo sia fondamentale sapere dove Gregg è nato e cresciuto, perché la foresta pluviale della costa occidentale canadese ha segnato in maniera indelebile la sua identità artistica. Forse per chi vive in una metropoli è complicato comprendere appieno la quotidianità trascorsa in simbiosi con la natura. Non parlo certo della natura selvaggia ed incontaminata in cui l’uomo stesso è un elemento di disturbo, ma sicuramente l’Isola di Bowen, dove Gregg vive e lavora, è molto lontana da smog, metropolitana e fiumi di auto in coda.
Senza questo preambolo sarebbe molto difficile entrare appieno nella sua pittura, perché non riusciremmo a cogliere il punto di partenza insito in questo tipo di astrazione. Opere come Crystal Currents (2014), Dream Dancers (2014), Floral Still Life (2016), Horned Dilemma (2017), Landscape Ritual (2016) e The Group (2014), ma potremmo citarne ancora altre, sono frutto da un lato della costante immersione nella natura e dall’altro, attraverso un successivo processo mentale, della sua geometrizzazione/esemplificazione. Tale processo creativo non è poi concettualmente tanto distante da quello dei nativi, in cui fiumi, pietre, fiori ed alberi, i soggetti prediletti di Gregg, vengono destrutturati, semplificati, tanto che un solo dettaglio (formale o cromatico) riesce ad esprimerne la complessità e l’essenza. Ma qual è lo scopo di tutto ciò? Quello di liberare le forme, di sprigionare l’energia vitale insita in esse, di cogliere, come i nativi appunto, la spiritualità e l’armonia di quella terra.
Ed a proposito di armonia: i suoi lavori sono attraversati da un ritmo, anch’esso libero e che non segue uno schema pentagrammato, cui sembrano sottendere le forme, a volte persino apparentemente massicce eppure tanto eteree, quasi danzanti, che li popolano. Credo questo si spieghi col fatto che Gregg è anche un bravo batterista e musicista, tanto che, ne sono convinta, il modo migliore per fruirne i dipinti è quello di immergerli nella sua musica. Nel fare artistico di Gregg non c’è una distinzione netta tra pittura e musica, anzi l’una implementa l’altra, in una costante ricerca di armonia e di significato primario che lasciano intravedere l’essenza profonda della vita e la sua bellezza priva di orpelli.
In mostra compare anche una serie di gouache e pastelli su carta realizzata nel 2015 tra Murano e Ravenna. Oltre a ricordare l’amore di Gregg nei confronti dell’Italia, che tante volte l’ha ospitato ed ispirato, credo ben testimonino, con le loro pennellate particolarmente guizzanti e gestuali, ricamate nell’aria, proprio l’incontestabile connubio tra musica e pittura, in questo caso rese ancor più complici dalla brillantezza dei vetri e dei riflessi dell’acqua da un lato, e dagli ori dei mosaici dall’altro.
Mi sento di affermare che probabilmente questa di Gregg non è né vuole essere una mostra per tutti, ma certamente ammalierà coloro che non amano soffermarsi al primo colpo d’occhio, e che invece desiderano spingere lo sguardo un po’ più nella profondità delle cose.
Per tracciare il complesso sviluppo della ricerca artistica di Gregg Simpson è necessario guardare alle vicende non solo canadesi, ma europee, della storia dell’arte degli ultimi cinquant’anni. Al visitatore che per la prima volta si accostasse alle sue opere sarebbe difficile credere che le radici della sua pittura risalgano alla Pop Art degli anni ’60, sebbene identificabile nel senso cromatico di alcuni lavori. Ma è proprio l’attenzione costante alla sperimentazione che ha portato Gregg a confrontarsi nel corso del decennio successivo con il Neo-Surrealismo e, negli anni ’80, con un’astrazione di natura organica, dalla quale non si è mai più separato.
É da qui, pertanto, che prende inizio la nostra analisi. Ma prima ancora credo sia fondamentale sapere dove Gregg è nato e cresciuto, perché la foresta pluviale della costa occidentale canadese ha segnato in maniera indelebile la sua identità artistica. Forse per chi vive in una metropoli è complicato comprendere appieno la quotidianità trascorsa in simbiosi con la natura. Non parlo certo della natura selvaggia ed incontaminata in cui l’uomo stesso è un elemento di disturbo, ma sicuramente l’Isola di Bowen, dove Gregg vive e lavora, è molto lontana da smog, metropolitana e fiumi di auto in coda.
Senza questo preambolo sarebbe molto difficile entrare appieno nella sua pittura, perché non riusciremmo a cogliere il punto di partenza insito in questo tipo di astrazione. Opere come Crystal Currents (2014), Dream Dancers (2014), Floral Still Life (2016), Horned Dilemma (2017), Landscape Ritual (2016) e The Group (2014), ma potremmo citarne ancora altre, sono frutto da un lato della costante immersione nella natura e dall’altro, attraverso un successivo processo mentale, della sua geometrizzazione/esemplificazione. Tale processo creativo non è poi concettualmente tanto distante da quello dei nativi, in cui fiumi, pietre, fiori ed alberi, i soggetti prediletti di Gregg, vengono destrutturati, semplificati, tanto che un solo dettaglio (formale o cromatico) riesce ad esprimerne la complessità e l’essenza. Ma qual è lo scopo di tutto ciò? Quello di liberare le forme, di sprigionare l’energia vitale insita in esse, di cogliere, come i nativi appunto, la spiritualità e l’armonia di quella terra.
Ed a proposito di armonia: i suoi lavori sono attraversati da un ritmo, anch’esso libero e che non segue uno schema pentagrammato, cui sembrano sottendere le forme, a volte persino apparentemente massicce eppure tanto eteree, quasi danzanti, che li popolano. Credo questo si spieghi col fatto che Gregg è anche un bravo batterista e musicista, tanto che, ne sono convinta, il modo migliore per fruirne i dipinti è quello di immergerli nella sua musica. Nel fare artistico di Gregg non c’è una distinzione netta tra pittura e musica, anzi l’una implementa l’altra, in una costante ricerca di armonia e di significato primario che lasciano intravedere l’essenza profonda della vita e la sua bellezza priva di orpelli.
In mostra compare anche una serie di gouache e pastelli su carta realizzata nel 2015 tra Murano e Ravenna. Oltre a ricordare l’amore di Gregg nei confronti dell’Italia, che tante volte l’ha ospitato ed ispirato, credo ben testimonino, con le loro pennellate particolarmente guizzanti e gestuali, ricamate nell’aria, proprio l’incontestabile connubio tra musica e pittura, in questo caso rese ancor più complici dalla brillantezza dei vetri e dei riflessi dell’acqua da un lato, e dagli ori dei mosaici dall’altro.
Mi sento di affermare che probabilmente questa di Gregg non è né vuole essere una mostra per tutti, ma certamente ammalierà coloro che non amano soffermarsi al primo colpo d’occhio, e che invece desiderano spingere lo sguardo un po’ più nella profondità delle cose.
04
maggio 2018
Gregg Simpson – Lost Worlds
Dal 04 al 30 maggio 2018
arte contemporanea
Location
ADELINDA ALLEGRETTI CURATOR STUDIO&GALLERY
Gualdo Tadino, Via Frattale, (Perugia)
Gualdo Tadino, Via Frattale, (Perugia)
Orario di apertura
tutti i giorni su appuntamento
Vernissage
4 Maggio 2018, ore 18
Autore
Curatore