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Guido Airoldi – Ex Circus
Anfiteatro Arte presenta la prima mostra personale milanese di Guido Airoldi, artista nato a Bergamo nel 1977. Le opere presentate appartengono al ciclo degli Animali Recuperati, esposte di recente alla mostra collettiva “Archiviarti” presso la Fabbrica Borroni di Bollate (MI).
Comunicato stampa
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Anfiteatro Arte presenta la prima mostra personale milanese di Guido Airoldi, artista nato a Bergamo nel 1977. Le opere presentate appartengono al ciclo degli Animali Recuperati, esposte di recente alla mostra collettiva “Archiviarti” presso la Fabbrica Borroni di Bollate (MI).
Per il Quaderno di Milano numero 003 Anfiteatro instaura una nuova e preziosa collaborazione, con Eugenio Borroni della Fabbrica di Borroni di Bollate. Da questa fucina di nuovi talenti Anfiteatro Arte sceglierà periodicamente un nuovo artista da raccontare all'interno del proprio spazio espositivo milanese. Alla ricerca di nuovi talenti, di nuove modalità di linguaggio, di estro, di vite pur giovani ma già totalmente dedicate all'arte. L'attenzione di Mattia Munari è stata letteralmente rapita da Guido Airoldi, artista vero che costruisce il suo lavoro sul sacrificio, sulla ricerca e sull'ossessione.
Partendo da un gesto performativo ormai classico nella storia dell’arte, quale “lo strappo” del manifesto, Guido Airoldi giunge a conclusioni nuove e affascinanti. Il suo interesse quasi morboso verso la strada e verso i suoi “reperti archeologici moderni” sepolti nei manifesti non può che suscitare un parallelismo con Mimmo Rotella. Di fatto Airoldi si abbevera alla sorgente d’acqua miracolosa lasciataci dal grande Maestro. Una scelta coraggiosa che gli ha permesso di dissetarsi e di trasmettere ai suoi Animali Recuperati il gene dell’immortalità, camminando in bilico su una superficie scivolosa. Il confronto con i grandi Maestri può spegnere la luce del proprio lavoro. La sua bravura e grandezza è stata proprio questa. Saper mantenere il giusto equilibrio, con attenzione e determinazione, coraggio e incoscienza, riuscendo lì dove altri hanno fallito. Traendo forza dalla fonte per poi distaccarsi al momento opportuno, senza cascarci dentro, scoprendo la nuova via.
La sua ricerca ossessiva si rivolge esclusivamente ai manifesti circensi per trovare, isolare, salvare, ricomporre e recuperare ogni tipo di animale si celi tra gli strati sepolti dal tempo. Il risultato finale è la genesi di un animale decontestualizzato, rinato letteralmente in un campo bianco e asettico, curato nelle sue ferite e nei suoi strappi dagli interventi pittorici. Con le iniziali apposte a piedi pagina – sigillo di Animale Recuperato – e il timbro del servizio sanitario dell’Asl di Bergamo, si conclude il recupero della dignità perduta. Una dignità che non riguarda tanto l’animale, quanto la sua immagine.
Dinnanzi al lavoro compiuto la sensazione che viene trasmessa è di positività, di benessere, di salvezza. Percepiamo in modo distinto il senso di ricostruzione e di rinascita. Una attitudine decisamente controcorrente rispetto alle estetiche decadenti sia moderne che contemporanee. Gli animali ora sono protetti e custoditi nello loro scatole bianche, pronti per essere utilizzati in futuro, chissà con quale scopo. Ognuno di loro però, prima di essere definitivamente rinchiuso nel cassetto della memoria, si porta con sé il nome della strada, del cavalcavia o dell’incrocio dove è avvenuto il ritrovamento del manifesto. Informazioni spiazzanti per lo spettatore, essenziali per l’artista. Un lavoro apparentemente impegnato alle tematiche sociali tanto care agli animalisti si trasforma così agli occhi attenti in una sorta di racconto autobiografico dove ricordi di infanzia emergono tra colori sgargianti e animali esotici che periodicamente mutano i ritmi e l’aspetto della propria città. Stagioni letteralmente scandite dall’arrivo del circo in piccoli paesi dove il passaggio della tigre non può essere dimenticato.
Per il Quaderno di Milano numero 003 Anfiteatro instaura una nuova e preziosa collaborazione, con Eugenio Borroni della Fabbrica di Borroni di Bollate. Da questa fucina di nuovi talenti Anfiteatro Arte sceglierà periodicamente un nuovo artista da raccontare all'interno del proprio spazio espositivo milanese. Alla ricerca di nuovi talenti, di nuove modalità di linguaggio, di estro, di vite pur giovani ma già totalmente dedicate all'arte. L'attenzione di Mattia Munari è stata letteralmente rapita da Guido Airoldi, artista vero che costruisce il suo lavoro sul sacrificio, sulla ricerca e sull'ossessione.
Partendo da un gesto performativo ormai classico nella storia dell’arte, quale “lo strappo” del manifesto, Guido Airoldi giunge a conclusioni nuove e affascinanti. Il suo interesse quasi morboso verso la strada e verso i suoi “reperti archeologici moderni” sepolti nei manifesti non può che suscitare un parallelismo con Mimmo Rotella. Di fatto Airoldi si abbevera alla sorgente d’acqua miracolosa lasciataci dal grande Maestro. Una scelta coraggiosa che gli ha permesso di dissetarsi e di trasmettere ai suoi Animali Recuperati il gene dell’immortalità, camminando in bilico su una superficie scivolosa. Il confronto con i grandi Maestri può spegnere la luce del proprio lavoro. La sua bravura e grandezza è stata proprio questa. Saper mantenere il giusto equilibrio, con attenzione e determinazione, coraggio e incoscienza, riuscendo lì dove altri hanno fallito. Traendo forza dalla fonte per poi distaccarsi al momento opportuno, senza cascarci dentro, scoprendo la nuova via.
La sua ricerca ossessiva si rivolge esclusivamente ai manifesti circensi per trovare, isolare, salvare, ricomporre e recuperare ogni tipo di animale si celi tra gli strati sepolti dal tempo. Il risultato finale è la genesi di un animale decontestualizzato, rinato letteralmente in un campo bianco e asettico, curato nelle sue ferite e nei suoi strappi dagli interventi pittorici. Con le iniziali apposte a piedi pagina – sigillo di Animale Recuperato – e il timbro del servizio sanitario dell’Asl di Bergamo, si conclude il recupero della dignità perduta. Una dignità che non riguarda tanto l’animale, quanto la sua immagine.
Dinnanzi al lavoro compiuto la sensazione che viene trasmessa è di positività, di benessere, di salvezza. Percepiamo in modo distinto il senso di ricostruzione e di rinascita. Una attitudine decisamente controcorrente rispetto alle estetiche decadenti sia moderne che contemporanee. Gli animali ora sono protetti e custoditi nello loro scatole bianche, pronti per essere utilizzati in futuro, chissà con quale scopo. Ognuno di loro però, prima di essere definitivamente rinchiuso nel cassetto della memoria, si porta con sé il nome della strada, del cavalcavia o dell’incrocio dove è avvenuto il ritrovamento del manifesto. Informazioni spiazzanti per lo spettatore, essenziali per l’artista. Un lavoro apparentemente impegnato alle tematiche sociali tanto care agli animalisti si trasforma così agli occhi attenti in una sorta di racconto autobiografico dove ricordi di infanzia emergono tra colori sgargianti e animali esotici che periodicamente mutano i ritmi e l’aspetto della propria città. Stagioni letteralmente scandite dall’arrivo del circo in piccoli paesi dove il passaggio della tigre non può essere dimenticato.
04
febbraio 2010
Guido Airoldi – Ex Circus
Dal 04 febbraio al 05 marzo 2010
arte contemporanea
Location
ANFITEATRO ARTE
Milano, Via Savona, 26, (Milano)
Milano, Via Savona, 26, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì nei seguenti orari: 11.00-13.00 / 16.00-18.30 o su appuntamento.
Vernissage
4 Febbraio 2010, ore 18.00
Autore
Curatore