Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Helene Appel – Washing up
prima mostra personale in Italia dell’artista tedesca Helene Appel (Karlsruhe, 1976). L’eposizione è costituita da tutti i suoi più recenti dipinti appositamente realizzati per i nuovi spazi di P420.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La pittura della giovane si appresta come una preghiera laica all’occhio di colui che osserva. Come d’inganno si viene sedotti dalle tele granulose volte a celebrare singolarmente oggetti apparentemente banali ma di indubbio fascino, oggetti quasi bordeline, non meritevoli di una superficie ma che, dipinti su una tela lasciata grezza, trovano un palcoscenico che diviene teatro di un’epifania mondana.
Reti da pesca, stracci, scarichi di lavelli da cucina, acqua di mare, fette di carne o di pane, le nature morte della Appel sono ogni volta studiate, vivisezionate, descritte con una lucidità formale tipica di un freddo iperrealismo dove stati di trasparenza si alternano a quelli di fitta densità.
La pittura della Appel non è una pittura dello spreco, il suo è un gesto di conservazione, un gesto fedele ad un unico elemento per volta, per non perdere il dettaglio, la sfumatura, l’anatomia di ogni singolo interstizio formale. Una pittura che fa del gesto una tessitura di un tempo dilatato, in un contemporaneo che sempre di più si libera della lentezza, vista quasi come una sconfitta dal capitalismo.
In questo, la pittura dell’artista tedesca è anticapitalista perché si attarda in uno spazio di riflessione autentico e originario, soffermandosi lì dove l’occhio passa disinteressato. Nell’usato, nel banale, o nel semplicemente naturale, quel qualcosa abbandonato dall’attenzione ci risparmia da tutto l’eccesso, da tutto l’inquinamento visivo a cui siamo quotidianamente sottoposti. La quotidianità della Appel è una quotidianità depurata, lavata via, sciaquata, ripulita, dal gesto pittorico, talvolta visto dallo sfrenato contemporaneo come obsoleto-obso-lento.
Le superfici e i soggetti/oggetti della Appel sono presenti non solo nel momento stesso del loro accadimento ma nella prosecuzione dell’attimo, che come in un fotogramma viene impresso per sempre.
Washing Up mostra lavori alla stregua di depositi di materia viva che lavano, puliscono e tutelano l’occhio dall’inganno del caos dell’oggi. La superficie delle cose diviene ricerca ostinata di un presente in perenne fuga.
Tra le mostre personali ricordiamo le più recenti presso James Cohan Gallery, New York (2014) e The Approach, Londra (2013) nonchè al Mönchehaus Museum Goslar in Germania (2011). E’ attualmente esposta nella mostra I prefer life presso il Museum Weserburg di Brema, ha esposto alla Reale Accademia di Spagna a Roma (2015) e al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2013).
Reti da pesca, stracci, scarichi di lavelli da cucina, acqua di mare, fette di carne o di pane, le nature morte della Appel sono ogni volta studiate, vivisezionate, descritte con una lucidità formale tipica di un freddo iperrealismo dove stati di trasparenza si alternano a quelli di fitta densità.
La pittura della Appel non è una pittura dello spreco, il suo è un gesto di conservazione, un gesto fedele ad un unico elemento per volta, per non perdere il dettaglio, la sfumatura, l’anatomia di ogni singolo interstizio formale. Una pittura che fa del gesto una tessitura di un tempo dilatato, in un contemporaneo che sempre di più si libera della lentezza, vista quasi come una sconfitta dal capitalismo.
In questo, la pittura dell’artista tedesca è anticapitalista perché si attarda in uno spazio di riflessione autentico e originario, soffermandosi lì dove l’occhio passa disinteressato. Nell’usato, nel banale, o nel semplicemente naturale, quel qualcosa abbandonato dall’attenzione ci risparmia da tutto l’eccesso, da tutto l’inquinamento visivo a cui siamo quotidianamente sottoposti. La quotidianità della Appel è una quotidianità depurata, lavata via, sciaquata, ripulita, dal gesto pittorico, talvolta visto dallo sfrenato contemporaneo come obsoleto-obso-lento.
Le superfici e i soggetti/oggetti della Appel sono presenti non solo nel momento stesso del loro accadimento ma nella prosecuzione dell’attimo, che come in un fotogramma viene impresso per sempre.
Washing Up mostra lavori alla stregua di depositi di materia viva che lavano, puliscono e tutelano l’occhio dall’inganno del caos dell’oggi. La superficie delle cose diviene ricerca ostinata di un presente in perenne fuga.
Tra le mostre personali ricordiamo le più recenti presso James Cohan Gallery, New York (2014) e The Approach, Londra (2013) nonchè al Mönchehaus Museum Goslar in Germania (2011). E’ attualmente esposta nella mostra I prefer life presso il Museum Weserburg di Brema, ha esposto alla Reale Accademia di Spagna a Roma (2015) e al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2013).
24
settembre 2016
Helene Appel – Washing up
Dal 24 settembre al 05 novembre 2016
arte contemporanea
Location
P420 ART GALLERY
Bologna, Via Azzo Gardino, 9, (Bologna)
Bologna, Via Azzo Gardino, 9, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10.50-13.30 e 15-19.30
Vernissage
24 Settembre 2016, 18-21
Autore