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Hella Gerlach / Roman Schramm
Roman Schramm e Hella Gerlach partono dalla premessa fondamentale che considera l’occasione espositiva un momento privilegiato per fare esperienza diretta del luogo, delle opere, e soprattutto dell’impercettibile compresenza di sensazioni non immediatamente riconducibili a qualcosa di fisico.
Comunicato stampa
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Il freddo e il caldo, la sensazione tattile e quella olfattiva, sono elementi che raramente risultano utili a definire una mostra. Tuttavia fanno parte delle sensazioni che guidano l’individuo ad assorbire al proprio interno la realtà e, sebbene la nostra parte razionale riesca a suddividerle e classificarle separatamente, si può dire che ogni tipo di approccio al mondo esteriore sia in qualche modo sinestetico. A formare la nostra idea del mondo, infatti, sono un numero infinto e concomitante d’informazioni che coinvolgono tutti i nostri sensi in unico fulmineo momento.
Roman Schramm e Hella Gerlach partono da una premessa fondamentale che considera l’occasione espositiva come un momento privilegiato per fare esperienza diretta del luogo, delle opere, anche in quanto oggetti, ma soprattutto dell’impercettibile compresenza di differenti sensazioni non immediatamente riconducibili a qualcosa di fisico. I tessuti usati per le installazioni di Hella Gerlach esplorano le possibilità dello spazio, instaurano un dialogo con l’architettura, restituiscono un senso d’intimità o di esclusione attraverso il gioco d’alternanza tra concavo e convesso, tra trasparenza e opacità, tra traslucenza e saturazione. Le piccole sculture in ceramica, che fanno capolino tra le loro pieghe inaspettatamente, invitano il visitatore ad avvicinarsi e a fare un ulteriore sforzo esperienziale, girando intorno all’opera, misurando l’ambiente con la propria corporeità, facendo esperienza dei limiti fisici attraverso la percezione e superandoli con l’immaginazione.
Le opere di Roman Schramm, invece, operano una traslazione attraverso la quale la realtà quotidiana viene riproposta come categoria estetica, in una pratica che ha senz’altro molto in comune con il ready-made, ma che fa un passo ulteriore nella testimonianza della presenza dell’artista in un determinato luogo. L’oggetto che sembra trattenuto e impresso per sempre nella fotografia travalica il limite della cornice per acquisire una sua attitudine performativa ed un nuovo valore di “messa in scena”, nell’accezione adoperata da Gernot Böhme nelle sue considerazioni sull’estetica. Lo scopo principale della fusione delle due pratiche artistiche nel modulo che costituisce il Museo Apparente è dunque quello di creare un’atmosfera, in cui le individualità scompaiono a vantaggio di una dimensione unica che porti il pubblico a fare esperienza dell’intangibile. Si scopre così, improvvisamente, che tutta la cura dedicata al dato materiale di ciò che si viene invitati ad esperire ha invece una tensione verso una sfera della conoscenza del tutto inafferrabile a livello puramente oggettivo.
estratto da "Attenzione: la percezione richiede impegno" di Nicoletta Daldanise
Roman Schramm e Hella Gerlach partono da una premessa fondamentale che considera l’occasione espositiva come un momento privilegiato per fare esperienza diretta del luogo, delle opere, anche in quanto oggetti, ma soprattutto dell’impercettibile compresenza di differenti sensazioni non immediatamente riconducibili a qualcosa di fisico. I tessuti usati per le installazioni di Hella Gerlach esplorano le possibilità dello spazio, instaurano un dialogo con l’architettura, restituiscono un senso d’intimità o di esclusione attraverso il gioco d’alternanza tra concavo e convesso, tra trasparenza e opacità, tra traslucenza e saturazione. Le piccole sculture in ceramica, che fanno capolino tra le loro pieghe inaspettatamente, invitano il visitatore ad avvicinarsi e a fare un ulteriore sforzo esperienziale, girando intorno all’opera, misurando l’ambiente con la propria corporeità, facendo esperienza dei limiti fisici attraverso la percezione e superandoli con l’immaginazione.
Le opere di Roman Schramm, invece, operano una traslazione attraverso la quale la realtà quotidiana viene riproposta come categoria estetica, in una pratica che ha senz’altro molto in comune con il ready-made, ma che fa un passo ulteriore nella testimonianza della presenza dell’artista in un determinato luogo. L’oggetto che sembra trattenuto e impresso per sempre nella fotografia travalica il limite della cornice per acquisire una sua attitudine performativa ed un nuovo valore di “messa in scena”, nell’accezione adoperata da Gernot Böhme nelle sue considerazioni sull’estetica. Lo scopo principale della fusione delle due pratiche artistiche nel modulo che costituisce il Museo Apparente è dunque quello di creare un’atmosfera, in cui le individualità scompaiono a vantaggio di una dimensione unica che porti il pubblico a fare esperienza dell’intangibile. Si scopre così, improvvisamente, che tutta la cura dedicata al dato materiale di ciò che si viene invitati ad esperire ha invece una tensione verso una sfera della conoscenza del tutto inafferrabile a livello puramente oggettivo.
estratto da "Attenzione: la percezione richiede impegno" di Nicoletta Daldanise
26
ottobre 2012
Hella Gerlach / Roman Schramm
Dal 26 ottobre al 25 dicembre 2012
arte contemporanea
Location
MUSEO APPARENTE
Napoli, Vico Santa Maria Apparente, 17, (Napoli)
Napoli, Vico Santa Maria Apparente, 17, (Napoli)
Orario di apertura
LUN-SAB SU APPUNTAMENTO
Vernissage
26 Ottobre 2012, ore 18
Autore