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Harwa e il Rinascimento egizio
Reperti provenienti da importanti musei e una doppia postazione internet per consentire ai visitatori di assistere in diretta alle attività della Missione Archeologica Italiana a Luxor e il momento storico in cui visse Harwa, il Grande Maggiordomo della Divina Adoratrice.
Comunicato stampa
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Dal 14 dicembre al 23 gennaio, nelle sale storiche di Palazzo Bricherasio, sarà possibile entrare nell’Egitto della XXV dinastia, quella dei Faraoni nubiani; la mostra Harwa e il Rinascimento egizio intende infatti illustrare il complesso e variegato momento storico in cui Harwa visse, attraverso una serie di oggetti (provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston, dal Louvre e dal Museo Egizio di Torino), che documentano diversi ambiti: l’epoca storica della XXV dinastia costituita dai faraoni nubiani imbevuti ormai di cultura egizia e la situazione politica a Tebe; le credenze religiose (in particolare connesse con il culto del dio Amon) e la produzione artistica arcaicizzante; le caratteristiche della necropoli tebana dell’Assasif, attraverso alcuni elementi di assoluta novità che compaiono nella tomba di Harwa prima di essere ripresi nei grandi sepolcri vicini.
Tra i reperti di particolare rilievo che raffigurano Harwa è da menzionare una statua cubo, proveniente dal Louvre e il frammento superiore di un ushabty (statuina funeraria) con le insegne della regalità faraonica in mano; a Taharqo, uno dei faraoni nubiani, appartengono invece alcuni ushabty provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston.
Dal Museo degli Eremitani di Padova arriva un sarcofago mummiforme in legno, appartenuto con ogni probabilità a Meritamon, figlia di Harwa. Il sarcofago rientra nella classica tipologia dei sarcofagi della XXV-XXVI dinastia, caratterizzati da superfici fittamente ricoperte di iscrizioni e immagini policrome che nel loro insieme dovevano garantire la protezione e la rinascita ultraterrena del defunto. Inoltre, come spesso avveniva, sono decorate anche le parti interne della cassa e del coperchio, dove campeggia una grande immagine di Nut, la dea del cielo che accoglieva il defunto nel suo viaggio ultraterreno.
Il dio Amon, è rappresentato sotto forma di statuetta bronzea a corpo umano (dal Museo Egizio di Torino) e sotto forma di testa di ariete, l’animale caro a questo dio, mentre Osiride, il dio dei morti il cui culto influì certamente nella costruzione di diverse tombe della necropoli tebana dell’Assasif, compresa quella di Harwa, è raffigurato in un bel bronzetto, purtroppo frammentario nella parte inferiore .
“Harwa visse tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C., quando l’Egitto era nelle mani dei faraoni nubiani della XXV dinastia.” - spiega Silvia Einaudi, egittologa e curatore della mostra insieme a Francesco Tiradritti – “Ricoprendo l’incarico di Grande Maggiordomo della Divina Adoratrice, Harwa aveva il compito di gestire le ingenti risorse dello stato, che ormai da tre secoli era retto di fatto dal potente clero del dio Amon di Karnak. L’importanza del personaggio è attestata da otto statue che lo ritraggono in vari atteggiamenti, conservate nelle maggiori collezioni egizie del mondo (Cairo, Assuan, Parigi, Londra e Leipzig). Grazie alle nuove scoperte effettuate dentro la sua tomba a partire dal 1995, Harwa comincia ad apparire non solo come un funzionario dai grandi poteri, ma come il vero governatore di tutto l’Egitto meridionale, per conto dei faraoni della XXV dinastia.”
La tomba di Harwa si trova a Luxor (Egitto), sulla riva occidentale del Nilo, davanti al tempio della regina Hatshepsut a Deir el-Bahari. “Con i suoi 4500 metri quadrati di estensione è una delle più grandi tombe private dell’antico Egitto e si sviluppa su quattro livelli sotterranei che raggiungono la profondità di 25 metri.” – prosegue Franceso Tiradritti, Direttore della Missione Archeologica Italiana a Luxor – “Nel corso del tempo essa divenne il fulcro intorno al quale si sviluppò una vasta necropoli composta dalle sepolture di alti funzionari che succedettero Harwa. La tomba non fu portata a termine e il successore di Harwa, Akhimenru, ampliò la parte settentrionale del corridoio che circonda il primo livello sotterraneo per ricavare il proprio sepolcro.”
La tomba venne poi variamente utilizzata: come santuario in epoca tolemaica e poi come sepoltura collettiva di povera gente. Rimasto sempre accessibile, il sepolcro fu visitato dai primi studiosi e turisti occidentali che si recavano in Egitto nell’Ottocento, tra i quali il poeta francese Arthur Rimbaud che lasciò la sua firma su una parete del cortile.
Le pareti sono riccamente decorate con testi geroglifici e raffinate scene in rilievo, in gran parte direttamente ispirati alla cultura e allo stile dell’Antico Regno (2575 – 2135 a.C.).
“Il sentimento dell’epoca in cui visse Harwa risulta infatti permeato da una marcata vena arcaicizzante,” – continua Tiradritti – “ che conduce al recupero di espressioni artistiche tipiche delle epoche passate, donde la definizione di rinascimento egizio, con cui si indica quella tendenza (nata nella XXV dinastia ed affermatasi particolarmente nella XXVI dinastia) verso la riscoperta di modelli architettonici, stilistici, culturali e religiosi ormai lontani.”
La mostra è fornita di un approfondito apparato didascalico, costituito da un modellino della tomba, da un filmato relativo a Harwa e alla XXV dinastia, e da alcuni pannelli che illustrano, con testi e immagini, la struttura della tomba e il contesto storico-geografico in cui essa si trova.
Elemento di assoluta novità è inoltre la presenza di una doppia postazione internet tramite la quale i visitatori della mostra potranno conoscere le ultime notizie (costantemente aggiornate) provenienti dagli scavi della Missione Archeologica Italiana a Luxor che, per tutta la durata della mostra, lavorerà all’interno della tomba di Harwa.
Tra i reperti di particolare rilievo che raffigurano Harwa è da menzionare una statua cubo, proveniente dal Louvre e il frammento superiore di un ushabty (statuina funeraria) con le insegne della regalità faraonica in mano; a Taharqo, uno dei faraoni nubiani, appartengono invece alcuni ushabty provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston.
Dal Museo degli Eremitani di Padova arriva un sarcofago mummiforme in legno, appartenuto con ogni probabilità a Meritamon, figlia di Harwa. Il sarcofago rientra nella classica tipologia dei sarcofagi della XXV-XXVI dinastia, caratterizzati da superfici fittamente ricoperte di iscrizioni e immagini policrome che nel loro insieme dovevano garantire la protezione e la rinascita ultraterrena del defunto. Inoltre, come spesso avveniva, sono decorate anche le parti interne della cassa e del coperchio, dove campeggia una grande immagine di Nut, la dea del cielo che accoglieva il defunto nel suo viaggio ultraterreno.
Il dio Amon, è rappresentato sotto forma di statuetta bronzea a corpo umano (dal Museo Egizio di Torino) e sotto forma di testa di ariete, l’animale caro a questo dio, mentre Osiride, il dio dei morti il cui culto influì certamente nella costruzione di diverse tombe della necropoli tebana dell’Assasif, compresa quella di Harwa, è raffigurato in un bel bronzetto, purtroppo frammentario nella parte inferiore .
“Harwa visse tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C., quando l’Egitto era nelle mani dei faraoni nubiani della XXV dinastia.” - spiega Silvia Einaudi, egittologa e curatore della mostra insieme a Francesco Tiradritti – “Ricoprendo l’incarico di Grande Maggiordomo della Divina Adoratrice, Harwa aveva il compito di gestire le ingenti risorse dello stato, che ormai da tre secoli era retto di fatto dal potente clero del dio Amon di Karnak. L’importanza del personaggio è attestata da otto statue che lo ritraggono in vari atteggiamenti, conservate nelle maggiori collezioni egizie del mondo (Cairo, Assuan, Parigi, Londra e Leipzig). Grazie alle nuove scoperte effettuate dentro la sua tomba a partire dal 1995, Harwa comincia ad apparire non solo come un funzionario dai grandi poteri, ma come il vero governatore di tutto l’Egitto meridionale, per conto dei faraoni della XXV dinastia.”
La tomba di Harwa si trova a Luxor (Egitto), sulla riva occidentale del Nilo, davanti al tempio della regina Hatshepsut a Deir el-Bahari. “Con i suoi 4500 metri quadrati di estensione è una delle più grandi tombe private dell’antico Egitto e si sviluppa su quattro livelli sotterranei che raggiungono la profondità di 25 metri.” – prosegue Franceso Tiradritti, Direttore della Missione Archeologica Italiana a Luxor – “Nel corso del tempo essa divenne il fulcro intorno al quale si sviluppò una vasta necropoli composta dalle sepolture di alti funzionari che succedettero Harwa. La tomba non fu portata a termine e il successore di Harwa, Akhimenru, ampliò la parte settentrionale del corridoio che circonda il primo livello sotterraneo per ricavare il proprio sepolcro.”
La tomba venne poi variamente utilizzata: come santuario in epoca tolemaica e poi come sepoltura collettiva di povera gente. Rimasto sempre accessibile, il sepolcro fu visitato dai primi studiosi e turisti occidentali che si recavano in Egitto nell’Ottocento, tra i quali il poeta francese Arthur Rimbaud che lasciò la sua firma su una parete del cortile.
Le pareti sono riccamente decorate con testi geroglifici e raffinate scene in rilievo, in gran parte direttamente ispirati alla cultura e allo stile dell’Antico Regno (2575 – 2135 a.C.).
“Il sentimento dell’epoca in cui visse Harwa risulta infatti permeato da una marcata vena arcaicizzante,” – continua Tiradritti – “ che conduce al recupero di espressioni artistiche tipiche delle epoche passate, donde la definizione di rinascimento egizio, con cui si indica quella tendenza (nata nella XXV dinastia ed affermatasi particolarmente nella XXVI dinastia) verso la riscoperta di modelli architettonici, stilistici, culturali e religiosi ormai lontani.”
La mostra è fornita di un approfondito apparato didascalico, costituito da un modellino della tomba, da un filmato relativo a Harwa e alla XXV dinastia, e da alcuni pannelli che illustrano, con testi e immagini, la struttura della tomba e il contesto storico-geografico in cui essa si trova.
Elemento di assoluta novità è inoltre la presenza di una doppia postazione internet tramite la quale i visitatori della mostra potranno conoscere le ultime notizie (costantemente aggiornate) provenienti dagli scavi della Missione Archeologica Italiana a Luxor che, per tutta la durata della mostra, lavorerà all’interno della tomba di Harwa.
15
dicembre 2004
Harwa e il Rinascimento egizio
Dal 15 dicembre 2004 al 23 gennaio 2005
archeologia
Location
PALAZZO BRICHERASIO
Torino, Via Giuseppe Luigi Lagrange, 20, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Luigi Lagrange, 20, (Torino)
Orario di apertura
lunedì: 14.30 – 19.30 - Da martedì a domenica 9.30 – 19.30 - Apertura serale: giovedì e sabato fino alle 22.30
Curatore