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Guido Cecere – Cityscapes
Il paesaggio urbano come forma geometrica, configurazione di linee che si intrecciano, stratificazioni coordinate che danno luogo ad altri paesaggi ancora. È questa la prima visione di “Cityscapes”, caratterizzate da assi cartesiani, verticali e orizzontali, e da intensi effetti cromatici.
Comunicato stampa
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Il paesaggio urbano come forma geometrica, configurazione di linee che si intrecciano, stratificazioni coordinate che danno luogo ad altri paesaggi ancora. È questa la prima visione di “Cityscapes”, le fotografie di Guido Cecere caratterizzate da assi cartesiani, verticali e orizzontali, e da intensi effetti cromatici. Luoghi urbani come passaggi continui, mutamenti e metamorfosi di segni e colori che costituiscono il reale tessuto di azione e movimento della ricerca del fotografo friulano.
Una quotidianità come stilema esistenziale dell’indagine caratterizzata da accostamenti di colore, campiture astratte che in “Cityscapes” diventano le facciate scrostate delle case, i segni del tempo, la corrosione dei colori, il loro sfumarsi, attraverso sbiadite o spente tonalità. Segni sulla città come elementi che ne connotano la forma ma, anche, il senso, l’equilibrio, o lo stesso carattere trasformativo che prende corpo in geometrie volte a creare un’idea altra dello spazio urbano, nel quale è spesso assente la figura umana, se non in “Londra”, in cui si distingue solo la sagoma sfuggente di alcuni passanti.
Ma nella produzione fotografica di Cecere vive una sorta di impianto pittorico, che in termini cromatologici significa mescolanze di colori, e sviluppo di processi quali la trascolorazione, la cromogenesi e la decolorazione. Il fotografo, del resto, sembra seguire proprio un impulso squisitamente pittorico, in quanto nelle sue immagini la sovrapposizione dei colori implica la fondamentale relazione tra il frammento e il tutto, il locale con il globale, il rapporto uomo/mondo.
Sono così le foto di insegne sulla strada, tavolini colorati davanti a un bar, la facciata di colore arancio di un edificio a Bologna, o altri colori ancora che si intrecciano a Bogotà in un efficace accostamento; le auto a ridosso di edifici che creano singolari striature cromatiche, geometrie descrittive dello spazio che raccontano, per l’appunto, della natura pittorica ed iperrealista di questo fotografo persuaso dall’idea di una città marcata nel segno, nel luogo e nelle forme che rinviano a nuovi ed altri significati della condizione urbana.
E risulta essere in primo luogo proprio l’elemento cromatico il segno connotativo di Cecere, la cui percezione presenta significati non solo visivi, ma anche sinestesici e polisemantici, in grado di comunicare sensazioni termiche, tattili, acustiche e perfino olfattive.
Come nella pittura moderna in cui la tecnica per campiture svolge una funzione concettuale e simbolica, Cecere in fotografia sviluppa una medesima posizione, affrontando nella sua ricerca soglie di appartenenza e schemi di riferimento figurativo e astratto. Si delinea in questo la sua indagine, sia come sviluppo di un percorso urbano che come indagine cromatica legata alla forma e alla necessità a creare identità urbane, diverse e suggestive, certamente vivaci e possibilmente a misura d’uomo.
Enrico GUSELLA
Una quotidianità come stilema esistenziale dell’indagine caratterizzata da accostamenti di colore, campiture astratte che in “Cityscapes” diventano le facciate scrostate delle case, i segni del tempo, la corrosione dei colori, il loro sfumarsi, attraverso sbiadite o spente tonalità. Segni sulla città come elementi che ne connotano la forma ma, anche, il senso, l’equilibrio, o lo stesso carattere trasformativo che prende corpo in geometrie volte a creare un’idea altra dello spazio urbano, nel quale è spesso assente la figura umana, se non in “Londra”, in cui si distingue solo la sagoma sfuggente di alcuni passanti.
Ma nella produzione fotografica di Cecere vive una sorta di impianto pittorico, che in termini cromatologici significa mescolanze di colori, e sviluppo di processi quali la trascolorazione, la cromogenesi e la decolorazione. Il fotografo, del resto, sembra seguire proprio un impulso squisitamente pittorico, in quanto nelle sue immagini la sovrapposizione dei colori implica la fondamentale relazione tra il frammento e il tutto, il locale con il globale, il rapporto uomo/mondo.
Sono così le foto di insegne sulla strada, tavolini colorati davanti a un bar, la facciata di colore arancio di un edificio a Bologna, o altri colori ancora che si intrecciano a Bogotà in un efficace accostamento; le auto a ridosso di edifici che creano singolari striature cromatiche, geometrie descrittive dello spazio che raccontano, per l’appunto, della natura pittorica ed iperrealista di questo fotografo persuaso dall’idea di una città marcata nel segno, nel luogo e nelle forme che rinviano a nuovi ed altri significati della condizione urbana.
E risulta essere in primo luogo proprio l’elemento cromatico il segno connotativo di Cecere, la cui percezione presenta significati non solo visivi, ma anche sinestesici e polisemantici, in grado di comunicare sensazioni termiche, tattili, acustiche e perfino olfattive.
Come nella pittura moderna in cui la tecnica per campiture svolge una funzione concettuale e simbolica, Cecere in fotografia sviluppa una medesima posizione, affrontando nella sua ricerca soglie di appartenenza e schemi di riferimento figurativo e astratto. Si delinea in questo la sua indagine, sia come sviluppo di un percorso urbano che come indagine cromatica legata alla forma e alla necessità a creare identità urbane, diverse e suggestive, certamente vivaci e possibilmente a misura d’uomo.
Enrico GUSELLA
17
settembre 2010
Guido Cecere – Cityscapes
Dal 17 settembre al primo ottobre 2010
fotografia
Location
SALA MOSTRE FENICE
Trieste, Galleria Fenice, 2, (Trieste)
Trieste, Galleria Fenice, 2, (Trieste)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 10.00-11.30 17.00-19.00
Vernissage
17 Settembre 2010, ore 18.30
Autore