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Hard art
In arte la rappresentazione del sesso non è mai ammiccante. Essa può essere gioiosa, ludica, tragica, ironica ma non adesca clienti, non vuol vendere una mercanzia. La scabrosità del soggetto ha puntualmente riscatto nella forma. In questa mostra Hard art tali sfaccettature sono tutte rappresentate.
Comunicato stampa
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CROCE E DELIZIA
In arte la rappresentazione del sesso non è mai ammiccante. Essa può essere gioiosa, ludica, tragica, ironica ma non adesca clienti, non vuol vendere una mercanzia. La scabrosità del soggetto ha puntualmente riscatto nella forma. In questa mostra Hard art tali sfaccettature sono tutte rappresentate. Innanzitutto c’è l’installazione inedita di Francesco Clemente, Positivo-Negativo, posta sul palcoscenico del teatrino della galleria L’Attico. Quest’opera del 1998 nasce dalla reazione emotiva di Francesco al gran numero di amici e colleghi colpiti all’epoca dall’Aids. La selva di sessi in lamiera, sagomati e infissi sulla scena come personaggi alla ribalta, configura un sito sublime e tragico. Non s’era mai visto a memoria d’uomo un camposanto del sesso.
Da questa declinazione esistenziale si passa ad una ironica, di cui è specialista Luigi Ontani. Il fiore infilato nell’orifizio anale, spudorato e pudico al tempo stesso, depotenzia il dispositivo kitsch dell’immagine. L’ovale del volto reclinato, incorniciato da un braccio, ha le fattezze sfingesche di una maschera del teatro Nō. Il nudo di Luigi, qualsiasi postura esso prenda, reca l’impronta indelebile del tableau vivant.
Il nudo del surrealista Hans Bellmer ha movenze opposte a quello di Ontani. Il suo è un gioco morboso e ambiguo, ma non annulla la sensualità. Dal corpo femminile, col seno in vista e la vagina schiusa, nasce un virgulto virile aggiuntivo che si ricollega alla cavità orale. Complice strizza l’occhio la luna a questa stralunata creatura ermafrodita.
Altre sfumature introducono i lavori degli altri artisti. Marco Colazzo espone un quadro liquido, azzurro, dove flottano mammelle femminili come molli meduse nell’acqua. Paola Gandolfi espone un piccolo Colosseo, simile a un souvenir da bancarella, da cui emerge come da un pozzo la clitoride femminile. È un lavoro urtante, quasi militante, ma rimane impressa questa rossa ferita innocente.
Il pensiero fisso di Mojmir Jezek s’appunta su una forma tondeggiante, sia essa cuore o deretano femminile. Un’ossessione, la sua, che dilata a dismisura l’anatomia per poi sublimarla, a differenza di un Botero, in una visione geometrica quasi astratta. Ben Vautier, risaputo spirito ironico, utilizza una vecchia stampa erotica su cui decanta, con sapienza materica da pittore, le lodi del membro virile: dur, grand, bon et chaud. Sergio Ragalzi espone una tela sconvolgente, dove un corpo dipinto di donna ha per seni due barattoli veri, svuotati, come schiacciati dalle ruote di un’automobile. Infine ci sono le miniature, una indiana e due nepalesi, del XVII e del XVIII secolo. Le nepalesi sono di una naiveté deliziosa, l’amplesso è una danza immobile; quella indiana è più raffinata, acrobatica, e strappa a noi occidentali un sorriso d’incredulità...
Da quando ho concepito questa mostra, sarà un riflesso condizionato, cammino per strada indovinando dei passanti il sesso sotto il vestito. Ognuno di noi porta in giro celata la propria croce e delizia.
Roma 12 febbraio 2009 Fabio Sargentini
In arte la rappresentazione del sesso non è mai ammiccante. Essa può essere gioiosa, ludica, tragica, ironica ma non adesca clienti, non vuol vendere una mercanzia. La scabrosità del soggetto ha puntualmente riscatto nella forma. In questa mostra Hard art tali sfaccettature sono tutte rappresentate. Innanzitutto c’è l’installazione inedita di Francesco Clemente, Positivo-Negativo, posta sul palcoscenico del teatrino della galleria L’Attico. Quest’opera del 1998 nasce dalla reazione emotiva di Francesco al gran numero di amici e colleghi colpiti all’epoca dall’Aids. La selva di sessi in lamiera, sagomati e infissi sulla scena come personaggi alla ribalta, configura un sito sublime e tragico. Non s’era mai visto a memoria d’uomo un camposanto del sesso.
Da questa declinazione esistenziale si passa ad una ironica, di cui è specialista Luigi Ontani. Il fiore infilato nell’orifizio anale, spudorato e pudico al tempo stesso, depotenzia il dispositivo kitsch dell’immagine. L’ovale del volto reclinato, incorniciato da un braccio, ha le fattezze sfingesche di una maschera del teatro Nō. Il nudo di Luigi, qualsiasi postura esso prenda, reca l’impronta indelebile del tableau vivant.
Il nudo del surrealista Hans Bellmer ha movenze opposte a quello di Ontani. Il suo è un gioco morboso e ambiguo, ma non annulla la sensualità. Dal corpo femminile, col seno in vista e la vagina schiusa, nasce un virgulto virile aggiuntivo che si ricollega alla cavità orale. Complice strizza l’occhio la luna a questa stralunata creatura ermafrodita.
Altre sfumature introducono i lavori degli altri artisti. Marco Colazzo espone un quadro liquido, azzurro, dove flottano mammelle femminili come molli meduse nell’acqua. Paola Gandolfi espone un piccolo Colosseo, simile a un souvenir da bancarella, da cui emerge come da un pozzo la clitoride femminile. È un lavoro urtante, quasi militante, ma rimane impressa questa rossa ferita innocente.
Il pensiero fisso di Mojmir Jezek s’appunta su una forma tondeggiante, sia essa cuore o deretano femminile. Un’ossessione, la sua, che dilata a dismisura l’anatomia per poi sublimarla, a differenza di un Botero, in una visione geometrica quasi astratta. Ben Vautier, risaputo spirito ironico, utilizza una vecchia stampa erotica su cui decanta, con sapienza materica da pittore, le lodi del membro virile: dur, grand, bon et chaud. Sergio Ragalzi espone una tela sconvolgente, dove un corpo dipinto di donna ha per seni due barattoli veri, svuotati, come schiacciati dalle ruote di un’automobile. Infine ci sono le miniature, una indiana e due nepalesi, del XVII e del XVIII secolo. Le nepalesi sono di una naiveté deliziosa, l’amplesso è una danza immobile; quella indiana è più raffinata, acrobatica, e strappa a noi occidentali un sorriso d’incredulità...
Da quando ho concepito questa mostra, sarà un riflesso condizionato, cammino per strada indovinando dei passanti il sesso sotto il vestito. Ognuno di noi porta in giro celata la propria croce e delizia.
Roma 12 febbraio 2009 Fabio Sargentini
27
febbraio 2009
Hard art
Dal 27 febbraio al 20 aprile 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA L’ATTICO – FABIO SARGENTINI
Roma, Via Del Paradiso, 41, (Roma)
Roma, Via Del Paradiso, 41, (Roma)
Orario di apertura
ore dal lun. al sab. ore 17-20
Vernissage
27 Febbraio 2009, ore 19
Autore