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Guglielmo Spotorno
Una selezione di quaranta opere che suggerisce i variegati interessi di Guglielmo Spotorno è esposta a Torino nello spazio Art Garage dal 30 settembre al 20 novembre “un’artista complesso, profondamente attento ai mutamenti della vita umana e della natura, spinto sempre da curiosità e passione – spiega Ermanno Tedeschi curatore della personale – molteplici sono gli ambiti della sua produzione artistica. Nella serie delle marine emerge in pieno la sua sensibilità di cogliere l’esterno come l’interiorità, la pace come il dramma. Le città’ umanizzate, la serie del web e gli autoritratti sono una rappresentazione sociologica della realtà.”
Comunicato stampa
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Una selezione di quaranta opere che suggerisce i variegati interessi di Guglielmo Spotorno è esposta a Torino nello spazio Art Garage dal 30 settembre al 20 novembre “un'artista complesso, profondamente attento ai mutamenti della vita umana e della natura, spinto sempre da curiosità e passione - spiega Ermanno Tedeschi curatore della personale – molteplici sono gli ambiti della sua produzione artistica. Nella serie delle marine emerge in pieno la sua sensibilità di cogliere l'esterno come l'interiorità, la pace come il dramma. Le città' umanizzate, la serie del web e gli autoritratti sono una rappresentazione sociologica della realtà.”
Un lavoro meticoloso, riflessivo, tra scienza empirica, filosofia ed estetica. Il senso del bello affinato per contaminazione e vicinanza a personaggi che han frequentato la sua casa sin dall’infanzia. Per molti Casorati, de Chirico, Fontana, Guttuso, ma anche Fellini sono icone della rinascita culturale del secondo dopoguerra, per Spotorno sono stati artisti con cui dialogare e da osservare da vicino grazie alla madre Enrica pittrice, scultrice e gallerista. “Non ho studiato all’Accademia perché per me era prevista un’altra carriera, ma negli anni ’70 ho iniziato a dipingere da solo, sono un autodidatta mosso da grande curiosità. Ho iniziato a farlo di nascosto e ancora oggi ho lo studio separato dalla casa e non voglio altri presenti quando lavoro.”
Guglielmo Spotorno è un uomo che non può vivere senza arte e senza mare, per questo ha scelto, molti anni fa, la Liguria e ha girato e amato tutte le isole del Mediterraneo in superfice e sott’acqua, sono infatti centrali nel suo lavoro le marine che rappresentano la sezione più numerosa delle opere in mostra.
Soggetti diversi, sempre forti, in costante ricerca oltre il paesaggio, come in Mare aLampedusa del 2014 in cui meduse nere e bianche ricordano teschi o, sempre dedicato all’isola, la tela del 2016, in cui tratteggia nel blu, un nuotatore fantasma braccato dai pesci.
Complessi, tra cubismo e futurismo, i quadri della sezione dedicata alle città umanizzate: luoghi geograficamente indefiniti come in Città – le antenne dei poveri e Città che brucia entrambe del 2016 o identificati come Berlino Est del 2015, Pechino del 2013 e New York dello stesso anno “Sono soggetti che m’ispirano, non sempre le ho visitate, ma le ho studiate.” prosegue Spotorno.
Rappresentato ed espresso in vari modi, il concetto di sfera: nella forma circolare-piazza intorno a cui si irraggiano i palazzi delle sue città umanizzate o i vortici informatici della sezione web tema centrale delle opere: “la mia conoscenza è indipendente dal computer, lo contesto per perché da la possibilità di un protagonismo assurdo, in particolare con i social, sono l’emulazione dell’imbecille. Certo, non sono un utopista e lo uso, per riscontri”.
La quarta area tematica parla più intimamente di sé. L’inquietudine che trapela nei due autoritrattiInutile eleganza e Autoritratto, entrambi del 2015, opere cronologiche in cui il nero pieno è il tempo della notte, degli incubi, il grigio è il risveglio che permette di metter a fuoco le linee verticali suggerite dalla fisicità delle grate della sua finestra, la sezione sulla destra, apre alla vita, il futuro.
“In pittura è necessario l’errore. Un punto di caduta che serve come riferimento e richiamo. La perfezione non è giusta. Talvolta è una linea rossa, un punto vivace di colore che cattura l’attenzione di chi guarda. Il critico di professione vede subito altro, per gli altri ci vuole un’esca.” Spotorno torna così ad una metafora marina per spiegare il suo stile “Con le mie opere interpreto e interrogo la fortuna: è l’occhio che trova la soluzione che all’inizio non si immaginava.”
PER INFORMAZIONI E VISITE ermannotedeschi.com
Brevi Bio
Guglielmo Spotorno nasce nel 1938 a Milano, ma vive a Celle Ligure da circa cinque anni, continuando dal rifugio ligure a gestire le sue attività imprenditoriali e a scrivere e dipingere. Un’esistenza vissuta intensamente tra gli studi, con due lauree Scienze Politiche e Filosofia, l’attività d’imprenditore nel settore automotive, a cui è stato indirizzato da padre e la passione per l’arte instillata dalla madre. In pittura, con un debutto dodicenne con un’opera non facile intitola “L’incubo” del 1951 a Roma presso Palazzo Venezia, per approdare passati i 70 anni, ad uno sviluppo artistico totalizzante e maturo con tre esposizioni in poco più di un anno, tra il 2014 e il 2015, alla Fondazione Stelline all’Università Bocconi e alla Permanente di Milano. Nel 2016 è stato invitato a Megève in Francia contesto europeo dedicato all’arte contemporanea.
Ermanno Tedeschi Nato a Torino nel 1961, dopo la laurea in Legge ha ricoperto numerosi incarichi di carattere privato e pubblico nell'ambito della cultura.
Mosso dalla passione per l'arte contemporanea, entra nel mondo dell'arte non solo come collezionista, ma come operatore, dedicandosi in particolare a valorizzare artisti giovani, favorendo lo scambio tra autori italiani e di altre nazionalità. Nel 2004 fonda a Torino la Ermanno Tedeschi Gallery, per poi aprire sedi a Milano a Roma e a Tel Aviv. Dopo un ventennio dedicato a fare il mercante d'arte intraprende una nuova attività di curatore e organizzatore di eventi d'arte: oggi organizza mostre ed esposizioni in spazi pubblici e privati. In questa veste ha curato tra l’altro la mostra La Spiritualità nell’arte a Cuneo, Our Trash di Francesca Leone alla Triennale di Milano, Ricordi Futuri a Palazzo Mazzetti ad Asti e attualmente la mostra antologica di Antonio Meneghetti al Vittoriano di Roma. È curatore di Officina della Scrittura del Museo del Segno e della scrittura di prossima inaugurazione.
Un lavoro meticoloso, riflessivo, tra scienza empirica, filosofia ed estetica. Il senso del bello affinato per contaminazione e vicinanza a personaggi che han frequentato la sua casa sin dall’infanzia. Per molti Casorati, de Chirico, Fontana, Guttuso, ma anche Fellini sono icone della rinascita culturale del secondo dopoguerra, per Spotorno sono stati artisti con cui dialogare e da osservare da vicino grazie alla madre Enrica pittrice, scultrice e gallerista. “Non ho studiato all’Accademia perché per me era prevista un’altra carriera, ma negli anni ’70 ho iniziato a dipingere da solo, sono un autodidatta mosso da grande curiosità. Ho iniziato a farlo di nascosto e ancora oggi ho lo studio separato dalla casa e non voglio altri presenti quando lavoro.”
Guglielmo Spotorno è un uomo che non può vivere senza arte e senza mare, per questo ha scelto, molti anni fa, la Liguria e ha girato e amato tutte le isole del Mediterraneo in superfice e sott’acqua, sono infatti centrali nel suo lavoro le marine che rappresentano la sezione più numerosa delle opere in mostra.
Soggetti diversi, sempre forti, in costante ricerca oltre il paesaggio, come in Mare aLampedusa del 2014 in cui meduse nere e bianche ricordano teschi o, sempre dedicato all’isola, la tela del 2016, in cui tratteggia nel blu, un nuotatore fantasma braccato dai pesci.
Complessi, tra cubismo e futurismo, i quadri della sezione dedicata alle città umanizzate: luoghi geograficamente indefiniti come in Città – le antenne dei poveri e Città che brucia entrambe del 2016 o identificati come Berlino Est del 2015, Pechino del 2013 e New York dello stesso anno “Sono soggetti che m’ispirano, non sempre le ho visitate, ma le ho studiate.” prosegue Spotorno.
Rappresentato ed espresso in vari modi, il concetto di sfera: nella forma circolare-piazza intorno a cui si irraggiano i palazzi delle sue città umanizzate o i vortici informatici della sezione web tema centrale delle opere: “la mia conoscenza è indipendente dal computer, lo contesto per perché da la possibilità di un protagonismo assurdo, in particolare con i social, sono l’emulazione dell’imbecille. Certo, non sono un utopista e lo uso, per riscontri”.
La quarta area tematica parla più intimamente di sé. L’inquietudine che trapela nei due autoritrattiInutile eleganza e Autoritratto, entrambi del 2015, opere cronologiche in cui il nero pieno è il tempo della notte, degli incubi, il grigio è il risveglio che permette di metter a fuoco le linee verticali suggerite dalla fisicità delle grate della sua finestra, la sezione sulla destra, apre alla vita, il futuro.
“In pittura è necessario l’errore. Un punto di caduta che serve come riferimento e richiamo. La perfezione non è giusta. Talvolta è una linea rossa, un punto vivace di colore che cattura l’attenzione di chi guarda. Il critico di professione vede subito altro, per gli altri ci vuole un’esca.” Spotorno torna così ad una metafora marina per spiegare il suo stile “Con le mie opere interpreto e interrogo la fortuna: è l’occhio che trova la soluzione che all’inizio non si immaginava.”
PER INFORMAZIONI E VISITE ermannotedeschi.com
Brevi Bio
Guglielmo Spotorno nasce nel 1938 a Milano, ma vive a Celle Ligure da circa cinque anni, continuando dal rifugio ligure a gestire le sue attività imprenditoriali e a scrivere e dipingere. Un’esistenza vissuta intensamente tra gli studi, con due lauree Scienze Politiche e Filosofia, l’attività d’imprenditore nel settore automotive, a cui è stato indirizzato da padre e la passione per l’arte instillata dalla madre. In pittura, con un debutto dodicenne con un’opera non facile intitola “L’incubo” del 1951 a Roma presso Palazzo Venezia, per approdare passati i 70 anni, ad uno sviluppo artistico totalizzante e maturo con tre esposizioni in poco più di un anno, tra il 2014 e il 2015, alla Fondazione Stelline all’Università Bocconi e alla Permanente di Milano. Nel 2016 è stato invitato a Megève in Francia contesto europeo dedicato all’arte contemporanea.
Ermanno Tedeschi Nato a Torino nel 1961, dopo la laurea in Legge ha ricoperto numerosi incarichi di carattere privato e pubblico nell'ambito della cultura.
Mosso dalla passione per l'arte contemporanea, entra nel mondo dell'arte non solo come collezionista, ma come operatore, dedicandosi in particolare a valorizzare artisti giovani, favorendo lo scambio tra autori italiani e di altre nazionalità. Nel 2004 fonda a Torino la Ermanno Tedeschi Gallery, per poi aprire sedi a Milano a Roma e a Tel Aviv. Dopo un ventennio dedicato a fare il mercante d'arte intraprende una nuova attività di curatore e organizzatore di eventi d'arte: oggi organizza mostre ed esposizioni in spazi pubblici e privati. In questa veste ha curato tra l’altro la mostra La Spiritualità nell’arte a Cuneo, Our Trash di Francesca Leone alla Triennale di Milano, Ricordi Futuri a Palazzo Mazzetti ad Asti e attualmente la mostra antologica di Antonio Meneghetti al Vittoriano di Roma. È curatore di Officina della Scrittura del Museo del Segno e della scrittura di prossima inaugurazione.
29
settembre 2016
Guglielmo Spotorno
Dal 29 settembre al 20 novembre 2016
arte contemporanea
Location
SPAZIO ART GARAGE
Torino, Via Tirreno, 19, (Torino)
Torino, Via Tirreno, 19, (Torino)
Orario di apertura
martedì – venerdì ore 16,00 alle 20,00 – sabato 10,30-19,00
Vernissage
29 Settembre 2016, ore 18,30
Autore
Curatore