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GroupShow #4
Quarta tappa con il doppio progetto tra galleria e vetrina
Comunicato stampa
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Quarta tappa con il doppio progetto tra galleria e vetrina
La prima collettiva della stagione romana targata Romberg
Una mostra con tre giovani proposte tra disegno e pittura
In vetrina il primo intervento tutto al femminile del programma
SoloShow: Thomas Bires
Thomas Bires dischiude il tratto figurativo oltre i limiti della tipica illustrazione. Inventa immaginari in cui la pittura narra di personaggi tanto distanti quanto simili ai nostri draghi interiori. Alle spalle un esordio di scrittura/disegno con “Le avventure di Chicken Lover”, deriva porno-trash pubblicata sui mensili “Pat Pong”, “Playmen comix” e “Hard Skin”. Subito dopo i murales dentro alcuni luoghi della vita collettiva, quindi le scenografie in teatro e televisione. Un percorso anomalo dove il foglio e il quadro sono sempre stati un diapason immancabile, un centro visionario, l’inizio e la fine di uno sguardo attorno alla sessualità dei corpi in azione.
SoloShow: Simona Bramati
Simona Bramati racconta la Donna attraverso una figurazione muscolare, calda nei colori e nei modi espressivi. Una visione dalle derive surreali che indaga il vissuto intimo e domestico, le esperienze interiori tra sogno e vita quotidiana. Una donna, quella raccontata nei quadri, che evoca solitudini e riti simbolici, tensioni ancestrali e semplicità contadina. Una donna che compie gesti apparentemente eccessivi, in realtà così normali da sembrare fuoriluogo. Azioni a cui non siamo più abituati, piccoli frangenti emozionali che alzano il pathos d’atmosfera e creano un crescente allarme emotivo.
GroupShow: Pierluigi Febbraio
Pierluigi Febbraio disegna su fondali candidi con un approccio da “lavagna in negativo”. Immaginate il gessetto bianco su lavagna nera, qui virato in un tratto scuro su fondale quasi accecante. I mondi narrati sono un viaggio tra infanzia e adolescenza, una specie di quaderno scolastico dove le storie hanno sapori e odori maggiorenni. Una pittura di equilibri sottili, “sporcata” da materie più fisiche che “vestono” alcuni personaggi con l’obiettivo del cortocircuito realistico. Una pittura tra disegno e materia dove gli opposti si conciliano, creando pagine narrative in cui ritrovare la propria “infanzia adulta”.
CameraConVista: Alessia Parenti
Alessia Parenti scava nella sua femminilità sensibile e indagatrice. Guarda ai rituali intimi della Donna, al diario privato dove si appuntano gesti, emozioni, paure, debolezze, innamoramenti. Da alcuni anni fa tutto questo con la cognizione dei materiali concreti, delle stoffe, degli abiti e accessori che si trasformano in evocatrici sculture dinamiche. La vetrina sarà un ideale armadio intimo che si apre verso la strada, un disvelamento di forme abitabili dove la scultura sperimenta volumi spiazzanti. Un vero serbatoio di oggetti sentimentali.
Una meditAzione sul lavoro di Alessia Parenti
Gianluca Marziani
Il lavoro di Alessia Parenti prende forma da una complessa meditAzione sull’oggetto centrale del fare arte (il quadro), sulla superficie di elaborazione creativa (la tela) e su quel principio che concretizza la relazione tra idea e forma (la manualità). Da questi tre elementi nasce una riflessione tra abito e femminilità, tra la condizione intima dell’artista e il diario ossessivo dei propri eventi non solo interiori. Abito e habitus suonano qui in maniera aderente per raccontare la stessa cosa: l’opera come processo fagocitante e totalizzante, sorta di registratore progressivo dei fatti che costruiscono un’esistenza.
Ogni oggetto indossabile parte da una tela quadrata dipinta ad acrilico.
Le dimensioni si riferiscono alle misure del corpo di Alessia Parenti. La maschera nasce da una tela di 28x28cm che è la somma in centimetri di collo e testa. L’altezza dell’artista è di 168cm e l’abito oggi in mostra (come gli altri pezzi finora prodotti) prende forma da una tela di 140cm (abito più maschera 140+28=168cm).
La tela si presenta quadrata per una serie di ragioni: il quattro è un numero simbolicamente legato al lato femminile; il “quadro d’arte” è di regola quadrato o rettangolare; infine, la sua forma perfetta permette di non scartare nulla in fase elaborativa. Ecco così che l’intera tela viene sottoposta a tagli, colorazioni, cuciture a mano, fino alla creazione di giunture con fascette di stoffa elastica e automatici.
La questione cromatica nasce da motivazioni emozionali, da soluzioni intime che si legano alla carnagione dell’artista, alle sue preferenze profonde, alle piccole sensazioni di un momento. L’abito in mostra si presenta sui toni lavanda, colore che in quel momento le premeva di più in termini emozionali ma non solo. La scomposizione cromatica (rosa, blu, perlaceo) già presenta un legame coi colori della maschera (bianco, rosa, oro), il tutto mescolato al costante desiderio di avvicinare le tonalità a quelle del suo corpo. Il fondo dell'abito è una fodera bianca e opaca che lo rende più facile da indossare nella vita giornaliera. Mentre la maschera ha la fodera in organza trasparente, come l’artista vorrebbe fossero i prossimi lavori.
Alessia Parenti: “Se la forma va avvicinandosi sempre più a quella del mio corpo, allora è il colore ad avere un maggior gioco di variazioni. Se invece il colore si blocca su una certa tavolozza che riprende i miei colori, allora è la forma ad avere la meglio e a variare. Mi sembra che adesso l'unica soluzione possibile sia di mantenersi in un instabile (mobile) equilibrio fra questi due estremi”.
La prima collettiva della stagione romana targata Romberg
Una mostra con tre giovani proposte tra disegno e pittura
In vetrina il primo intervento tutto al femminile del programma
SoloShow: Thomas Bires
Thomas Bires dischiude il tratto figurativo oltre i limiti della tipica illustrazione. Inventa immaginari in cui la pittura narra di personaggi tanto distanti quanto simili ai nostri draghi interiori. Alle spalle un esordio di scrittura/disegno con “Le avventure di Chicken Lover”, deriva porno-trash pubblicata sui mensili “Pat Pong”, “Playmen comix” e “Hard Skin”. Subito dopo i murales dentro alcuni luoghi della vita collettiva, quindi le scenografie in teatro e televisione. Un percorso anomalo dove il foglio e il quadro sono sempre stati un diapason immancabile, un centro visionario, l’inizio e la fine di uno sguardo attorno alla sessualità dei corpi in azione.
SoloShow: Simona Bramati
Simona Bramati racconta la Donna attraverso una figurazione muscolare, calda nei colori e nei modi espressivi. Una visione dalle derive surreali che indaga il vissuto intimo e domestico, le esperienze interiori tra sogno e vita quotidiana. Una donna, quella raccontata nei quadri, che evoca solitudini e riti simbolici, tensioni ancestrali e semplicità contadina. Una donna che compie gesti apparentemente eccessivi, in realtà così normali da sembrare fuoriluogo. Azioni a cui non siamo più abituati, piccoli frangenti emozionali che alzano il pathos d’atmosfera e creano un crescente allarme emotivo.
GroupShow: Pierluigi Febbraio
Pierluigi Febbraio disegna su fondali candidi con un approccio da “lavagna in negativo”. Immaginate il gessetto bianco su lavagna nera, qui virato in un tratto scuro su fondale quasi accecante. I mondi narrati sono un viaggio tra infanzia e adolescenza, una specie di quaderno scolastico dove le storie hanno sapori e odori maggiorenni. Una pittura di equilibri sottili, “sporcata” da materie più fisiche che “vestono” alcuni personaggi con l’obiettivo del cortocircuito realistico. Una pittura tra disegno e materia dove gli opposti si conciliano, creando pagine narrative in cui ritrovare la propria “infanzia adulta”.
CameraConVista: Alessia Parenti
Alessia Parenti scava nella sua femminilità sensibile e indagatrice. Guarda ai rituali intimi della Donna, al diario privato dove si appuntano gesti, emozioni, paure, debolezze, innamoramenti. Da alcuni anni fa tutto questo con la cognizione dei materiali concreti, delle stoffe, degli abiti e accessori che si trasformano in evocatrici sculture dinamiche. La vetrina sarà un ideale armadio intimo che si apre verso la strada, un disvelamento di forme abitabili dove la scultura sperimenta volumi spiazzanti. Un vero serbatoio di oggetti sentimentali.
Una meditAzione sul lavoro di Alessia Parenti
Gianluca Marziani
Il lavoro di Alessia Parenti prende forma da una complessa meditAzione sull’oggetto centrale del fare arte (il quadro), sulla superficie di elaborazione creativa (la tela) e su quel principio che concretizza la relazione tra idea e forma (la manualità). Da questi tre elementi nasce una riflessione tra abito e femminilità, tra la condizione intima dell’artista e il diario ossessivo dei propri eventi non solo interiori. Abito e habitus suonano qui in maniera aderente per raccontare la stessa cosa: l’opera come processo fagocitante e totalizzante, sorta di registratore progressivo dei fatti che costruiscono un’esistenza.
Ogni oggetto indossabile parte da una tela quadrata dipinta ad acrilico.
Le dimensioni si riferiscono alle misure del corpo di Alessia Parenti. La maschera nasce da una tela di 28x28cm che è la somma in centimetri di collo e testa. L’altezza dell’artista è di 168cm e l’abito oggi in mostra (come gli altri pezzi finora prodotti) prende forma da una tela di 140cm (abito più maschera 140+28=168cm).
La tela si presenta quadrata per una serie di ragioni: il quattro è un numero simbolicamente legato al lato femminile; il “quadro d’arte” è di regola quadrato o rettangolare; infine, la sua forma perfetta permette di non scartare nulla in fase elaborativa. Ecco così che l’intera tela viene sottoposta a tagli, colorazioni, cuciture a mano, fino alla creazione di giunture con fascette di stoffa elastica e automatici.
La questione cromatica nasce da motivazioni emozionali, da soluzioni intime che si legano alla carnagione dell’artista, alle sue preferenze profonde, alle piccole sensazioni di un momento. L’abito in mostra si presenta sui toni lavanda, colore che in quel momento le premeva di più in termini emozionali ma non solo. La scomposizione cromatica (rosa, blu, perlaceo) già presenta un legame coi colori della maschera (bianco, rosa, oro), il tutto mescolato al costante desiderio di avvicinare le tonalità a quelle del suo corpo. Il fondo dell'abito è una fodera bianca e opaca che lo rende più facile da indossare nella vita giornaliera. Mentre la maschera ha la fodera in organza trasparente, come l’artista vorrebbe fossero i prossimi lavori.
Alessia Parenti: “Se la forma va avvicinandosi sempre più a quella del mio corpo, allora è il colore ad avere un maggior gioco di variazioni. Se invece il colore si blocca su una certa tavolozza che riprende i miei colori, allora è la forma ad avere la meglio e a variare. Mi sembra che adesso l'unica soluzione possibile sia di mantenersi in un instabile (mobile) equilibrio fra questi due estremi”.
03
febbraio 2007
GroupShow #4
Dal 03 febbraio al 10 marzo 2007
arte contemporanea
Location
ROMBERG ARTE CONTEMPORANEA
Latina, Viale Le Corbusier, (Latina)
Latina, Viale Le Corbusier, (Latina)
Orario di apertura
da martedì a sabato 14-20
Vernissage
3 Febbraio 2007, ore 17
Autore
Curatore