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Hamadi Ananou – Alcancìa
Hamadi Ananou è considerato troppo artista per i reporter e troppo reporter per gli artisti, ma è proprio in questa intersezione che lui si sente a suo agio. Ha giraito il mondo come reporter per le riviste più prestigiose del mondo tra cui: El Mundo, El País, Il Manifiesto, Bunte etc
Comunicato stampa
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Insegnandoci un nuovo codice visivo, le fotografie alterano e ampliano le nostre nozioni di ciò che val la pena guardare e di ciò che abbiamo il diritto di osservare. Sono una grammatica e, cosa ancor più importante, un'etica della visione. Queste affermazioni di Susan Sontag1 ci introducono senza neanche percepirlo nella magia dell’esplorazione sensoriale. Una ricerca che ha a che vedere con l’identificazione soggettiva dell’istante, ma anche con il piacere di captare quello che ci circonda, al fine di poter mostrare le immagini custodite da tutto ciò che si desidera accompagni il fotografo nel suo percorso speculativo attraverso la macchina fotografica.
Ed è esattamente questa magia dell’effimero, l’emozione dello sguardo, la poetica dell’incontro o il magnetismo della luce e il vibrante movimento del colore, quello che Hamadi Ananou ci offre, con generosità, in questa esposizione.
Una mostra che riesce ad impressionarci, perché riflette il risultato del suo percorso di vita e professionale, del suo rapporto quasi mistico con la macchina come occhio biblico, che gli permette di vedere al di là del suo sguardo.
Metà reporter, metà artista, come gli piace definirsi, è nato nella zona frontaliera di Melilla, all’ombra dei suoi antenati moreschi, i El Funti, legati a quell’enclave agli inizi del XVII secolo.
Amante della libertà e solidale con i più deboli, confessa la sua fascinazione per la fotografia giornalistica, che considera la grande scuola della fotografia “perché obbliga a guardare, vedere, inquadrare, controllare la luce e mettere a fuoco la camera in pochi secondi “. Dopo i quali, se sbagli, si perde l’impatto dell’immagine. Non hai la possibilità di ripetere la scena.
La sua vocazione - ha sempre avuto chiaro che voleva essere un fotografo - lo ha portato nel corso degli anni a viaggiare per mezzo mondo. All’inizio degli anni 80 come free lance seguendo il conflitto libanese e la guerra Iran- Iraq; più tardi, sempre come free lance o al servizio di prestigiose agenzie come Gamma, Magnum, Cover o Quasar, della quale è stato co-fondatore, o di riviste specializzate come Panorama e altre del gruppo Z, illustrando reportage e cronache diverse. Dall’Africa alle Filippine, dalla Cina al continente americano.
Hamadi nutre un interesse speciale anche per il ritratto giornalistico, perché incarna la difficoltà della sintesi, obbligando a racchiudere tutta l’intervista in una sola immagine. Una sola foto! Che deve contenere l’essenza della conversazione e mostrare allo spettatore la sincerità del personaggio intervistato. Sempre l’esigenza del professionista.
Un professionista che preferisce senza dubbio sentirsi amatore tutta la vita. “ È un privilegio poter vivere di quello che ti piace fare, per questo sono un professionista, però il mio sentimento sarà sempre da amatore per non perdermi l’incantesimo di sorprendermi davanti all’ignoto”…e soprattutto per avere maggiore indipendenza, maggior libertà.
ALCANCÍA è una parola spagnola di origine araba ormai in disuso, il cui significato originario ben si adatta a questa mostra fotografica, "tesoro nascosto". In questa mostra il visitatore attento, condotto attraverso i souk, le barberie, i porti, i vicoli e i piccoli caffè di Ifitry e Essaouira, coglierà il filo sottile che unisce le fotografie, ne coglierà le stratificazioni culturali. Sarà come entrare nel Medioevo in pieno XXI secolo.
Ed è esattamente questa magia dell’effimero, l’emozione dello sguardo, la poetica dell’incontro o il magnetismo della luce e il vibrante movimento del colore, quello che Hamadi Ananou ci offre, con generosità, in questa esposizione.
Una mostra che riesce ad impressionarci, perché riflette il risultato del suo percorso di vita e professionale, del suo rapporto quasi mistico con la macchina come occhio biblico, che gli permette di vedere al di là del suo sguardo.
Metà reporter, metà artista, come gli piace definirsi, è nato nella zona frontaliera di Melilla, all’ombra dei suoi antenati moreschi, i El Funti, legati a quell’enclave agli inizi del XVII secolo.
Amante della libertà e solidale con i più deboli, confessa la sua fascinazione per la fotografia giornalistica, che considera la grande scuola della fotografia “perché obbliga a guardare, vedere, inquadrare, controllare la luce e mettere a fuoco la camera in pochi secondi “. Dopo i quali, se sbagli, si perde l’impatto dell’immagine. Non hai la possibilità di ripetere la scena.
La sua vocazione - ha sempre avuto chiaro che voleva essere un fotografo - lo ha portato nel corso degli anni a viaggiare per mezzo mondo. All’inizio degli anni 80 come free lance seguendo il conflitto libanese e la guerra Iran- Iraq; più tardi, sempre come free lance o al servizio di prestigiose agenzie come Gamma, Magnum, Cover o Quasar, della quale è stato co-fondatore, o di riviste specializzate come Panorama e altre del gruppo Z, illustrando reportage e cronache diverse. Dall’Africa alle Filippine, dalla Cina al continente americano.
Hamadi nutre un interesse speciale anche per il ritratto giornalistico, perché incarna la difficoltà della sintesi, obbligando a racchiudere tutta l’intervista in una sola immagine. Una sola foto! Che deve contenere l’essenza della conversazione e mostrare allo spettatore la sincerità del personaggio intervistato. Sempre l’esigenza del professionista.
Un professionista che preferisce senza dubbio sentirsi amatore tutta la vita. “ È un privilegio poter vivere di quello che ti piace fare, per questo sono un professionista, però il mio sentimento sarà sempre da amatore per non perdermi l’incantesimo di sorprendermi davanti all’ignoto”…e soprattutto per avere maggiore indipendenza, maggior libertà.
ALCANCÍA è una parola spagnola di origine araba ormai in disuso, il cui significato originario ben si adatta a questa mostra fotografica, "tesoro nascosto". In questa mostra il visitatore attento, condotto attraverso i souk, le barberie, i porti, i vicoli e i piccoli caffè di Ifitry e Essaouira, coglierà il filo sottile che unisce le fotografie, ne coglierà le stratificazioni culturali. Sarà come entrare nel Medioevo in pieno XXI secolo.
03
ottobre 2015
Hamadi Ananou – Alcancìa
Dal 03 ottobre al 14 novembre 2015
fotografia
Location
CENTRUM SETE SÓIS SETE LUAS
Pontedera, Viale Rinaldo Piaggio, 82, (Pisa)
Pontedera, Viale Rinaldo Piaggio, 82, (Pisa)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.30-13.30 e 15-18
lunedì 15-18 e domenica 10.30-13.30
Vernissage
3 Ottobre 2015, 21.30
Autore