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Hans Hartung – Gli anni’60
Il progetto vuole essere un omaggio a questo grande artista del secondo dopoguerra e si concentrerà esclusivamente su una selezione di opere eseguite negli anni sessanta.
Comunicato stampa
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La galleria Dellupi Arte continua il ciclo espositivo rivolto all’arte informale con una mostra personale dedicata a Hans Hartung, che si terrà dal 24 marzo al 26 maggio, presso la sede di via A. Spinola 8, all’interno del complesso residenziale progettato da Daniel Libeskind a CityLife.
La mostra vuole essere un omaggio a questo grande artista del secondo dopoguerra, presentando un’accurata selezione di dipinti realizzati esclusivamente negli anni sessanta.
Gli anni sessanta, inaugurati con l’assegnazione all’artista del Gran Premio di pittura alla XXXa Biennale di Venezia, rappresentano una stagione particolarmente creativa nella ricerca artistica di Hartung, in cui impiega tecniche artistiche innovative, coniugando lirismo e immaginazione pittorica.
Come spiega nell’autobiografia pubblicata nel 1976, dal 1961 al 1965, Hartung affina la tecnica del grattage, che consiste nel “grattare” con vari strumenti la pittura ancora fresca stesa sulla tela dipinta con colore soffiato. Per questo metodo di lavoro, Hartung si avvale di strumenti nuovi, sperimentando utensili comuni e oggetti di uso quotidiano, come rulli, spazzole, rami e rastrelli da giardino, ma anche l’aerografo, spruzzi e compressori.
Scarabocchiare, grattare, agire sulla tela, dipingere infine, mi sembrano attività umane immediate, spontanee e semplici, afferma l’artista. Il segno, cifra stilistica di tutta la sua opera, si trasforma in un fluire libero di energia visiva e intuizione immediata, emanazione di pulsioni cosmiche e tensioni interiori. Nelle opere esposte, il Maestro declina il suo lessico segnico secondo un linguaggio pittorico fremente e vitale. Nessun segno domina la tela ma masse di colore scuro sui toni del nero e del blu, delle grandi forme che evaporano, si perdono o si stendono su ampie zone diventano il mezzo attraverso cui immortalare la materia, la luce e lo spirito, forza trainante dell’universo.
In occasione della mostra, verrà pubblicato un catalogo illustrato con un testo della curatrice.
Hans Hartung nasce a Lipsia nel 1904. Dal 1912 al 1914 la famiglia si trasferisce a Basilea; qui si appassiona di astronomia e fotografia. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, rientra con la famiglia in Germania e si stabilisce a Dresda. Inizia ad avvicinarsi all’arte, approfondendo le opere di Rembrandt, Goya, El Greco; è anche affascinato dall’espressionismo tedesco, in particolare Kokoschka e Nolde. Nel 1922, crea la sua prima serie di acquerelli completamente astratti. Prosegue gli studi di filosofia e storia dell’arte a Lipsia; nel 1925, a seguito della morte della madre, ritorna a Dresda e si iscrive all’Accademia di Belle Arti. In occasione dell’Esposizione Internazionale a Dresda si confronta per la prima volta con la pittura francese, concentrando il suo interesse su Rouault, Matisse, Braque e Picasso. Nel 1928 si reca a Monaco per seguire i corsi di Max Dörner. Nel 1931 viene organizzata la sua prima esposizione alla Galerie Heinrich Kühl di Dresda. Con l’ascesa al potere del nazionalsocialismo, si trasferisce a Minorca; dopo solo tre anni, è costretto a rientrare a Berlino. Qui, sorvegliato dal regime nazista, riesce a lasciare definitivamente la Germania, stabilendosi a Parigi. La situazione economica peggiora ma, privato del passaporto tedesco, rimane a Parigi e lavora presso lo studio dello scultore Julio González. Nel 1939 è arruolato nella Legione Straniera e inviato in Africa settentrionale. Con l’invasione tedesca della Francia, fugge in Spagna dove viene internato in un campo di concentramento. Liberato dagli americani, è nuovamente inviato nella Legione Straniera e nel 1944, gravemente ferito sul fronte, gli viene amputata una gamba. Rientra a Parigi nel 1945 e ritorna a occuparsi di pittura. Nel 1947 ha luogo la sua prima esposizione personale in Francia presso la Galerie Lydia Conti. Nei decenni successivi, si susseguono mostre personali, inviti a esposizioni internazionali e riconoscimenti, quali il Guggenheim International Prize (1956), il Gran Premio per la pittura alla Biennale di Venezia (1960), il Grand Prix des Beaux Arts della città di Parigi (1970). Nel 1968, insieme alla moglie Ana-Eva Bergman, inizia a progettare una grande residenza-studio vicino ad Antibes, dove vi soggiornerà a partire dal 1972. Muore ad Antibes nel 1989.
Le opere di Hans Hartung sono nelle collezioni dei più importanti musei del mondo, tra cui Art Institute, Chicago; Centre Georges Pompidou, Parigi; Fine Arts Museums, San Francisco; Fundación Proa, Buenos Aires; Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Haifa Museum, Haifa; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington; Metropolitan Museum of Art, New York; Musei Vaticani, Stato del Vaticano; Museum of Modern Art, New York; National Gallery of Australia, Canberra; Peggy Guggenheim Collection, Venice; Reina Sofía National Museum, Madrid; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Stedelijk Museum, Amsterdam; Tate Gallery, Londra.
La mostra vuole essere un omaggio a questo grande artista del secondo dopoguerra, presentando un’accurata selezione di dipinti realizzati esclusivamente negli anni sessanta.
Gli anni sessanta, inaugurati con l’assegnazione all’artista del Gran Premio di pittura alla XXXa Biennale di Venezia, rappresentano una stagione particolarmente creativa nella ricerca artistica di Hartung, in cui impiega tecniche artistiche innovative, coniugando lirismo e immaginazione pittorica.
Come spiega nell’autobiografia pubblicata nel 1976, dal 1961 al 1965, Hartung affina la tecnica del grattage, che consiste nel “grattare” con vari strumenti la pittura ancora fresca stesa sulla tela dipinta con colore soffiato. Per questo metodo di lavoro, Hartung si avvale di strumenti nuovi, sperimentando utensili comuni e oggetti di uso quotidiano, come rulli, spazzole, rami e rastrelli da giardino, ma anche l’aerografo, spruzzi e compressori.
Scarabocchiare, grattare, agire sulla tela, dipingere infine, mi sembrano attività umane immediate, spontanee e semplici, afferma l’artista. Il segno, cifra stilistica di tutta la sua opera, si trasforma in un fluire libero di energia visiva e intuizione immediata, emanazione di pulsioni cosmiche e tensioni interiori. Nelle opere esposte, il Maestro declina il suo lessico segnico secondo un linguaggio pittorico fremente e vitale. Nessun segno domina la tela ma masse di colore scuro sui toni del nero e del blu, delle grandi forme che evaporano, si perdono o si stendono su ampie zone diventano il mezzo attraverso cui immortalare la materia, la luce e lo spirito, forza trainante dell’universo.
In occasione della mostra, verrà pubblicato un catalogo illustrato con un testo della curatrice.
Hans Hartung nasce a Lipsia nel 1904. Dal 1912 al 1914 la famiglia si trasferisce a Basilea; qui si appassiona di astronomia e fotografia. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, rientra con la famiglia in Germania e si stabilisce a Dresda. Inizia ad avvicinarsi all’arte, approfondendo le opere di Rembrandt, Goya, El Greco; è anche affascinato dall’espressionismo tedesco, in particolare Kokoschka e Nolde. Nel 1922, crea la sua prima serie di acquerelli completamente astratti. Prosegue gli studi di filosofia e storia dell’arte a Lipsia; nel 1925, a seguito della morte della madre, ritorna a Dresda e si iscrive all’Accademia di Belle Arti. In occasione dell’Esposizione Internazionale a Dresda si confronta per la prima volta con la pittura francese, concentrando il suo interesse su Rouault, Matisse, Braque e Picasso. Nel 1928 si reca a Monaco per seguire i corsi di Max Dörner. Nel 1931 viene organizzata la sua prima esposizione alla Galerie Heinrich Kühl di Dresda. Con l’ascesa al potere del nazionalsocialismo, si trasferisce a Minorca; dopo solo tre anni, è costretto a rientrare a Berlino. Qui, sorvegliato dal regime nazista, riesce a lasciare definitivamente la Germania, stabilendosi a Parigi. La situazione economica peggiora ma, privato del passaporto tedesco, rimane a Parigi e lavora presso lo studio dello scultore Julio González. Nel 1939 è arruolato nella Legione Straniera e inviato in Africa settentrionale. Con l’invasione tedesca della Francia, fugge in Spagna dove viene internato in un campo di concentramento. Liberato dagli americani, è nuovamente inviato nella Legione Straniera e nel 1944, gravemente ferito sul fronte, gli viene amputata una gamba. Rientra a Parigi nel 1945 e ritorna a occuparsi di pittura. Nel 1947 ha luogo la sua prima esposizione personale in Francia presso la Galerie Lydia Conti. Nei decenni successivi, si susseguono mostre personali, inviti a esposizioni internazionali e riconoscimenti, quali il Guggenheim International Prize (1956), il Gran Premio per la pittura alla Biennale di Venezia (1960), il Grand Prix des Beaux Arts della città di Parigi (1970). Nel 1968, insieme alla moglie Ana-Eva Bergman, inizia a progettare una grande residenza-studio vicino ad Antibes, dove vi soggiornerà a partire dal 1972. Muore ad Antibes nel 1989.
Le opere di Hans Hartung sono nelle collezioni dei più importanti musei del mondo, tra cui Art Institute, Chicago; Centre Georges Pompidou, Parigi; Fine Arts Museums, San Francisco; Fundación Proa, Buenos Aires; Galleria Civica d’Arte Moderna, Torino; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Haifa Museum, Haifa; Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, Washington; Metropolitan Museum of Art, New York; Musei Vaticani, Stato del Vaticano; Museum of Modern Art, New York; National Gallery of Australia, Canberra; Peggy Guggenheim Collection, Venice; Reina Sofía National Museum, Madrid; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Stedelijk Museum, Amsterdam; Tate Gallery, Londra.
23
marzo 2017
Hans Hartung – Gli anni’60
Dal 23 marzo al 26 maggio 2017
arte moderna e contemporanea
Location
DELLUPI ARTE
Milano, Via Ambrogio Spinola, 8, (Milano)
Milano, Via Ambrogio Spinola, 8, (Milano)
Orario di apertura
lunedì - venerdì ore 10.00-13.00 14.00-18.00
sabato - domenica previo appuntamento.
Vernissage
23 Marzo 2017, ore 17
Autore
Curatore