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Guillermo Mora – Quizás mañana haya desaparecido
Prima mostra personale in Italia dell’artista spagnolo Guillermo Mora (Alcalà de Henares,1980)
Comunicato stampa
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NO FIXED FORM
Minime. Silenziose. Ansiose. Precarie. Fluide. Reiette. Fragili. Turbate. Attraenti. Plasmatiche. Tentanti. Post-pop.
Le sculture di Guillermo Mora sembrano cogliere la condizione liquida del soggetto nello snodo critico e globale dell’attualità. Nella loro molteplicità materica e nella loro informe e instabile consistenza esse transitano come presenze discrete in un universo oggettuale in cui ancora inopportunamente, tediosamente e inadeguatamente striscia un’estetica spettacolare e perfettamente manipolata, vacuo retaggio di un’opulenza oggettuale post-Ottanta ed emblema simbolico del feticismo post-capitalistico tecnocratico.
Ma queste piccole sculture no fixed form, manipolate attraverso un processo pittorico post-esistenzialista che attraversa lo stato di solidificazione, o che si reifichino come tali dopo essere state rubate alla loro anonima casualità di oggetti da strada (dunque homeless materials), o che si assemblino fra loro per empatia, o che sembrino essere state masticate come caramellose chewing gum, ci catapultano nello stadio dell’incertezza. Al tempo stesso esse ci rituffano in quell’estetica della precarietà che artisti di controtendenza come Jason Rhoades, David Hammons, Gabriel Orozco, Rirkrit Tiravanija, Bojan Šarčević, Dieter Roth (e molti altri e per molti versi) hanno adoperato come critica al sistema tardo-capitalistico, galvanizzato e strutturato come universo del vuoto oggettuale, iper-sensazionalistico e che ora appare in tutta la sua molestia e pateticità.
Le sculture di Mora, in realtà, hanno la più intima e quasi ludica volontà di reclinare sul proprio Sé e indagare sul proprio senso di inadeguatezza, di disagio e di sospetto che, suo malgrado, si coagula con lo stato di indeterminatezza globale.
In esse appare un barlume di critica al reale e l’imbarazzo del perfezionismo (illusorio e affabulistico) oggettuale e sistemico di un universo clonato, menzognero, improvvido e molto poco realistico nel quale si è navigati in superficie e ora si è annegati.
Quizás mañana haya desaparecido è quasi un aforisma dell’artista, la sua beffarda consapevolezza della liquidità del reale, dell’Io, della materia, dell’oggetto, del pensiero. Quizás mañana haya desaparecido non pone la questione apocalittica dell’esistenza del mondo bensì innesca il dubbio dell’habitus in cui un Sé dialogico (e tutto il suo universo fantasmatico) si potrebbe ricollocare.
Teresa Macrì
Roma, settembre 2011
Guillermo Mora è nato a Alcalà de Henares (Spagna) nel 1980; vive e lavora tra Roma e Madrid. Tra le sue mostre personali ricordiamo: nel 2011 Dos episodios y un estadio (cur. P. Lag), LAB, Injuve, Murcia, Spagna. Nel 2010 Una pregunta diaria, Formato Cómodo Gallery, Madrid. Nel 2009: De un soplo, Casa de la Entrevista, Alcalá de Henares; Tú la llevas (cur. I. Tejeda), Casa de Cultura, El Campello, Alicante; Un paseo entre el dibujo, la pintura y un más allá
(cur. V. Torrente), Centro de Arte Joven de la Comunidad de Madrid, Madrid.
Il suo lavoro è stato esposto nelle seguenti mostre collettive: nel 2011 Nomadismi
(cur. T. Macrì), Real Academia de España en Roma; nel 2010: XII International Award for Young Artists, Luís Adelantado Gallery, Valencia; Explum 2010, International Contemporary Art Award, Puerto Lumbreras, Spagna. Nel 2009: XX CIRCUITOS de Artes Plásticas y Fotografía, Sala de Arte Joven, Comunidad de Madrid, Madrid. Nel 2008: XI Biennial of Visual Arts, Pamplona, Spagna; X International Show Union Fenosa, MACUF, La Coruña, Spagna;
IX UNICAJA Biennial of Visual Arts, Palacio Episcopal, Málaga. Nel 2007: Generación 2007, Caja Madrid Grants and Awards, La Casa Encendida, Madrid | La Capella, Barcellona, | Museo de la Pasión and Iglesia de las Francesas, Valladolid | Atarazanas, Valencia | Santa Inés, Siviglia; Y si no han muerto, todavía están vivos, Museo Municipal de Coimbra, Portogallo; Big Sky, LG Space, The School of the Art Institute of Chicago, Chicago, USA.
Minime. Silenziose. Ansiose. Precarie. Fluide. Reiette. Fragili. Turbate. Attraenti. Plasmatiche. Tentanti. Post-pop.
Le sculture di Guillermo Mora sembrano cogliere la condizione liquida del soggetto nello snodo critico e globale dell’attualità. Nella loro molteplicità materica e nella loro informe e instabile consistenza esse transitano come presenze discrete in un universo oggettuale in cui ancora inopportunamente, tediosamente e inadeguatamente striscia un’estetica spettacolare e perfettamente manipolata, vacuo retaggio di un’opulenza oggettuale post-Ottanta ed emblema simbolico del feticismo post-capitalistico tecnocratico.
Ma queste piccole sculture no fixed form, manipolate attraverso un processo pittorico post-esistenzialista che attraversa lo stato di solidificazione, o che si reifichino come tali dopo essere state rubate alla loro anonima casualità di oggetti da strada (dunque homeless materials), o che si assemblino fra loro per empatia, o che sembrino essere state masticate come caramellose chewing gum, ci catapultano nello stadio dell’incertezza. Al tempo stesso esse ci rituffano in quell’estetica della precarietà che artisti di controtendenza come Jason Rhoades, David Hammons, Gabriel Orozco, Rirkrit Tiravanija, Bojan Šarčević, Dieter Roth (e molti altri e per molti versi) hanno adoperato come critica al sistema tardo-capitalistico, galvanizzato e strutturato come universo del vuoto oggettuale, iper-sensazionalistico e che ora appare in tutta la sua molestia e pateticità.
Le sculture di Mora, in realtà, hanno la più intima e quasi ludica volontà di reclinare sul proprio Sé e indagare sul proprio senso di inadeguatezza, di disagio e di sospetto che, suo malgrado, si coagula con lo stato di indeterminatezza globale.
In esse appare un barlume di critica al reale e l’imbarazzo del perfezionismo (illusorio e affabulistico) oggettuale e sistemico di un universo clonato, menzognero, improvvido e molto poco realistico nel quale si è navigati in superficie e ora si è annegati.
Quizás mañana haya desaparecido è quasi un aforisma dell’artista, la sua beffarda consapevolezza della liquidità del reale, dell’Io, della materia, dell’oggetto, del pensiero. Quizás mañana haya desaparecido non pone la questione apocalittica dell’esistenza del mondo bensì innesca il dubbio dell’habitus in cui un Sé dialogico (e tutto il suo universo fantasmatico) si potrebbe ricollocare.
Teresa Macrì
Roma, settembre 2011
Guillermo Mora è nato a Alcalà de Henares (Spagna) nel 1980; vive e lavora tra Roma e Madrid. Tra le sue mostre personali ricordiamo: nel 2011 Dos episodios y un estadio (cur. P. Lag), LAB, Injuve, Murcia, Spagna. Nel 2010 Una pregunta diaria, Formato Cómodo Gallery, Madrid. Nel 2009: De un soplo, Casa de la Entrevista, Alcalá de Henares; Tú la llevas (cur. I. Tejeda), Casa de Cultura, El Campello, Alicante; Un paseo entre el dibujo, la pintura y un más allá
(cur. V. Torrente), Centro de Arte Joven de la Comunidad de Madrid, Madrid.
Il suo lavoro è stato esposto nelle seguenti mostre collettive: nel 2011 Nomadismi
(cur. T. Macrì), Real Academia de España en Roma; nel 2010: XII International Award for Young Artists, Luís Adelantado Gallery, Valencia; Explum 2010, International Contemporary Art Award, Puerto Lumbreras, Spagna. Nel 2009: XX CIRCUITOS de Artes Plásticas y Fotografía, Sala de Arte Joven, Comunidad de Madrid, Madrid. Nel 2008: XI Biennial of Visual Arts, Pamplona, Spagna; X International Show Union Fenosa, MACUF, La Coruña, Spagna;
IX UNICAJA Biennial of Visual Arts, Palacio Episcopal, Málaga. Nel 2007: Generación 2007, Caja Madrid Grants and Awards, La Casa Encendida, Madrid | La Capella, Barcellona, | Museo de la Pasión and Iglesia de las Francesas, Valladolid | Atarazanas, Valencia | Santa Inés, Siviglia; Y si no han muerto, todavía están vivos, Museo Municipal de Coimbra, Portogallo; Big Sky, LG Space, The School of the Art Institute of Chicago, Chicago, USA.
04
ottobre 2011
Guillermo Mora – Quizás mañana haya desaparecido
Dal 04 ottobre al 19 novembre 2011
arte contemporanea
Location
EXTRASPAZIO
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15,30-19,30
Vernissage
4 Ottobre 2011, ore 19
Autore
Curatore