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Guglielmo Marthyn – Le Piste della Terra
In “Le Piste della Terra” di Guglielmo Marthyn a cura di Ivan Fassio, l’artista insiste sulla scacchiera della storia – dall’infinitesimo dettaglio atmosferico agli eventi entrati nell’immaginario collettivo – fornendo all’osservatore tutti gli indizi e le regole per recuperare, all’ultimo, una tram
Comunicato stampa
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Intesa in una plausibile accezione primigenia di difesa e di controllo su un luogo, la politica si è fondata sulla geografia, sulla produzione reale e virtuale di piste, canali, aree di conquista. L'uomo ha marcato e descritto il territorio, strutturandolo in un universo dotato di senso e prendendone possesso fisico e mentale.
Fonti originarie di individuazione, la creazione e l'imposizione di un nome – di una proprietà – sono atti di potere sullo spazio: definizione sta a delimitazione, come denominazione sta a dominazione. Sempre, dove un meccanismo svincolato di verbalizzazione ha mostrato segni di cedimento, favola mito racconto popolare hanno inviato i loro rinforzi: cavalleggeri della tradizione, eserciti coalizzati di parole, compagini narrative da tramandare di generazione in generazione.
Colonizzando, le civiltà hanno prodotto linguaggio: una serie smisurata di segni, indicazioni, dichiarazioni. Limiti e confini: il mondo si è richiuso. L'animalità è annichilita, la cattività espansa e diffusa come un desiderio inautentico, un vezzo, una dipendenza.
I simboli, nella loro opacità, hanno immortalato le tracce di queste tensioni. Come una lingua lesionata, ogni effigie riconoscibile e condivisibile nasconde la vibrazione dell'anelito, il sogno dell'affrancamento: dalle antiche decorazioni alle derive della tecnologia e della multimedialità. Prodigiosa natura dei castelli in aria.
Conscio di questo attrito, ogni creatore compie un percorso a ritroso, tentando di svolgere il finito, di dischiudere l'indiscusso, di convertire il convenzionale. Riformulando le soluzioni, l'artista obbliga lo spettatore alla rielaborazione degli elementi basilari, degli anelli universali. La ricerca sarà, così, paragonabile al gioco: caccia al tesoro, interpretazione dei tarocchi, battaglia navale. Il risultato convergerà inevitabilmente con la riscoperta dell'urgenza originaria, della necessità comunitaria, dell'iniziale volontà di comunicazione.
Guglielmo Marthyn insiste sulla scacchiera della storia – dall'infinitesimo dettaglio atmosferico agli avvenimenti ed eventi entrati nell'immaginario collettivo – fornendo all'osservatore tutti gli indizi e le regole per recuperare, all'ultimo, una trama. Siamo noi i protagonisti di questa avvincente simulazione, gli unici vincitori. Ecco l'assimilazione definitiva del gesto, la base vitale del canto: adattamento ed espansione, evoluzione e libertà.
Fonti originarie di individuazione, la creazione e l'imposizione di un nome – di una proprietà – sono atti di potere sullo spazio: definizione sta a delimitazione, come denominazione sta a dominazione. Sempre, dove un meccanismo svincolato di verbalizzazione ha mostrato segni di cedimento, favola mito racconto popolare hanno inviato i loro rinforzi: cavalleggeri della tradizione, eserciti coalizzati di parole, compagini narrative da tramandare di generazione in generazione.
Colonizzando, le civiltà hanno prodotto linguaggio: una serie smisurata di segni, indicazioni, dichiarazioni. Limiti e confini: il mondo si è richiuso. L'animalità è annichilita, la cattività espansa e diffusa come un desiderio inautentico, un vezzo, una dipendenza.
I simboli, nella loro opacità, hanno immortalato le tracce di queste tensioni. Come una lingua lesionata, ogni effigie riconoscibile e condivisibile nasconde la vibrazione dell'anelito, il sogno dell'affrancamento: dalle antiche decorazioni alle derive della tecnologia e della multimedialità. Prodigiosa natura dei castelli in aria.
Conscio di questo attrito, ogni creatore compie un percorso a ritroso, tentando di svolgere il finito, di dischiudere l'indiscusso, di convertire il convenzionale. Riformulando le soluzioni, l'artista obbliga lo spettatore alla rielaborazione degli elementi basilari, degli anelli universali. La ricerca sarà, così, paragonabile al gioco: caccia al tesoro, interpretazione dei tarocchi, battaglia navale. Il risultato convergerà inevitabilmente con la riscoperta dell'urgenza originaria, della necessità comunitaria, dell'iniziale volontà di comunicazione.
Guglielmo Marthyn insiste sulla scacchiera della storia – dall'infinitesimo dettaglio atmosferico agli avvenimenti ed eventi entrati nell'immaginario collettivo – fornendo all'osservatore tutti gli indizi e le regole per recuperare, all'ultimo, una trama. Siamo noi i protagonisti di questa avvincente simulazione, gli unici vincitori. Ecco l'assimilazione definitiva del gesto, la base vitale del canto: adattamento ed espansione, evoluzione e libertà.
03
settembre 2016
Guglielmo Marthyn – Le Piste della Terra
Dal 03 settembre al 16 ottobre 2016
design
arte contemporanea
presentazione
incontro - conferenza
arte contemporanea
presentazione
incontro - conferenza
Location
CASA GALLO – CANTIERE DELLE ARTI
Castellamonte, Via Pasquale Educ, 36-40, (Torino)
Castellamonte, Via Pasquale Educ, 36-40, (Torino)
Orario di apertura
sabato e domenica: 10 - 13 /15.30 - 19.00
Vernissage
3 Settembre 2016, ore 15.30
Autore
Curatore