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Guido Moretti – Deserti e Segni
La fotografia di Moretti nel suo rigore riesce ad evocare il silenzio del deserto, la sospensione del tempo, lo stupore davanti all’enorme spazio vuoto
Comunicato stampa
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Il deserto sottrae: colori, rumori, oggetti, alla maniera degli artisti, che lavorano per riduzione e arrivano all’essenza.
I “recinti devozionali “ sono gesti concettuali, metafore della moschea assente, tracce umane scarne ed essenziali: più che architetture, installazioni.
Le opere umane del deserto hanno forma e contenuto semplici e grandiosi come lavori d’artista; le moschee del deserto sembrano disegnate da Richard Long e rimandano all’assoluto e al divino.
La fotografia di Moretti nel suo rigore riesce ad evocare il silenzio del deserto, la sospensione del tempo, lo stupore davanti all’enorme spazio vuoto.
E ci conduce con umana “pietas” sulle tracce dell’uomo, che di questo deserto e della sua durezza è parte.
La mostra comprende tre sezioni così articolate:
”Le Moschee del Deserto”
Nel Sahara Occidentale, in prossimità delle piste utilizzate dai nomadi per i loro spostamenti, si incontrano di frequente i "recinti devozionali", semplici segni di pietre disposte a terra in forme che racchiudono simbolicamente lo spazio della moschea. L'orientamento è verso la Mecca e il mirhab, che ne indica la direzione, è rappresentato dalla pietra centrale di maggiori dimensioni o da un pinnacolo di pietre sovrapposte. Qui, come in tutte le zone aride e di penuria idrica, l'acqua delle abluzioni rituali è sostituita dalla sabbia.
“Gli Stazzi Saharawi”
Segno delle condizioni di vita della popolazione Saharawi, rifugiata da anni nei campi dell'Algeria sud-occidentale, gli stazzi dove si allevano pecore, capre e in qualche caso anche cammelli, sono realizzati con vario materiale di recupero, principalmente derivato dai fusti di carburante. In un territorio arido, sempre spazzato da venti sabbiosi e per questo privo di qualsiasi vegetazione, il nutrimento principale degli animali è costituito da scarti alimentari e da rifiuti di ogni tipo, e solo saltuariamente dalla fornitura di fieno in balle.
“Le Porte degli Ksur”
Nelle aree desertiche del Maghreb sono diffuse le costruzioni fortificate chiuse in se stesse e poste in posizioni dominanti: sono gli ksur - al singolare ksar - in cui il segno del recinto si è sviluppato in altezza, trasformandosi in massiccio elemento difensivo. Le originarie funzioni militari degli ksur di montagna si sono gradualmente trasformate in funzioni utilitarie, come granai collettivi, negli ksur di pianura. Le celle delle riserve alimentari, sovrapposte in ordini di due o più piani, sono chiuse da piccole porte in legno di palma.
Guido Moretti nasce e vive a Bologna.
Docente di Progettazione Urbanistica all’Università di Bologna, si occupa di temi relativi all’ambiente costruito, agli insediamenti rurali e, in generale, ai paesaggi culturali, sui quali ha pubblicato numerosi lavori, dando rilievo anche agli aspetti iconografici e illustrativi.
Ha vissuto ad Algeri, dove ha fatto parte del gruppo incaricato del Piano di ristrutturazione della Casbah.
Ha operato in vari paesi del Medio Oriente e dell’Africa con progetti di architettura, tra i quali è in corso di avvio la realizzazione di un centro polifunzionale in terra cruda per le donne Saharawi in Algeria.
È presidente della Commissione per la Qualità architettonica e il Paesaggio del Comune di Bologna.
I “recinti devozionali “ sono gesti concettuali, metafore della moschea assente, tracce umane scarne ed essenziali: più che architetture, installazioni.
Le opere umane del deserto hanno forma e contenuto semplici e grandiosi come lavori d’artista; le moschee del deserto sembrano disegnate da Richard Long e rimandano all’assoluto e al divino.
La fotografia di Moretti nel suo rigore riesce ad evocare il silenzio del deserto, la sospensione del tempo, lo stupore davanti all’enorme spazio vuoto.
E ci conduce con umana “pietas” sulle tracce dell’uomo, che di questo deserto e della sua durezza è parte.
La mostra comprende tre sezioni così articolate:
”Le Moschee del Deserto”
Nel Sahara Occidentale, in prossimità delle piste utilizzate dai nomadi per i loro spostamenti, si incontrano di frequente i "recinti devozionali", semplici segni di pietre disposte a terra in forme che racchiudono simbolicamente lo spazio della moschea. L'orientamento è verso la Mecca e il mirhab, che ne indica la direzione, è rappresentato dalla pietra centrale di maggiori dimensioni o da un pinnacolo di pietre sovrapposte. Qui, come in tutte le zone aride e di penuria idrica, l'acqua delle abluzioni rituali è sostituita dalla sabbia.
“Gli Stazzi Saharawi”
Segno delle condizioni di vita della popolazione Saharawi, rifugiata da anni nei campi dell'Algeria sud-occidentale, gli stazzi dove si allevano pecore, capre e in qualche caso anche cammelli, sono realizzati con vario materiale di recupero, principalmente derivato dai fusti di carburante. In un territorio arido, sempre spazzato da venti sabbiosi e per questo privo di qualsiasi vegetazione, il nutrimento principale degli animali è costituito da scarti alimentari e da rifiuti di ogni tipo, e solo saltuariamente dalla fornitura di fieno in balle.
“Le Porte degli Ksur”
Nelle aree desertiche del Maghreb sono diffuse le costruzioni fortificate chiuse in se stesse e poste in posizioni dominanti: sono gli ksur - al singolare ksar - in cui il segno del recinto si è sviluppato in altezza, trasformandosi in massiccio elemento difensivo. Le originarie funzioni militari degli ksur di montagna si sono gradualmente trasformate in funzioni utilitarie, come granai collettivi, negli ksur di pianura. Le celle delle riserve alimentari, sovrapposte in ordini di due o più piani, sono chiuse da piccole porte in legno di palma.
Guido Moretti nasce e vive a Bologna.
Docente di Progettazione Urbanistica all’Università di Bologna, si occupa di temi relativi all’ambiente costruito, agli insediamenti rurali e, in generale, ai paesaggi culturali, sui quali ha pubblicato numerosi lavori, dando rilievo anche agli aspetti iconografici e illustrativi.
Ha vissuto ad Algeri, dove ha fatto parte del gruppo incaricato del Piano di ristrutturazione della Casbah.
Ha operato in vari paesi del Medio Oriente e dell’Africa con progetti di architettura, tra i quali è in corso di avvio la realizzazione di un centro polifunzionale in terra cruda per le donne Saharawi in Algeria.
È presidente della Commissione per la Qualità architettonica e il Paesaggio del Comune di Bologna.
27
maggio 2005
Guido Moretti – Deserti e Segni
Dal 27 maggio al 07 giugno 2005
fotografia
Location
FONDAZIONE CARISBO – PALAZZO SARACENI
Bologna, Via Farini, 15, (Bologna)
Bologna, Via Farini, 15, (Bologna)
Orario di apertura
tutti i giorni, escluso il lunedì dalle 10 alle 18
Vernissage
27 Maggio 2005, ore 18,30
Autore
Curatore