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Helidon Gjergji – Banco d’Albania
un’istallazione composta da numerosi televisori su cui sono proiettate immagini di repertorio legate appunto all’Albania e sui cui schermi campeggia la scritta “banco d’albania”
Comunicato stampa
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Nato a Tirana nel 1970, Helidon Gjergji vive e lavora a New York. Ha partecipato negli ultimi anni ad un gran quantità di mostre collettive, come la Biennale di Tirana nel 2001, curata da Francesco Bonami, oppure l’importante Spacemakers al museo di arte contemporanea di Monaco nel 2002. Nel 2004 si è tenuta una sua personale qui a Milano, nella galleria Ciocca. Il suo lavoro è apprezzato a livello internazionale. Le sue opere sono state esposte in vari musei, tra cui il Museum of Contemporary Art di Chicago.
Il lavoro Di Helidon Gjergji, per quanto animato da uno spirito cosmopolita, è fortemente legato alla sua terra natia, L’Albania. Non è un caso che il suo strumento preferito sia la televisione, uno strumento pervasivo nella vita degli albanesi e determinante nel generare i loro sogni e la loro visione del mondo. Da questo punto di vista la televisione è stata, e parzialmente è ancora, il mezzo di comunicazione più potente. Arriva nelle case, si frappone tra le persone e il loro mondo, forgiando, distorcendo, alterando la percezione della realtà.
L’Albania e l’Italia si conoscono l’un l'altra attraverso la televisione. Del nostro paese confinante noi conosciamo la miseria, i gommoni, gli scafisti. E loro di noi conoscono i quiz, le veline, l’Italia dei prodotti tipici e della bella vita, trasmessa dai vari canali nazionali. In realtà, tra le due situazioni ci sono differenze significative. Per noi italiani, la televisione ha significato prima di tutto informazione e intrattenimento. Intorno a questi due poli sono stati costruiti per decenni i palinsesti di tutti le reti pubbliche e private. Per gli albanesi, al contrario, il concetto di televisione ha sempre fatto tutt’uno con quello di libertà. Soprattutto ai tempi del regime comunista, quando certi canali erano clandestini e vedere le reti straniere, in particolare italiane, aveva il significato di una grande trasgressione culturale.
Una riflessione su questo tema, Helidon Gjergji l’ha svolta in un suo lavoro precendente, intitolato Action-Tv Painting; un’opera interattiva nella quale lo spettatore viene invitato a fare zapping davanti ad una serie di televisori coperti da veli che lasciano trasparire soltanto i valori cromatici delle immagini trasmesse. Cambiando ossessivamente canale lo spettatore può generare quadri astratti vagamente somiglianti ai dripping del pittore Jackson Pollock (da qui il nome del lavoro). In questo modo l’artista contrappone l’anelito di libertà del popolo televisivo, al gesto artistico di Pollock che ha liberato la pittura dai suoi precedenti canoni. Al gesto però non sempre corrispondono risultati concreti. Le intenzioni, insomma, non sempre vengono premiate. E infatti, in molti altri lavori Gjergji ha mostrato la dimensione illusoria, anzi l’inganno generato dal medium televisivo. Il telecomando, a dispetto di quanto detto da parecchi semiologi, non rende liberi. Ne’ più consapevoli. Si tratta piuttosto di una sorta di oppio mediatico.
La televisione, per una serie di ragioni che hanno a che fare con la sua natura espressiva, è un potente generatore di stereotipi. Ed è proprio su questi stereotipi catodici e mediatici che è incentrato il lavoro “site specific”, realizzato da Gjergji per la personale allo Spazio Symphonia.
Si intitola Banco d’Albania e sostanzialmente consiste in un’istallazione composta da numerosi televisori su cui sono proiettate immagini di repertorio legate appunto all’Albania e sui cui schermi campeggia la scritta “banco d’albania”. Gli spezzoni, presi da trasmissioni realmente andate in onda, raccontano il mondo albanese, mentre la scritta che vi si sovrappone ci invita a pensare che quello trasmesso non è altro che un paradossale spot. Si tratta tuttavia di una pubblicità sovvertita. Le immagini non sono invitanti. Il Banco d’Albania non ha appeal. Per lo meno per noi. Ma c’è un altro punto importante. Ed ha a che fare con la caduta dei sogni e delle utopie. Se in un qualche momento la Tv ha rappresentato una sorta di porta per la libertà, oggi è ormai evidente che si trattava soltanto di una buona campagna pubblicitaria.
Questa mostra è un’iniziativa congiunta di Symphonia SGR e di Ciocca Arte Contemporanea Milano, conferma l’impegno di Symphonia SGR a favore dell’arte e ha inoltre l’obiettivo di creare un legame diretto con il pubblico.
Il lavoro Di Helidon Gjergji, per quanto animato da uno spirito cosmopolita, è fortemente legato alla sua terra natia, L’Albania. Non è un caso che il suo strumento preferito sia la televisione, uno strumento pervasivo nella vita degli albanesi e determinante nel generare i loro sogni e la loro visione del mondo. Da questo punto di vista la televisione è stata, e parzialmente è ancora, il mezzo di comunicazione più potente. Arriva nelle case, si frappone tra le persone e il loro mondo, forgiando, distorcendo, alterando la percezione della realtà.
L’Albania e l’Italia si conoscono l’un l'altra attraverso la televisione. Del nostro paese confinante noi conosciamo la miseria, i gommoni, gli scafisti. E loro di noi conoscono i quiz, le veline, l’Italia dei prodotti tipici e della bella vita, trasmessa dai vari canali nazionali. In realtà, tra le due situazioni ci sono differenze significative. Per noi italiani, la televisione ha significato prima di tutto informazione e intrattenimento. Intorno a questi due poli sono stati costruiti per decenni i palinsesti di tutti le reti pubbliche e private. Per gli albanesi, al contrario, il concetto di televisione ha sempre fatto tutt’uno con quello di libertà. Soprattutto ai tempi del regime comunista, quando certi canali erano clandestini e vedere le reti straniere, in particolare italiane, aveva il significato di una grande trasgressione culturale.
Una riflessione su questo tema, Helidon Gjergji l’ha svolta in un suo lavoro precendente, intitolato Action-Tv Painting; un’opera interattiva nella quale lo spettatore viene invitato a fare zapping davanti ad una serie di televisori coperti da veli che lasciano trasparire soltanto i valori cromatici delle immagini trasmesse. Cambiando ossessivamente canale lo spettatore può generare quadri astratti vagamente somiglianti ai dripping del pittore Jackson Pollock (da qui il nome del lavoro). In questo modo l’artista contrappone l’anelito di libertà del popolo televisivo, al gesto artistico di Pollock che ha liberato la pittura dai suoi precedenti canoni. Al gesto però non sempre corrispondono risultati concreti. Le intenzioni, insomma, non sempre vengono premiate. E infatti, in molti altri lavori Gjergji ha mostrato la dimensione illusoria, anzi l’inganno generato dal medium televisivo. Il telecomando, a dispetto di quanto detto da parecchi semiologi, non rende liberi. Ne’ più consapevoli. Si tratta piuttosto di una sorta di oppio mediatico.
La televisione, per una serie di ragioni che hanno a che fare con la sua natura espressiva, è un potente generatore di stereotipi. Ed è proprio su questi stereotipi catodici e mediatici che è incentrato il lavoro “site specific”, realizzato da Gjergji per la personale allo Spazio Symphonia.
Si intitola Banco d’Albania e sostanzialmente consiste in un’istallazione composta da numerosi televisori su cui sono proiettate immagini di repertorio legate appunto all’Albania e sui cui schermi campeggia la scritta “banco d’albania”. Gli spezzoni, presi da trasmissioni realmente andate in onda, raccontano il mondo albanese, mentre la scritta che vi si sovrappone ci invita a pensare che quello trasmesso non è altro che un paradossale spot. Si tratta tuttavia di una pubblicità sovvertita. Le immagini non sono invitanti. Il Banco d’Albania non ha appeal. Per lo meno per noi. Ma c’è un altro punto importante. Ed ha a che fare con la caduta dei sogni e delle utopie. Se in un qualche momento la Tv ha rappresentato una sorta di porta per la libertà, oggi è ormai evidente che si trattava soltanto di una buona campagna pubblicitaria.
Questa mostra è un’iniziativa congiunta di Symphonia SGR e di Ciocca Arte Contemporanea Milano, conferma l’impegno di Symphonia SGR a favore dell’arte e ha inoltre l’obiettivo di creare un legame diretto con il pubblico.
10
maggio 2006
Helidon Gjergji – Banco d’Albania
Dal 10 maggio al 09 luglio 2006
arte contemporanea
Location
SPAZIO SYMPHONIA
Milano, Corso Giacomo Matteotti, 5, (Milano)
Milano, Corso Giacomo Matteotti, 5, (Milano)
Vernissage
10 Maggio 2006, ore 18
Autore
Curatore